PRIVI DI UMANITA'

Nicla Vassallo, professore ordinario di Filosofia Teoretica, per Lipperatura.

Divoriamo volumi necessari, quali Citizen gay: famiglie, diritti negati e salute mentale di Vittorio Lingiardi (il Saggiatore), benché mi sorga il dubbio che chi lo debba leggere, non l’abbia mai fatto – per esempio, i nostri politici, eletti per salvaguardare i diritti di tutti, e di conseguenza pure i diritti degli omosessuali. Non bastava, forse, una vignetta sulle omofobie? La vignetta di Giuseppe Fadda in cui, alla domanda “Are you gay?”, segue “Sometimes gay, sometimes sad”: già, a volte mi ritrovo allegra, altre triste; però, la tristezza colpisce senz’altro più chi si vede negata/o diritti civili e umani, senza che questa negazione sia supportata da alcuna buona ragione. Confesso, in parecchi ci annoiamo di fronte ai beceri ragionamenti di chi insiste imperterrito sulla cosiddetta “famiglia tradizionale”, ignorando come questa famiglia sia nata di recente, in virtù di particolari congiunture economiche, e che in qualche modo rimane una sorta di invenzione (tra gli altri, diversi bei saggi di Chiara Saraceno lo pongono in luce con nettezza). Del resto, sbadigliamo di fronte a chi insiste, sempre imperterrito, sulla cosiddetta “naturalità” dell’eterosessualità, senza alcuna cognizione di cosa significhi “naturale” e, in particolare, del fatto che, oggi come oggi, spetta alle scienze (non alle religioni) il compito di chiarire e spiegare la natura, e quindi il naturale.

Se oltre alla famiglia tradizionale, frutto d’invenzione fosse pure l’eterosessualità? Un ottimo volume in proposito, dal titolo che concede poche indecisioni: The Invention of Heterosexuality di Jonathan Ned Katz (University Chicago Press) si concentra soprattutto, benché non solo, sui lavori di James Baldwin, Betty Friedan, Sigmund Freud, Michel Foucault, e ci colpisce nel ricordarci apparenti inezie: per esempio, attorno al 1923, il termine “heterosexuality” veniva impiegato per riferirsi a una “morbid sexual passion”. Ciononostante, quale distacco culturale e temporale poniamo con fermezza tra noi e quel Fidel Castro che, chiacchierando con Giangiacomo Feltrinelli, non si dichiara contro gli omosessuali, ma si rifiuta di veder rientrare a casa un figlio frocio? Nel frattempo le omofobie – al plurale per loro eterogeneità – dilagano.

Che inventarsi, dunque, senza addentrarsi in “scabrosi” dettagli? Presto fatto. Nel novembre del 2009 il nostro Ministero per le Pari Opportunità si lancia in una sorta di “sensibilizzazione” dei cittadini. Se vi avventurate sul sito ministeriale, due testi capitali (Contro l’omofobia: la prima campagna istituzionale e Rifiuta l’omofobia, non essere tu quello diverso) esibiscono un catechismo spicciolo, amplificato da audacie sintattiche e semantiche: “aiutare e amare il prossimo”, “siamo tutti noi”, “innocenti”, “oggetto di persecuzione”, “tuo fratello”, “tuo figlio”, “terrore dell’intimità con lo stesso sesso”, “angoscia di guardarsi nello specchio”, eccetera. E, invece, il resto a parte, “tua sorella” e “tua figlia” perché mancano? Il Ministero deve aver fatto propria quella leggenda metropolitana che riguarda la Regina Vittoria, stando a cui le lesbiche non esistono. Già, Alexandrina Victoria, nata a Londra il 24 maggio 1819 e morta il 22 gennaio 1901 sull’Isola di Wight. Che giorno è, invece, oggi?

La Repubblica del 10 novembre 2009 riportava un investimento di due milioni di euro in spot e comunicazione (cifra non da poco, specie di questi tempi), con Mara Carfagna che sottolineava per l’appunto: «una cifra senza precedenti… ci siamo rivolte alle migliori agenzie creative». Molta, troppa creatività, sicuramente. Chi non lo avesse notato prima, ne coglie l’occasione sul finire dello scorso anno e all’inizio di questo, quando la campagna di “sensibilizzazione” ricompare intonsa, impietosa.

Sulla carta stampata, per esempio, brilla di uno sfondo tutto nero, tra il modaiolo e il funereo: già, il modaiolo degli omosessuali (non gay chic, né lesbo chic, per carità!); già, il funereo per i bullismi, i mobbing, le violenze fisiche e verbali in cui le omofobie si traducono. Le violenze istituzionali? Il Ministero glissa, nonostante la legge discrimini gli individui non eterosessuali: potremmo forse, da lesbiche, “chiedere la mano” a Mara Carfagna?

Dallo sfondo nero, in carattere bianco-candido, spunta un test a risposta multipla (“omosessuale”, “eterosessuale”, “non importa”) che sa d’inammissibilità argomentativa, di una scelta dozzinale, di un invito permanente a tirare a indovinare. Per di più, la risposta, “non importa”, è bella in rosso, mentre, in via eccezionale, manca la domanda del test. Pensandoci, potrebbe pure funzionare “sei aracnofobico?”, ma non certo “sei omofobico?”, poiché si danno gay e lesbiche con omofobie interiorizzate.

Al test fa seguito l’affermazione “Nella vita certe differenze non possono contare”. Ovvio che sia nella vita (dove altrimenti?); meno ovvio che non possano (o debbano?) contare. Nel nostro paese, contano eccome, in caso contrario i diritti degli omesessuali esisterebbero, mentre si diraderebbero dilemmi, preoccupazioni, sofferenze – non ultime, le omofobie. Se al Ministero lo sapessero, non ci ordinerebbero con faciloneria “Rifiuta l’omofobia”.

