PRIMA GLI ITALIANI?

Molto velocemente, perché infine si tratta di parole dette e ridette.
Ieri sono state diffuse queste parole dopo l’assassinio di Emmanuel Chidi Namdi a Fermo:
“Suscita sgomento e indignazione la notizia del richiedente asilo nigeriano pestato a morte a Fermo.
Un uomo che era venuto via dal suo Paese per scampare alla ferocia dei terroristi di Boko Haram ha perso la vita qui da noi, in Italia, sotto i colpi dell’odio razzista e xenofobo.

Mi addolora ancor di più che questo fatto orribile sia avvenuto nella mia regione, che è sempre stata terra di solidarietà ed accoglienza.
Abbraccio nel modo più affettuoso la giovane compagna dell’uomo ucciso e mi auguro che dal territorio, già investito nei mesi scorsi da episodi inquietanti come gli attentati alle chiese della zona, arrivi la risposta più netta capace di isolare ed espellere i violenti”.
Se queste parole fossero state scritte da qualsivoglia personalità pubblica sarebbero state accolte come atto dovuto. Avendole però scritte la presidente della Camera Laura Boldrini si è scatenato il solito putiferio del “prima gli italiani, vergogna”.
Ora.
Tutti coloro che pensano che la terza carica dello Stato abbia un potere esecutivo, dovrebbero ripassare come funziona la nostra Repubblica. Non lo sanno? Male. Studiassero. Perché non è vero che non hanno tempo. Hanno una marea di tempo.
Tutto quello che trascorrono annidati sui social, è tempo.
Tutto quello che trascorrono a mandarsi video divertenti su WhatsApp, è tempo (generalizzo? la solita intellettuale snob che giudica il volgo? No, belli di mamma, è che alcune – una piccola percentuale, certo – di queste persone che strepitano ho la ventura di conoscerle personalmente, e anche da un bel po’. E posso assicurarvi che il loro tempo trascorre esattamente così, manda il video carino e fatti due risate).
Tutto quello che trascorrono a dirsi sventurati e abbandonati, è tempo. Certo che esistono un abbandono, un perseguire la disuguaglianza, la mancata tutela dei più deboli, l’indifferenza se non la negazione verso la povertà. Esistono e bisognerebbe fare qualcosina in più del mandare i video carini o dire prima gli italiani. Ma esiste anche quello che molte di queste persone hanno fatto in passato: evadere le tasse, truffare le assicurazioni, prendere mazzette. Piccole, eh, roba da furbi minuscoli. Ma lo hanno fatto, quelli che ho la ventura di conoscere e che postano prima gli italiani. Ma cosa importa? Prima gli italiani, a prescindere.
Prima gli italiani di chi? E perché? Prima le persone, sempre, tutte. E se davvero continuano a pensare (i singoli, non i politici che su questa faccenda costruiscono la loro miserabile carriera) che quel che viene loro tolto viene dato ai migranti, e se davvero non hanno voglia di perdere dieci minuti del loro tempo a informarsi, pazienza. Affogheremo nei loro rigurgiti. Ma tutti, non solo loro, quello è il problema. Quello è il dramma.

8 pensieri su “PRIMA GLI ITALIANI?

  1. “Direi che ‘prima i maghi’ a ‘prima i Purosangue’ e infine a ‘prima i Mangiamorte’ il passo è breve. Siamo tutti esseri umani, no? Ogni vita umana ha lo stesso valore e merita di essere salvata.”
    Harry Potter e I doni della morte
    E sì, concordo al 1000, 10000, 100000%: prima le persone, sempre.

  2. quanta amarezza
    giustificata assai
    Loredana..
    si sai
    si può riassumere tutto
    il terribile tutto
    nelle parole da te suggerite..
    Persone PERSONE..
    è ora
    sarebbe ora di smetterla
    agire
    pensare
    pure agli altri..
    Ciao Loredana…
    dario.

  3. Una cosa è parlare dei problemi della sicurezza che preoccupano noi tutti, o discutere del governo dell’immigrazione che si può considerare con idee del tutto diverse, e anche contrastanti.
    E’ naturale avere idee diverse dei problemi in una società democratica.
    Altra cosa è il razzismo.
    Il razzismo in passato ci ha portato solo alle guerre, alle dittature, alla perdita delle libertà e delle dignità, alla catastrofe.
    Il razzismo è contro il Vangelo, è anti-cristiano, è anti-scientifico, è anti-storico, è anti-umano.
    La vita che ci è stata donata perde qualsiasi dignità se non siamo in grado di capire la bellezza che c’è in ogni essere umano.
    L’orgoglio che abbiamo di essere italiani viene infangato e offeso da chi crede che il patriottismo consista nel non rispettare le patrie degli altri, le altre identità, le altre culture, il colore della pelle, i diversi occhi e le differenti parole.
    La nostra civiltà ripudia il razzismo
    Invito tutti i miei amici, i miei studenti, i miei colleghi a dire NO a qualsiasi forma di razzismo.
    Paolo Giunta La Spada
    http://paologls.blogspot.it/2016/07/la-scoperta-del-mondo.html

