Lo so, non è giornata.
Però non posso non segnalare due interventi. Magari, riflettendoci sopra, si potrebbe persino capire che senza cambiare una cultura non si cambia la politica.
Massimo Fini su Il fatto quotidiano.
Giovanna Cosenza a proposito di Raiperunanotte.
Se potete, state bene. O almeno benino.
Si li ho letti entrambi. Pure te però eh sei cattiva:)
ps comunque al solito, più che fini so i commenti la parte tragica. I commenti e la redazione che lo fa pubblicare.
Volevi deprimermi? Be’, ci sei riuscita!
Come era la battuta? Poteva andare peggio, poteva piovere?
Beh, a Roma è pure crollata parte della Domus Aurea e mi sembra una cosa molto simbolica visto lo spirito dei tempi…
http://roma.repubblica.it/cronaca/2010/03/30/news/domus_aurea-3014961/
fini è impresentabile, anch’io mi chiedo perchè pubblicare robe del genere.
se volete sollevarvi il morale, c’è un bellissimo intervento di Lagioia su NI
http://www.nazioneindiana.com/2010/03/30/la-responsabilita-dellautore-nicola-lagioia/
E’ il vecchio errore di estendere all’universo tutto le infelici esperienze personali. Anch’io, se per questo, dopo aver conosciuto le donne del FUMER (Fronte Unito Megere Editoria per Ragazzi) e una certa giornalista del quotidiano “La Repubblica” (che peraltro va in giro dicendo, da perfetta falsa e ipocrita, che le invierei minacce), tenderei a dare ragione a Massimo Fini, ma si sa, meglio giudicare ogni singola persona per quello che è, più che per l’appartenenza a questa o quella sottoclasse della specie umana.
Però l’immagine di Massimo Fini che si soddisfa dietro una siepe è impagabile…
non capisco come facciano a farlo scrivere. Vabbe’ la libertà di pensiero, ma Voltaire c’aveva in mente proprio questo?
Riguardo ai solerti commentatori, è parte del tristo motivo per cui ci meritiamo i governanti che abbiamo.
Sconvolto!
E’ il segno dei tempi! Il crollo di una piccola parte (troppo piccola purtroppo) dell’orripilante scatolone bianco che mortifica la domus aurea è il segno che certi amministratori non debbono più mettere piede in campidoglio.
Ho letto anche l’altro pezzo. E la citazione di Aldo Grasso, che amo molto in generale ma non mi trova affatto d’accordo in questo frangente. Mi unisco a Luttazzi (e all’autore più antico che ha citato): i mascalzoni vanno odiati, vituperati, messi all’indice, incapacitati a nuocere. Sto fomentando l’odio? Io lo chiamo sano senso sociale invece, guarda un po’.
come non ricordarsi,leggendo cose siffatte,un giudizio(forse ingeneroso nel caso specifico riguardando un certo Thomas Mann capace di scrivere altrove luminose perle)espresso dall’alter ego di bukowski in Pulp:”quell’uomo pensa che la noia sia un’arte”
il problema luttazzi non è tanto l’odio, che però spesso ha il difetto di sconfinare con l’iidiozia, e io comincio a esere satolla di idiozie viscerali, di qua come di la è tutta una gara a dar calci sui testicoli. Il problema di luttazzi è che non si capisce bene perchè odiare l’altri se tutto sommato è assolutamente d’accordo con loro come il linguaggio adottato dimostra.
Dinosauro, anche confondere la Domus aurea di Nerone con l’Ara Pacis di Augusto è il segno dei tempi… Complimenti!
@ zauberei: non condivido affatto la critica a luttazzi, e ti linko una sua risposta alle critiche in merito http://www.danieleluttazzi.it/node/675#comment-68007
E condivido il suo invito a guardare la luna e non il dito.
Luttazzi ha concluso dicendo “ingiuriare i mascalzoni con la satira è cosa nobile. A ben vedere significa onorare gli onesti”.
Con la satira, questa è la conclusione dell’odio prima citato.