Campagna di sensibilizzazione dei cittadini, oppure pubblicità per venderci, con ipocrisia, un governo e un parlamento “non” omofobici? Chissà. In attesa, meglio reiterare i valori tradizionali, con un felice scambio di battute, tratto da Saturno contro di Ozpetek: “Gay io? No, io sono frocio”; “Ah ecco. Ma non è la stessa cosa?”; “Sì, ma io sono all’antica”.

In attesa di che? Mentre il cosiddetto “Rubygate” sta instillando in alcuni di noi una sorta di eterofobia, chissà se mai vedremo una legge per i diritti degli omosessuali. Se non la vedessimo, ce ne stupiremmo? Dovremmo. Dovremmo essere di già parecchio indignati. Invece, a indignarsi con reale, sincero stupore, abbiamo incontrato Julianne Moore a Roma, alla presentazione fuori concorso di The Kids Are All Right, nel corso dell’ultima edizione del Festival Internazionale del Film di Roma: la cinquantenne, elegante, acclamata, impegnata Julianne, impeccabile attrice, non riusciva a convincersi che l’Italia non avesse alcuna legge per quei diritti. Lei che rifiuta lo stereotipo di “celebrity”, lei che, quando spende il proprio nome, lo spende per cause nobili, non per apparire ovunque, come invece troppi altri/e fanno.

Nelle sale italiane dallo scorso 11 marzo, il film di Lisa Cholodenko racconta di una coppia lesbica (Jules interpretata appunto da Julianne Moore e Nic interpretata da Annette Bening) con un figlio e una figlia, concepiti tramite fecondazione assistista – vietatissima da noi alle lesbiche, e non solo. I problemi di questa coppia? Quelli di ogni coppia della medesima età (cinquant’anni nella realtà e cinquant’anni nel film per Julianne) in una famiglia “normalissima” che si trova, tra l’altro, a incontrare il padre biologico dei loro due figli (Paul interpretato da Mark Ruffalo). Jules e Nic, due splendide mamme (non sempre riescono a esserlo le eterosessuali) in una commedia che, con delicatezza e divertimento, mostra quanto risulti indifferente il sesso e il genere di appartenenza per costruire e tenere saldi i legami affettivi, erotici, d’amore. Una commedia che vanta grandi successi (alla Berlinale, ai Golden Globe, agli Oscar, al Sundance Film Festival) che consiglio vivamente a ognuno (specie a chi lavora al Ministero delle Pari Opportunità e ai suoi “creativi”), e che ci conduce a rileggere con piacere Buoni genitori: storie di mamme e di papà gay di Chiara Lalli (il Saggiatore), nonché a indagare per l’ennesima volta perché solo gli eterosessuali hanno da noi accesso ad alcuni diritti fondamentali, mentre gli omosessuali no.

Sopravviviamo ancora privi di umanità? Ce lo suggerisce Martha C. Nussbaum in From Disgust to Humanity: Sexual Orientation & Constitutional Law, in uscita in traduzione italiana (il Saggiatore), con un corposo saggio di chiarificazione e denuncia intellettuale, “Classificazioni sospette”, che ho firmato insieme a Vittorio Lingiardi. Al Ministero delle Pari Opportunità sapranno chi è Martha C. Nussbaum? Si sono, in ogni caso, accorti delle tante dichiarazioni e azioni di Obama a favore degli omosessuali, tra cui la nomina di Jeremy Bernard a segretario particolare. Solo perché Jeremy Bernard è omosessuale e magari sostenuto da una potente, quanto occulta, Lobby Gay? No. Basti dare un’occhiata al suo curriculum. Qui, nel nostro cadente paese (non “decadente”, altrimenti pensiamo al decadentismo che, nei suoi meriti e demeriti, permane culturale) i curricula quanto contano? Purtroppo, ci rimangono gli stereotipi di sesso e genere, troppi, che ormai conosciamo bene in teoria e in pratica, cosicché è inutile enumerali: a favore compiuto di essi, si richiede la lettura di Non è da tutti: l’indicibile fortuna di nascere donna dell’ostinata Luisa Muraro (Carocci); contro di essi, la chiarezza di una breve video–intervista rilasciata da Loredana Lipperini a donna Tv: http://www.youtube.com/watch?v=doGR5ma59hM. Se facessimo a meno di questi stereotipi, le sessualità, omosessualità incluse, ne tarerebbero un congruo numero di vantaggi a favore della nostra umanità.

36 pensieri su “PRIVI DI UMANITA'

  1. Io oggi sono sugli stessi temi – perchè sono usciti i risultati di un’indagine fatta sugli psicologi del Lazio. Risultati tristissimi.
    Sul post della Nicla Vassallo concordo in pieno. Non ho molto da aggiungere – perchè sono d’accordo su tutta la linea – mi piacciono molto i suggerimenti bibliografici. Mi viene da aggiungere solo che bisogna cominciare a porre la questione anche sotto un’altra angolazione – che è quella dell’autoamputazione che si provoca il presunto mondo eterosessuale (io non amo questa cosa dicotomica di etero di qui e omo di la, credo che falsa- ma dico qui così per semplicità): in questo non riconoscere un’assetto di vita relativamente diverso si nega proprio la possibilità di capire dimensioni proprie, e interazioni possibili. E’ un modo insomma per rimanere tutti indietro. Capisco che poi la persona discriminata abbia ben altro a cui pensare – ma secondo me è importante sottolineare questo aspetto della questione.

  2. Impossibile contribuire a questa già ricchissima documentazione.
    Come paese e società civile urge frammentare i modelli in tutte le direzioni.
    Da noi manca una vera percezione della diversità e molteplicità come normalità.
    Chi è omofobico, a parte casi limite di delinquenza, è generalmente ostile non agli individui omosessuali, (specie quando ne conosce personalmente) ma al cambiare del panorama antropologico intorno a sé, non si riesce a tollerare come normale una cosa che è ancora ritenuta strana, come sarebbe strano avere un genero magrebino, o un pranzo ukraino al poso della pastasciutta. Cioè esiste una cuore conservatore, ignorante e di memoria corta che è disposta a tollerare, anche criticamente il conosciuto e pronta a rifutare il cambiamento del presente in cui più modelli sconosciuti si affiancano al tradizionale nell’idea di normalità.

