NUMERI

Prima: Norvegia.
Seconda:Finlandia.
Terza: Svezia.
Poi vengono: Irlanda (ottava), Olanda (nona), Germania (undicesima), Inghilterra (tredicesima), Svizzera e Francia (quattordici e quindici), Spagna (diciassette).
Dopo il Cile e prima del Vietnam c’è l’Italia: al posto numero 67.
E’ il rapporto 2008 del World Economic Forum sulla parità di genere.
Era sfuggito a qualcuno?

49 pensieri su “NUMERI

  1. Sì, e guardando il profilo del paese le lacune grosse sono 2:
    1) la legislazione contro la violenza sulle donne
    2) la scarsa partecipazione politica.
    Che ci sia una correlazione???

  2. Uh io invece mi ricordavo che stavamo ar 54…
    Però no non era sfuggito. E anzi con questo grazioso governo, e tutte le sue implicazioni a domino (vedi per esempio il festival di san remo e tutte le produzioni televisive che ultimamente hanno preso una piega inquietante, più di prima) vedrai si scenne ancora di più.

  3. Ma ci sono talmente tante belle donne che occorrerebbe affiancare a ciascuna di esse un militare per poterle tutelare in maniera efficace. E talmente tanti brutti uomini che… insomma, bisognerà che ognun si arrangi.

  4. beh, cosa si aspetta da un paese che ha un premier che disse agli investitori esteri venite in Italia, ci sono le segretarie più belle del mondo… infatti ne ha piazzate alcune al governo.

  5. Vorrei segnale la puntata di oggi di Radio Tre Scienza, che è possibile ascoltare alla pagina http://www.radio.rai.it/radio3/view.cfm?Q_EV_ID=275509# . Il tema è lo stupro come arma di guerra, come violenza fisica e mentale che non ha la sua origine dal desiderio sessuale ma dalla esplicita volontà di distruzione dell’altro. Un tema analogo viene trattato su Carmilla http://www.carmillaonline.com/archives/2009/02/002928.html#002928 , analizzando il fenomeno all’interno della nostra società.

  6. La rabbia maggiore e’ per le donne che accettano e trovano normale questo stato di cose.
    Premetto che di politici, non dico femministi, ma rispettosi della dignita’ femminile ne vedo pochini, e che una certa mentalita’ e’ diffusa. Quanti uomini anche di sinistra, quando si criticano certe ministre, esordiscono dicendo: sì, pero’ almeno e’ carina, si’, pero’ un giro me lo farei… Li ho sentiti con le mie orecchie, per loro e’ normale ragionare cosi’ e si meravigliano se glielo fai notare.
    Comunque nessuna donna degna di tale nome dovrebbe votare per chi fa certe battute di spirito, e per uno schieramento che non perde occasione, anche in sedi pubbliche, in parlamento, in tv, per offendere/gratificare pesantemente le donne in funzione della loro avvenenza o meno, per umiliarne il ruolo e la rappresentativita’.
    Nello scorso parlamento quando fu bocciata la legge sulle quote rosa, vi ricordate la gazzarra euforica e gli epiteti? E il parlamento attuale e’ anche peggio.
    Le peggiori complici di questo sistema sono pero’ le donne che accettano, che non si indignano, che non lottano, che trovano normale e scontato cio’ che normale non e’, in un paese intorpidito.

