PAUSA PAUSA RITMO LENTO

Jaime D’Alessandro su Repubblica di oggi, a proposito di eBook.
Si scrive “self publishing”, si legge “editoria fai da te”. Un modo, attraverso gli ebook, di scavalcare grandi e piccole case editrici rivolgendosi direttamente al pubblico. Scenario possibile perfino qui da noi, dove i romanzi da comprare online stanno muovendo i primi passi. E dove stanno nascendo iniziative come Ebook Lab Italia, la prima mostra dell´editoria digitale (a Rimini, da oggi a sabato). Perché quel che tutti cercano di capire è come e quanto gli ebook cambieranno la narrazione e la lettura. Tra gli altri, proverà a spiegarlo lo scrittore polacco Piotr Kowalczyk, nuovo maestro del fenomeno dei romanzi per cellulare, quei cellphone-novels che in Cina hanno già 25 milioni di lettori e che hanno consentito allo stesso Kowalczyk di distribuire 50 mila copie. I testi, che possono raggiungere anche le 400 pagine, sono costruiti con sms in sequenza abbreviati.
Oggi i libri digitali valgono appena lo 0,5 per cento del mercato, ma in futuro le cose potrebbero andare diversamente. Serviranno almeno tre anni per raggiungere i livelli degli Stati Uniti, dove rappresentano fra l´otto e il 12 per cento del giro d´affari complessivo, contro il tre dell´Inghilterra e l´uno di Francia e Germania. In America il volto dell´intero settore sta già mutando: così come è accaduto alle case discografiche, gli editori rischiano di essere ridimensionati dai giganti dell´elettronica stile Amazon, Google, Sony, Apple, o superati dall´intraprendenza di agenti e scrittori sedotti dall´idea di parlare con i propri lettori senza intermediari. Come ha già dimostrato il conflitto tra Andrew Wylie e Random House.
Ma c´è anche il caso di Seth Godin, autore di saggi di marketing di gran successo. Ha messo a punto un progetto assieme ad Amazon, Project Domino, per promuovere e pubblicare testi senza passare le case editrici. Il primo titolo di questa collana sui generis, Poke The Box dello stesso Godin, è online e nelle librerie dal primo marzo. Nel frattempo ha scatenato dibattiti accesi fra apocalittici e integrati.
«È un cambiamento vero», conferma Marco Polillo, presidente dell´Aie, il consorzio degli editori italiani. «Una di quelle trasformazioni che dobbiamo prepararci ad affrontare. Ma da qui a dire che gli editori tradizionali siano finiti ne passa. Certo, è un mestiere destinato a cambiare».
O meglio: che sta già cambiando. In Italia la Sugaman ha appena lanciato i suoi ebook privi di protezioni, dunque leggibili su qualsiasi dispositivo. Fondata dallo scrittore parmigiano Paolo Nori e da Alessandro Bonino, fra i promotori del blog satirico Spinoza.it, ha esordito con La matematica è scolpita nel granito di Nori, che oggi è il romanzo digitale più venduto su Bookrepublic, la prima piattaforma nata in Italia per la vendita di ebook. «Non ci piace che i libri elettronici costino quanto l´edizione cartacea, soprattutto non ci piace che vengano poste limitazioni alla loro circolazione», ha spiegato Bonino. Difficile dire se basterà per farsi largo fra i colossi dell´editoria e dell´elettronica di consumo. Di sicuro è mettere un piede in un mercato tutto da costruire.
