Pochissimo il tempo per scrivere, fra incontri e Salone del Libro e letture e treni e incontri e case e belle persone e amici vecchi e nuovi e cani e gatti. Però, prima dell’appuntamento milanese di questo pomeriggio, voglio postarvi un intervento di Giuliana Misserville. Riguarda Chiara. E per Chiara trovo sempre il tempo. A presto, commentarium
Le personagge fantasy che Licia Troisi dimentica
di Giuliana Misserville
Le dichiarazioni di Licia Troisi che dal Salone del libro di Torino, rimbalzano su Repubblica di ieri, 11 maggio 2014, a proposito della narrativa fantasy, lasciano interdetti. Il ragionamento di Troisi sul ruolo che il fantasy ha avuto e può avere nel rendere obsoleto il modello machista che in Conan trova una sua immagine significativa, non fa una piega e anzi può essere largamente condiviso (come scrivevo in “Amori infernali”, un mio saggio sulla narrativa femminile neogotica nel volume a cura di Bono, Riscritture d’amore, Iacobelli,2011). Quello che spiace è che la conclusione sembri viziata dalla presunzione di immaginare una figura femminile innovativa e non ancora esplorata nella narrativa fantastica italiana. Alla domanda su quale sarà la sua prossima eroina, Licia Troisi risponde di voler lavorare attorno alla figura di una maga per smontare lo stereotipo che le donne non siano interessate al potere. Fa male al cuore pensare che a così poco tempo dalla sua scomparsa, sembra si sia persa memoria della narrativa di una scrittrice che scelse gli strumenti del fantastico (quando ancora non era così di moda) per narrare le sue storie e le sue personagge. Mi riferisco a Chiara Palazzolo, morta troppo prematuramente nell’agosto 2012 e diventata nota con la trilogia vampira di Mirta-Luna ( pubblicata tra il 2005 e il 2007), che in quanto a qualità di scrittura guarda a Twilight di Stephenie Meyer come un gigante può guardare una formica. Ma non è tanto alla trilogia che voglio fare riferimento qui quanto all’ultimo romanzo di Chiara,Nel bosco di Aus, che mette in scena appunto una lotta tra donne/streghe per il potere.
Il potere è uno dei temi che innervano la narrativa di Palazzolo; le sue trame ambientate nella provincia italiana mostrano (mostravano) il corto circuito che viene dalla collisione dei riti sociali con le zone oscure dell’animo umano, maschile e femminile. Sia la trilogia che gli altri romanzi sono in un certo modo leggibili come rappresentazioni dello stesso incrocio di amicizia, potere e violenza.
A riprova di come siano stati – e forse ancora sono – i generi narrativi cosiddetti minori a farsi carico di raccontare l’Italia di questi anni, attraverso le sue storie gotiche Chiara sapeva dispiegare davanti agli occhi delle sue lettrici il formarsi e indurirsi delle dinamiche di potere all’interno di un gruppo. Chiara aveva già raccontato con I bambini sono tornati del 2003, questa lotta per il potere a partire da un gruppo di amici di lunga data che a poco a poco si impadroniscono dei punti nevralgici della vita di un piccolo centro per spartirsi affari e malaffari e che vengono alla resa dei conti nel bel mezzo di una trama che si focalizza su una madre che vede tornare a giocare nella sua casa i figlioletti morti. E in Aus, uscito nel 2011, Chiara torna a raccontare un’altra storia di lotta per il potere che vede in azione stavolta un gruppo di donne. E’ un circolo di amiche che si riuniscono attorno a un tavolo di burraco, ma quello che appaiono non è quello che sono in realtà, lo slittamento avviene a partire da piccoli episodi, squarci intravisti che lasciano il dubbio delle apparizioni nella nebbia di un bosco lì appena dietro casa a sottolineare quanto contigui siano i territori del reale e del fantastico; le amiche sono streghe più o meno potenti che lottano tra loro senza esclusione di colpi per contendersi, in vita e morte, il potere di gestire la comunità in cui vivono e l’eternità e la conoscenza a cui aspirano. Ora la narrativa italiana e forse non solo italiana ha raccontato pochissimo la dimensione del potere all’interno dei gruppi femminili. Ma Chiara Palazzolo lo aveva fatto con un romanzo di appassionante scrittura. Possibile che Licia Troisi e la sua intervistatrice non l’abbiano letta?