  7. Sono molto molto d’accordo con Milena D.
    Per via della pervasività culturale della situazione, che anestetizza le meningi delle più. Uno dice. Ma come fai a votare uno che a una ragazza disoccupata ni ci dice di sposare un milionario? Che in campagna elettorale, si riferisce agli elettori, agli uomini e alle “signore” ? uno che parla de torte di mele?
    Lo voteno.
    E come funziona?
    Esempio.
    Funziona per esempio che io recentemente, per via della gravidanza vado da diversi medici, e lo faccio spesso con mio marito – perchè mio marito è un ciccio, e insomma mi accompagna. andiamo dall’oculista e l’oculista deve spiegare che o faccio er cesareo o mi casca n’occhio.
    Lo fa rivolgendosi SEMPRE a mio marito.
    Scusi sa, l’occhio è er mio.
    Vado a fare una ecografia, e insomma è tutto a posto. Ma: se io faccio delle domande l’ecografo mi zittisce, se le fa mio marito si dilunga. A fine ecografia da tutte delle perfette e dettagliatissime spiegazioni.
    Sempre e solo rivolgendosi a mio marito.
    Voi direte – fuori tema.
    Io dico, ma se neanche questo corpo è mio, te pensa il resto. E se questi medici coscenzioserrimi si comportano così è segno che l’utenza li abitua a comportarsi così, perchè il femminile non politico il femminile che non si dichiara soggetto è norma lessicale condivisa.

  8. Verissimo, purtroppo, Milena. E mi piacerebbe poter dire “perché sti maschi al timone della politica sono vecchi”. Poi però parli coi coetanei, e scopri che non son caduti poi troppo distanti dalla generazione precedente. Poi parli con le coetanee, e scopri che anche troppe di loro, chi più chi meno, si allineno a questo pensiero che svilisce proprio loro…

  9. “La Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia dalla parte delle donne. Lo conferma, ancora una volta, l’iniziativa editoriale Acrobate, presentata oggi a Roma, a Palazzo Madama, da Giorgio Vittori, presidente della SIGO, da Alessandra Graziottin,ginecologa e sessuologa, insieme ad alcune delle venti protagoniste del volume, tutte determinate, oltre che bellissime, a testimoniare che qualcosa oggi nella storia delle donne rischia di fare passi indietro.”
    Di un “oltre che bellissime” sembra, per confermare le giuste parole di milena d, che non si possa proprio fare a meno.
    Notare poi che l’articolo è stato scritto da una donna.

  10. Io sono sempre più convinto che per risolvere questa annosa questione delle “pari opportunità” non si possa attendere né che le donne si consapevolizzino né che gli uomini improvvisamente diventino più sensibili.
    Altrimenti rimanderemo per decenni l’avverarsi della parità di genere.
    L’unico modo è la politica, e attraverso di essa, la legge. Una legislazione attenta, inflessibile, e all’avanguardia.
    Il che, digiamolo, non ci lascia ben sperare per l’Italia.
    – – –
    Però ho visto che funziona. In Canada dove forse il freddo calma un po’ certi bollori, le donne sono riuscite a farsi strada grazie a tante leggi che le “proteggono”.
    Laggiù se una ragazza denuncia una violenza (non parlo di stupro, ma anche di un “semplice” schiaffo), la polizia ti arresta per direttissima e ti fai una settimana in galera. E se sei emigrato vieni rispedito a casa, subito. Altro che i domiciliari.
    E i maschietti canadesi, con le buone e con le cattive, hanno capito l’andazzo.
    E ho notato anche una maggiore attenzione alle donne nelle pubblicità, alla volgarità, etc…
    Le ragazze canadesi si sposano presto, figliano presto, e tornano al lavoro e alla “carriera” quando hanno ancora tante energie da poter impiegare. Rispetto alle coetanee italiche, mi sono parse molto molto meno ossessionate dalla moda, dal fitness, e da certi stereotipi.
    E sono convinto che la legge abbia influito sui comportamenti e sui loro cambiamenti.
    – – –
    Ho visto nel rapporto che la Francia due anni fa era quasi appaiata a noi, e adesso è nella top 15…

  11. Sì la Francia è risalita… sarà merito della “bellissima” Carla Bruni… credo che la politica non c’entri nulla, bensì la cultura. Se a scuola anzichè quello quattro stronzate sempre uguali e sempre insegnate male, impiegassimo il tempo per spiegare l’importanza di un gesto, di una parola, di un’immagine, fra venti/trent’anni ci ritroveremmo degli adulti (sia uomini che donne) con un buon rapporto con il proprio corpo e quello degli altri e casomai un vero disinteresse verso la tv “scosciata” e le immagine pubblicitarie spinte, le cose verebbero da sè… ma mentre Obama (che non amo) appena insediato ha investito 145 miliardi di dollari nell’istruzione, mentre noi tagliamo… però più che il gallismo latino (ormai in via d’estinzione) il problema è avere la Chiesa in casa, quindi sarà veramente dura…

