PICCOLO RIPASSO SULL'ODIO

Avvengono strane cose sotto i cieli. Ex fomentatori di odio vengono invitati a parlare di odio on line. Raffinati anglisti come Stefano Manferlotti  commentano un vecchio articolo di Michela Murgia (quello su Matria: era il 2017, e capisco che si arriva tardi ma insomma) con frasi come “ha preso il covid la poverina?”, e se non bastasse tutto ciò arriva dopo  gli exploit (prevedibili ma niente affatto scusabili) di altri scrittori nei suoi confronti. Per chi volesse, Helena Janeczek ha riassunto in un post su Nazione Indiana gli eventi più recenti.
Avvengono strane cose, ma non è una questione di social o non social. I medesimi sono anche portatori di solidarietà e affetto e gentilezza, in misura spesso pari.
Dunque, la banalità che posso rimarcare in questo gelido martedì di settembre è che non è qui che bisogna cercare le cause: non fino in fondo, almeno. Perché i mezzi incanalano e rilanciano quel che già esiste.
Ne ho parlato spesso e ne hanno parlato altri, ma un ripasso non nuoce. Era il 1986, una vita fa. Era successo che Radio Radicale, in grave crisi economica, aveva sospeso la programmazione ordinaria lasciando aperte tre linee telefoniche collegate a una segreteria per far sì che gli utenti potessero registrare le loro telefonate di solidarietà, che sarebbero state mandate in onda integralmente. Non andò così che in minima parte: quelli che andarono in onda furono, semplicemente, insulti. A volte con motivazioni più o meno esili (nord contro sud), nella maggior parte dei casi senza motivazione alcuna. Ne arrivavano mille al giorno: mille vaffanculo, mille accattoni-parassiti-parolai, pernacchie a ripetizione, accuse di “uomosessualità”, gag sessuali, insulti calcistici e insulti politici ma anche insulti all’ascoltatore che aveva appena riattaccato: “un gigantesco sfogatoio, in un’unica straordinaria trasmissione non-stop che concorrerà al “Premio Italia”, il più importante riconoscimento della radiofonia”, scriverà Panorama. Fu, in effetti, un esperimento importante, una prova generalissima non solo degli umori rissosi da sempre attivi nelle pance italiane, ma della possibilità di ottenere attenzione, e un istante di visibilità, attraverso l’odio: basta avere una tribuna pubblica, esprimersi con i giusti toni (i più livorosi possibile) e si diventa qualcuno. Certo, per perfezionare il meccanismo bisognerà aspettare la televisione, e soprattutto il Maurizio Costanzo Show, che della possibilità di ottenere fama attraverso l’insulto farà una filosofia.
Lo “stronza” di Sgarbi e la popolarità che gliene deriva aprono un varco: la televisione degli anni Novanta gioiosamente provoca la rissa, incoraggia i toni che coprono le parole degli altri. Vuole sangue. Vuole audience. I politici si adeguano, naturalmente: ma quando, con l’inizio degli anni Zero, viene il tempo della “gente comune”, dei partecipanti ai reality, dei tronisti di Maria De Filippi che sostituiscono il pubblico scampanellante e muto della Corrida che improvvisamente può prendere la parola e trasformarsi a sua volta in protagonista, tutto cambia. Anche la più oscura delle comparse diventa una star se insulta, aggredisce, ferisce: Tina Cipollari, la bionda opinionista di Uomini e Donne, viene gratificata con una rubrica su VIP dove può ricoprire di contumelie i concorrenti anche su carta. Daniela Ranaldi, che nello stesso programma inveiva come una baccante contro tronisti e corteggiatrici fu, prima di venir arrestata per spaccio, una stella. Con Internet diventa tutto ancora più facile, alla portata di tutti e persino comodo, perché si può diventare odiatori senza metterci la faccia, o il nome: avveniva agli albori del web 2.0, quando a ogni blogstar corrispondeva un cacciatore di blogstar, affiliato a uno dei tanti siti hater, di odiatori che vivevano, letteralmente, di fango gettato addosso ai blogger più frequentati.
Ma era già dormiente, la peste, e pronta a moltiplicare i suoi topi. E dunque, non basta la condanna del mezzo: occorre andare molto indietro nel tempo per capire come siamo mutati, tutto qui.

Un pensiero su “PICCOLO RIPASSO SULL'ODIO

  1. Milan kundera, (questo Santuomo)
    dice qualche frase interessante sull’odio; in pratica dice che l’uomo, che è una creatura desiderosa di equilibrio, compensa il peso del Male che ha ricevuto, con il peso del proprio odio. Un meccanismo compiuto illusorio che ci costringe ( poveri noi) a trascinare fardelli sempre più pesanti: l’odio infatti, genera il male e il male genera l’odio, il fulcro grava su di noi, che ci troviamo in una spirale distruttiva e apparentemente senza via di uscita. (smettere di odiare ci farebbe perdere l’equilibrio!
    appunto l’uomo si può salvare solo-con la catastrofe del perdono

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