Per quanto riguarda Fini, si faccia curare perchè è proprio giunto il momento.
Sono stanca daxeman della storia per cui per gli uomini il sessismo a sinistra è sempre dito, e a destra pol’esse luna. A volte, altre sti cazzi. Proprio sono schifata. Per conto mio linguaggi e obbiettivi devono essere coerenti, se no gli obbiettivi sono falsi. Non credo alla buona fede di Luttazzi e ho sempre guardato a certa satira e a certi linguaggi con un certo schifo. Pareri, naturalmente.
Zauberei, onestamente non credo che Luttazzi nasconda fini maschilisti dietro la sua satira. Capisco e sono d’accordo a livello di principio con quanto dici, ma l’intento di Luttazzi era ben altro, e lo ha dichiarato apertamente in quel post che ti ho linkato. E comunque, per quanto anch’io critichi alcune banalizzazioni spettacolari di Santoro, non si può combattere un pericolo senza l’odio. Come ha detto qualcuno, sarebbe come se nel Ventennio si fosse voluto combattere Mussolini senza odiarlo. Non credo ci sia nulla di strano, anche perché si può odiare, per dire, e comunque rimanere nel territorio della non violenza. Pareri, naturalmente.
P.S.: il mio nome è daxman, senza “e” in mezzo. A meno che l’errore non sia volutamente canzonatorio.
Data un’occhiata veloce ai commenti a Fini, in effetti sono terribili e la dicono lunga.
Qualcuno/a però scrive anche: “avete perso un lettore”, e magari smetteranno di pubblicare roba simile – anche se credo che Fini sia un collaboratore del giornale dalla nascita, e il soggetto si conosce da mo’, non è nuovo a queste uscite.
Il Fatto, come Grillo, ha a mio avviso il difetto di coltivare più la fedeltà che lo spirito critico del lettore, blandito con una sacrosanta e popolare indignazione (“ladri!”), ma anche con un linguaggio a volte poco pulito – parere mio – come quando, ad es., si stigmatizza l’avversario ricoprendolo di ridicolo per le sue caratteristiche fisiche (“il platinette barbuto” è un obbrobrio, Ferrara va contestato per quello che scrive/dice, non per altro). Insomma, pratiche di linguaggio poco civili e scorrette (qualcuno direbbe fasciste) non sono nuove nel giornale (ricordo le manette in prima pagina…). Il discorso sarebbe troppo lungo, ma, insieme all’orrido sessismo alla base del discorso, è solo in questo contesto che si può spiegare come di fronte ai deliri di Fini vengano fuori commenti che sono puri slogan, avulsi da ogni ragionamento: “ha solo scritto una cosa irriverente e politicamente scorretta” (!!!)
Su Luttazzi la discussione è un bel casino. Ha sempre lavorato in modo – lui sì – molto irriverente su sesso e religione, ed in effetti a tanti dà fastidio, soprattutto donne. Personalmente mi sembra ridicola l’accusa di aver fomentato l’odio. Però, finita la risata, a volte ho l’impressione che quello che rimane della battuta, più che chissà cos’altro, sia l’ennesima posa sessista – per quanto assurda possa sembrare, in un soggetto così clownesco.
Su Luttazzi la mia domanda a questo punto è: se NON dobbiamo guardare il dito della sua satira – dito che invece è stato messo lì a bella posta, con la metafora che sappiamo, proprio perché la gente fosse innanzi tutto attratta dal dito e non dalla luna – se non dobbiamo guardare quel dito, quale sarebbe la luna che Luttazzi ci invita a guardare? Quale l’effettivo contenuto? Il fatto che Berlusconi stia facendo i propri interessi a scapito di quelli pubblici? Il fatto che dobbiamo essere contro Berlusconi, che dobbiamo ribellarci? È questa la luna nuova? Non mi pare ci sia nulla di nuovo, come contenuto, né mi pare che, col dito metaforico, la satira di Luttazzi ci abbia fatto guardare la vecchia luna con occhi nuovi. Cosa infatti dovremmo fare, stando a Luttazzi, per ribellarci? Dire parolacce, ruttare, fare altri rumori?