  12. Ekerot, l’espressione “figliano presto” mi ha fatto venire in mente immagini del tipo… una mucca panciuta o una cavalla gravida piuttosto che una intraprendente canadese incinta! ;-)))

  13. quanto ad articoli scritti da una donna, qualche giorno fa su Repubblica la giornalista Alessia Manfredi annunciava il nuovo rompicapo di Rubik http://www.repubblica.it/2009/02/sezioni/cronaca/rubik-360/rubik-360/rubik-360.html osservando che il cubo “ha ossessionato bimbi e papà per tre decenni”. Gliene avrei volentieri scritte quattro, non sapendo come ho lasciato un post sul blog WWWomen o come si chiama sempre di Repubblica.
    I muri avrebbero mostrato più interesse.
    Segnalo anche questa vicenda http://mammamsterdam.blogspot.com/2008/05/sessismo-si-arrivano-i-sommelier-donna.html
    riassumendo, si descrive così una sommelier donna: “26 anni di vena frizzantina e bouquet accattivante in una bottiglia ben tornita” e “è un bicchiere che seduce senza spocchie in sospensione, ancheggiando bruna fra i tavoli”. Di nuovo a scrivere è un’altra donna che non ha neanche lontanamente capito quale fosse il problema.

  14. Però questa è una bella stronzata:
    “L’ex moglie va mantenuta con lo stesso tenore di vita anche se le nozze sono durate una sola settimana e per di più senza aver consumato. Lo ha stabilito la Cassazione confermando la sentenza di scioglimento delle nozze di Aroldo F. e Franca M. durato solo una settimana nonostante la benedizione ricevuta durante la celebrazione in chiesa. Franca si era sottratta ai rapporti fisici con il marito e dopo 7 giorni di convivenza aveva abbandonato il “nido d’amore”.

  15. Ekerot: nel senso che prima viene la cultura POI la politica. Cambiando cultura oggi, forse domani potresti avere una classe politica seria che fa vera politica e non avanspettacolo (e vale per tutti gli schieramenti ed anche, purtroppo per le donne impegnate in politica)

  16. Oggi ho letto il libro di Valenti e Ambu, Il massacro del Circeo.
    Oltre a essere raccontato bene, tecnicamente insomma, se ne esce con l’idea che sia un libro davvero utile. Se fosse letto dal maggior numero di ragazze che hanno l’età che avevano allora Donatella e Rosaria, sarebbe un bene: capirebbero tante cose sulla violenza alle donne, sulla giustizia e sull’ingiustizia italiana, sulle leggi italiane che contenevano norme assurde (e forse si rifletterebbe sulle assurdita che restano). Il pregio del libro è anche di arrivare con facilità al lettore, anche a quelli più giovani.
    Allora mi viene da dire che qui abbiamo sbagliato tutti: Gipi, Loredana, WM1, Donata, Claudia, Anna Luisa, io, Roberto, Michele eccetera, perché è stato uno sbaglio soffermarsi sulla copertina del libro senza averlo aperto, indipendentemente dal fatto di attaccarla o difenderla.
    Bisognava leggere il libro comunque!
    L’attenzione per un libro è più profiqua della disattenzione. E noi siamo stati disattenti.

  17. Andrea, io ho detto le cose che ho detto ‘immaginando’, dopo essere entrata nel sito della casa editrice, che il libro potesse essere interessante. Lo leggerò anch’io e magari confermerò il tuo giudizio positivo sul libro, ma il mio giudizio sulla copertina resta (e resterà) negativo.