  3. Penso la stessa cosa: “Mi viene da aggiungere solo che bisogna cominciare a porre la questione anche sotto un’altra angolazione – che è quella dell’autoamputazione che si provoca il presunto mondo eterosessuale (io non amo questa cosa dicotomica di etero di qui e omo di là, che credo falsa- ma dico qui così per semplicità): in questo non riconoscere un’assetto di vita relativamente diverso si nega proprio la possibilità di capire dimensioni proprie, e interazioni possibili. E’ un modo insomma per rimanere tutti indietro.” [Zauberei]
    .
    Vivere con persone diverse da me è la mia ricchezza. Del resto il pluralismo negli ordinamenti democratici è codificato come un bene per la collettività. Tutti hanno diritto al pluralismo, hanno interesse che il pluralismo sia realizzato. La realizzazione avviene attribuendo alle minoranze parità di diritti e doveri. Io non voglio rimanere indietro, non voglio essere diventare un cretino perché sto solo con chi è uguale a me.

  4. Anch’io condivido l’importanza del riconoscimento dei diritti civili a gay e lesbiche, sono una ragazza lesbica e l’idea di potermi sposare un giorno con la donnna che amo rappresenterebbe una bella opportunità di scelta. Potrei sposarmi o anche no, sarei senz’altro libera di scegliere e di sentirmi uguale ai miei amici eterosessuali.
    C’è da dire che all’interno della comunità gay/lesbica il perseguimento dei diritti civili non è visto come obiettivo fondamentale in modo eterogeneo. Alcuni vedono il modello della famiglia eterosessuale come un qualcosa da ottenere per apparire come gli etero, per sentirsi uguali e percepirsi come dei vincenti, un discorso questo che allarma chi ci vede in realtà una ‘trappola’ perché troppo omologante ed eteronormativo.
    In un periodo postmoderno è veramente complicato capire se alla base dell’ottenimento dei diritti civili ci sia il vero riconoscimento e accettazione di una ‘norma altra’ o se ciò che più fa gola non sia in fondo la commercializzazione dell’ identità gay con il conseguente sfruttamento di ‘relazioni’ che avendo dovuto attendere così tanto per ricavarsi uno spazio pubblico e un’immagine ‘seria’, saranno disposte a spendere molto per la celebrazione dell’evento …
    Qualche giorno fa sono stata ad un convegno a Firenze dove si discuteva dell’esistenza o meno di una ‘letteratura omosessuale’, al di là dell’interessante dibatitto sulla scrittura, mi ha suscitato stimolante perplessità una riflessione fatta da una relatrice che vive negli USA che si è domandata se e in che misura una famiglia formata da due uomini gay è in grado di incentivare un adeguato sviluppo intellettuale e creativo della loro figlia. Mi sembra uno spunto di riflessione interessante. 🙂

  5. @michi
    Prima di partire in quarta e magari esagerare, chiedo a te se puoi argomentare meglio cosa intendesse dire, quale fosse l’opiniona della relaterice americana, se puoi.

  6. sarò io che la metto giù troppo semplice ma d’istinto risponderei alla relatrice che, per verificare se due genitori siano in grado o meno di incentivare un adeguato sviluppo intellettuale e creativo alla propria figlia, una delle ultime cose che chiederei è quale sia il loro orientamento sessuale, diciamo che prima avrei almeno un altro centinaio di domande, ma forse sono io che la faccio troppo semplice ^-^

  7. il film “I ragazzi stanno bene” parla di una famiglia tradizionale. In tutti i possibili sensi, quelli importanti. Solo che la coppia di genitori di due figli adolescenti è composta da due donne. Tra di loro, le stesse dinamiche (psicologiche, affettive, di potere, ecc.) , passioni e recriminazioni che vediamo tra marito e moglie in tante coppie eterosessuali, e la stessa volontà di lavorare duramente e impegnarsi per difendere quello che si è costruito. Un film non militante ma onesto e leggero, che – a giudicare dai commenti di tanti anziani che assistevano allo spettacolo del mercoledì – può aiutare a maturare uno sguardo diverso.

  8. @michi Forse non hai neppure visto il mio commento, peccato. Magari risponderai domani 🙂
    Ci tenevo a comprendere meglio la posizione e soprattutto gli argomenti a sostegno della tesi di questa relatrice americana. Per ora, senza avere altri elementi probabilmente chiarificatori, mi limito a dire che il suo pensiero mi sembra fuori luogo, oltre che infondato. Mi associo del tutto a laura: se volessimo verificare l’adeguatezza ad essere genitori di due persone, di certo non dovremmo stare ad indagare tra i loro gusti sessuali ed affettivi, né tra le loro identità di genere. Come dice laura, ci sarebbero talmente tante altre domande (più) urgenti … Inoltre. Magari è stat* michi che ha scritto senza pensarci troppo, ma riportato così il discorso riguarderebbe solo gli uomini e non le donne: non riesco ad immaginare cosa possa aver detto al riguardo, sinceramente.
    Se ce la fai, michi, rispondici!

  9. Intanto saluto andrea:)
    Attendo anche io Michi. Ho la sensazione però che se la Michi lesbica, ha apprezzato l’intervento della relatrice americana, come traspare, forse l’idea dello sviluppo intellettuale era il punto di partenza da cui dipanare delle riflessioni. Se no Michi sarebbe matta:)
    A me comunque interessa anche questa cosa che ha detto sul differente modo degli omosessuali di approcciare la questione dei diritti. Mi sembra autolesionista, ma un po’ lo capisco.

