PASSAPAROLA

Una decina di anni fa, alcuni geniali promotori (istituzionali) della lettura rappresentarono il non-lettore come un bruto. Non fu esattamente utile alla causa. Ci si riprova oggi, con risultati non troppo brillanti: come racconta Annamaria Testa su NuovoeUtile, nell’articolo di apertura che copio, incollo e  vi invito a diffondere.
A proposito della campagna ministeriale: Leggere è il cibo della mente: passaparola. : ehm… siamo certi che improbabili lettori biancovestiti svolazzanti nel giardino dei Finzi Contini avvicinino alla lettura chi lettore non è? E che basti citare un tormentone pubblicitario + un luogo comune sussiegoso? Dov’è la passione? E si può fare altrimenti?
Si può. Basterebbe dire che leggere, un atto normale di persone normali in posti normali, è un modo per
uscire dalla realtà e aprire porte verso mondi fantastici. Che i lettori sono una comunità che condivide storie che generano altre storie. Che chi legge sa esprimersi meglio, e con parole che toccano il cuore.
Basterebbe proporre un sito consistente (eccone uno americano e uno inglese). O un concorso per incoraggiare gli adulti a leggere ai bambini : se sai raccontare una barzelletta in un pub, tu sai leggere un libro a un bambino (ecco il delizioso video vincitore). Basterebbe aiutare i bambini piccoli a inventare storie, come fa il recentissimo sito Penguin. O dare il buon esempio.
Basterebbe rileggere Rodari. O i Dieci diritti del lettore di Pennac.
Perfino dare un’occhiata ad aNobii. Ma no: viene il sospetto che chi ha avuto per le mani la campagna sia non troppo dissimile, in quanto a dimestichezza coi libri, da questa signorina.

27 pensieri su “PASSAPAROLA

  1. Mah, secondo me questa “campagna” è solo uno specchietto per le allodole. Ma è apprezzabile la volontà di analizzarla come se volesse davvero mandare un messaggio diverso da “non pensare al presidente”, e Annamaria ha, come quasi sempre, ragione.

  2. Anche a me i link non vanno, penso che sia un problema di doppia citazione (se li clicco direttamente da NeU funzionano, da qui no).
    A parte questo, ho un pregiudizio negativo nei confronti delle campagne governative da quando alle medie lessi un opuscolo contro le droghe in cui affiancavano i videogiochi a cocaina, crack ecc (opuscolo allegato ad una rivista di videogiochi, tra l’altro), e il commento di Annamaria Testa mi fa pensare che forse questo pregiudizio non è poi tanto sbagliato.

  3. Ma che orrore è?
    Guardandola mi è venuto in mente il succo di mirtillo di American Psycho, un tocco di colore sul bianco.

  4. A parte il fatto che ha ragione Alessandra. Se io fossi un non lettore, l’unica cosa di cui mi verrebbe voglia è di aggirarmi per quel giardino con una motosega. Anzi, forse mi vien voglia proprio perché sono un lettore. Anzi, secondo me si potrebbe fare un metaspot in cui entra nel giardino uno con una motosega, fa a pezzi la famigliola e poi si mette a leggere Lunar Park, grondante di sanuge, e una scritta in sovrimpressione tipo “per fare la cosa giusta, leggi la cosa giusta”.

  5. – Però Annamaria Testa allora la facisse sta campagna pubblicitaria magica! E vediamo.
    – Nutro delle perplessità sul successo di qualsiasi spot in fatto di lettura. La lettura è una roba di meccanismi di difesa superiori lo spot è una roba che deve colpire al basso ventre. La scimmia era un maldestro tentativo di colpire al basso ventre (la lettura come status socio economico) andato a puttane perchè tanto ormai c’è l’oranghizzazione collettiva e mica se saranno offesi, avranno detto – che male c’è? Ma cercare di pubblicizzare la lettura come astratto e non come lettura di una cosa piuttosto che un’altra mi pare paradossale. Si può fare la pubblicità di un verbo senza complementi oggetti nemmanco impliciti?
    Guida!
    Bevi!
    Perchè poi ecco: parlare di lettura generica è alla fine tipico e rimane tipico di chi al massimo leggi i bugiardini: chi diventa lettore sa che i libri che sceglie sono specchio del suo modo di essere.