  18. Andrea: magari sì, abbiamo sbagliato tutti, ma una frase come questa già mi toglie la voglia di leggerlo:
    “Se fosse letto dal maggior numero di ragazze che hanno l’età che avevano allora Donatella e Rosaria, sarebbe un bene: capirebbero tante cose sulla violenza alle donne, sulla giustizia e sull’ingiustizia italiana…”
    Andrea. Forse tu leggendo quel fumetto avrai capito tante cose sulla violenza sulle donne, cosa di cui mi rallegro sinceramente. Ma noi donne, grazie tante ma non abbiamo bisogno dell’esempio illustrato di due piscialletto fumettari maschi per capire cosa sia lo stupro, sai? Credo che ognuna di noi ne abbia un’idea ben precisa senza ricorrere ai fumetti.
    Detto ciò, come dice Valeria, il giudizio sulla copertina è e rimane negativo.

  19. @Valeria, sì è una storia che è importante raccontare. Io vedrei il volume proprio in mano a chi è come quelle due ragazze.
    @Rude Boy, lo so. Infatti finito il libro mi son sentito scemo anch’io, nonostante avessi difeso la copertina. Dovevo semplicemente intervenire dopo aver letto anche il libro.
    @Claudia b. ho lavorato tre anni per le politiche di genere, ho incontrato tante persone ottime, nessuna ragionava con la tua arroganza.

  20. Caro Andrea, la tua attività ti fa onore. Il tenore dei tuoi interventi (nel complesso, non solo questo), invece, no. Pensa un po’ che io penso che l’arrogante qui sia tu, visto che ti spingi tanto in là da dire alle donne che con un fumetto possono imparare qualcosa sulla violenza alle donne. Un’affermazione a dire veramente poco arrogante. Indipendentemente dalla qualità artistica del fumetto in questione, che già da un pezzo non è più il centro di questa discussione.

  21. a proposito, se ti rifevi al commento nel quale ti davo dell’idiota ti informo che c’è ancora, sta nel thread “Empatia”, non qui.

  22. Mi riferivo al commento: Postato Sabato, 7 Febbraio 2009 alle 2:28 pm da claudia b.
    Quando ho postato io non compariva più, ora compare di nuovo.
    Guarda io preferisco che i tuoi commenti non siano cancellati, specialmente quelli che contengono insulti, perché vedi, certe parole dicono ben poco delle persone a cui sono rivolte e invece dicono molto di chi le pronuncia. Quindi è meglio che resti tutto.

  23. Come può essere pari un genere a me rimane un mistero ( a parte l’avere due testicoli e due ovaie…sono pari, ma anche se fossero dispari non discriminerei).
    Preferisco la parità di diritti e doveri.
    Ci sono espressione del parlato e/o dello scritto che si inoculano (o infettano) nella mente senza quasi che ci si renda conto dei danni che possono produrre, quale catena di eventi scatenino.
    E’ un gioco (linguistico) che dà solo vantaggi a una società già fortemente maschilista proprio perché fondata sulla ricerca della contrapposizione.

  24. Andrea, non posso che concordare in pieno con quello che dice claudia b. riguardo alla tua frase che dice che il fumetto sul Massacro del Circeo debba essere letto dalle ragazze giovani per capire cosa sia la violenza sulle donne.
    Trovo anch’io questa tua affermazione di un’arroganza, di una cecita’ e di un paternalismo impressionante. Non sono le donne a dover capire cosa sia la violenza di genere, perche’ appunto lo sappiamo molto bene. E non sono neanhce le donne a dover risolevere il problema della violenza di genere, ma gli uomini. La violenza sulle donne e’ un problema degli uomini, e sono gli uomini che devono capire, imparare, scavare, empatizzare e affrontare i loro demoni.