  10. Per evolvere verso una visione più complessa del concetto di “normalità”, bisognerebbe leggere anche la realtà in modo più sfumato e complesso.
    Non esiste un mondo familiare gay e uno etero, la sessualità o identità sessuale non rappresenta un fattore discriminante dell’esistenza ma è un aspetto che opera tra infiniti altri. Esistono le persone, che amano altre persone e allevano altre persone e tutti sono mondi eccezionalmente complessi. Per cui come si fa ad attribuire una discriminante formativa alla sessualità dei genitori, e non piuttosto alla loro sensualità, mentalità, sensibilità, affettività, eccetera?
    Ogni caso è a sé, oppure vogliamo alimentare il pregiudizio che ci porta a credere di conoscere una persona appena abbiamo capito se è gay, etero, italiana, immigrata, uomo o donna? Potremmo anche misurarle il cranio e capire se è delinquente o meno…
    D.

  11. Continuo a considerare la pretesa dei diritti di genitorialità delle coppie gay (ma anche dei single) come una delle conseguenze dell’individualismo che, illusioni post-pseudo-settantottine a parte, tanto bene si sincronizza alla macchina capitalistica. Si è passati dall’essere cittadini a clienti, e in quanto tali, abbiamo sempre ragione. Quindi, via a rivendicare diritti, senza nemmeno porsi il problema delle eventuali ripercussioni che possano avere verso gli altri (soprattutto chi non è in condizione di poter decidere).
    *
    Inoltre, mi fa riflettere questa ostentazione di “incertezza” sessuale, per cui segno di “progressismo” è considerare “arbitraria” o “inventata” la distinzione tra etero e omosessualità (e tralascio il giudizio di “omofobia” di marotta – perché la tolleranza va bene, ma solo per chi la pensa come noi – verso chi semplicemente ha dubbi su alcuni cambiamenti antropologici). Quindi sareste tutti bisessuali? Avete avuto esperienze con donne e uomini? Sul serio? Che poi penso ad alcuni miei amici gay che vedono i bisessuali come il fumo negli occhi…

  12. @ amedeo: eccomi, scusami il ritardo! Non volevo essere polemica, e purtroppo si è trattato solo di uno scambio di battute tra la relatrice americana (quando era tra il pubblico ed ascoltava come me gli interventi degli altri) e uno scrittore gay. E’ stato citato il film ‘I ragazzi stanno bene’ e così, dopo aver detto che non le era piaciuto, ci ha invitato a riflettere che ci può essere il problema ” misoginia” in una coppia di genitori gay maschi nell’educare una figlia. Ma il tempo stava per finire, per cui il discorso è tramontato velocemente. Ovviamente sono generalizzazioni ( o forse provocazioni) mi è solo sembrato interessante sentire che in USA si interrogano anche su questo, per cogliere meglio la complessità. Certo, potrebbe anche essere vista come una posizione che viene da un pensiero di ‘femminismo estremo’, non so.
    @ zauberei: per ora non sono matta 🙂
    Sì, è molto interessante osservare le cose dai vari punti di vista, purtroppo, almeno per me, è difficile ricavare delle risposte certe. Ci tengo a precisare che non ho pregiudizi negativi verso i padri gay di coppie gay che educano figlie, personamente non ne conosco, mi ci hanno fatto pensare, e quindi è partito il pensiero …
    Un gaio saluto a tutti 🙂

  13. Cosa turba nel fatto che una coppia gay voglia avere un figlio? Non lo capisco. Gli etero mica nascono con la patente per diventare genitori… E portando alle estreme conseguenze il ragionamento di qualcuno si finirà per chiedere di togliere i figli a chi è rimasto “scoppiato” e ha uno dei due genitori latitante. Ma dai…

  14. The Daxeman due cose. Ammettendo la tua posizione (e io non mi trovo per niente in sintonia) di fatto le coppie eterosessuali sane psicologicamente per adottare i bambini per esempio non coprono la domanda. E sai che fanno? Prendono il bambino in adozione poi si pentono e lo rispediscono indietro. A tutt’oggi ci sono un sacco di bambini che crescono negli istituti e approdano all’adozione troppo tardi quando sono psicologicamente lesi. Per quanto una coppia omosessuale possano non aderire ai tuoi desiderata socioculturali – sicuramente rimane meglio di un istituto, che è il destino di moltissimi bambini oggi. Non vuol dire che tutte le coppie omosessuali siano idonee ma sicuramente che ne sono – non è l’orientamento sessuale in questi casi il problema. L’adozione anzi implica una serie di sfide aggiuntive rispetto alla genitorialità che rende omosessualità ed eterosessualità veramente secondarie.
    La questione del continuum tra omosessualità ed eterosessualità è un fatto assodato nella ricerca in psicologia da diversi anni. Non è questione di progressismo è questione di complessità psicologica che abbiamo tutti – di immaginari incrociati. Poi le persone si collocano a diversi livelli del continuum, spesso si organizzano psicologicamente più vicini a uno dei due estremi – raramente proprio sopra. Solo il bisessuale puro sta nel mezzo. Anche molti miei amici omosessuali ricordo essere scettici su questa cosa – onestamente ho ragione di non fidarmi del loro scietticismo come di quello di un etero, perchè la continuità destabilizza entrambi. Di fatto però c’è oramai un sacco di materiale su queste cose.

  15. @ zauberei: non so in base a quali dati statistici di riferisci. Io posso, però, ricorrere all’esperienza personale, anzi di coppie di amici che hanno adottato e di amici adottati. Entrambe lo coppie mi hanno parlato di code lunghissime per le adozioni e di tempi biblici per ottenere l’affidamento. Da quanto mi hanno detto, non è affatto vero che manchino famiglie disponibili ad adottare: in realtà il problema è nel percorso burocratico ancora troppo farraginoso.
    Inoltre, passando dall’altra parte della “barricata”, ho parlato di questo argomento con un mio amico adottato da bambino. Mi ha detto che per lui il fatto solo di essere stato adottato, la consapevolezza di essere stato abbandonato dai genitori, è stato un trauma dal quale è uscito solo attraverso numerose sedute terapeutiche, e che non oserebbe mai immaginare cosa gli sarebbe successo se ad adottarlo fossero stati/e due gay.
    Ecco, ogni tanto penso bisognerebbe farli i conti con l’oste…
    Ad ogni modo, ti rimando a un testo che spiega meglio di me ciò che intendo.
    http://www.omnialibri.info/libri/politica-e-societ-/famiglia/voglio-una-mamma-e-un-pap-.-coppie-omosessuali-famiglie-atipiche-e-adozione-vid-244884.html
    A proposito del continuum tra desiderio etero e omo: boh, io so solo che l’idea di baciare labbra maschili o di venire a contatto con un pene non mi piace. Non perché sia sbagliato, solo che non fa per me. E lo stesso vale per il mio amico a cui non andrebbe per nessun motivo al mondo di baciare labbra femminili. Inoltre, la ricerca, a questo proposito, non è così concorde come tu dici. Sarebbe più corretto dire che, per usare un eufemismo, il dibattito è aperto.