  6. Più che promuovere la lettura io credo che bisognerebbe rimuovere tutta quell’immaginario retorico che le grava addosso come l’incubo di Fussli. E che quello spot alimenta parecchi. Cibo per la mente sì, ma pessimo cibo, lo spot dico, non la lettura.
    E poi non è che tutti gli spot che ho visto nel posto di Anna Maria Testa mi hanno fatto impazzire: quello della famiglia riunità intorno al tavolo di colazione dove ognuno legge per conto suo mi è sembrato sinistro. La lettura come comportamento asociale (che chiude agli altri) è molto vivo tra i pregiudizi che fanno della lettura un comportamento non proprio sano.
    Propongo invece, come antidoto, non uno spot, ma l’editoriale di Antonio Spadaro su Bombacarta, dal titolo Aprire.
    Ecco per me il concetto della lettura è proprio quello.
    Passate parola 😉

  7. Ah, un altra cosa: Black books, serie BBC, forse l’avevo già segnalata.
    Attraverso personaggi e situazioni comiche al limite del surreale (no, decisamente surreali) affiorano mille piccoli risvolti del rapporto complesso tra libri, lettori, lettura… librai che spaventano i lettori, gente che compra i libri per abbinarli al divano, libri ingoiati che trasmettono sapienza in pillole e follie del genere.
    Secondo me, una cosa del genere finisce per avvicinare ai libri in modo molto più intelligente di qualsiasi spot. La trovate sul youtubo.

  8. Ogni inizio di anno scolastico ci si chiede di fare un bel Progetto per avvicinare i ragazzi alla lettura. Soluzione finale dopo anni fallimentari: nessun progetto per l’amordiddio meglio di no. Gli unici risultati si sono cominciati a vedere quando gli insegnanti si sono messi a leggere libri ai ragazzi a puntate di 5 minuti al giorno, senza nessun obbligo di nessun compito in merito. E quando hanno deciso di ‘sacrificare’ una santa ora di lezione frontale a settimana per portarli a leggere tutti insieme in biblioteca, ognuno per conto proprio. Insegnante compreso. A detta dei ragazzi sono tra le due cose che sono piaciute di più. E i libri dati in prestito sono aumentati. Certo, sembrano due semplici attività che si potrebbero svolgere tranquillamente in famiglia. Infatti lo sono. E alla domanda Professoressa, come faccio a convincere mio figlio a leggere, oramai faccio seguire senza tanti patemi la domanda Lei legge, signora? Segue stretta di mano.
    Mi sa che l’unico spot possibile lo fa chi legge e ne gode pubblicamente!

  9. Tendenzialmente inutili gli spot pro-lettura. Condivido, bisogna che si inizi da bambini, ma per questo bisogna avere la fortuna di avere vicino persone che amano leggere. I miei genitori non erano grandi lettori, io mi sono avvicinata alla lettura grazie a una maestra, che ci leggeva una storia facendocela amare, e poi ci portava in biblioteca. Mi sono talmente appassionata che non ho più abbandonato questo “piacere”.