  25. Mi sembra estremamente arduo che gli uomini violenti con le donne siano in grado di capire, imparare, scavare, figuriamoci empatizzare.
    Non si tratta cmq di un’incapacità degli uomini. Ma solo degli uomini violenti. Quindi non mi piace l’affermazione “è un problema degli uomini”, se non nel senso che gli uomini (non violenti) potrebbero darsi un po’ più da fare per empatizzare con la violenza subìta dalle donne. Sopratutto gli uomini della politica, quelli che hanno il maggior potere. Perchè è solo il potere, la potenza che può avere la meglio sugli uomini violenti. Alcune cose della natura umana, quando si torce, non sono addomesticabili.
    Siamo quindi d’accordo sugli uomini ma non sugli stessi uomini.

  26. Qui mi sembra che manchi l’elementare buon senso. Ascoltando la storia narrata dal fumetto, si capisce che le vittime non sapevano cos’era la violenza: purtroppo lo hanno imparato dopo. Forse qui qualcuno/a non legge bene le mie parole: non è a voi che è diretto il fumetto. Voi siete nate imparate. Sono le ragazze giovani che ne hanno bisogno. A voi servirebbe invece una videocassetta del film ‘Women in revolt’.
    Detto questo, l’organizzazione mondiale della sanità – non pincopallino! – riconosce cinque sessi, quindi non riesco a capire perché continuate a suddividere il mondo in due sessi. Cavatevi le ragnatele dai meandri cerebrali per favore!
    Infine, le violenze sadiche sono perpetrate anche dalle donne. Basta ricordare le foto delle torture nelle carceri americane in Iraq.
    Le guerre le fanno anche le donne, basta ricordare ‘condolcezza’ Rice.
    Comunque sia, ripeto, in anni di politiche di genere non ho mai incontrato persone che ragionano come voi. Una delle attività è produrre le così dette ‘buone prassi’. Pensando alle vostre prassi esibite qui, posso immaginare tutto meno le politiche di genere.

  27. “Ascoltando la storia narrata dal fumetto, si capisce che le vittime non sapevano cos’era la violenza: purtroppo lo hanno imparato dopo”
    In pratica, lo scopo del fumetto sarebbe insegnare alle donne “Non fidatevi degli sconosciuti”; per questo bastava Cappuccetto rosso.
    Andrea, scusa se te lo dico, ma visto che ti fai sempre scudo della tua attività nelle politiche di genere: se dopo tanti decenni l’Italia continua ad essere così arretrata nelle graduatorie, forse vuol dire che le politiche attuate sino ad ora non sono state molto efficaci, di conseguenza utilizzare come principio di autorità dovrebbe avere l’effetto opposto.

  28. “Qui mi sembra che manchi l’elementare buon senso”
    è la frase standard di Berlusconi.
    Complimenti Andrea, riesci a renderti ridicolo anche solo formulando il motto iniziale.
    Forse se l’italia nelle graduatorie è così arretrata è anche perché alle politiche collabora gente come Andrea Barbieri. E con questo termino la mia partecipazione a questo dibattito surreale.

  29. Dire: dato l’Italia è in un dato globale risulta arretrata nelle politiche di genere, allora quello che hai fatto tu è certamente arretrato, è un falso ragionamento.
    I falsi ragionamenti si fanno per stupidità (e allora manca l’elementare buon senso), oppure scientemente (e allora manca l’onestà intellettuale).

  30. Copio incollo uno stralcio dell’intervista fatta dalla giornalista Francesca Sassoli a Fabiano Ambu.
    [domanda] – Raccontare un fatto di cronaca così conosciuto e tragicamente ancora attuale è stata una bella sfida! Quali sono stati i suoi dubbi su come affrontarla prima si mettersi a lavorare?
    [risposta]- Il fatto è, purtroppo, tremendamente attuale. Proprio nei giorni dell’uscita del libro i media parlavano dello stupro di Guidonia. Realizzare questo fumetto è stata una sfida che rifarei subito perchè esiste tutta una generazione che ignora questo tragico evento e la sua importanza storica, legata anche al processo che ne seguì. Il fumetto ha l’efficacia del linguaggio diretto, immediato. Permette una comunicazione massificata con dei tempi più lunghi rispetto a quelli della tv e del cinema grazie al fatto che il lettore può soffermarsi e meditare su quello che legge e vede. I dubbi su come raccontare un avvenimento così drammatico sono stati molteplici ed eravamo a conoscenza, sia io che Leonardo, del fatto che questo libro potesse suscitare emozioni contrastanti, però il nostro mestiere è quello di comunicare e a volte di essere i testimoni del nostro tempo. Le mie scelte sono state grafiche, la regia è stata condivisa tra me e Leonardo, ma tutto doveva essere assolutamente rispettoso nei confronti della vicenda e delle vittime.

