PAROLE, PAROLE, PAROLE

Rieccomi.
So che ci sono parecchie cose su cui riflettere: dalla vexata quaestio degli autori Mondadori alle hostess di Gheddafi. Oppure – ed è  l’argomento più urgente – sarebbe opportuno parlare dell’inesistenza del welfare italiano (ultime posizioni in Europa per aiuti alle famiglie, come dai giornali di qualche giorno fa). Oppure ancora – e questo è l’argomento meno urgente – ci sarebbe anche la serie di articoli su critica letteraria e narratori italiani apparsa qua e là in agosto. Inoltre.  Mi piacerebbe anche raccontare cosa mi ha portato a scrivere “Non è un paese per vecchie” (che esce domani insieme al tascabile di “Ancora dalla parte delle bambine”): perchè, in un certo qual senso, gli argomenti precedenti rientrano in quell’esigenza.
Però, per il post del rientro, scelgo una campagna pubblicitaria. Quella della Fieg, Federazione Italiana Editori Giornali, che da qualche settimana promuove attraverso inserzioni su quotidiani e periodici, la lettura dei medesimi. Come? Dividendo il pubblico dei lettori non solo per genere sessuale, ma per stereotipi sessuali.  Facilissimo accorgersene: la campagna, realizzata dai creativi di TBWA, propone la stessa situazione in versione maschile e femminile. Tre individui – coloro che leggono i giornali – rivestiti di parole, e un quarto – illetterato o illetterata – coperto solo da un paio di mutande con la parola Eh? o Boh?
Molto bene (più o meno: la differenziazione per sessi lascia il tempo che trova). Ma la cosa interessante è andare a spulciare fra le parole scelte per gli uomini e per le donne. Scommetto che ve lo aspettate.
Donne:  Sposa. Moda. Uomini. Ballo. Arredamento. Sashimi. Suocera.Passerella. Computer. Balletto. Phard. Bon Ton. Tatuaggi. Scandalo. Coiffeur. Shorts. Jeans. New York. Decoupage. Ogm. Glamour. Romanzi. Tanga.  Cucina. Rosa. Profumi. Musica. Spiaggia.  Uomini (è ripetuto, non è colpa mia).  Mare. Feste. Tango. Cena. Film. Nuziali (quasi in sequenza, anche in questo caso non è colpa mia). Regali. Ricchezza. Affari. New Age.
Uomini: Borsa. Mostre. Touchscreen. Berlino. Posta. Hotel. Mp3. Casa. Sonno. Cibo. Tatuaggi (par condicio). Libri. Foto. Biliardo. Monitor. Investimenti. Videogiochi. Fisico. Moto. Pesca d’altura. Basket. Tifo. Critica. Registi. Investimenti. Matrimoni. Processo. Arredamento. Blues. Goal. Thriller. Horror.
Ho riportato solo alcune delle parole-abito. Ma credo siano, tutto sommato, sufficienti. Ben ritrovati.
Ps. Anche Giovanna Cosenza ha scelto questa campagna per il suo rientro: non è un caso, credo.
Secondo Ps. Primo di due ringraziamenti a G.L. D’Andrea

25 pensieri su “PAROLE, PAROLE, PAROLE

  1. Ieri sul blog di Giovanna Cosenza si parlava di questa pubblicità, e nel mio commento notavo proprio la differenza tra i termini.
    Che dire? In questo caso, “chi scrive, si vede”.
    Ben ritrovata anche tu 🙂

  2. In compenso, i quotidiani di oggi riportano i risultati di un’inchiesta choc di UniversiNet tra gli studenti che affrontano le prove di ammissione: il 45 % delle ragazze e il 9 % dei maschi pronti a concedersi a un professore.

  3. Ma davvero la sequenza “Passerella computer balletto” ti pare svilire l’immagine femminile più di quanto “casa sonno cibo” faccia per quella maschile? Del pari, cosmesi da una parte e sport agonistici dall’altra, sono evidentemente entrambe declinazioni di un esibizionismo più o meno esplicito. Direi che la par condicio è nel livello di stupidità.

  4. Leggendo le liste di parole mi sono accorta di una cosa… sono un uomo. Buono a sapersi.
    Poi scusate “libri” è scritto per gli uomini e per le donne? Siamo tutte sceme e analfabete? Mah…
    Carlotta

  5. Non c’entra molto con l’argomento (comunque sono d’accordo a combattere ogni stereotipo sessuale) ma a proposito delle hostess di Gheddafi: ma se io andassi in Libia e volessi spiegare l’ateismo alle ragazze libiche magari regalando copie dei libri di Hitchens e Dawkins tradotte in arabo (ma esistono?) e in più aggungessi che l’intero mondo arabo dovrebbe diventare ateo..cosa mi farebbero?

  6. hehe… che gli ogm stiano insieme al decoupage e al new age la dice lunga sul trattamento del tema. scusate l’OT da agricoltore. 😉
    saluti

  7. Chi se ne importa poi dei generi sessuali, degli stereotipi e dello svilimento tutto se servisse realmente questa campagna ad incrementare la lettura?
    Temo di no. Leggere è diventato, l’ho scritto già molte volte, il massimo degli orrori. Il disprezzo diventa massimo proprio tra gli addetti ai lavori, perché gli altri hanno altre beghe. Della serie “Ho comprato il tuo libro, Loredana, magnifico”. Mai aperto o sulla mensola in bella vista o già tra i rifiuti. Bisognerebbe capire perché leggere è percepito come atto laido e schifoso, di gente che non ha niente di meglio da fare. Comprarli uno ogni tanto sì, ma guai a LEGGERLI. Accade ormai anche per i quotidiani e per le riviste. Nessun dorma sugli allori.

  8. Sulla mia esperienza, chiaramente, non ho la presunzione dell’oggettività, ma è indubbio che LEGGERE è complicato e per molti inutile e dunque questi “creativi” non sanno che pesci prendere (avendo letto poco?).

  9. prima ancora delle parole mi lascia perplessa la rappresentazione di donne che parlano fra loro e uomini che parlano fra loro pur in un contesto che, dato l’oggetto della pubblicità, dovrebbe essere culturalmente avanzato: diomio, quanta strada all’indietro è stata fatta!

  10. I lettori sono da sempre divisi per sesso secondo gli schemi più classici.
    I settimanali poi sono l’avanguardia dell’editoria più sessista.
    Alcuni esempi che mi vengono in mente:
    LIBRI x DONNE
    Romanzi rosa, manuali puericultura, libri cucina, manuali fai da te (perline, cucito ecc…).
    LIBRI x UOMINI
    Romanzi avventura/fantascienza (molto vero nella letteratura x ragazzi), libri fai da te (legno, elettronica, computer)
    GIORNALI
    DONNE
    settimanali bellezza, psicologia, gossip, bambini
    UOMINI
    Porno (hard e soft), motori, computer, macchine
    Sull’intelligenza dei pubblicitari… la pubblicità è per sua natura reazionaria e conformista. Veicola messaggi che devono vendere e parlare alla pancia della gente. Anche quando utilizza messaggi forti e “controcorrente” lo fa per comunicare con la parte più conformista della gente… quindi di che ci stupiamo?

  11. Ciao Loredana bentornata, mi mancava molto l’appuntamento quasi quotidiano col tuo blog! 🙂
    Nella campagna FIEG (che troverei azzeccata, non fosse per l’irritante divisione maschietti-femminucce), notavo, sul versante tecnologico: al femminile, troviamo il generico “computer”, là dove l’uomo, più evoluto e addentro, conosce già il “touchscreen” 😀

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