NEW ITALIAN EPIC, DAL WEB ALLA CARTA

Su Repubblica di sabato è uscito questo articolo, con chiacchierata fra Wu Ming 1 e la vostra eccetera. Posto.

Marzo, un anno fa: con tre parole, New Italian Epic, si avvia uno dei più importanti tentativi di sistematizzazione di quanto di nuovo è apparso nella narrativa italiana degli ultimi quindici anni. Quello che nasce dai Wu Ming non è in alcun modo un manifesto letterario, non somiglia alle antiche correnti o non si pone come frattura nei confronti della tradizione: non, almeno, nel senso canonico. E non nasce all’improvviso: da anni, nei siti e blog a carattere letterario si avvertivano le avvisaglie di un fenomeno che non aveva ancora un nome, ma che possedeva tratti comuni. Nascevano opere difficilmente identificabili nella struttura-romanzo. Si intensificava l’attenzione nei confronti della storia da parte di autori eterogenei. Tornavano narrazioni di ampio respiro e non concentrate esclusivamente sul quotidiano.
A raccogliere questi e altri stimoli è un memorandum pubblicato sul sito dei Wu Ming, a sua volta elaborazione dell’intervento di Wu Ming 1 ad un workshop sulla letteratura italiana presso la McGill University di Montréal. Il termine New Italian Epic viene usato per la prima volta in quella circostanza, viene ripreso nei giorni successivi in altre due università nordamericane e infine rilanciato on line. Il memorandum viene scaricato (quarantacinquemila i download complessivi al momento), commentato, arricchito di altri interventi (Carlo Lucarelli, Massimo Carlotto, Valerio Evangelisti, Giancarlo De Cataldo, Antonio Scurati, Giuseppe Genna, Giovanni Maria Bellu e moltissimi altri), approda sulle pagine di quotidiani e nelle aule di altre università italiane e straniere. Conosce postille, aggiornamenti, polemiche. Diventa, infine, libro, con il titolo New Italian Epic- Letteratura, sguardo obliquo, ritorno al futuro (Einaudi Stile Libero, pagg. 203, euro 14,50), che include anche un intervento successivo, Noi dobbiamo essere i genitori, sul rapporto fra tradizione e ri-fondazione letteraria, e La salvezza di Euridice, di Wu Ming 2, su storie, mito, filosofia pop.
Ad essere presa in esame è appunto quella “nebulosa” di opere fitte di rimandi e di affinità provenienti da autori decisamente diversi fra loro: Roberto Saviano e Andrea Camilleri, Luigi Guarnieri e Alessandro Zaccuri, Enrico Brizzi e Letizia Muratori. Caratteristica comune, sia pur variamente declinata, è quella etica: che Wu Ming identifica in un “senso di responsabilità” che porta a rifiutare, soprattutto, l’uso postmoderno dell’ironia. No, dunque, al distacco, al gelo, a quelle che Spinoza chiamava le “passioni tristi”. “L’ironia – dice Wu Ming 1-  è sempre esistita, come figura retorica e atteggiamento. A volte è molto utile e persino necessaria. Il problema è un ricorso all’ironia ininterrotto e sistematico. Se ogni volta che parli segnali che la tua parola non ha peso né valore, si allarga sempre più la distanza tra quel che dici e quel che provi. Questa iper-ironia è solo un’ipocrisia più furba”. Narratori etici, dunque, ancor prima che epici: “”Epos” in greco antico significa “racconto”, “storia”, ma anche “promessa”, “parola data”, “profezia”, “messaggio divino”, “contenuto di un discorso”, “significato”. L’epica di cui parlo è fatta di narrazione, assunzione di responsabilità, visione del futuro, comunicazione con altri mondi e messaggio alla comunità”.
A rappresentare con forza questo significato di epica sono, per esempio, quelli che Wu Ming chiama gli UNO, Unidentified Narrative Objects. I libri che non si saprebbe se collocare sullo scaffale della narrativa o quello della saggistica. Gomorra, su tutti. E ,dopo Gomorra, le cose sono cambiate: “Tanti libri che alla loro  uscita non erano romanzi, oggi sono ritenuti tali. L’idea di romanzo si evolve, è mutagena e cangiante. Nel corpus del NIE ci sono tanti “oggetti non-identificati”, dallo statuto indecidibile. Domani saranno romanzi. Chiedersi perché oggi non lo siano può svelarci molte cose. Per Gomorra è quasi fatta, è un romanzo del futuro prossimo. Forse anche I fantasmi di Portopalo”.
Curiosamente, il New Italian Epic è stato interpretato dagli oppositori non come ponte fra opere diverse (e tempi diversi), ma come un ritorno al realismo letterario (ipotesi difficile, dal momento che nei testi citati appaiono lupi magici, televisori parlanti, lemuri telepatici, gatti pensatori e anche morti ritornanti) e ad una semplificazione del linguaggio. Nel saggio, invece, si parla addirittura di “sovversione linguistica”. Nascosta, però. “Pensiamo a Profondo rosso – spiega Wu Ming 1 – , allo specchio nel corridoio. La prima volta passi di corsa e non ci fai caso, ma un barlume  rimane in coda all’occhio. Passi di nuovo, e capisci: era il volto dell’assassino. Stiamo tentando una lingua fruibile, perturbante e memorabile. Finita la lettura, resta un riverbero impigliato nei nervi, poi torni alle pagine e capisci: il testo è più complesso di quel che credevi”.
Il lavoro di analisi sui testi non si ferma con la pubblicazione del saggio cartaceo: che è, semmai, un tassello ulteriore per allargare la ricezione di contenuti già noti on line. E proseguirà anche su testi del passato, a dimostrazione che il New Italian Epic non intende essere l’omicidio del vecchio, ma semmai il suo riconoscimento nel nuovo. “A Marinetti preferisco Coltrane – conclude Wu Ming 1 – Coltrane fu oltranzista e futuribile, e al tempo stesso un figlio della tradizione, anche di un passato ancestrale. Si inarcava all’indietro, prendeva antichi canti yoruba e li usava per innovazioni sbalorditive. L’avanguardia afro-americana non volle mai uccidere il chiaro di luna, e non voglio farlo nemmeno io”.

104 pensieri su “NEW ITALIAN EPIC, DAL WEB ALLA CARTA

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto