NON SONO STATA IO

Ah, bella questione quella di cui si discuterà domani al Festival del giornalismo di Perugia, ovvero quella, vexata assai, della rappresentazione delle donne nei media. Tenderei a dire “tutti” i media, e non soltanto i vecchi (carta stampata e televisione e radio). E tenderei anche a includere nella discussione (con il rischio dei consueti cachinni e sberleffi da parte non di certa suburra, ma di certo gotha) la letteratura.
Per fortuna non ce n’è bisogno. L’ha già fatto un uomo: Paolo Di Paolo per Affari Italiani. Voilà.

L’espressione “quote rosa” non mi è mai piaciuta: fa pensare a una concessione offerta a una minoranza. Bisognerebbe piuttosto puntare a un reale equilibrio nelle opportunità: perfino quando si tratta di premi letterari. L’anno scorso ho avuto l’onore di essere incluso fra i vincitori del Premio Mondello Opera italiana, insieme a Edoardo Albinati e a Davide Orecchio, da una autorevole giuria: Massimo Onofri, Domenico Scarpa, Emanuele Trevi. Salta all’occhio l’assenza di un solo nome femminile. Per fortuna il giurato per la letteratura straniera Paolo Giordano ha scelto Elizabeth Strout. E quest’anno? I giurati sono Daniele Giglioli, Raffaele Manica, Matteo Marchesini. I premiati, Andrea Canobbio, Valerio Magrelli, Walter Siti. Il premiato alla carriera, Aldo Busi, ha rinunciato. Un nome femminile, in effetti, c’è: Melania Mazzucco, giurata unica per la letteratura straniera (ha scelto il grande Péter Esterhazy). Questa preponderanza maschile non è un buon segno. Per carità, la letteratura non ha sesso e l’etichetta “letteratura femminile” mi è sempre sembrata riduttiva e indigesta. Tuttavia, vale la pena di riflettere: possibile che tra libri usciti nell’ultima annata non ci fosse anche una scrittrice da considerare? E una studiosa di letteratura meritevole di essere inclusa nella giuria?
Le statistiche ci dicono chiaramente che i lettori di narrativa, in Italia, sono in larghissima parte lettrici. Non bisognerebbe forse tenerne conto? Tanto più considerando che le storie letterarie anche più recenti – se dedicano capitoli autonomi a Gadda e a Calvino – tendono a inglobare in un unico capitolo autrici come Morante, Ginzburg, Lalla Romano, Ortese. Su Romano, come su Ginzburg, pesano ancora pregiudizi maschiocentrici che le fanno passare come “scrittrici del tinello”. Aiuto! Non è questione di politicamente corretto – come subito qualcuno dei soliti “cattivisti” obietterà: è questione di onestà intellettuale. Allo Strega 2013, su 26 candidati solo 5 erano autrici. Questo, chiaramente, dipende dalle scelte delle case editrici, ma è comunque indicativo. Per il Mondello, si presenta l’anno prossimo una grande occasione: quella di una giuria tutta femminile, per esempio. E – se non sembrasse poco elegante – si potrebbe anche rilanciare il premio alla carriera respinto al mittente da Busi assegnandolo a un’autrice. I nomi ci sono, e sono tanti.

4 pensieri su “NON SONO STATA IO

  1. Libri posseduti: 260 circa. Libri scritti da donne: 30 ( Lipperini, 3 titoli; Sgaggio, 2 titoli; S. Thomas, 2 titoli; Pugno; Policastro; Babsi Jones; Mazzucco; Gualtieri; Roach; Yoshimoto; Zanardo; Gianini Belotti; Valtz Mannucci; Woolf; Barbery; Serrano; Ginzburg; Shafak; Cimagalli; Bettanin; Cano; Lisciani-Petrini; Lalli; Dai pra’; Badinter; Murgia, 1 titolo. )

  2. Sono reduce da un concorso di poesia gestito da una giuria proto-femminista. Risultato: 1° premio, una donna; 2° premio, altra donna; 3° premio, terza donna. Con buona pace delle quote azzurre.

  3. Sono reduce da una conversazione con la bis-prozia della nipote, del fratello, del mio cugino acquisito. Nella sua top ten chart di romanzi preferiti compaiono solo gialli! Che ingiustizia! E’ certo una situazione generalizzabile a tutto il paese

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