SOLO POCHE RIGHE

Difficile fare il resoconto di una tre giorni densissima come quella della Festa del libro all’Auditorium di Roma. Difficile elencare  le parole degli ospiti che si sono avvicendati al microfono durante le dirette, nonchè, volendo, le personali emozioni della sottoscritta.
Mi limito all’ultima risposta data ieri da Roberto Saviano nel corso del collegamento con Radio3. Gli avevo fatto una domanda decisamente canonica e in linea con il “come si scrive” che ha caratterizzato tutta la Festa: ovvero, i famigerati consigli al giovane scrittore. Avere fiducia nel web, ha detto. E non aver paura dell’invidia. Lui, per esempio, ha invidiato, mentre non era ancora neppure un esordiente, Niccolò Ammaniti per aver scritto un romanzo come “Io non ho paura”.
E mentre lo raccontava ho pensato alla lezione di stile che Saviano stava fornendo agli scrittori, di brevissimo o lunghissimo corso. Avercene.

10 pensieri su “SOLO POCHE RIGHE

  1. Purtroppo non sono riuscita a seguire neppure uno dei bellissimi incontri dal vivo, ho ascoltato però fahre.
    Sull’invidia, sì, ho sentito Saviano ammettere coraggiosamente la sua invidia nei confronti di Ammanniti.
    Un altro scrittore parla di sè come invidioso, ci ha scritto su pure un libro: Alessandro Piperno.
    Eppure io devo a Piperno la mia lettura di ‘lunar park’, per la qual cosa gli sarò sempre grata. E’ successo così: in una presentazione di ‘con le peggiori intenzioni” ha chiesto al direttore della libreria ‘come vanno le vendite di Lunar Park?” “Mica tanto bene” “Peccato, quello sì che è un libro da leggere. Allora – dice a noi – se proprio dovete comprare un libro, comprate ‘lunar park’ non il mio”.
    E Piperno segnala molti scrittori suoi coetanei come bravi scrittori, tra questi pure Saviano, di cui è amico e nei confronti del quale, anche esprimendo a volte critiche severe, è stato sempre leale.
    E’ invidia questa? Me lo chiedo anche a proposito di Saviano, perché penso che uno scrittore voglia essere letto, scrive per essere letto.
    Sono convinta che sia una bella favola quella per cui l’artista operi soprattutto per se stesso, che esprimersi gli basti e avanzi.
    E dunque immagino che sia inevitabile un crampo di invidia del giovane e ignoto scrittore nei confronti di chi raggiunge un pubblico vasto, indipendentemente dal successo che questo denota.
    Il fatto che, una volta che pure lui si è afermato, lo confessi però è raro, questo sì. Ed è stato molto spiazzante sentir dire da Saviano questa cosa, e molto bello.

  2. Sono capitato per sbaglio (e senza riconoscerlo) a due metri dall’incontro con Chico Buarque, anche i suoi consigli sono stati fenomenali.
    Mi sembra di averli capiti così:
    1 – bisogna saper leggere e saper leggere è più difficile di saper scrivere
    2 – Buarque non ha consigli su come scrivere un romanzo (lui dice di non saper scrivere un romanzo; se vabbe’…); lui si fa guidare dalla “musicalità” di quello che scrive (e direi che ci riesce).
    3 – i russi !

  3. Giusto per parlare di stile, non posso resistere alla tentazione di segnalarvi l’ormai leggendario Tommaso Debenedetti, le cui false interviste – dopo il clamoroso caso di «Libero» e l’intervista smentita di Philiph Roth anti-Obama – sono arrivate addirittura sul New Yorker!
    La categoria – alla quale appartengo anch’io – dovrebbe chidergli i danni…
    ;-D
    http://www.newyorker.com/talk/2010/04/05/100405ta_talk_thurman?printable=true

  4. Però sarebbe carino, un giorno o l’altro, attaccare il problema dall’altra parete, quella difficile.
    Appena uscito mi sono comprato e letto ‘Come funzionano i romanzi’ (How fiction works) di James Wood, il critico letterario principe del New Yorker. Ora, se provate a mettere ‘James Wood’ e ‘fiction’ su Google Blog ne vedrete delle belle: apparentemente il 95% degli aspiranti scrittori americani e inglesi lo odia, più che altro per legittima difesa. Le sue stroncature dei principali scrittori americani viventi (la più recente, micidiale, su Paul Auster) sono sempre illuminanti anche quando non le si condivide e, oltretutto, scrive meravigliosamente bene, cosa che non gli viene perdonata.
    Wood si occupa di stile e con standard rigorosissimi senza la benchè minima preoccupazione ‘morale’ o meglio, con preoccupazioni morali che non hanno nulla a che vedere col ruolo pubblico dello scrittore ma tutto con la sua opera (a meno di non considerare Harriet Beecher Stowe la più grande scrittrice americana di tutti i tempi).
    Ecco, secondo me sarebbe il caso che lo leggeste anche voi e poi se ne parla tutti insieme.
    (quanto al web, credo che Wood direbbe che non rende meno bravo uno scrittore bravo ne’ più bravo uno incapace e che il resto è marketing)

  5. Come funziona la parola ‘Saviano. Anche questo potrebbe essere un saggetto molto interessante, se qualcuno, magari un Mr. Stone, si prendesse la briga di scriverlo.

  6. Sarebbe interessantissimo. Anche a giudicare dagli schizzi di vomito che leggo qua e là su Facebook, da parte di quegli scrittori che nell’invidia, invece, macerano. E caspita.

  7. Sarà, ma dalla mia esperienza il nome che scatena davvero l’odio dell’Intellettuale Medio Italiano come il drappo rosso per i tori nei vecchi cartoon Warner Bros è Umberto Eco.
    Comunque spero che si possa mettere su una discussione sul libro di Wood (e se non qui dove?)

  8. Nel suo I LIBRI CHE NON HO SCRITTO George Steiner dedica un magnifico capitolo all’invidia, fra tutti il sentimento più diffuso e più inconfessabile; invidia fra artisti, e quella forse peggiore e certamente tortuosa fra maestro e allievo.

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