Quanto all’operazione di Santoro nel suo complesso, anche alla luce (al buio) dei risultati elettorali di ieri, temo che la manciata di voti per cui Bresso e Bonino hanno perso (per fare solo due esempi) possa essere letta anche in questo modo (anche, non solo): tutta l’attenzione mediatica attorno allo show di Santoro ha indotto molti elettori di centro-destra (o almeno simpatizzanti) ad andare a votare, quando invece – senza tutto quel can can anti-(ma in realtà pro)-berlusconiano dell’ultim’ora – se ne sarebbero tranquillamente stati a casa astenendosi. Insomma, credo che parlare dell’elefante all’ultimo minuto, con tutta quell’insistenza e virulenza, abbia tristemente contribuito a rafforzare la convinzione che fosse giusto andare a difendere i candidati del centrodestra dall’odio della piazza, da parte di chi, in condizioni di normale disattenzione, si sarebbe astenuto.
Penso che Luttazzi sia in buona fede, ho però la certezza che molto del suo pubblico non colga, né a caldo né a freddo, che la sua è una critica.
è anche vero che il monologo suscita risate amare et disgusto anche agli estimatori, quindi il processo ‘catartico’ forse Luttazzi lo ottiene.
Ma forse no, perché tu lo senti mimare questo atto sessuale la cui prevaricazione viene estetizzata e non capisci da che parte sta. Poi io sono convinto che sta dalla parte giusta, ma se il tuo affezionato pubblico non lo capisce (io incluso) evidentemente un errore c’è.
Riguardo alla presunta mobilitazione al voto dovuta al can can di santoro, la mia impressione è un’altra, non sono d’accordo con Giovanna Cosenza: chi ha votato per contrapposizione – contro Santoto Di Pietro e tutti i presunti odiatori – (vedi prima pag. di Libero) lo avrebbe fatto comumnque.
Imoltre, non mi sembra praticabile la posizione di non fare nulla perchè si risveglia-motiva l’avversario (?!): lo spettacolo di Santoro è stato un momento interessante (pur con vari difetti) per svariati motivi, ma non credo abbia smosso voti. Chi lo ha seguito aveva già i suoi netti convincimenti, in un senso o nell’altro.
Giovanna se fosse vero, il popolo di sinistra o le donne avrebbero dovuto votare in massa dopo le “sagaci” battute del Presidente sulla Bresso. Ma non è stato così, come non è vero che il Popolo delle Libertà sia andato a votare in massa. Hanno votato in pochi di tutti gli aventi diritto, un po’ più della metà restituendo una radiografia dell’Italia terribile.
Ti faccio un esempio, la Bresso ha perso per una manciata di voti, ma ha messo in luce come Torino e provincia sia divisa dal resto. Noi, loro.
E questo vale anche per l’Italia centrale, loro contro quelli della Lega al nord. E poi c’è la Lega al nord, loro contro i “terroni del sud” e vai così.
La tragedia è ascoltare oggi il monologo di Luttazzi, le sue parole sulla natura degli italiani e sulle regole.
Puoi anche dire che questo gioco è sbagliato e sono perfettamente d’accordo, ma le regole non le stiamo stabilendo congiuntamente. Le regole le stanno stabilendo altri.
Puoi cercare un nuovo terrendo dialettico, anche in questo caso ti troveresti di fronte a un problema: in questo momento non esiste una lingua comune.
Io vorrei ricordare che il Partito dell’Amore era il movimento fondato da Moana Pozzi. Sarà un caso? O una perenne presa per il culo?
L’odio, a volte, ha molta più dignità dell’inflazionato lemma amore. L’odio ti costringe a prendere una posizione chiara. Non noi e gli altri, ma tu nei confronti dell’altro.
