NONO INTERLUDIO. LA BATTAGLIA CHE STIAMO PERDENDO.

Tre anni fa, presentando in Italia La Repubblica dell’immaginazione, Azar Nafisi citava una frase di Harper Lee, da Il buio oltre la siepe: “Leggere non mi è mai piaciuto tanto, finché non ho avuto paura di non poterlo più fare”. E’ importante, quel libro di Nafisi, perché non parla tanto, come negli scritti precedenti, della minaccia o della censura dirette nei confronti dei libri messi all’indice dalle dittature: bensì delle insidie striscianti e nascoste. L’indifferenza dei lettori (“leggere è un atto politico”, diceva venerdì scorso l’editor John Freeman), i governi che non investono nella cultura, le librerie costrette a chudere:
“La libertà della fantasia può essere in pericolo anche in America, il paese che sembra concedere e garantire tutte le libertà, perché lì è minacciata da nemici fin più potenti della censura che sono la pigrizia dell’intelletto, la dittatura del conformismo e il trionfo del luogo comune”.
E aggiungeva, nelle pagine finali del libro, che anche gli interventi del politicamente corretto (quello propriamente detto, non quello che viene evocato a sproposito dalle nostre parti) che vogliono sostituire parole ritenute offensive nei testi del passato, contribuiscono al restringimento delle libertà. Di fatto, ritengono il lettore un imbecille che non è in grado di contestualizzare, né lo aiutano a farlo.
Azar Nafisi mi è tornata in mente leggendo questo status di Paolo Pecere su Facebook:
“Questa settimana al Liceo Orazio di Roma c’era autogestione ed è stata proibita la proiezione di alcuni film, ritenuti troppo “forti”, tra cui: tutti i Black Mirror, Bowling for columbine, Pulp fiction, Arancia meccanica, The Danish girl, Trainspotting e altri. Si tratta di film classici studiati nei corsi di cinema, banalmente mainstream, premiati a Hollywood. Oltre al puritanesimo a livelli di rimozione della realtà (tra i temi “troppo forti”, come emerso in assemblea, c’era “l’omosessualità”), colpisce l’analfabetismo cinematografico difeso e promosso da chi ritiene diseducativa la violenza in un film di Kubrick o Tarantino. Questa è la situazione: mentre il cinema sui manuali è ormai considerato un comune strumento didattico, mentre la cronaca supera quotidianamente tante distopie del secolo scorso, e sugli smartphone appare qualsiasi cosa, una dirigente (con il sostegno del consiglio d’Istituto) si preoccupa di educare gli studenti a abituarsi alla censura e all’ipocrisia; naturalmente senza esplicitare il rifiuto di contenuti che bisogna stare attenti a non evocare (cose di nicchia come la droga, la bisessualità, le armi, l’impatto della tecnologia), ma parlando di “immagini troppo forti”. Dopo cinquant’anni in cui l’Italia è stata scuola mondiale di semiotica e di cinema, si torna alle liste dei film proibiti. Mentre va di moda cestinare decenni di cultura, italiana e non, prendendo gli studenti per incapaci di intendere, si inseguono modelli formativi come quelli dell’Arabia Saudita e dell’Iran, dove le istituzioni pubbliche intervengono con macchie nere e sottotitoli edulcorati per proteggere dalle immagini sconvenienti dei film e dei cantanti occidentali, mentre in casa tutto è permesso”.
Sarebbe importantissimo, invece, commentare in classe Black Mirror, per non parlare del resto: ed è per questo che ogni volta che si solleva una questione che riguarda la lettura, o il femminismo, mi viene da commentare con la stessa frase, ovvero che, salvo virtuose eccezioni, stiamo perdendo LA battaglia, che è quella che riguarda la scuola, l’investimento sugli insegnanti, l’investimento sugli studenti.
Faccio un secondo esempio. Sabato sono tornata velocemente nelle Marche. Mi raccontano un episodio: in una scuola media del maceratese non si è parlato, mai, di quanto avvenuto negli ultimi giorni, nessun cenno alla sparatoria di Luca Traini, nessuna riflessione comune da avviare con le dovute cautele, ma da avviare senz’altro. Una sola eccezione: un’insegnante di religione che ne ha parlato, sì, ma dicendo in classe ai suoi giovani allievi che quanto avvenuto era colpa di Laura Boldrini che ha riempito l’Italia di migranti.
D’accordo, un caso non ha rilievo. Eppure, quel caso in particolare è grave, come grave è il divieto di visione dei film dell’Orazio.  Magari, prima di accusare solo ed esclusivamente i social, sarebbe opportuno pensare anche ai luoghi dove si diventa sociali.

7 pensieri su “NONO INTERLUDIO. LA BATTAGLIA CHE STIAMO PERDENDO.

  1. Gentile Loredana, la leggo sempre con gran piacere. Sento oggi l’esigenza di scriverle perché il suo post si allinea con le sensazioni confuse che provo da qualche mese svolgendo il mio lavoro come insegnante di sostegno in un Liceo delle Scienze Umane. Anche nella mia scuola nessun intervento, nessuna rielaborazione sui fatti di Macerata;al contempo noto che certi discorsi ampiamente razzisti dei ragazzi, che prima sentivo pronunciare a bassa voce – dalla mia posizione di insegnante di sostegno, seduta accanto ai ragazzi, sento tutto, purtroppo, e mi destreggio fra l’intervento e il laissez Faire per non invadere eccessivamente i loro spazi di autonomia – ora vengono declamati ad alta voce, accanto a me, accanto a un’alunna di origine magrebina, alla quale, dicono, si vieterà di portare il velo. Intervengo, ma mi viene risposto che è quello che dice Salvini, che hanno il diritto di ripetere quello che dice il loro politico di riferimento. Poi suona la campana, entra l’ insegnante di lettere, si legge Boccaccio. La maggior parte ascolta, e quei pochi che prima urlavano accanto al mio banco si accasciano sul banco per dormire o sbirciare lo schermo dello smartphone. Questa è la vita quotidiana in terza liceo, e io sento crescere ora dopo ora un senso di frustrazione e impotenza che non contengo. Immagino un percorso didattico che non imponga un modo diverso di pensare ma mostri, a partire dalle materie di base – italiano, storia, filosofia – l’assurdità e la sterilità di certe posizioni. Ma ci vuole tempo, una cattedra innanzitutto, e il coraggio di chiedere ai colleghi di riflettere seriamente su quello che sta accadendo. E mi rendo conto che questo passaggio alla richiesta di un’azione politica condivisa mi sembra difficilissimo se non impossibile, non perché i colleghi siano in disaccordo con me, ma per una sorta di disabitudine a questo tipo di azioni, politiche e collettive.

  2. Gent.ssima Loredana,
    Sono d’accordissimo con lei, con il rifiuto della censura a tutto tondo, con il laciare ai ragazzi la possibilità di esplorare classici della cultura (in questo caso del cinema) che possono essere considerati sconvenienti in certi contesti. Anche Madame Bovary e i Fiori del Male furono banditi: oggi sono considerati capolavori.

  3. Gent.ssima Loredana,
    Sono d’accordissimo con lei, con il rifiuto della censura a tutto tondo, con il laciare ai ragazzi la possibilità di esplorare classici della cultura (in questo caso del cinema) che possono essere considerati sconvenienti in certi contesti. Anche Madame Bovary e i Fiori del Male furono banditi: oggi sono considerati capolavori.
    (È partito il messaggio incompleto)
    Vorrei tuttavia sottolineare come certe letture e certe visioni vadano appunto accompagnate, spiegate, commentate, come lei stessa ribadisce (parla di corsi, di manuali, di lezioni). Le ricordo infatti che in un’autogestione i ragazzi sono, appunto, completamente autonomi: si chiudono in una sala e guardano un film insieme, punto. A volte la visione si chiude con un dibattito, ma, chiedo, quanti dei ragazzi adolescenti (14-18 anni) sono in grado, da soli, di capire l’immensa portata artistica, visionaria, sociale di un’opera come Arancia Meccanica? Senza adeguato commento di un esperto, la visione rischia di restare nell’ottica morbosa di adolescenti che guardano qualcosa di “proibito” e che parla di droga, di violenza, di sesso. Le immagini violente che oramai vedono in tv, perfino nei tg, senza il commento critico degli adulti sui valori, su ciò che è bene e ciò che è male, rischiano, come di fatto sta avvenendo, di creare nei ragazzi una percezione distorta della realtà, della violenza sugli altri, come se certi comportamenti, proprio perchè oramai sdoganati, fossero emulabili ed amnissibili. Quindi SI alla visione di questi capolavori nell’ambito di un cineforum con analisi critica e cinematografica, NO alla visione ludica e superficiale, non accompagnata e non commentata “tanto per far vedere che siamo gente aperta” di film comunque violenti e forti (perchè lo sono).

  4. Sottoscrivo quanto detto da Federica. Tra l’altro, “Pulp Fiction” può offrire spunti per discussioni in una scuola di cinema, ma mi pare che offra ben poco a una discussione di interesse generale. Film “forti” come “Arancia meccanica” o serie come “Black Mirror”, visti in compagnia tra adolescenti portano a una visione “scazzata”, passatemi il termine, tra commenti ad alta voce e risatine, birre e pop-corn. Mentre sono opere che hanno bisogno di tutt’altro contesto, per rispetto nei confronti dei compiti educativi di una scuola, e anche delle opere stesse.

  5. Siamo alle solite, quando manca la comunicazione i problemi si complicano e, quando un consiglio d’istituto, convocato per sabato 10/2 alle 12:30, ritiene di dover decidere quali film si potranno vedere nell’autogestione che inizierà il lunedì successivo 12/2, senza quindi documentarsi o confrontarsi, allora vuol dire che la comunicazione fa difetto e la sciatteria regna sovrana. Non mi azzardo a pormi la domanda su di chi sia la colpa ma………siamo messi molto male.

  6. Sottoscrivendo quanto detto da Federica e Michele, Le sarei grato che prima di soffermarsi su un singolo episodio, si prenda la briga di informarsi su cosa il Liceo Orazio negli anni ha prodotto e fatto con i suoi alunni.
    Intanto le ricordo che la scuola è una delle poche in Italia che collabora con Amnesty International in difesa dei diritti umani e, in tale ambito, ha preparato e organizzato una giornata contro l’omofobia (tanto perché non vuole affrontare argomenti “scottanti”). Inoltre ha collaborato e collabora con il Centro Astalli con i suoi progetti.
    Questo per amor di verità e completezza di informazione.

    1. Gentile Maurizio, non capisco perché consideri questo post un attacco al liceo Orazio, che di certo ha parecchie medaglie da esibire. Riferisco un fatto, e sul fatto si ragiona. Cordiali saluti

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