  31. Ieri ho passato un po’ di tempo in una libreria specializzata in fumetti, non ho trovato “Il delitto del Circeo”, ma altri volumi editi dal Becco Giallo, il cui catalogo si può vedere qui.
    Ho letto adesso l’ intervista di Francesca Sassoli a Leonardo Valenti e a Fabiano Ambu, da cui Andrea ha copiato uno stralcio e a questo punto penso di poter dire che trovo apprezzabili sia la linea editoriale del Becco Giallo sia le dichiarazioni dei due autori. Anche le tavole a cui rimanda un link nell’articolo non mi sono sembrate offensive né ammiccanti, come offensiva e ammiccante mi pare ancora la copertina.
    Allora qualcosa che non va c’è. Perchè in un prodotto editoriale, cosa che è stata già detta ma vale la pena ripeterla, non c’è solo il testo, ma anche il paratesto, composto da diversi elementi.
    Per essere molto chiara (e non ganza), cito direttamente da Cadioli, L’editore e i suoi lettori, (Casagrande editrice):”la scelta della collezione,il titolo, la copertina, i prières d’inserér, i risvolti, il prezzo, le formule pubblicitarie, i periodici sui quali, le recensioni sollecitate o le autorecensioni, le interviste sono altrettanti elementi che suggeriscono al potenziale lettore un’interpretazione che deriva da una prticolare teoria della letteratura, da un punto di partenza critico, da una posizione ideologica…. Si può ricordare che il paratesto è stato definito da Philippe Lejeune una ‘frangia del testo stampato, che, in realtà, guida tutta la lettura’ e da Genette ‘il luogo privilegiato di una pragmatica e di una strategia, di un’azione sul pubblico, con il compito, più o meno ben compreso e realizzato, di far maeglio accogliere il testo e di sviluppare una lettura più pertinente agli occhi, si intende, dell’autore e dei suoi alleati'”.
    E qulcosa che non va c’è pure nella polemica che si è sviluppata sul web a partire dal primo intervento di Loredana. Considerando anche questi commenti come elementi paratestuali, sembra che ci si trovi di fronte a una vera e propria schizofrenia: da una parte una linea editoriale, propositi e anche tavole di tutto rispetto e, dall’altra, un linguaggio utilizzato (sia nelle copertina che negli insulti) che non esito a definire ‘tecnicamente fascista’, per prendere a prestito una espressione di Antonio Pascale, che sullo stile ha scritto un saggio, secondo me, fondamentale.
    Fare finta che tutto vada bene e che si tratti solo di nervi femminili scoperti mi pare un insulto ottimista.
    Io direi che si tratta di una scarsa (ma molto scarsa) consapevolezza comunicativa ed ideologica, che nel nostro Paese ha contagiato sia destra che sinistra, sia retroguardie che cosiddette avanguardie. E a me questa mancanza di consapevolezza e responsabilità pare gravissima.

  32. Valeria, come me avrai letto in questi colonnini fin dalle prime battute parecchi commenti insultanti su cui Loredana non ha detto nulla (quando ho tempo le scrivo per chiederle il perché). Uno addirittura è stato avallato da WM1. E nessuno che abbia fatto autocritica per aver parlato senza aver letto il fumetto (neppure tu che fai questa cosa ridicola di guardare gli altri libri della collana: io il fumetto l’ho ordinato, pagato e letto). Quindi quando parli di “responsabilità gravissima” e addirittura di “tecnicamente fascista” per favore, cerca di guardare un po’ tutto.
    Comunque sia, è un dato di fatto, il fumetto viene recensito anche da donne che 1. lo leggono, 2. ne colgono l’utilità.