  16. Vedi Daxman, Zaub è stata chiara e gentile, quello che ha scritto non è equivocabile.
    Sei l’esempio di quanto ho scritto all’inizio.
    Tu credi che la tua condizione di, non so’,… borghese, etero, europeo, incesurato, mite ecc. ti renda “scientificamente” normale rispetto ad una persona che è, magari, omo, extracomunitario, agressivo, proletario o ricco, o con la fedina penale macchiata.
    Beh Daxman, non è così. Scientificamente non lo è. Scientificamente la normalità non esiste.
    La tua comprensione resta pregiudiziale e superficiale non solo perché attribuisci ad aspetti specifici come la sessualità o l’identità sessuale effetti generali come l’equilibrio o la capacità educativa o di crescere un figlio.
    Evidentemente per te omosessualità vuol dire devianza rispetto a normalità, e quindi devianza sessuale vuol dire devianza sociale e ipossibilità a crescere un figlio adottivo come una famiglia etero… sbaglio?
    Il tuo amico dovrebbe sapere che l’abbandono che ha subito c’entra coi genitori di provenienza e poco con la famiglia che lo ha accolto e a meno che non conosca personalmente tutte le coppie gay del mondo non può dire se una coppia gay lo avrebbe aiutato di più o di meno nel suo percorso umano di quella etero che lo ha effettivamente adottato.
    Comunque restiamo sulla sessualità.
    E’ rischioso attribuire alla sessualità effetti etico morali sulla persona stessa.
    Perché c’è etero ed etero. Se io sono etero ma ogni tanto mi piace uno schiaffo sul sedere? O se mi piace ogni tanto farmi dire parolacce? Ma ogni tanto bada…
    E se sono etero ma mi innamoro per poco tempo di un amico, senza ammetterlo e poi mi passa? E se mi piace andare con due donne insieme? E se mi piace la pipì addosso? E se voglio che mia moglie si vesta da Suora?
    In che scala delle adozioni metti queste persone? Facciamo una tabellina per vedere quale sessualità corrisponde a quale punteggio come genitore?
    E’ pericoloso attribuire influenze morali ed etiche anche all’identità sessuale perché tu vedi intorno a te che la sessualità non corrisponde sempre al grado di femminile o maschile nel carattere di una persona…
    Una donna etero che sembra un uomo e si comporta da uomo come la metti come madre? Un uomo etero sposato estremamente femminile come lo giudichi?
    La comunità scientifica era in discussione pure per decidere se gli indiani delle colonie fossero o meno inferiori ed indolenti per razza.
    Tu lo sai che le razze non esistono vero? Sei aggiornato?
    Oggi ci sono fior di scienziati fondamentalisti cattolici che sostengono che dio è il big bang e la terra è creata come nella genesi…
    La scienza, se non è disposta a spazzare via le conoscenze acquisite grazie alle nuove scoperte, resta imbrigliata nei pregiudizi della propria epoca.
    La famiglia è un insieme di individui funzionale alla sussistenza e alla perpetrazione della specie.
    Ogni latitudine ha sviluppato modelli di famiglia adattati a reciproche zone diversi, e tutti giusti perché funzionali, oggi la contemporaneità e la globalizzazione e l’evoluzione accostano insieme modelli diversi e se funzionano sono normali.
    I manuali di psicologia di oggi sostengono che la famiglia deve “funzionare” per essere normale, come comprensione, sostegno, educazione ed affettività.
    Attenzione Daxman che la normalità non esiste in natura…
    D.

  17. Daxman: ma da quando in qua il fatto di appartenere a un gruppo discriminato libera le persone da tutti i pregiudizi? Da bisessuale ti posso assicurare che molto spesso è proprio da gay e lesbiche che vengono le peggiori offese. Tiri fuori tutti i fatti della tua vita per cercare di dimostrare che bisessuale non significa codard*, repress*, bugiard*, superficiale, ninfomane, apolitic*, confus*, immatur*, inaffidabile; al massimo certa gente ammetterà che tu non sei così e che forse – forse – sei realmente bisessuale, ma sei l’eccezione che conferma la regola. Mentre quella finta lesbica/finta etero/finta bisessuale, insomma, quella finzione vivente che ha spezzato il cuore della loro amica dieci anni fa è molto più rappresentativa. Oppure, se sono maschi: va bene, le donne bisex esistono, anzi, tutte le donne sono bisex, ma gli uomini no.
    Bisexual erasure, si chiama in inglese.
    Io non tengo assolutamente a convincere chi si identifica come gay lesbica o etero che in realtà è bisessuale. Che cavolo ne so io? Ma pretendo che in cambio mi faccia il favore di non mettere in dubbio il mio orientamento sessuale.
    (Scusate per eventuali errori, non sono madrelingua.)

  18. (Quanto alla genitorialità omosessuale, il sito delle Famiglie Arcobaleno spiega certe cose molto meglio di quanto potrei mai fare io.)

