Quando si ritorna, le montagne di arretrati svettano oltre le nubi. Quindi, meglio ignorarle, almeno per il momento. Solo un paio di annotazioni, per ora: il rientro graduale è altamente consigliato.
La prima riguarda il già citato libro di Francesco Piccolo. In pochissime parole: mi sembra che il modello sia molto simile a quello de L’Italia spensierata, anche se i temi sono estremamente diversi. Ovvero: calarsi in una situazione con l’idea di trarne un reportage narrativo, coinvolgendosi a metà. Non è il presunto autobiografismo a lasciarmi perplessa: è, se mi è permesso, l’idea furbetta che sembra esserci dietro…
La seconda riguarda uno strano fenomeno che si verifica nella mia casella di posta: mai come nelle ultime settimane mi sono arrivati messaggi decisamente impersonali, se si esclude il “cara Loredana” iniziale, che mi esortano a promuovere un libro, un evento, un servizio di vendita on line, e a invitare “i miei amici blogger” a partecipare alla faccenda. Marketing virale, d’accordo: l’ultima tendenza della comunicazione, verissimo.
Ma il fatto che nessuno pensi che ogni blogger ha una propria individualità e una propria storia mi lascia infinitamente perplessa.
Francesco Piccolo è un furbetto,e un machista terrone!
Piano piano ma… Un in bocca al lupo… 🙂
Be’ Loredana. Se è per questo i soloni del marketing virale e non sembrano ignorare sempre, o quantomeno non tenere in gran conto, il fatto che ogni consumatore, blogger o meno che sia, ha una propria individualità e una propria storia. L’impianto di un messaggio pubblicitario si basa in genere (con l’eccezione di pubblicità mirate che sono poche) su questo: cogliere il maggior numero possibile di persone (possibilmente con le brache calate per i loro istinti o bisogni). Non sei stata sollecitata da quei messaggi a occuparti di un libro in quanto giornalista, intellettuale ecc, sei stata semplicemente spammata come un qualsiasi altro membro del parco buoi dei consumatori.
Poi ci precisi cosa intendi quando parli dell’idea furbetta dietro il reportage di Piccolo? Non l’ho letto, ma non mi pare necessariamente negativa l’idea di sperimentare qualcosa, facendosi coinvolgere a metà per poterne scrivere. E’ l’idea che sta alla base di “Una cosa divertente che non farò mai più”, per esempio, o di altri reportage di Wallace. E lì il risultato è stato notevole. Stai bene.
L’idea furbetta è, a mio parere, relativa alla tematica scelta e non alla modalità.
Più che altro, la modalità che poteva andare bene per “L’Italia spensierata” (il supposto intellettuale di sinistra che si impegna in tante attività nazionalpopolari per trarne un ritratto del paese, e non solo di una parte di esso) non mi sembra la più adatta per quest’altra tematica; ma non avendo letto il suo libro, non posso dire che sia sbagliata, quindi chiedo lumi in proposito a chi lo ha già letto
Piccolo
Ma allora Piccolo è quello li!
L’energumeno che ho visto dalla Dandini!
Cavolo non avevo collegato.
Faccio pubblica ammenda con te e tutti i lipperinocommentateurs e mi rimangio le eventuali carinerie che posso aver detto su quel piccolo
Un altro che scambia archeologia della psicologia con tecnologia, e va citando Freud come fossero bruscolini.
Dici che l’idea è furba? A me me pare rozza.
Ma ho avuto la sensazione di uno che potesse saper scrivere. Suona paradossale ma questo ho odorato.
Come scrive?
Zaub, hai centrato un bel problema: idea furba e idea rozza di questi tempi possono convivere, persino in un libro della premiata ditta E.
Poco serio. Eppure.
Eppure, un esperimento potrebbe rivelarsi interessante. Non so come, ma studiata una forma promozionale più autogestita possibile, essenziale e asettica, in uno spazio esclusivamente pubblicitario da pagare con una percentuale degli utili previsti (mi sto intrecciando), si potrebbe vedere l’effetto che fa per un periodo limitato – 60 giorni? -.
Ribadisco, pagamento anticipato in base ad una percentuale degli utili previsti, previsti dallo stesso autore o promotore dello scritto. Boh!?
lucio
Il libro di Piccolo è stato una delusione. Ci sono un paio di intuizioni, ma affogate e non sviluppate in 200 pagine. Per il resto c’è un’ammucchiata, anche in senso letterale, di luoghi comuni sull’immaginario maschile, oltre che delle scene di vita coniugale davvero poco credibili nel racconto così come è impostato (non scendo in dettaglio per non rovinare la lettura a chi voglia avventurarsi). Insomma, peccato! (Spero che Piccolo non abbia voluto imitare Philip Roth ne L’animale morente o similia, scrittore spesso citato a sproposito per molti romanzieri italiani.)
p.s. nella mia classifica personale chi ha reso benissimo la mentalità maschile è stata Almudena Grandes in Atlante di geografia umana (anche qui non dico niente per non rovinare ecc… ecc…).