Oltreoceano il business dei libri è valutato attorno ai 5,6 miliardi di dollari, stando ai dati forniti da Tina Jordan, vice presidente della Association of American Publisher. Mentre gli ebook valgono circa 500 milioni di dollari, con un´offerta di 800 mila titoli contro i 50 mila della Francia e gli scarsi settemila disponibili in Italia. Il 90 per cento, sempre negli Stati Uniti, lo possiede Amazon che in cassa ha una liquidità di 3,5 miliardi di dollari. Pochi rispetto agli oltre 33,4 o ai 25,5 che secondo Standard & Poor´s avrebbero Google e Apple. In ogni caso un´enormità per le case editrici di qualsiasi parte del mondo. Perché si trovano a dover trattare la delicata questione dei prezzi e dei diritti degli ebook con aziende in grado di acquistarle in tre secondi o in alternativa di assumere gli editor migliori e gestire da sole il rapporto con autori da un lato e lettori dall´altro.
«Attualmente questi colossi dell´hi-tech, eccezion fatta per Sony che produce sia musica che film e show televisivi, sono ancora concentrati sulla parte distributiva e tecnologica più che su quella della creazione di contenuti», spiega Richard Nash, editore indipendente fra i più coraggiosi a capo del progetto Cursor, a metà strada fra un social network per scrittori e una piattaforma per la pubblicazione di testi online. «Ma è probabile che cambino direzione nel loro acquisire peso. Del resto qual è la maniera più veloce e immediata di comprare un romanzo? Le librerie di ebook. Ed è facile prevedere che la quota di mercato dei libri digitali toccherà entro una manciata di anni il 40 o il 60 per cento. Quel che oggi sembra un esperimento, il caso Godin, potrebbe domani diventare prassi comune».
Nel 2001 ci provò anche Stephen King con The Plant: lo si ordinava online e si riceveva la copia via posta. Ma al re dell´horror andò male. Ora però i tempi sembrano cambiati e a rischiare grosso sono soprattutto le grandi case editrici. Da un lato perché, sull´onda di Stephen Leather, scrittore e autore tv inglese che ha scalato la classifica di Amazon.co.uk arrivando a vendere duemila copie al giorno del suo romanzo The Basement grazie all´autopromozione e al prezzo irrisorio di 99 centesimi di dollaro, altri potrebbero tentare la strada del self-publishing. Dall´altro perché Sony e le sue sorelle ormai trattano su base internazionale i diritti digitali di musica, tv e film, sminuendo chi li gestiva fino ieri nei singoli Paesi. Accadrà lo stesso con gli ebook? Probabile, soprattutto nel caso dei blockbuster alla Dan Brown.
«A mio parere sono più gli spazi che si aprono che quelli che si chiudono», sottolinea però Marco Ferrario, cofondatore di Bookrepubblic. «Per gli editori locali in particolar modo, quelli con una forte identità e un pubblico affezionato. Bisogna specializzarsi, innovare in un campo che è solo all´inizio, cominciando a pensare ai libri stessi in maniera diversa».
E tenendo ben presente che ad ogni svolta tecnologica è sempre corrisposto un mutamento profondo, con giganti del settore che diventano nani e viceversa.