Purtroppo, e ripeto purtroppo, è possibilissimo, perché è dato di fatto che Chiara Palazzolo è una delle scrittrici più ingiustamente sconosciute in quei della nostra penisola.
Ho incontrato davvero pochissime persone che l’avessero letta.
Quanto alla Troisi, non ritengo che un’autrice debba conoscere necessariamente gli altri scrittori (se lo sa è meglio, ovvio); ed è vero che certi stereotipi machisti hanno albergato e tuttora albergano nel fantastico, ma ci sono dei notevoli controesempi. E Chiara Palazzolo, ma anche Tolkien giusto per parlare di un gigantissimo, potrebbero darle qualche dritta.
Sarebbe stato meglio se direttamente al Salone qualche giornalista o autore avesse citato Chiara…
Possibilissimo! Rimango, tra l’altro, dell’idea che chi scrive storie che ineriscono il fantastico abbia per lo meno un dovere di ricerca e lettura degli autori più rappresentativi, almeno del proprio Paese. E la Palazzolo di certo lo è.
Per qualità, potenza ed originalità dell’immaginario “Nel bosco di Aus” non si lascia condurre nel recinto della narrativa di genere fantasy di questo anno. Lo trascende e di molto. Può darsi quindi che pur avendolo letto la Troisi non ci abbia pensato, perchè la narrativa troisiana sta su un livello ben diverso. In ogni caso, in segnale di ingiusto oblio verso questo bellissimo romanzo.
l’anonimo sopra sono io, scusate
Mi vengono in mente molte cose pensando alla letteratura fantastica (che conosco poco), al salone (che ieri ho visitato per la prima volta), ed alla folla presente all’incontro con Licia Troisi. Cerco di sintetizzare, sulla base delle impressioni di ieri e della frequentazione con alcune persone che si nutrono di letteratura “fantasy” (più che “fantastica”). Mi sembra che alcuni rami della letteratura di genere (forse non solo di quella) creino delle “bolle” intorno ai lettori, quindi non mi stupisce per nulla che chi abita quegli spazi chiusi possa non conoscere o trascurare quel che si trova appena al di fuori del confine. È un fenomeno che, almeno osservando dall’esterno, mi pare frequente tra i lettori, ma probabilmente può coinvolgere anche gli autori.
Parentesi personale: sono riuscito ad assistere all’incontro con Paul Ginsborg, che Loredana Lipperini ha introdotto; è una forma di partecipazione ad una campagna elettorale piuttosto inusuale, ma decisamente interessante.
Il problema è che molti Autori non leggono.. Incomprensibile contraddizione. Altri magari hanno letto, ma può darsi preferiscano l’oblio in certi casi .
Poi i libri ( e ne escono tanti .. forse troppi .. non sempre quelli che lo meriterebbero ..) vanno e vengono – passano nelle librerie , in rete e nelle mani dei lettori . A volte si perdono per sentieri sconosciuti e non sempre riescono a tornare sulla buona strada . Cioè rischiano di essere dimenticati o qualcosa del genere . MA non è la scarsa qualità a determinare questa conseguenza – almeno non sempre, non solo . Ecco perchè plaudo all’intervento di G. Misserville. Chiara e la sua scrittura non possono essere dimenticati o ignorati .
Questa irruzione mi lascia un po’ perplessa. O meglio, le reazioni che ha suscitato. Non qui, sul sito, ma sulla pagina facebook di Loredana.
Io seguo Loredana da tempo, e una delle sue qualità è quella di ricondurre all’ordine discussioni i cui toni si accendono o vanno oltre. Ora, sul link relativo a questo post, su FB sono venuti fuori commenti dove si afferma che la Troisi ha letto solo i cartoni del latte e la si paragona a un pidocchio che tossisce.
Trovo singolare che Loredana non abbia ripreso il comportamento delle due commentatrici (ma era periodo di campagna elettorale, e temo fosse oberata di impegni). Così come trovo commovente il tentativo dell’onnipresente Valberici di affannarsi nel trovare un punto di mediazione per salvare le relazioni con Troisi e Lipperini.