  19. al di là della argomentazioni scientifiche credo che il professor Vassallo volesse mettere in evidenza l’arretratezza della nostra classe politica, le numerose contraddizione e ipocrisie che hanno contraddistinto, in particolare, il Governo in carica.
    E’ evidente a tutti quanto sia inutile (e dispendioso per noi contribuenti) fare degli spot contro l’omofobia (riusciti o meno) se poi a questi non segue la promulgazione di leggi che vadano nella stessa direzione, che davvero annullino differenze fra i diritti delle coppie etero sposate e tutti gli altri tipi di coppie non sposate, etero o omo che siano. poi ogni singolo individuo potrà scegliere il matrimonio oppure no, ma come libera espressione di se stesso, non come una modalità per ottenere diritti che in altro modo non avrebbe.
    io ad esempio sono eterosessuale, convivo da 2 anni con il mio compagno, non mi vorrei sposare, e indipendentemente dalla possibilità futura di avere dei figli biologicamente nostri, ci piacerebbe adottare un bimbo, se facessimo i test di idoneità e risultassimo idonei non potremmo comunque adottare solo perché conviventi, non mi sembra una cosa giusta, i miei diritti mutilati non mi permettono neppure di compiere un gesto di solidarietà e amore.
    tutto questo in nome di due cose: del pesante retaggio cattolico e di chi come Daxman parla in nome di una presunta normalità. questi due presupposti fanno si che nessun partito, più o meno radicale, abbia la volontà di mettere mano in una questione spinosa e controproducente dal punto di vista elettorale. Ahi noi!!

  20. Passare per razzista… non ci avrei scommesso un centesimo che mi sarebbe mai capitato…
    @daniele marotta: gli aspetti di cui parli riguardano preferenze sessuali secondarie, non orientamenti. Mi sembrano aspetti un bel po’ diversi, non credo serva uno psicologo per specificarlo. Inoltre, mi pare ovvio che l’eterosessualità dei genitori non sia una condizione sufficiente per l’adozione, ma cavolo ci vuole tanto buon senso per capirlo? L’impressione che ho di fronte a ragionamenti estremisti come i vostri (perché, sì, bollare qualcuno che non si conosce come “razzista” e “borghese” perché esprime opinioni diverse dalle proprie è da estremisti – e io direi pure da fascisti) è che per dissentire da un’idea si debba automaticamente affermare il suo opposto, anche quando la sua inconcepibilità è lapalissiana. Boh, dateve ‘na regolata.
    Comunque, col mio amico mi piacerebbe che ci parlasse gente come te, così come mi piacerebbe sentire l’opinione dei bambini che vengono adottati da coppie gay, o che vengono partoriti dopo un’inseminazione artificiale o grazie a un utero in affitto. Chissà se avreste il coraggio di dir loro che sbagliano a star male perché finiscono in una “famiglia” che non vogliono. Forse sono razzisti anche loro…
    @ jo: se c’è una cosa che mi urta è che mi vengano messe in bocca cose che non ho detto. Precedentemente ho risposto a zauberei, che dava la bisessualità come un orientamento umano “di default” e usava questo argomento per giustificare la sua opinione. Se pensi che la tua natura sia bisessuale, no problem. Basta assumersi le proprie responsabilità verso gli altri (le famiglie arcobaleno, se permetti, sono una fonte abbastanza “di parte”).
    *
    Comunque, ragazzi, una “normalità” non ci sarà, ma una “norma” nella riproduzione naturale sì. Serve l’unione di organi maschili e femminili per concepire i bambini, anche quelli che verranno adottati da coppie gay.

  21. @Daxman, si ma non capisco come la norma della riproduzione naturale possa impedirci di richiedere dei diritti?
    sono questi idee calcificate e sedimentate da anni come modello unico e perfetto che rendono il nostro paese un dinosauro civile.
    perdonami se hai pensato che ti avessimo dato del razzista, sicuramente non lo sei, a me però sembri un pochino conservatore.
    se voler allargare l’uguaglianza e la parità sociale è da fascisti, allora per la prima volta in vita mia credo di potermi definire tale (Spero che la mia mamma non legga!)
    infine la mia esperienza personale con amici adottati è opposta alla tua, ho due amici, due fratelli, adottati in Brasile e loro pensano l’esatto contrario del tuo amico, credono cioè che, accertati i presupposti di idoneità, bisognerebbe acconsentire al maggior numero di adozioni possibili, indipendentemente dall’ identità sessuale della coppia, per permettere a più bambini di avere una vita decente e in alcuni casi semplicemente di vivere!

  22. @Daxman, non ti stavo mettendo parole in bocca, ti stavo spiegando i pregiudizi sui bisex diffusi in molti ambiti queer, visto che tiravi in ballo gli amici gay che li/ci vedono “come il fumo negli occhi”.
    Chiaro che Famiglie Arcobaleno è di parte. Ma se guardi la pagina “Documenti” troverai tantissimi studi sulle famiglie omogenitoriali. Anche gli studi possono essere di parte; ma se non attraverso studi, come pretendi di sentire, appunto, l’opinione dei figli cresciuti in queste famiglie?