  4. Cara Loredana,
    la prima cosa che mi è venuta alla mente è stata l’offesa rivolta dal vicepresidente del Senato italiano all’allora Ministra Cecile Kyenge, così simile a quella detta contro la sposa di Emmanuel, perché abbiamo lasciato che questo accadesse sotto ai nostri occhi? Le parole non sono innocenti. Non sono mai innocenti, una volta dette impunemente, saranno ripetute, le parole immorali ripetute aprono le porte all’inferno. Prima di Auschwitz Birkenau ci sono stati anni di parole immorali ripetute e urlate istericamente.
    Forse tutto questo sarebbe accaduto ugualmente, ma se Calderoli non fosse più vicepresidente del senato, noi oggi saremmo forse appena un po’ meno colpevoli. Sono giorni molto tristi, a Bagdad i morti sono 250, sì sono giorni tristi, prego perché altri più tristi non li seguano, perché non si debba essere anche noi testimoni impotenti di una nuova «tempesta devastante» Shoah in ebraico.
    PS è stato bello ieri ascoltarla con Paolo Ercolani.

  5. già questa frase
    “Suscita sgomento e indignazione la notizia del richiedente asilo nigeriano”
    un concentrato disgustoso di politicamente corretto
    è linguisticamente un omicidio…

  6. Esiste un conformismo del politicamente corretto ed esiste un conformismo del (sembrerebbe indomito) politicamente scorretto.
    Disquisire di questo, sul blog di una terza persona è scorretto, dunque lo sono.
    Angus dal nome palindromo, che ama la provocazione.
    Il politicamente corretto può essere anche stucchevole ma è proprio il contrario di un omicidio linguistico, lo è il politicamente aggressivo e scorretto che vuole arrivare ad una sopraffazione linguistica se non fisica.