Ah ma il pezzo d Fini mi ero convinta che fosse ironico…come la caricatura di un certo pensiero becero sulle donne. Non mi pareva ipotizzabile che fosse serio…Dite di no invece? Dài, non è possibile! (Scusate ma i commenti non li leggo che già oggi mi sento poco bene).
Al Fatto sono abbonata, e lo trovo per molti versi un quotidiano prezioso. Però sono molto d’accordo con Paco sul linguaggio, e sulla ridicolizzazione ad oltranza dell’avversario con soprannomi, appellativi, neologismi offenisvi: lo trovo un registro estremamente fastidioso e stucchevole, e alla lunga anche inefficace.
(c’è pure la questione della libertä d’informazione e di quello che in teatro, la sera di raiperunanotte è successo alle nonsiamocomplici vedi pezzo di anna simone sugli altri, e per contro la merdina elettorale: la “stecca di Luttazzi”!!!! della Ravera sappiamo tutti dove. Metto traparentesi loredana, a te, se del caso, il link, se no fa nulla, ciao:)
Mah volevo dire u mucchio di cose – ma insomma quoto Giovanna Cosenza.
Attendo con ansia il prossimo articolo di Massimo Fini, composto da una serie di rutti.
(è una battuta)
Non condivido la critica al linguaggio di Luttazzi. E vorrei capire perché un monologo su un rapporto anale, usato come metafora del rapporto tra Berlusconi e gli Italiani, sia percepito come sessista . Sia chiaro: non ho intento polemico. Mi interessa davvero.
(per il resto, quoto l’ultimo commento di Alessandra C , parola per parola)
“But it was all right, everything was all right, the struggle was finished. He had won the victory over himself. He loved Big Brother.”
Parlare di odio, continuando il discorso di Giovanna Cosenza che condivido in pieno, cosi’ come sottoscrivo Zauberei, parlare di odio, dicevo, mi pare una strategia alquanto controproducente.
@ Giovanna Cosenza: La luna indicata da Luttazzi era la volontà degli italiani di accettare il berlusconismo, la loro passività nei confronti di quel modello culturale, la loro eccitata sottomissione alle sue nuove forme di autoritarismo di natura televisiva e imprenditoriale. Ripeto, mi sembra abbastanza chiaro dalle parole stesse di Luttazzi. Ma magari sono io a essere capzioso o a provare eccitata sottomissione nei confronti dell’autore.
Per quanto riguarda la campagna d’odio, vorrei ricordarti i brillanti risultati di Veltroni alle ultime politiche. No, grazie.
Il problema daxeman è 1. che st’amo a odiià da molti anni, se non te ne sei accorto, e non abbiamo scalfito niente. 2. E’ chiarissima la questione di Luttazzi, ancorchè stranota: ossia non è il primo mi pare a indicare l’eccitata sottomissione degli italiani, tramite metafora dell’inculata – di certi quanto meno. Metà delle vignette di Altan giocano su questa cosa, eccitati più o eccitati meno. 20 anni di vernacoliere. svariati comizi di grillo. Come luna caro, fa un po’ cagare, mostra la corda, in compenso mantiene alto il godimento non già della rivelazione politica – che appunto andiamo: NON C’E’ (o ci credimo di essere intelligentissimi perchè abbiamo colto la luna di Luttazzi? magari caro, la coglie anche il gatto mio. )Allora Luttazzi fa ridere perchè la sua luna è il linguaggio politicamente scorretto. Fa finta di fare politica, ma fa solo bagaglino. E noi ahaha a ridere come pecore.
Insisto, scusate, non polemicamente ma con sincero sgomento, visto che sono anche abbonata al quotidiano che l’ha pubblicato: ma davvero non c’è possibilità che il pezzo di Fini possa intendersi come amara satira sui cliché moderni contro le donne?
No francesca, perchè non è il primo. Ne ha fatti altri nella stessa direzione, e poi si legge no? Non ci sono delle spie correttive di sorta. Non ci sono ribaltamenti.