Altro punto. Mi sembra assurdo paragonare Troisi e Palazzolo. Hanno due scritture differenti, due pubblici di riferimento differenti, una portata di pubblico e lettori non comparabili. Fare a Troisi una colpa per questa omissione mi sembra ingeneroso. Licia è una persona di letture disparate e raffinate, il suo humus culturale attiene alla cultura popolare più che alla letteratura di nicchia (perché Palazzolo si rivolgeva a una nicchia, inutile negarlo, o questo post non si sarebbe scritto).
Cara Francesca C., i miei vivi e sentiti complimenti per aver scritto questo commento a due anni esatti dalla morte di Chiara. Davvero, sotto un post di mesi fa, quando in effetti ero in campagna elettorale. Licia Troisi, proprio per la sua forte visibilità, avrebbe dovuto essere più generosa nei confronti di persone che saranno state pure di nicchia, ma hanno portato la letteratura dentro il genere, e non si sono limitate a cavalcarlo. Non ho letto i commenti su FB proprio perchè non mi collegavo, all’epoca, e se qualcuna è stata offensiva me ne dispiace. Così mi auguro di ricevere presto, se non le scuse, un minimo di contrizione per essere stata profondamente, amaramente, disgustosamente fuori luogo.
Cara Loredana, mi scuso e mi dolgo profondamente se il mio intervento è suonato inopportuno e offensivo. Non era affatto mia intenzione, tantomeno che sono stata fraintesa sotto molti punti. Innanzitutto, ci tengo a precisare che il mio intento, come da lei parafrasato erroneamente su FB, non era affatto dire che Troisi è una grande e Palazzolo no. Attribuendole il ruolo di autrice di nicchia, facevo riferimento soprattutto a un impatto meramente quantitativo, non qualitativo. Ci mancherebbe! Era una considerazione dettata dalla contrapposizione messa in atto da Misserville, quella sì, a mio parere, da ritenere inopportuna.
Così come, sempre riferendomi al mio primo intervento, volevo porre l’accento su alcuni interventi che, come ho già scritto, suonavano profondamente offensivi, non solo per Troisi ma, a questo punto, anche per Palazzolo, che, come dice lei, “era una persona generosa, e mai avrebbe parlato male di una collega”.
Lo stesso comportamento virtuoso non pare essere messo in atto dalla signora S.A., anche lei scrittrice, che si ostina a paragonare Troisi e Palazzolo raffrontando “paglia e seta”, salvo poi cercare riparo sotto un absit iniuria verbis.
Lungi da me l’intento di creare contrapposizioni, anzi. Le contrapposizioni le hanno create le persone che ho segnalato nel mio intervento precedente. Questa è la mia opinione.
Mi scuso ancora con te, Loredana, se ti ho ferita, non era mia intenzione. Evidentemente, se mi sono attirata tutti quegli strali e insulti, la mia comunicazione deve essere stata carente. Ma spero di aver spiegato meglio le mie intenzioni.
Scuse rifiutate. Se questo è addirittura il pretesto per fare i conti con un’altra autrice, due volte rifiutate. Ti prego di non commentare più.
Mettiamo un po’ d’ordine nell’incresciosa faccenda. Licia Troisi ha letto o non ha letto gli scritti di Chiara? Ci viene in soccorso il profilo aNobii dell’autrice. La Troisi ha sicuramente letto Non mi uccidere, terminandone la lettura il 12 febbraio 2008 e assegnandogli un punteggio di quattro stelline su cinque, corredato da tanto di recensione grosso modo positiva.
Poi più nulla. Avrà letto oltre? Chissà. Le saranno piaciuti i libri di Chiara? Impossibile saperlo. Nell’ intervista si è dimenticata della nostra scrittrice preferita o l’ha ignorata e basta? Anche qui, inutile fare congetture.
Pardon. A me delle letture di Licia Troisi interessa poco o nulla, e sia detto anche per chi posta qui sotto falso nome (Willie, non mi riferisco a te). Come ampiamente ripetuto, in primavera ho rilanciato un intervento di una studiosa, Giuliana Misserville, che si era già occupata di Chiara, e punto. Stiano tranquilli i fan e i pard di Licia, nei confronti della quale non ho ALCUNA CRITICA da avanzare. E ognuno si faccia le proprie polemiche altrove.