NON E' UN PAESE PER VECCHIE

Non è un paese per vecchie nasce durante il giro di presentazioni di Ancora dalla parte delle bambine: tante, come sapete (centoventi). Nasce in un tardo pomeriggio d’inverno, presso la Feltrinelli di Bari, quando una signora, dal fondo della sala, si alza e mi chiede quando mi sarei occupata delle altre. Non le piccole, non le giovanissime: le vecchie. In quegli stessi giorni, nella metropolitana di Roma (già, la fatidica linea B), imperversava una campagna pubblicitaria anti-burocrazia. Nella locandina si raffigurava una vecchia signora disegnata secondo lo stereotipo- creduto morto – della zitella: vezzoso cappellino rosa con veletta, labbra a cuore, occhialini a farfalla. Le guance erano coperte di timbri e bolli. Lo slogan era “Ammazza la vecchia”.
Non è un paese per vecchie nasce con non pochi timori: parlare di infanzia chiama alla tenerezza e all’empatia. Parlare di vecchiaia suscita ripugnanza e orrore. La stessa parola “vecchiaia” è pronunciata di malavoglia: il saggio di Simone de Beauvoir, La Vieillesse, è stato tradotto in italiano con La terza età. Eppure, l’emergenza che riguarda i vecchi, e soprattutto le vecchie, è gravissima. Siamo il paese con più anziani: ma i nostri pensionati sono i più poveri d’Europa, e i meno assistiti. Siamo il paese gerontocrate e gerontofilo: questa, almeno, è l’immagine che viene fornita. Ma quanti sono i “vecchi” che davvero hanno potere, soldi, ricchezza? Quanti, rispetto all’esercito che è sotto la soglia di povertà?
Nel libro, ho cercato di raccontarlo: e di raccontare anche come, analogamente a quanto è avvenuto e avviene per le bambine, sia l’immaginario a fornire l’alibi a una pesantissima falla sociale. Molto semplicemente, l’Italia non si occupa delle fasce deboli: l’infanzia e la vecchiaia ricevono assistenza e accudimento solo grazie al volontariato delle donne. Da anni. Molto semplicemente, le narrazioni che riguardano la vecchiaia, oggi, sono falsate rispetto alla realtà.
C’è altro: perchè all’interno di un’emergenza anagrafica ne esiste un’altra, di genere: perchè le vecchie sono più povere dei vecchi, meno tollerate, più discriminate. Anzi: espulse. La vecchiaia femminile non gode neppure dei canonici attributi di saggezza ed esperienza. Per questo, alle donne è proibito invecchiare: devono, finchè è possibile, fingere di vedere nello specchio un’immagine diversa da quella reale, o i frammenti di quello specchio le distruggeranno, riservando per loro l’unico ruolo possibile. Quello della nonna. O, grazie a Mediaset, della Velona.
C’è altro ancora: perchè rifiutare la vecchiaia (nulla invecchia più, neanche gli oggetti) significa rifiutare la morte. E di morte è proibito parlare.  Io ho cercato di farlo.
Questo, in sintesi, è il percorso di due anni: Non è un paese per vecchie esce oggi, e da questo momento, come si suol dire, non mi appartiene più. Devo però dire almeno due grazie, fra i molti: uno è allo scrittore che mi ha regalato un capitolo (riguarda la morte, e riguarda la musica: metal, in particolare), ovvero D’ Andrea G.L.. E uno è al commentarium: ritroverete qualche brano delle discussioni fatte qui in questi due anni. Poca cosa, al confronto di tutti gli stimoli che mi avete dato.
Grazie, di cuore.
Se ne parla:
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49 pensieri su “NON E' UN PAESE PER VECCHIE

  1. Ho ordinato il libro sul sito della Feltrinelli ieri pomeriggio… Non vedo l’ora che arrivi. Proverò a leggerne qualche passo ai miei allievi a scuola, quelli che criticano i miei capelli bianchi e mi chiedono perchè non mi tingo. Ho 32 anni e rivendico il mio diritto a tenermi sulla testa i segni del tempo. Rivendico il mio diritto di essere chiamata “donna” e non ragazza o addirittura “ragazzina” come si ostinano a fare troppe persone…

  2. Da quando ho lasciato la sede universitaria per tornare a casa, la mia stanza è una sorta di cantiere, e i lavori in corso riguardano la sistemazione di svariate scatole di libri su tre scaffali scarsi che erano insufficienti ai tempi del liceo. Cerco soluzioni adatte e maledico l’assenza di architetti e ingegneri strutturali in famiglia. In questa situazione aggiungere ulteriori libri comporta problematiche notevoli. Ma ciononostante, oggi quando esco comprerò il tuo 🙂

  3. @Monica: no qui si parla proprio di vecchie, di morte, di scarsa assistenza sociale, del disprezzo per chi non dimostra sempre vent’anni, di solitudine.
    A 32 anni puoi fare più o meno quello che vuoi, anche non tingerti i capelli.
    Buona giornata.

  4. Oggi stesso lo comprerò e sono certa che sarà una lettura preziosa, vitale, piena di importanti suggestioni , indubbiamente coraggiosa, come sempre.
    La disponibilità ad indagare in un misteriosissimo terreno quasi mai percorso ti fa onore. Del resto, Loredana, hai sempre avuto una capacità di esplorazione ed una attenzione vigile assolutamente rare.
    E, sorpresa, ho appena finito “Da qualche parte verso la fine” di Diana Athill!
    In bocca al lupo, Loredana, e grazie di cuore a te!
    Un abbraccio e l’augurio sincero di 120 presentazioni anche per la tua nuova creatura.
    Roberta – Bologna

  5. Purtroppo, sia per l’eta’ che ormai avanza anche per me, con il mio futuro ormai piuttosto prossimo con cui devo fare i conti, sia per la mia quasi quotidiana assistenza a mia madre ricoverata, il tema mi tocca molto, molto da vicino.
    L’atmosfera e le riflessioni legate alla contemplazione di cio’ che significa essere anziani, oggi, la stessa totale incomprensibilita’ di esistenze che continuano, nonostante e a dispetto di tutto, e di altre che invece vengono soffiate via in un attimo, mi sono costantemente accanto.
    Non vedo l’ora di leggere il libro, con molto interesse. Grazie, Loredana, a te

  6. Voglio lasciarvi uno dei tanti esempi a riguardo, ma significativo. Qualche settimana fa ero in viaggio in Germania e, come spesso accade in questi casi, mi è capitato di accendere la tv e fare uno zapping tra i canali tedeschi, pur senza capirci un’acca della loro lingua.
    A un certo punto mi sono imbattuto nello spot di un prodotto per il gonfiore e intestino pigro che abbiamo – identico – anche in Italia. Ma se da noi è pubblicizzato da una celebre giovane e bella “presentatrice” (divenuta famosa anche per un calendario), in Germania ha come testimonial due signore sessantenni, di bell’aspetto e desiderose di tenersi in forma, certo, ma comunque con i loro capelli bianchi e le loro rughe in evidenza.
    Se la pubblicità si rivolge a un target di clientela, perché il medesimo prodotto in Italia è considerato per le 35enni, mentre in Germania è per le 60enni?

  7. Su questo blog giunsi facendo un ricerca sul ruolo della donna. Era per la scuola, perciò è passato un po’ di tempo.
    Non ho letto “Ancora dalla parte delle bambine”, lo ammetto, e i motivi sono vari: un po’ perchè temevo di leggere roba già sentita mille volte, un po’ perchè l’argomento non mi stimolava.
    Credo però che leggerò questo tuo nuovo lavoro.
    Ho 26 anni: non mi sono mai sentita bambina, ma sempre e solo vecchia.

  8. ho 58 anni non so se sto diventando vecchia!! di sicuro non giovane e non voglio per forza diventare – giovanile- di vecchie ragazze per strada se ne vedono un mucchio, sono così patetiche, l’importante è essere se stessa, essere forte, comunque è una società dove invecchiare è molto difficile, sembra sia una colpa mentre è un aspetto biologico comune a tutti anche ai signori maschi. saluti

  9. @maria: la parola “giovanile” è parecchio brutta per donne e uomini, ahimè.
    Invecchiare è difficile, Maria, ma vivere lo è altrettanto. Se la prenda con noi maschi, tutti un po’ scemi, sempre col bavero alzato, ma corra altezzosa e fiera verso una libreria. Saluti cari.

  10. Certo, non sono “vecchia”, ma credimi, ci arriverò anche io e voglio solo prepararmi un buon terreno fin da ora, senza pregiudizi.

  11. Loredana, ho appena finito di leggere il libro.
    È molto molto molto interessante, l’idea è originale. Mi ha scatenato molte emozioni, appena ho tempo scriverò qualcosa sul mio blog in merito, perché mi ha fatto scattare in automatico un parallelo tra la solitudine delle vecchie e delle giovani. Solitudini diverse? Non credo proprio. E voi che ne pensate?

  12. LL, letto e sono davvero commossa. Grazie, di cuore. E, sì, è verissimo quel che dici. Bisogna riflettere su due solitudini: non contrapporle, come sta sciaguratamente avvenendo. Un abbraccio.

  13. Iniziato ieri sera. Interessantissimo da molti punti di vista. Per ora i miei più caldi complimenti a caldo; seguiranno adeguate riflessioni. 🙂

  14. Gentilissima autrice Lipperini
    sto leggendo con molto piacere il suo libro “non è un paese per vecchie” lo abbiamo scelto come libro del mese per il nostro gruppo di lettura. mi sta piacendo molto il modo con il quale lei apre una finestra su una delle tante realtà messe al margine dalla nostra società ,trovo che riesca con competenza ed originalità a trattare i temi della vecchiaia e dell’invecchiare denunciando quelli che sono gli stereotipi ed i luoghi comuni che quotidianamente vengono messi in atto poichè come lei dice è proibito invecchiare. Senonchè arrivata a pag83 del libro riesce a deludermi profondamente quando si riferisce all’episodio in ospedale di cui lei dice di essere stata testimone e ci racconta come verrebbero trattati gli anziani dalle infermiere (a proposito è sicura che si trattassero di infermiere e non di dottoresse. di oss, di ausiliarie, di assistenti sociali…?) descrivento questo episodio lei cade nel più scontato degli stereotipi ossia quello dell’infermiera oca e superficiale che “cinguetta” appunto come fanno i volatili (che tra l’altro possono essere anche maschi!) e come lei dice queste infermiere con la loro “tenerezza d’ufficio” anche se non si capisce dove l’avranno appresa visto che le infermiere in ufficio ci passano ben poco tempo…forse si è confusa con le segretarie categoria con la quale abbiamo diverse cose in comune …piume a parte. Da quanto lei accenna ne deduco che la sua conoscenza di questa categoria si sia limitata, buon per lei, a quest’unico episodio, altrimenti sicuramente avrebbe toccato con mano una realtà ben diversa. Ossia una categoria di lavoratori, donne e uomini che quotidianamente si prende cura delle persone,queste si vecchie, giovani, anziane, , sofferenti, morenti..,categoria, quella degli infermieri italiani .che risulta essere la meno retribuita d’Europa, e che da oltre dieci anni gode di una specifica identità professionale. Gli infermieri lavorano con i vecchi che stanno negli ospedali, ma vanno anche a casa loro si prendono cura delle loro ferite, di ciò che mangiano di ciò che provano, della loro solitudine, altri che cinguettio!
    Mi perdoni se sono stata prolissa sono sicura che non era nelle sue intenzioni offendere la mia professione, ma lei capisce….le parole sono importanti, specialmente quando stanno dentro un bel libro.
    arrivederla e buon lavoro.

  15. Maria Grazia Macellari, mi perdoni ma no, non sono tutte come dice lei, e l’episodio raccontato da Loredana è assai frequente. Niente di grave, ma inutilmente irritante.
    Diciamo piuttosto che il contesto in cui molt* lavorano è difficile, sono in pochi, spesso tra due fuochi (i pazienti e le famiglie, e i medici), con mezzi e tempi scarsi. E diciamo poi che potrebbero loro per prim* adoperarsi perchè venga insegnata, professionalmente, la dignità del rapporto con i pazienti, soprattutto anziani.

  16. Sono appena rientrata dalla presentazione bolognese del libro e volevo fare i complimenti a Loredana, Wu Ming1 e a giovanna Cosenza per come l’hanno presentato, introdotto, spiegato. Grazie!

  17. Bellissima la presentazione di Spoleto oggi pomeriggio. Ora non vedo l’ora di leggere il libro e magari di farmi guidare nella scelta di altri libri “generati” per collegameto, un grazie anche alla Sig.ra Anna per l’emozione che è riusita a trasmettere con le poche parole di introduzione.

  18. Grazie per il bel libro! Leggerlo con calma è però una pugnalata al cuore… Spesso ho la necessità di appoggiarlo sul comodino e di guardarlo da lontano.
    Piccolo aneddoto in tema.
    Qualche giorno fa in coda al super. Signore di circa 80 anni davanti a me.
    Signora adulta come me (circa 40-45 anni) che cerca di saltare la file con la scusa “ho dimenticato solo il latte..”. Il signore davanti a me, giustamente fa le sue rimostranze. Insomma per farla breve questo il commento “lapidario” della mia omologa. “…eh, sì, si vede che lei ha proprio fretta di morire!”.
    Divisi in categorie, quelli che vogliono sembrare sempre giovani e i vecchi, i quasi morti.

  19. Stasera mi è capitato sotto gli occhi questo http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=134268&sez=HOME_INITALIA se non avessi letto Non è un paese per vecchie, la notizia già di suo “rara” mi sarebbe probabilmente scivolata addosso. Ora so che quell’anziano è solo uno dei tantissimi, gli stessi che hanno superato gli immigrati alle mense della caritas sin dalla seconda settimana del mese.
    Ero dai miei nonni quando ho letto la notizia e l’ho fatto a voce alta, loro mi hanno detto “Eh, ma è come dicevi tu, la stessa cosa che c’è scritta in quel libro che ti porti dietro”. Pazzesco!
    Nota: i miei nonni sono berlusconiani e il dialogo con loro, anche su semplici temi sociali, è diventato pressoché impossibile, dato che si sentono dei “perseguitati”, ma…
    La sua narrazione è riuscita ad andare al di là di quella cortina fumosa. Certo non hanno letto il suo libro, sono arrivati ad alcuni dei “suoi” concetti per interposta persona, ma quelle informazioni SONO ARRIVATE!
    I casi singoli o le piccole storie personali non serviranno a molto è vero, ma le assicuro che sentire qualcosa di ragionevole e non inculcato fuoriuscire dalle loro bocche (anche se per il resto nulla cambia) mi ha dato un po’ di respiro.
    Già dopo la lettura di Ancora dalla parte delle bambine, mi ero accorta di come fosse un testo trasversale e comprensibile agli interlocutori più disparati. Con Non è un paese per vecchie l’alchimia si ripete e forse è addirittura maggiore.
    Sono sollevata, ero convinta che il dialogo fosse diventato qualcosa di utopico o possibile solo fra persone con idee simili, invece può dipendere dal “come” esprimo un determino concetto la possibilità che questo passi.
    E’ ancora poco per cambiare le cose ma rispetto ai soliti muri di gomma è piacevole.
    Le lascio l’ennesimo grazie.
    Saluti
    Lucia
    P.S. Ho preso in libreria la copia omaggio di satisfiction.it (n.10) Non è un paese per vecchie è il primo fra quelli recensiti nello spazio “recensioni /soddisfatti o rimborsati”, il commento è di Elettra Aldani.

  20. Se non dovesse trovare la recensione di cui le ho scritto gliela posso copiare, purtroppo non ho lo scanner, al massimo gliela fotografo.
    Ancora saluti

  21. Sto leggendo il suo libro, parla di argomenti sui quali “medito” già da tempo e vederli così focalizzati sotto i miei occhi è quasi agghiacciante. Ho 51 anni ma ne dimostro, nei miei momenti migliori, dieci in meno; per questo devo ringraziare il DNA della mamma e della nonna, ma dentro, i cinquanta, ci sono tutti: nel bene e nel male. La mia giovanilità involontaria mi rende perfettamente consona ai tempi in cui viviamo ma anch’io sono tra quelli che vorrebbero andarsene da questo mondo a sessant’anni per non dover affrontare una vecchiaia diventata troppo lunga, ingrata e scomoda, almeno per chi non ha adeguate risorse finanziarie e magari è oltretutto donna, essere umano trasformato dal tempo e dalla società in entità utile giusto come badante e inutile dal punto di vista sessuale. Già alla mia età diventa problematico, se si è single, trovare un compagno coetaneo: si rivolgono tutti alle trentenni, quando possono. Noi siamo spesso soltanto dei divertimenti per i trentenni… e a questo punto, viceversa. O ti adegui o sei fuori. Infatti spesso me ne resto in un solitario limbo. Complimenti per il suo lavoro 🙂