19 pensieri su “PAUSA PAUSA RITMO LENTO

  1. Lo scenario che più inquieta è questo: quando ognuno si sarà costruito il proprio ebook (senza filtri editoriali di sorta) i titoli in circolazione saranno talmente tanti che ogni autore finirà col leggere soltanto le proprie opere e quelle dei propri amici.
    Altro possibile scenario: la Torre di Babele (= massima confusione).

  2. Gli ebook cambieranno il mondo dell’editoria e anche la letteratura: è un’opinione condivisa da molti. E molti pensano che ci si sta avvicinando alla “morte” del libro cartaceo.
    Ipotesi improbabile, ma non impossibile: e se un giorno non ci fosse più energia elettrica, che fine farebbero i libri elettronici? Dissolti per sempre. Forse è per questo che il libro cartaceo non morirà mai.
    Ritornando alla questione del post, la situazione è in continua evoluzione, ma dovrebbe far riflettere, soprattutto le grandi case editrici per il modus operandi che attuano, specie in Italia.

  3. Io sono più preoccupata dai risvolti ambientali della crescita dell’ebook: i rifiuti elettronici sono quelli in maggiore crescita ma con minori percentuali di riciclaggio, perché sono complessi, fatti di tanti materiali diversi, spesso pericolosi. Un libro di carta, anche se non lo ricicli e lo abbandoni in un campo, dopo un anno è sparito senza fare danno. Chi dice che i libri distruggono foreste è male informato: la quasi totalità delle cartiere sfrutta piantagioni create ad hoc, che in Europa sono in costante crescita. Oltre al fatto che l’ebook richiede energia per essere usato mentre un libro no.

  4. Come per tutte le altre innovazioni, secondo me bisogna fare molta attenzione a distinguere fra gli aspetti veramente “liberatori” di questo nuovo mezzo di diffusione della conoscenze (che ovviamente ne influenza anche le modalità di produzione) e le dinamiche che sono innescate o parassitate dai meccanismi di mercato, di produzione di utili e profitti. Le due logiche vanno sempre a braccetto, inevitabilmente; tutto sta nel tenere alta la guardia sul modo in cui la loro dialettica influisce sulla natura del prodotto e sulla psicologia e le attitudini dei destinatari.

  5. Il fenomeno e-book continua a lasciarmi perplesso. A parte il discorso (non da poco) del contatto fisico con il mezzo (libro o disco che sia, ho notato che se qualcosa ce l’ho sul pc finisce che mi scordo di avercela), ho dei dubbi su questa prospettiva per cui chiunque sarà in diritto di sentirsi “artista”.
    Tuttavia, penso a quello che è successo con la musica: quelli che suonano, trovano un palchetto su cui esibirsi davanti agli amici, registrano il loro insulso dischetto, sono una quantità immane; alla fine, però, solo i pochissimi bravi, che hanno idee davvero valide, vanno avanti e acquistano pubblico, finalmente senza che ci siano inutili intermediari da scrivania.
    Forse l’aspetto che mi preoccupa di più, in tutto questo, è la pirateria (perché QUALUNQUE prodotto informatico è possibile scaricarlo da e-mule, senza pagare nulla) e il conseguente deprezzamento del medium e, forse, dell’arte stessa.
    Ah, concordo con l’intuizione di Esther a proposito dei rifiuti elettronici.

  6. @.mau. Infatti i blog sono diventati come le stelle di Negroni, milioni di milioni, e ogni blogger dedica il grosso del tempo medio riservato ai blog all’aggiornamento del proprio blog personale e a una rapida scorsa ad appena una mezza dozzina di altri blog…

  7. per quanto mi riguarda penso che dobbiamo fare una seria analisi dei costi di produzione di un ebook,che gioco forza sarà diversa a seconda che si tratti di un publisher tradizonale o un editore bricoleur.E capire che ci sarà un futuro per l’editoria elettronica solo quando il lettore potrà risparmiare il 50% rispetto a un acquisto cartaceo.Questo,a mio parere,è il punto di rottura per cui vale la pena di rottamare un mondo,con i conseguenti spargimenti di sangue,a favore di un altro che,eventualmente,verrà

  8. @ Alice: ma anche no. Porto l’esempio della musica: perché pagare un musicista professionista quando dei ragazzini o dei dopolavoristi me lo fanno gratis? Oppure, perché spendere 20/10/5 euro per un disco quando e-mule me lo da gratis?

  9. Siccome solo chi ama le buone letture e i buoni cari vecchi libri sarà il vero letterato, l’invasione degli ebook andrà a inquinare le menti già instabili di chi crede di essere scrittore ad honorem.

  10. Il fatto che ogni epoca abbia le proprie tecnologie non deve spaventarci. Ci vorrebbe maggior fiducia nella qualità dell’utenza: un buon lettore saprà scegliere cosa , come e quando leggere. Perfino i romanzi per cellulare possono avere i loro risvolti positivi

  11. @Lucio Angelini
    «i titoli in circolazione saranno talmente tanti che ogni autore finirà col leggere soltanto le proprie opere e quelle dei propri amici»
    Già adesso, OGGI, in pieno cartaceo, il numero di libri disponibili è privo di significato.
    Su Anobii sono registrati 25 milioni di volumi. Un lettore da 100 libri l’anno, in 60 anni ne leggerà lo 0,024%. Niente.
    Tuttavia, di recente sono stati sviluppati strumenti innovativi. Oggi scegliere un libro passa necessariamente dalla consultazione di Blog, commenti di librerie online, gruppi di discussione, classifiche e funzionalità come “chi ha comprato X ha comprato anche Y”.
    10 anni fa c’ero, gli ebook no. E non sapevo mai cosa leggere. A volte mi fidavo di qualche recensione, a volte andavo a naso. Spesso restavo deluso.
    Devo dire che la percentuale di delusioni è drammaticamente diminuita, da quando ho Amazon e Anobii a disposizione.

  12. @Renzo. Non c’è autore, ormai, che non mobiliti i propri amici o parenti convincendoli a depositare recensioni positive in Anobii. Lo strumento, buono inizialmente, non lo è già più… Personalmente uso il vecchio metodo di aggirarmi per librerie di ogni tipo e fidarmi, scartabellando, del mio fiuto, oppure dei suggerimenti di persone di fiducia (il vecchio tam tam), anche via internet, certo. Sicuramente, se la Lipperini consiglia un libro dei Wu Ming, mi fido fino a un certo punto:-). Sarebbe come se io consigliassi a qualcuno un libro del mio idolo Michele Mari…

  13. @ Strilla: è in base a quale criterio si stabilirebbe ciò che è buono e ciò che non lo è? Perché anche decidere questo è darsi una patente. Insomma, evitiamo di cantarcela e di suonarcela da soli…

  14. l’unica obiezione sensata agli e-book trovo sia quella di m.t.: e se un giorno finisse l’elettricità?
    ma quel giorno il problema degli e-book sarebbe l’ultimo dei problemi, almeno per chi vive nelle città.
    guardatevi attorno e scoprirete che senza corrente non va più niente, nelle nostre case.
    per il resto, credo che lai simili a quelli fin qui sentiti andassero per la maggiore fra gli intellettuali o pseudo tali ai tempi dell’invenzione della stampa: o mio dio, ci sarà troppa roba da leggere, si abbasserà la qualità, ognuno leggerà solo se stesso, etc.
    come dice giustamente renzo, già ora ci son troppi libri: e allora?
    ciascuno di noi, coi propri criteri, sceglie di legger quel che pensa gli possa piacere o interessare.
    credete che queste abitudini cambieranno per colpa di un supporto diverso?
    quando ero giovane il mio sogno era avere a disposizione una macchina da scrivere; nel tempo poi ne ho avute più d’una.
    nel 1986 ho comprato il mio primo computer: da allora per me scrivere è legato a queste macchine, e per farmi tornare indietro ci vorrebbe davvero una catastrofe che ci riportasse tutti ai livelli tecnologici di prima di quarant’anni fa.
    ah, per esser preciso: non possiedo ancora un lettore di e-book, in quanto le recensioni lette e le esperienze di amici non hanno ancora aperto una breccia nel muro della mia pigrizia.
    ma so che è solo una questione di tempo.

  15. Se proprio si doveva estrapolare qualcosa dal mio commento, forse questa frase:
    «Devo dire che la percentuale di delusioni è drammaticamente diminuita, da quando ho Amazon e Anobii a disposizione.»
    Poi ognuno estrapola quel che desidera, sia chiaro.

  16. Non so che pensare riguardo ai libri elettronici. Potrei fare tanti ragionamenti: dal punto di vista economico, culturale, ambientale. L’unico che mi viene da fare però è sentimentale. Devo ammetterlo, mi si stringe il cuore a pensare di non aver tra le mani il libro di carta.
    E le biblioteche? E le librerie? E pensare che in genere sono sempre più che favorevole alle innovazione, al cambiamento e alle tecnologie

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