  23. Daxman,
    la scienza, quella basata su criteri sperimentali, per quanto sia possibile farlo, ha sancito che non esiste nelle coppie gay una componente diseducativa verso i figli per il fatto di essere gay. I figli di coppie gay non sono né più problematici dei propri coetanei con genitori etero, né meno.
    Sembri razzista perché sindachi regole o princìpi basandoti su pregiudizi cioè sull’idea preconcetta che un gay sia in qualche modo deviato rispetto a un etero, o che un etero sia più sano di un gay.
    Tu potresti affermare che sei etero ma che ritieni i gay pari a te in tutte le manifestazioni della vita, allora non sembreresti razzista, è elementare.
    L’intolleranza vuol dire che chi non è come me è inferiore in qualche modo. Io dico è razzista sostenere l’omofobia con principi pseudo scientifici.
    Pensala come ti pare ma lascia liberi tutti di adottare senza essere sottoposti a pregiudizi.
    Le preferenze sessuali possono diventare orientamento e viceversa, no?
    Oppure una preferenza sessuale secondaria come dici tu può influire di più di un orientamento, no?
    Stai giocando su un campo un po’ difficile per legiferare non trovi?
    Spiega in cosa una coppia gay non potrebbe supplire a una etero.
    Non esistono caratteristiche di genere, le persone sono tutte uniche.
    Il tuo amico ha il diritto di ritenersi fortunato di non essere stato adottato da una coppia gay, ma questo non porta da nessuna parte. Tanti genitori sono fieri che i figli non siano gay per esempio, ma mica è un dato scientifico,…
    Caro Daxman sai quanti nasciamo in famiglie che non vogliamo… il fatto è che una famiglia sana riesce a lottare per sostenere una solidarietà funzionale punto.
    Vedi che non esiste un problema sulla sessualità dei partner che non riguardi anche tutti gli altri aspetti.
    Se si sindacasse sul censo dei genitori? Sull’orientamento politico? Sulla bellezza, sulla cultura, sulla classe sociale? Sulla gentilezza? Ti sembrerebbe discriminatorio o no? e allora perché la sessualità si?
    Forse non te ne rendi conto, i tuoi non sono solo dubbi, quelli ce li hanno tutti, m tu on sei entrato nella discussione con fare dubbioso ma con un giudizio forte e chiaro, fai parte di quella fetta di Italia che non vuole vedere tramontare il proprio monopolio della normalità.
    I gay vanno bene purché non pretendano di essere persone normali…
    Poter riprodurre non abilita ad essere buoni genitori così come non poter riprodurre non rende incapaci di essere buoni genitori.
    La riproduzione è una cosa biologica, l’allevamento è una cosa sociale, culturale e comportamentale.
    d.

  24. Ragazzi, io non so se scrivo in aramaico… Voi parlate di studi scientifici e di metodo sperimentale. Io ho riportato, poco sopra, un testo scritto da due psicologhe che lavorano nel campo dell’adozione internazionale (quindi non giornalisti, né filosofi, né psicologi generici) e non parlano a nome di altre organizzazioni con un indirizzo preciso. Come la mettiamo? Probabilmente esisteranno anche alcuni studi di segno opposto, ma non venitemi a dire che il mondo scientifico sia unanime nel giudizio, al punto da rendere “quelli come Daxman” dei bigotti reazionari e conservatori (e per quanto riguarda l’ultimo termine, onestamente, anche se fosse non ci troverei nulla di male – il mondo è bello perché vario, o no?).
    @ daniele marotta: guarda che l’idoneità per le adozioni viene ANCHE data in base al censo, alla classe sociale e a dei criteri morali/psicologici (e mi pare pure giusto!). Cioè, cavolo, ma vi credete che i bambini vengano dati in adozione solo perché le coppie hanno il requisito dell’eterosessualità?
    Ripeto, scrivo in aramaico o cosa?

  25. @michi Prima di tutto ti ringrazio della risposta. Inoltre: stai tranquilla, non avevo letto nessuna polemica da parte tua; al massimo ero io che ero partito già fomentato, dato l’argomento. 🙂
    Effettivamente ci dici poco riguardo al commento della relatrice, ma su quel poco provo a rispondere. Mi sembra doveroso.
    Trovo molto grave che una persona – a maggior ragione se una persona che, credo in qualità di esperto, interviene in un dibattito sull’esistenza della letteratura omosessuale – si preoccupi di riflettere sulla possibilità che una coppia di uomini gay possa procurare dei danni alla loro figlia. Per varie ragioni.
    1) Su quale assurda base si teme che una coppia di uomini possa essere più misogina di una coppia altra? Io alla relatrice consiglierei di farsi un giro tra le coppie etero: scoprirebbe centinaia di famiglie inadeguate, sulla base di questo criterio.
    2) Perchè una coppia di uomini gay dovrebbe essere più misogina di una coppia di donne lesbiche? Trovo altrettanto assurdo questo: non mi stancherò mai di ripetere che, sebbene all’interno della realtà gay maschile regni una sorta di “sindrome di mme de merteuil” – che mi addolora tantissimo – per cui degli uomini dimostrano una repulsione, uno sdegno o una qualunque altra forma di insofferenza verso il sesso femminile, tuttavia alcune tra i migliori insegnamenti in fatto di gender le ho ricevute da uomini, gay e non. E credo anche che la misoginia, la mancanza di coscienza a cui – purtroppo! – molte donne e ragazze sono soggette sia molto più radicata e incancrenita che non tra gli uomini, dove si limita ad essere abissale ignoranza o codardia.
    Per concludere. Io darei per certo che alcune coppie di uomini gay siano misogine, di sicuro: in ogni caso, quando sento mia cugina – ed è solo un simbolo! – eterosessuale, sposata, tre figli, che dice: “Marco [primo figlio] dovrà farsene una diversa al giorno; Chiara [seconda figlia]??!! Eh beh, no, lei è femmina. Lei basta che se fà sposa!” – e ti assicuro che tutti ridono animatamente! – mi rendo conto di quanti la relatrice si debba preoccupare di altro. Di altri.

  26. Bello, molto bello questo spostamento di accento da sessualità a umanità proposto da Nicla Vassallo.
    Ci sarebbe una lunga storia dietro da raccontare, sulla forma dei discorsi intorno alla sessualità intorno alla prima metà del XX secolo, e sulla capitalizzazione fatta da chi comandava su una certa aggressività “naturalmente maschile”, anzi probabilmente c’è già – anche se io ne ho solo reperito tracce qua e là e non ho mai letto saggi a ciò dedicati. Come al solito, i suggerimenti bibliografici sono i benvenuti!