  10. Ancora io.
    Stavo ripensando alle cose dette da Zaub, ovvero sul quanto sia paradossale pubblicizzare un’astrazione.
    E però, mi chiedo, non è proprio questo il paradosso di tutte le cosiddette pubblicità progresso? Ovvero si invitano le persone a fare qualcosa di virtuoso ma non piacevole oppure a non fare qualcosa di piacevole ma dannoso .E’ vero che a volte c’è un complemento oggetto (dona il sangue, non bere alcolici), ma secondo me a vincere è l’astrazione della virtuosità del comportamento. E forse è proprio per questo che spesso la P.P. non funziona (ma chiedo lumi a Giovanna Cosenza).
    Insomma c’è quella ‘virtuosità’ così scocciante, così noiosa. E invece dice bene Allemanda: leggete e fate vedere pubblicamente che vi piace, che ne state godendo. E, oltretutto, è proprio la voce, strumento quanto altro mai sensuale, ad avvicinare i libri ai bambini e ai ragazzi, come ha già detto Allemanda.
    Insomma: la pubblicità è un piacere, se non dà piacere che piacere è? Ma, proposta in questo modo, ci sarebbe ancora spazio per la lettura nella P.P.e nelle campagne ministeriali (e forse pure nella scuola)?

  11. Lapusus: è la lettura ad essere un piacere, non la pubblicità. Però ogni lapsus la dice molto più lunga della cosa che si voleva dire. Vero Zaub?

  12. Si anche io quoto l’Alemanda, e pure la questione oribile della virtuosità della Valeria. Anche perchè se c’è una cosa che accende non g dico il mio snobbismo ma quantomeno il mio disappunto è il lettore che dice, oh non hai letto questo? lo DEVI leggere. Io non devo proprio una sega, per me leggere libri è come comprare scarpette colla punta tonda, un piacere sopraffino. Ma come colle scarpette e temo anche colle nobili azioni ci ho in mente sempre dei complementi oggetti.

  13. Sintetica! Non sai Zub che piacere mi hai dato, lo sapevo che prima o poi qualcuno me lo avrebbe riconosciuto che sono sintetica. 🙂

  14. L’unica pubblicità progresso che mi abbia mai convinto l’ho vista in Trentino, e recitava “Non basta il casco. Serve anche la testa”. Complemento visivo, qualcosa di sinistro, tipo casco rovescio su vetri infranti, ma non ricordo bene. Mi sembra che l’idea di “spingere all’azione” passi nel modo giusto (“è perché non sei scemo che usi il casco”, che fa un effetto opposto a chi “non mette il casco è scemo”), e che la frase sia memorabile come un proverbio.
    Il problema dello spot governativo è che chiunque vede che lo scenario proposto è (non proprio falso ma) fasullo, e attecchisce bene sul vecchio pregiudizio italiano che vuole che si impari a leggere per meglio fregare il prossimo, ma ciò vada dissimulato sotto il manto di un’inutile Cultura.

  15. Veramente lo spot italiano non l’ho ben capito, come ambientazione, come messaggio, bòh, cercherò di rivederlo… Gli altri video mi hanno divertito molto, sono immediati, a volte comici, fanno sorridere, e a vederli tutti insieme ci si può riconoscere almeno in alcuni. Sono piccoli racconti, ecco.
    La lettura è una cosa intima, gioiosa, che appaga, come altre attività umane come cantare, fare l’amore, mangiare, suonare, fare giardinaggio, ecc. e certo, il proprio buon rapporto con queste cose è sempre fra l’altro un incentivo per gli altri. Ecco, mi sembra che i video proposti siano meno cerebrali di quello governativo, e francamente mi ci sono proprio divertita.

  16. Da pubblicitaria posso dire che troppo spesso le pubblicità che portano il marchio di un qualunque ministero sono orrende.
    Forse perché dovrebbero lasciar fare la pubblicità a chi la sa fare.
    E anche quando un’agenzia propone delle cose, dovrebbe esserci un esperto di comunicazione a giudicarle, non un ministro (o una ministra) che pensa d’avere un vago gusto estetico del tipo “se piace a me piace a tutti”.
    A me la campagna di Toscani per il ministero della salute con l’infermierina dalle gote non è andata giù
    Senza parlare del “marchio” per rilanciare il turismo in Italia … studiato a tavolino dalla Brambilla.
    Una porcata pazzesca fatta da gente che non ne capisce nulla.
    E costato chissà quanto.
    Manca la cultura della comunicazione.