Zauberei, mi sembra che il cliché dell’inculata sia utilizzata da Luttazzi in modi ben diversi (anche perché lui stesso è conscio, appunto, del cliché). Cioè, basta ascoltare il suo sketch. Rispetto alla metafora comune di cui parli (inculata = Berlusconi ha “fregato” gli ingenui italiani), Luttazzi ha aggiunto una responsabilità che almeno io, prima, non ho mai sentito imputare “alla gente”. Luttazzi, parlando del godimento, tira in ballo le scelte della collettività, l’attrazione culturale e antropologica per quel modello, esemplificata nella “seconda fase” (il gemere dal dolore, pur sapendo che la pratica in realtà piace). A mio parere Luttazzi ha puntato proprio sulla responsabilità di tutta la collettività, sull’anima nera di berlusconismo che potremmo avere tutti noi. Una scelta, secondo me, persino difficile.
Comunque, una piccola nota OT per te: 1) mi chiamo daxman e non “daxeman” 2) Non darmi del caro con quel tono perculante (lo stesso della mispronunciation di prima), perché non ci conosciamo e io non mi permetto queste confidenze con te.
francesca, fossi in te manderei qualche commento e mail di protesta, due righe ma chiare, magari ci riflettono… che Il Fatto ha una sua ragion d’essere, per carità, ma si può migliorare
Daxman.Mi spiace per il tono. Capita – mi dispiace se è stato fasrtidioso. Per il refuso capita anche quello spesso con il mio nome, non faccio tante storie. Normale.
per il resto no l’uso della metafora in questione per me è già stato fatto. Per conto mio si reificava esattamente con quello spettacolo. Detto questo – pareri diversi.
francesca, non era ironico, come dimostra anche la risposta, sempre sul fatto il giorno dopo, di silvia truzzi
http://antefatto.ilcannocchiale.it/glamware/blogs/blog.aspx?id_blog=96578&id_blogdoc=2463205&yy=2010&mm=03&dd=28&title=uomini_il_buio_oltre_la_siepe
Al termine di un ventennio, definito seconda repubblica, ma che forse meglio sarebbe dire post-repubblicano, ci troviamo con la Lega padrona del nord e le organizzazioni criminali del sud. Badate, le due si tengono molto bene. C’è molto bisogno, ora più che mai, di liquidità nella cosiddetta piccola e media impresa padana. Il flusso è: denaro da riciclare verso, rifiuti speciali da smaltire a sud, più molto altro. Garante, il nostro imprenditore criminale. Abbiamo la classe dirigente più incompetente e corrotta dell’orbe terracqueo, opposizione inclusa. Una catastrofe culturale in corso, con l’analafabetizzazione, dati alla mano, al galoppo, incluse le fasce alte. Ma anche da queste parti, accademiche quotate e professionisti vari (in buona fede) assumono le categorie amore- odio (il frame) come fondativo di ciò che c’è da discutere. E di Santoro e Luttazzi
(un giornalista e un comico ormai un bel po’ defilato, il cui sketch, aggiungo per chiarezza, ho trovato greve e per nulla divertente) come i leader dell’opposizione nel paese, e almeno in parte responsabili della sconfitta.
Forse è proprio vero che non vale più la pena di affannarsi. Non c’è più niente in palio.
Luca, sono d‘accordo in buona parte con la tua analisi estrema. Però ci sono temi “caldi” all’odg che non scegliamo noi: alla fine è Lui, con i suoi mille altoparlanti, ad orientare il dibattito pubblico (il tema amore-dio è solo l’ultimo); spesso, quasi sempre, è difficile starne fuori. E qui nel post la questione interessava per la tematica del sessismo.
Grazie zauberei e supermambana. Sì, due righe le manderò, Paco, tra una lacrimuccia e l’altra.
L’anti-berlusconismo di Santoro è controproducente – vuoi mettere con la fruttuosa opposizione dei D’Alema Bersani Bertinotti? Il Fatto Quotidiano ospita un commentatore disdicevole (nessuno s’azzardi a leggere Celine ché pure quello lì mica è tanto politicamente corretto). La satira di Luttazzi è greve. Sì, vabbè, ciao, buonanotte
Sono d’accordo col Fini: passasse il suo tempo dietro le siepi invece di scrivere o parlare, tutta l’umanità ne avrebbe un gran guadagno – a cominciare a da lui, naturalmente.