  33. Ah, un’altra cosa, invito tutti a leggere la pagina che Valeria linka, perché nel colonnino contiene forse la migliore discussione sulla famosa copertina, discussione tra Gipi Ambu e Recchioni.

  34. Allora, Andrea, io non ho letto il fumetto non perché mi sia rifiutata di farlo, ma perché non l’ho trovato in libreria, appena arriverà, visto che è in ordine, lo comprerò, lo pagherò e lo leggerò. Il guardare, nel frattempo, gli altri libri della collana non mi pare sia una colpa.
    Per ribadire: sono una donna che coglie l’utilità del fumetto (e anche della collana in cui è inserito), ma che non ne apprezza la copertina.
    Trovo tra fumetto, linea editoriale e copertina un’incongruenza comunicativa molto forte. E la cultura è fatta di tutto: mica posso dire ‘ehi io sono l’avanguardia’ e permettermi di tutto, e non lo posso dire nemmeno se sono una donna, nemmeno se sono WuMing1, nemmeno se sono il Papa ecc. ecc.
    In questo senso ho condiviso in pieno l’intervento di Medda.
    Poi a ciascuno, individualmente, la propria responsabilità, anche se si scrive in forma anonima su un blog.
    Per quel tuoaddirittura riferito al ‘tecnicamente fascista’, chiarisco che lo dicevo nel senso in cui qualcuno assume lo stesso stile comunicativo della persona che sta criticando e da cui vuole prendere le distanze.
    Persone che stanno difendendo un fumetto e una linea editoriale con tutta evidenza antifascista, non possono assumere, nel farlo, un linguaggio con tutta evidenza fascista.
    Pena l’incongruenza che denunciavo.
    In questa incongruenza, in un modo o nell’altro, incappiamo un po’ tutti, anche nella discussione che stiamo portando avanti su questo blog. Secondo me, è sempre opportuno, anzi salutare, denunciarla.
    p.s. la difesa della copertina fatta nella discussione tra Ambu e Recchioni non mi convince per niente. Ma questo potrebbe essere un mio limite.

  35. Valeria, non so, forse noi abbiamo letto pagine diverse, tu leggu Ambu e Recchioni, io leggo Ambu Recchioni e Gipi, tutti e tre con argomenti validi, con una discussione civile.
    Invece se penso ad un linguaggio violento mi vengono in mente gli insulti contenuti in questi colonnini che provengono da un nick femminile.
    Non uso il termine ‘fascista’, perché è importante dosare le parole, trovare le misure giuste, diciamo così che sembrano dialoghi usciti da quel meraviglioso divertentissimo film che è stato “Women in revolt”, solo che nel film, ovviamente, erano ironici.

  36. “tutto doveva essere assolutamente rispettoso nei confronti della vicenda e delle vittime.”
    Benissimo, la copertina era assolutamente l’opposto, si diano e datti pace.

  37. Sono d’accordo con Nautilus, e con questo considero chiusa la discussione, visto che oltre le cose dette, il rischio di isterilimento e inutilità della stessa è inevitabile.

  38. Nautilus, ma tu sai meglio di me che è importante chiedersi, se anche una cosa è fatta male, della volontà di chi l’ha fatta.
    Qui invece si è fatto un linciaggio violento dell’autore (accuse, insulti). E il linciaggio, fattene una ragione e datti pace, è stato sbagliato.
    Questo ha portato a non considerare il valore di ciò che stava sotto la copertina, o peggio a proiettarci sopra altri insulti. Anche questo, fattene una ragione e datti pace, è stato sbagliato.
    Restano alcuni punti della discussione buoni: diverse interpretazioni, chiarimenti. E un suggerimento di Gipi di ‘sentire’ di più disegnare ‘male’, che certamente Ambu terrà presente. Ma io mi chiedo se con un po’ di senso della misura, non si può ottenere molto molto di più.

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