PAUSA FRA UNA CITTA' E L'ALTRA

Dovrei tenere un diario di viaggio, in effetti. Cose da ricordare della presentazione torinese: l’intelligenza di una donna splendida (e una scrittrice che adoro) come Alessandra C. ; la pacata preoccupazione di Mercedes Bresso; i dati sugli omicidi in famiglia (peggiorati: se prima i delitti che riguardavano le donne erano uno su quattro – Eures/Ansa 2005- adesso sono uno su tre) forniti da Alessandra; la rabbia di una bella signora con gli occhi luminosi di indignazione, accompagnata dalla giovane figlia; l’intervento di un nonno che ringraziava sua madre per avergli insegnato a lavare i piatti e ad accudire la casa.
E tanto altro, naturalmente.
Nota a margine: nel tempo di un Roma-Torino, Torino-Roma, bus-navetta inclusi, ho letteralmente divorato, e ho quasi finito, questo libro. Nonostante il titolo non invitante, strepitoso.
Mi riprendo.

8 pensieri su “PAUSA FRA UNA CITTA' E L'ALTRA

  1. ciao! sono stata costretta a leggere il suo libro ed a farne una relazione. Non sono assolutamente la ragazza che crede, anche se giudicherò mal impostato il suo saggio “Ancora dalla parte delle bambine.
    Controvoglia l’ho finito, ma ho bisogno di un’informazione personale, che spero lei voglia darmi, anche in privato se lo preferisce.
    Quindi le chiedo di rispondermi sulla mia email, affinchè io possa farle la domanda. Spero di farle leggere il mio commento una volta ultimato.
    (non le rivolgo la domanda direttamente in questo commento, perchè non so se verrà pubblicato o sarà un messaggio privato.)
    grazie.
    buona giornata.

  2. Beh, Luna. Già il fatto che tu sia stata “costretta” non mi rende felice. Secondo: non credo nulla a proposito di te, e spero che si comprenda che nel libro non giudico nessuna ragazza o bambina. Semmai, il giudizio è sui modelli forniti. Terzo. Non sono una veggente: se tu non pubblichi l’indirizzo mail, come faccio a risponderti? 🙂
    Nel caso, pubblico la mia:
    loredana.lipperini@gmail.com
    (ad ogni modo: essendo questo un blog con commenti non moderati, la domanda verrebbe pubblicata)

  3. Treviso antirazzista.
    Una bella iniziativa con la piazza gremita e piena e paziente. paziente e volenterosa perché non si sentiva assolutamente nulla. Adessso ditemi voi che si deve pensare: un gruppo di scrittori che si riuniscono in piazza per leggere dei testi della letteratura mondiale contro il razzismo che NON hanno un microfono. Per fortuna – come non ha mancato di dire Paolini – stazioonava lì vicino un gruppo di musicisti andini che hanno prestato il proprio microfono. Ma non si sentiva niente lo stesso. Come ha detto di nuovo Paolini l’amplificazione dei muscisiti è fatta per far sentire da vicino altrimenti se senti la musica da lontano mica lasci un obolo! Ci ha quindi invitati a pagare – finite le letture – il giusto compenso ai musicisti.
    Questi scirttori che inguaribili narcisisti! nessuno che abbia pensato che per parlare in piazza ci vuole una amplificazione. Fossero stati dei militanti avrebbero per lo meno portato un megafono, ma hai mai visto delle star portarsi dietro l’amplificazione?
    Ma li perdoniamo perché l’iniziativa era buona. e Covacich andando a Roma ha guadagnato in affettività e perso un po’ di cinismo, oggi ha perfin detto che non ha paura della retorica.
    Invece le lettura forse poteveno essre un po’ più incisive (almeno quelle che son riuscita ad ascoltare). Due letture del vangelo su un manipolo di una dozzina di scrittori mi smebrano un po’ troppe anche per degli scrittori veneti.
    Mi ha colpito che nessuno abbia scelto una scrittura dell’altra parte ciò della parte di chi subisce la differenziazione ma che tutte siano comunque state dalla parte di chi la agisce.
    ciao

  4. L’essenziale, è verissimo, è proprio il concetto che oggigiorno più di ogni altro fa sentire la propria mancanza. E l’essenziale, la chiarezza, la linearità, è proprio ciò che non ho saputo rintracciare nel suo libro. Sebbene condivida la maggioranza delle deduzioni, la disorganicità del testo e la reiterazione dei concetti mi hanno reso la lettura del suo libro…quasi faticosa. A tratti nevrotica. Stesura frettolosa dovuta a scadenze editoriali? Pigrizia? Sincera avversione per il labor limae? Ho chiuso il libro e ho acceso lo stereo: Twenty-first century schizoid men. Perfetto.

  5. “che fine ha fatto mister y” mi sta tenendo compagnia in queste ore; grazie della segnalazione, è veramente quel tipo di lettura che ti fa tornare bambina, nel senso più bello del termine, cioè con il gusto della scoperta, del mistero, del gioco; e poi basta l’idea che la protagonista al centro delle avventure sia una donna e che le avventure siano intellettuali perché valga la pena… strepitoso, hai ragione!

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