Daniele c, su Fini: non è che le fregnacce solo perchè sono politicamente scorrette diventano automaticamente cose giuste e interessanti…Poi Celine può essere apprezzato come scrittore malgrado certe idee razziste, ma non per le idee razziste in sé, credo…Ma è vero, noi donne stiamo sempre a lamentarci. Però anche i disabili non scherzano, eh? In fondo io manco per il cacchio trovo parcheggio in centro mentre loro c’hanno il posto riservato, allora che la finissero di lagnarsi per le barriere architettoniche, alla fine sono loro la barriera architettonica che se ce n’è uno sul marciapiede non si passa più col passeggino. Non se ne può più!
Francesca Violi, i penso che quelle di Fini siano effettivamente fregnacce non condivisibili. Solo mi sembra esagerato l’idea di boicottare un intero giornale per un articolo peraltro prontamente replicato da Silvia Truzzi. Anche Massimo Fini può essere non dico apprezzato ma quantomeno tollerato malgrado certe idee retrograde. Non è detto che rispondere a qualsiasi provocazione faccia fare questi gran passi avanti. Con simpatia – e senza maschilismo.
Daniele C. dipende dalla distanza che si decide di avere nei confronti di un certo oggetto politico. Non vuol dire che debba essere per tutti la stessa, ma è assolutamente normale che chi ci si sente vicino agisca di conseguenza. C’è sempre questa teoria per cui certe categorie chiamiamole professionali siano prima la loro professione che la loro espressione come soggetto umano. E’ un ‘artista ERGO può essere razzista, e’ un giornalista ERGO può essere sessista. O come quell’altra storiella edificante per cui è regista, perciò può essere stupratore. Il doppio binario dell’eticaa radical chic: all’empireo di perdona quello che per i plebei è volgare e cattivo. Ad ogni modo, sfugge sempre il necessario coinvolgimento che i diretti inclusi nei comportamenti discriminatori hanno necessariamente. Se un giornale avvalla un articolo discriminatorio sui disabili, io non vedo perchè i lettori disabili devono continuare a dare soldi a una pubblicazione che li discrimina. Si chiede sempre alle donne una salottiera distanza – il loro coinvolgimento è meno lampante di quello di altri soggetti di discriminazione.
Io invece non ho di queste salottiere distanze per i comportamenti discriminatori, sia verso quelli che mi coinvolgono per questioni personali – es. donna – ma anche per quelli che non mi coinvolgono affatto. Ne va di cose ben concrete, che fanno l’agire quotidiano di molti. Con Fini certo la perdita è minima – che co’ Celine, ahò ce corre, ma quand’anche, il pregio letterario – nei casi in cui c’è – in certi frangenti concreti – non so se vale mai più della vita di chi patisce la discriminazione.
In tema, la prima pag di Libero oggi: “Al pd non piace la gnocca” (sentito in rassegna stampa radio). Autore: Bechis dietro pseudonimo femminile. È una gara a chi ce l’ha più lungo, il machismo.
Aloha! Dunque, secondo Miss Cosenza gli italiani sono dei completi babbei? E Luttazzi a ben vedere è un emissario dell’elefante. Invece il baccano fatto con raiperunanotte ha risvegliato le coscienze di altri babbei che si sono decisi a scendere dal loro lettuccio casalingo per andare a votare. Aiutooooooooooooooooooo! Io il cattivo l’ho quasi sempre odiato, tranne Robin Hood, Arsenio Lupin e t similia
Massimo Fini ha il coraggio di scrivere ciò che una larga parte del gregge pensa.
In quanto pecora, il popolo del nostro Paese al massimo rumina qualche commento fuori luogo, nient’altro.
Dr. Fini, come dico sempre: peccato per il cognome ma avanti così.