  22. Tutto ciò che dice nel suo libro è estremamente vero. Triste, ma vero. Strano che abbiano accettato di pubblicarla con un argomento simile! Perché, come dice lei, Amore e Pregiudizio di E.G.Belotti è scomparso presto dagli scaffali delle librerie (io ne ho una copia, sono fortunata. L’ho letto che so, 15 anni fa? e malgrado avessi 25 anni, una giovane, dunque, l’avevo trovato sconvolgente) quindi mi aspetto che anche questa scottante testimonianza finisca per sparire.
    Auguri a tutte le persone che vorranno continuare a sensibilizzare a questi temi. Non è cosa facile. Parlare delle donne sembra oggi ridicolo, si pensa di aver già conquistato tutto. Parlare delle donne vecchie, poi, sembra ancor più ridicolo, che avranno mai da dire, ci si chiede? E se anche non avessero davvero niente da dire, hanno pure diritto ad esistere, no? Comunque, sto scrivendo un romanzo la cui protagonista è una vecchia. E quindi, dopo aver letto questo libro, mi sa che non verrà mai pubblicato. Cavoli, ho fatto una cattiva scelta, proprio poco marketing. La giusta punizione per chi vuol parlare di vecchie.

  23. Dopo “Ancora dalla parte delle bambine” ecco “Non è un paese per vecchie”, scrittura e contenuto son di quelli che aprono altre porte nella testa, danno un nome a concetti pensati mentre si cammina e si osserva il mondo ed i suoi abitanti. La ringrazio per tutte queste porte, la ringrazio per tutte quelle parole sulla nostra letteratura vuota, voyeuristica e inneggiante al caso letterario ogni volta che una tredicenne si abbassa gli slip. La ringrazio perchè credo che questo paese, come il mondo intero, abbia bisogno di pensare e non lasciarsi imboccare, abbia bisogno di non additare ed etichettare le proteste delle donne come rigurgiti di femminismo o semplici “lamentele” a tempo perso.
    La ringrazio quindi per il movimento nella testa, per lo sguardo in più, chè non è sempre facile poi mettere a fuoco quello che si sta già guardando.
    Mi piacerebbe parlarne in classe, anche se i ragazzi son troppo piccoli, mi piacerebbe dare loro quello sguardo in più che di questi tempi, in alcune zone medio-benestanti manca come l’acqua nel deserto.
    Buon lavoro
    Alice

  24. Ho scoperto questo blog e l’ho trovato interessante e vero.
    Complimenti!
    In merito alla “vecchiaia” imminente, ci si deve abituare piano piano con umiltà, comprensione e considerazione per se stesse. Curare possibilmente il proprio corpo e la propria mente, facendo ogni giorno anche una camminata e leggendo tutto ciò che interessa. Fare insomma quello che più ci aggrada, nei limiti delle possibilità.
    E cosa molto importante rendersi sempre disponibili, specie verso i giovani.
    Ah dimenticavo… non lamentarsi e non pensare a quanti anni si hanno!
    sono su fb e twitter ho un blog “la regina e le 2 principesse”su google

  25. Sono farmacista in un piccolo paese emiliano ,vi assicuro che la generazione dei settantenni in su e’ tremenda,per protervia, ignoranza ,pregiudizi e chiusura mentale

  26. Oggi per caso, per la prima volta, ho visto un pezzo di un programma di Italia 1, “Vecchi bastardi”. Mi si è affollata nella testa una successione di domande: perché un programma simile, che vuole far ridere mandando allo sbaraglio vecchi francamente cretini, come nella vita non mi capita mai di incontrare, perché queste persone, questi vecchi, si sono prestati ad qvvilirsi in questo modo, perché la gente segue programmi simili, che cosa ci trova. Che tristezza. E pensare che conosco persone anziane, donne in particolar modo, meravigliose.

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