  27. Daxman
    “Alcuni studi’ di segno opposto” hanno portato la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo a sancire l’adozione gay come un diritto riconosciuto.
    L’adozione da parte di coppie gay sta diventando una conquista sociale in tutto il mondo civile in europa e in gran parte degli stati uniti.
    Se il dibattito fosse così acceso come dici non sarebbe tranquillamente insegnato nelle facoltà di psicologia che l’omosessualità dei coniugi non è provato statisticamente portare differenze nell’educazione e sviluppo.
    Aggiornati e informati bene.
    Certamente il censo è una pregiudiziale per le adozioni come anche la fibra morale e psichica, nella misura in cui devi poter garantire al figlio adottato una vita normale, il punto è proprio questo, se si discutesse se due proletari o due cattolici o due neri o tifosi di calcio o culturisti possano essere o meno buoni genitori ti sembrerebbe giusto o meno?
    Tu cosa pensi? Perché secondo te una coppia omosessuale non potrebbe educare un individuo sano, almeno rispetto ad una coppia etero?
    Essere conservatori va bene se si accetta che esistono anche altri stili di vita con pari diritti.
    D.

  28. Molto interessante l’articolo della Vassallo e molto interessante anche l’intervista di Loredana Lipperini ivi linkata. Ci sono tante frasi da incorniciare, non ultima quella sulla “responsabilità”.
    @ lalipperini, mi potresti dare qualche indicazione blbliografica circa l’argomento dei 15 generi individuato dai semiologi perché mi interessa molto? Grazie. 🙂

  29. E’ Giovanna Cosenza la teorica dei quindici generi, che forse sono anche diciassette a questo punto. Puoi scriverle tranquillamente: il suo blog è linkato qui a fianco.

  30. @ Marotta: aggiornati e informati bene tu. La Corte europea sui diritti dell’uomo ha emesso una sentenza di risarcimento per una donna francese single a cui venne negata un’adozione (in Francia le adozioni ai single sono consentite) perché dichiaratamente omosessuale. La sentenza, infatti, ha giudicato il rifiuto delle autorità francesi come un atto di discriminazione sessuale. Pur essendo quella della Corte una sentenza “pericolosa”, che crea un precedente, in realtà non si è mossa di molto dalla legislazione già vigente nel Paese in questione. Inoltre, io fossi in voi starei attento a considerare la CEDU come indiscutibile e non criticabile. Per quanto a me possa stare bene, non so se alcuni di voi potrebbero esserlo altrettanto di questa sentenza: http://www.uaar.it/news/2011/03/18/crocifisso-cedu-assolve-italia/
    *
    Detto questo, sapete che vi dico? [mod provocazione reazionaria ON] Magari il mondo finirà nel 2012, o poco oltre, e io mi avvicino ai 30. Che passi pure la legislazione che preferite in merito alle adozioni o ai diritti individali per borghesucci benestanti. Provocheranno danni? Non mi interessa, non mi riguarda. Ma se tra qualche decina di anni, quando starete – come adesso – a chiedervi perché i giovanidoggi hanno tanti problemi, perché sono così diversi da “noi-quando-avevamo-la-loro-età”, e se io sarò ancora vivo, mi divertirò a ripetervi “ve l’avevo detto”.[mod provocazione reazionaria OFF].

  31. Daxeman, mi citi due autrici italiane, che pubblicano un libro per una casa editrice sconosciuta – le cui informazioni curriculari sono piuttosto esili. Non so niente della metodologia del loro lavoro, di come abbiano valutato le ricerche di cui dispongono. Mi sembrano in controtendenza con la direzione verso cui si muove la ricerca internazionale nel settore.
    Pensando ai manuali di psicodiagnostica comunque – da qualsiasi direzione provengano, la stragrande maggioranza dei disturbi psichiatrici delle patologie etc, non ha a che fare con il genere delle figure che accudiscono la prole, ma con la struttura psicologica e il loro comportamento. Non è mai patogena la composizione familiare, ma sempre sempre sempre i modi di relazionarsi, l’accessibilità la disponibilità la coerenza. Questo credo che a priori, dovrebbe far riflettere.

  32. Non capisco di cosa stiamo parlando. Gli studi sui figli di coppie omogenitoriali sono trentennali e provano che l’orientamento sessuale non ha nulla a che vedere con la bontà delle cure genitoriali. Questo non è uno studio minoritario, è il parere dell’American Psychiatric Association, cioè chi produce il DSM, il manuale diagnostico adottato in tutto il mondo.
    La sentenza della Corte europea non può appoggiarsi al fondamentalismo religioso o alla ‘tradizione’ o alle spinte omofobiche, la Corte non può che prendere atto di ciò che dice la scienza.
    .
    Se proprio vogliamo dirla tutta, pare che i figli di famiglie omoaffettive crescano addirittura più equilibrati, più sereni, più bravi a scuola, la spiegazione potrebbe essere in una maggiore consapevolezza e responsabilità della famiglia omoaffettiva media rispetto alla famiglia media eteroaffettiva.
    .
    Sopra ho letto anche un altro delirio sul tema “omosessualità” e “eterosessualità” a cui ha già risposto in modo ineccepibile Zauberei. La sessuologia non si serve di quei due stereotipi in modo binario-esclusivo, ma riconosce l’esistenza di posizioni per così dire intermedie. Quindi: alcune persone sono eterosessuali, alcune sono omosessuali, alcune hanno una sessualità che mescola in vari modi possibili gli stereotipi binari. Rappresentare le possibili sessualità come un continuum non significa dire che siamo tutti dei ‘polimorfi’ o chissà cosa. Non mi pare difficile da capire. Tutto ciò infatti non è un sapere nelle mani di qualche avanguardia della psicologia, sono cose normalissime, condivise, insegnate persino ai bambini nelle scuole laddove ci sono corsi specifici. Lo strano è che un adulto non ci si raccapezzi, che non capisca, che aggredisca. Ecco questo è strano.

  33. @andrea concordo su tutta la linea. Riporto una frase che ho letto ieri sera e mi sembra descrivere bene un certo tipo di atteggiamento, è di Pierluigi Battista: “Peggio dell’intollerante semplice c’è solo l’intollerante che si sente buono e santifica con nobili motivazioni la propria prepotenza.”
    L’Italia è piena di intolleranti buoni e giusti, purtroppo!

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