  7. da perfetto nessuno ho provato tramite twitter a scrivere al presidente del consiglio a riguardo, di seguito la mia lettera (e mi scuso con Loredana Lipperini per usare il suo blog, ma credo mi perdonerà visto che il tenore è in linea con quanto ha scritto)
    Caro Presidente del Consiglio,
    caro Matteo, mi verrebbe da dire perché questa mia lettera, pur parlando alla persona che riveste un ruolo istituzionale, è prima di tutto indirizzata all’uomo. Un uomo che come me e come tutti può osservare lo sconcertante livello di degrado in cui la nostra società è caduta.
    A spingermi a scriverLa è stato l’ultimo deprecabile evento accaduto a Fermo: la morte di un uomo ucciso a pugni e mazzate da un altro uomo.
    Il primo, “reo” di essere di colore, di essere fuggito dalla persecuzione di un gruppo che la collettività internazionale reputa “gruppo terrorista” (e sappiamo tutti, molto bene, quanto, soprattutto in questo momento, ci si collochi dalla parte avversa ad ogni minimo singulto terrorista); “reo”, dicevo, di aver attraversato il deserto, di aver vissuto esperienze non proprio esaltanti in Libia e di aver messo a repentaglio la propria vita issandosi su uno di quei barconi che spesso (e volentieri, per qualcuno) si inabissano nel nostro mare; “reo”, dunque, di aver cercato la sopravvivenza, di aver cercato una condizione migliore, ma soprattutto reo di averla trovata (?) in questa cittadina della nostra bella penisola. Un uomo che da otto mesi (da quanto riportano le cronache) viveva in un centro di accoglienza insieme alla sua compagna, un uomo la cui unica colpa è stata quella di scegliere una vita migliore per lui e la sua famiglia. Un uomo che ha pagato cara questa scelta: prima, durante la traversata, perdendo il figlio che sua moglie portava in grembo, poi perdendo la vita sotto la ferocia di un assassino. Ecco, l’altro uomo è questo assassino, un Ultrà (al momento non si sa altro, incredibilmente… e, altrettanto incredibilmente, sembrerebbe solo “denunciato a piede libero”), un uomo che molto probabilmente non è stato in grado di scegliere tra tolleranza e intolleranza, tra umanità e violenza. Un uomo imbevuto di chiacchiere da bar alimentate dai salotti buoni della politica e di certa stampa, purtroppo!
    Questa aberrante vicenda, caro Presidente del Consiglio, mi ha sconvolto nel profondo, tanto da portarmi a contattarla per chiederle un intervento secco, duro, decisivo, e per farle alcune proposte.
    Intanto mi preme sottolineare che quanto accaduto non è un caso isolato, ma rientra in un’atmosfera che purtroppo si protrae ormai da diversi anni. Un’atmosfera che lei e la classe dirigente che dovrebbe tutelare la sicurezza e il benessere di noi cittadini, non siete riusciti a cambiare (pur avendone tutte le possibilità).
    Credo, anzi, sono convinto che sia giunto il tempo di intervenire, una volta per tutte, in modo determinante e incisivo.
    Bene, caro Presidente del Consiglio, visto che ora è lei a rappresentare il Governo (e non voglio entrare nel merito dell’opportunità o meno della sua presenza lì) è con lei che dobbiamo fare i conti ed è a lei che dobbiamo chiedere di risolvere un problema (questo sì, grave, a differenza del cosiddetto “problema migranti”) come quello dell’intolleranza, la xenofobia e il razzismo.
    Sono termini che ognuno cerca di scrollarsi di dosso, a partire dagli 81 senatori PD, 3 di Sel e tutti gli altri che dieci mesi fa negarono l’autorizzazione a procedere contro Calderoli quando diede dell’orango a Cecilie Kyenge. Si limitarono a dire che si trattava di critica politica, non di razzismo. Ora, l’inesistenza della critica politica in un’offesa come questa è visibile anche a un bambino, quindi, fatevene una ragione: si è trattato di puro e semplice e deplorevole razzismo.
    Assodato, dunque, che qualsiasi ingiuria legata al colore della pelle o allo status di straniero o al paese di provenienza sia da intendere razzismo, intolleranza e xenofobia (e sottolineo, qualsiasi), beh, caro Presidente ce n’è di lavoro da fare, e pure tanto. Non bastano i 500 euro caduti a pioggia sugli insegnanti da spendere per la cultura (nella migliore delle ipotesi spesi per un abbonamento a teatro o per qualche libro, nella peggiore spesi per acquistare personal computer o hard disk e simili), né sono sufficienti i bonus elargiti ai diciottenni. No, Matteo, la cultura è ben altra cosa. La cultura non è il male dei nostri tempi da cui fuggire come si fugge dalla peste. È, pertanto, necessario eradicare l’ignoranza e non quella intesa come un’offesa, ma quella condizione di chi è privo di istruzione o di educazione. Un’educazione prima di tutto umana, legata al concetto di appartenenza ad una stessa specie.
    Ecco, caro Presidente del Consiglio, per una volta mostri tutta la sua arroganza a favore di qualcosa di giusto e utile per un’Italia migliore. Lei, che tanto ama la meritocrazia, si guadagni il merito di voler concorrere a debellare la più grande minaccia alla nostra società: l’ignoranza e la superbia di esserne fieri. Fuori da ogni retorica, lo faccia in primis per i suoi figli.
    Mi permetto di suggeriLe giusto qualche possibile provvedimento da discutere con i suoi Pari, in modo da legiferare e decretare il prima possibile (non domani, né dopodomani, ma ieri!).
    – Aspre sanzioni per qualsiasi organo informativo, sia esso cartaceo o multimediale, sia esso pubblico o privato (social, blog e quant’altro) che si macchi di hate speech (uso questo termine straniero vista la sua confidenza e simpatia verso l’uso dell’Inglese). Ecco ipotizzi un bel hate speech act da cui non devono essere immuni, però, né giornalisti, né parlamentari e se qualcuno la additasse come un dittatore che voglia mettere il bavaglio all’informazione, spieghi che l’offesa e la menzogna indirizzata a creare odio non rientrano nella libertà di informazione e che pertanto possono essere, anzi, devono essere perseguite.
    – Introduzione di almeno un’ora obbligatoria (ma probabilmente sarebbe opportuno aumentare il numero) in qualsiasi scuola di ordine e grado in cui si insegni l’antropologia, disciplina fondamentale per educare a una giusta e civica conoscenza multiculturale. Mi rendo conto che non è facile e che richiede un lungo percorso prima di vederne i risultati, ma si ricordi che se fosse lei a istituire un provvedimento del genere, sarà ricordato come colui che ha reso gli Italiani degni di questo nome (e immagino che per il suo narcisismo questa è manna). Potrebbe addirittura rivedere i patti lateranensi e sostituire l’ora di religione con questa ora di antropologia, ma forse questo è chiedere troppo.
    – Bandi per creativi, artisti, pubblicitari e quant’altro finalizzati a una massiccia campagna mediatica funzionale a dire la verità su migrazione e migranti: sono una risorsa e non una minaccia, soprattutto in Italia, nazione a nascita zero (non credo sia necessario spiegare a Lei quanto le migrazioni soggiacciano allo sviluppo del genere umano, quanto siano state una condizione vitale del nostro percorso evolutivo, né quanto, nello specifico caso italiano odierno, i migranti possano essere una risorsa anche economica da non dover sottovalutare).
    Mi sembrano tre provvedimenti, immediati, che potrebbe mettere in agenda, più utili della Riforma Costituzionale.
    Se non riesce a vederne la portata dal punto di vista politico, la veda almeno da quello sociale e umano.
    Le auguro buon lavoro, Matteo e le auguro di lasciare un segno davvero positivo del suo passaggio a Palazzo Chigi.
    Francesco Staffa, un uomo, “un finto buonista”

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