  17. ciao loredana,
    ti do del tu che faccio prima. ti scrivo da giovane donna(ragazza, che dir si voglia) di 18 anni. ho a cuore le tematiche alle donne, qualsiasi esse siano. è tanto che seguo il tuo blog, ma devo dire che la mia stima per te esponenzialmente cresciuta dopo aver visto l’intervento che hai fatto insieme a Nadia Urbianti e Lella Costa a repubblica.tv il 10/07
    mi piace disperatamente il modo in cui parli, sei preparatissima eppure sorridi in continuazione, sei ironica, leggera e questo mi piace molto.
    (i violini possono cessare di suonare)
    per quanto riguarda l’argomento del topic, trovo che le campagna estere, per quando anch’esse abbastanza mielose, se vogliamo, abbiano un qualcosa in più, evidenziano la meraviglia che può sprigiornarsi da un libro, o lo spazio privato del lettore, spiegano come davvero i bambini che leggono si esprimano meglio, imparino più in fretta e anche in maniera meno meccanica. la storia dei piselli poi è davvero molto bella, colpisce quel bimbo che alla fine dice ‘again’…ne voglio ancora!
    rimane il problema di come convincere i bambini a leggere, se li bombardiamo continuamente di messaggi che incentivino lo sviluppo di altre qualità, soprattutto nelle feminucce. una volta c’era un programma con neri marcoré, un programma per ragazzi, argomento?
    qualcuno se lo ricorda? era una goccia nell’oceano, ma non era affatto stupido.
    ciao a tutti.

  18. Sì, è molto simpatico lo spot di Saatchi&Saatchi, anche raffinato, ma nella sostanza non è diverso da quello a cui ha alluso Loredana che, se non ricordo male, aveva come protagonista un omaccio che usava i libri per schiacciare gli scarafaggi.
    Fare leva sul ridicolo e instillare dei sensi di colpa o di inadeguatezza sociale in chi non legge non credo riesca ad ottenere buoni frutti.
    Forse sottovalutiamo troppo il fatto che in questo Paese la parola cultura incute timore al punto tale che la si è dovuta togliere dal titolo di alcune indagini statistiche, proprio come si è tolto il termine criminalità.
    Sottovalutiamo troppo anche il dato sull’analfabetismo italiano, ricordato invano in diverse occasioni da De Mauro. Credo già di aver messo un link ad un suo articolo su questo tema, ma lo rimetto perché è sempre opportuno tenere presenti certi dati quando si parla di lettura e di non lettori.

  19. @Valeria
    Bravissima. Qui, prima di preoccuparci del fatto che le persone non leggono I Buddenbrock, bisognerebbe preoccuparsi del fatto che molte persone non sono in grado di leggere un avviso comunale. Io mi ricordo che, giusto vent’anni fa, quando feci il militare, passavo il sabato mattina a scrivere cartoline a casa per i miei commilitoni che non erano in grado di farlo, o avevano paura che non si capisse l’indirizzo, come uno scriba egizio. E non credo che, ora, quarantenni, abbiano recuperato questo deficit. Chi vive nel proprio microcosmo urbano e nella propria nicchia eco-culturale, magari non si rende tanto conto di questa emergenza nazionale.

  20. @Valeria e Vittorio: sacrosanto! L’analfabetismo di ritorno è un problema enorme dappertutto, a parte qualche grande città. Non c’è più niente che sostenga l’evoluzione interiore, le conoscenze, la semplice informazione – libri solo nel periodo scolastico (!), giornali mai – sono spese inutili. Il fatto è che tutto questo non è più un problema: l’ignoranza, il sostenere “non ci capisco niente” è un atteggiamento quasi eroico, dimostrazione di superiorità ed essenzialità. Spesso il passato, la storia, le storie, si rimuovono. Tranne qualche tradizione gastronomica. E le opinioni si appiattiscono e si assomigliano tutte come veline. Facile fare il gioco di Berlusconi & co. in questa situazione, facilissimo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto