PUBBLICO E PRIVATO

Osservazioni sparse:
– nove milioni. Sono i clienti italiani delle prostitute, in un anno. Per la cronaca, è il primato europeo, secondo i dati forniti oggi da Marcella Lucidi, presidente dell’Osservatorio sulla prostituzione. Sempre per la cronaca, rimando a questo libro, che non casualmente abbiamo premiato in quel di Bari.
– tutt’altro argomento, più lieve. Scrive oggi Laura Laurenzi, sulla cronaca romana del quotidiano, di una ricerca del Cnr dove si esprimono perplessità nei confronti dei compiti delle vacanze.  La perplessità, personalissima, della vostra eccetera è un’altra:  al secondogenito spettavano tre libri da leggere, e fin qui nulla da dire. Spetta, altresì, la “recensione letteraria” dei medesimi. Riuscirà il secondogenito medesimo a detestare, così,  la saga di Shannara?
– ulteriore argomento. Conversazione a tre, ieri pomeriggio, in quel di Fahrenheit. Tema: letteratura “bassa”, premi letterari, generi, in un buffo rimescolamento secondo il quale il pioniere e difensore dei generi medesimi, Carlo Fruttero, sembrava quasi diventato il campione delle letteratura “per pochi”, solo perchè non aveva vinto il Campiello.  Ieri mattina, a proposito, la vostra eccetera aveva fatto anche una chiacchiera con Radio Vaticana. Buffo: sono nata e cresciuta facendo radio, ed è l’unica cosa che non mi viene più concesso di fare in Rai. Sarà il mio karma.

13 pensieri su “PUBBLICO E PRIVATO

  1. Al tuo secondogenito spetta un compito più creativo di quelli che venivano affibbiati a me: io facevo le schede del libro, mica le recensioni letterarie. La solita domanda: ma che strumenti gli vengono dati, per svolgere il compito?

  2. Secondo me, ex prof. di lettere, è perfettamente legittimo che un insegnante pretenda la redazione di testi scritti su qualsiasi argomento legato all’esperienza di un alunno, comprese le sue letture. Immagino che la profe si aspetti solo che il secondogenito spenda due parole sul contenuto del libro e altre due sulle impressioni che ne ha ricavato. La tragedia è quando si assegnano compiti che poi nessuno controlla o corregge. Il miglioramento dell’espressione scritta passa ***necessariamente*** attraverso la ***pratica*** della scrittura. O sarebbe preferibile dire: leggete tre romanzi a scelta e morta là, senza che nessuno verifichi alcunché?

  3. Ma infatti, caro Lucio, qui il problema non è redigere un resoconto dell’esperienza o – peggio – attestare che questa sia avvenuta, ma a) quali strumenti vengono forniti per soddisfare le richieste b) a cosa queste mirino. Non necessariamente il miglioramento dell’espressione scritta è l’obiettivo educativo del “leggi tre libri e recensisci”. A che si mira? Piacere della lettura? Ampliamento del vocabolario/consolidamento passivo della grammatica? Ampliamento degli orizzonti culturali? Delle capacità di analisi testuale, psicologica? Tutte queste sono esperienze possibili durante la lettura, ma vivificarle e non mortificarle con un compito banale non è una buona idea.
    Da come viene riferito da Loredana, il lavoro richiesto sembra standardizzato. La “recensione letteraria” di Terry Brooks, poi, mi sembra francamente fuori luogo. Shannara si presta meglio, per esempio, a un’analisi delle dinamiche della vicenda.
    Già chiedere tre compiti diversi per tre libri diversi (invento: di uno racconti la scena più riuscita e quella meno riuscita, di uno racconti a quali altri libri/storie ecc ecc. secondo te assomiglia, di uno descrivi per bene protagonista e antagonista – e scegli tu il più adatto al compito) per trasformare un compito stampinato in un brain training.
    Poi concordo sul fatto che leggere un libro possa scatenare reazioni a catena ben oltre le più intelligenti (?) pensate pedagogiche, e per fortuna.

  4. sicuramente la scrittura migliora attraverso la pratica, ma più che insegnarmi a scrivere bene la lettura forzata di alcuni testi mi ha portato a odiarne gli autori. Anche se pieni di merito, non riesco ancora ad apprezzare scrittori come Buzzati, Calvino e Primo Levi perchè, costretta a leggerli e commentarli, hanno occupato e rovinato almeno 2 delle mie vacanze estive di adolescente! Ho trovato invece molto più piacevole il metodo usato dal mio prof di italiano: dedicava un’ora alla settimana alla lettura dei classici di italiano e una a quella degli autori latini. Per verificare, il giorno del compito in classe dedicava sempre almeno uno dei temi di italiano al commento degli autori letti. In questo modo tutti conoscevamo qualcosa degli scrittori, le nozioni erano sufficienti per svolgere i temi e le interrogazioni e l’approfondimento era facoltativo. è stato così che ho imparato ad amare Sciascia, Pirandello e, traduzione a parte, anche un pò Seneca!
    chiedo al prof. di lettere: potrebbe essere un’alternativa?

  5. Ma la cosa importante è quanto il prof. riesce a dilatare il concetto di recensione. A me sinceramente mi pare un’ottima idea. quel momento in cui scrivi di ciò che hai letto – è il momento in cui quello che hai letto diventa qualcosa – prende una forma, un senso dei colori. TUtto ciò costa fatica e anche magari noia. E Dio pirillo però, se dovevano solo gicocà nun andavano a scuola:)
    Farhenheit è sempre un bel posto

  6. Dunque dunque…sarà che io ho un’idea balzana della lettura, ma obbligarmi a “recensire” qualcosa che io leggo per piacere, durante l’estate, non mi sembra propriamente un invito all’aspetto ludico della lettura medesima. Che, a tredici anni e non solo, è fondamentale.
    Nella maggior parte dei casi, i recensori in erba fanno come molti recensori adulti: scopiazzano la quarta di copertina.
    Sicuramente sbaglio: ma credo che potrebbe essere immensamente più divertente, e soprattutto immensamente utile, seguire l’esempio americano. E chiedere una fan fiction relativa al libro appena letto, per esempio.

  7. Un momento. Non confondiamo la ***lettura libera*** (il giovane lettore, portato nel reparto ragazzi di una libreria, sceglie da sé cosa leggere senza doverne rendere conto a nessuno) con le letture selezionate da un insegnante per la propria attività didattica.
    Ai miei tempi, guidavo anch’io i miei alunni alla creazione collettiva di copioni teatrali (con gran divertimento di tutti) da mettere in scena davanti a parenti e/o altri coetanei, ma non per questo mi esimevo dallo scegliere anche precisi testi intorno a cui far ragionare, in forma scritta e orale.
    P.S. Posso segnalare i tre post nel mio blog sul COMPITO di uno scrittore per ragazzi? Grazie.

  8. E chi la confonde, Lucio? qui parliamo di “leggi tre libri che vuoi tu, che ti piacciono, che ti divertono”….E recensisci. Non: leggi questo libro, scelto da me per i miei fini didattici, e recensisci.
    Mi rendo conto che la mia è un’antica polemica: sono sempre stata convinta che la scuola italiana, tranne lodevolissime eccezioni, insegni più a diventare critici che scrittori (nel senso alto, e dunque artigianale, del termine). Il che, dal mio sicuramente riprovevole punto di vista, spiega molte cose…

  9. “sono sempre stata convinta che la scuola italiana, tranne lodevolissime eccezioni, insegni più a diventare critici che scrittori”
    Quanto è vero! (anche più storici della filosofia che filosofi)

  10. Concordo con Ferrigno che concorda.
    Il problema dell’uso vivo dei saperi non sembra toccare i professori. Vedi gli otempora della Mastrocola su La Stampa oggi…

  11. “obbligarmi a “recensire” qualcosa che io leggo per piacere, durante l’estate, non mi sembra propriamente un invito all’aspetto ludico della lettura medesima.”(lLipperini)
    Certo, l'”obbligo” è difficile possa legarsi al “ludico”, a questa stregua anche il compito di leggere tre libri tre sarebbe sbagliato, non solo la recensione.
    Ma non son d’accordo con lei Lipperini per un altro fatto: cosa c’è di più divertente che parlare di uno dei tuoi libri PREFERITI, anche a tredici anni ? Mi avessero chiesto di commentare Salgari o Sherlock Holmes o Moby Dick l’avrei fatto con entusiasmo.
    Magari molti dei miei coetanei no, ma semplicemente perchè NON avevano libri preferiti.
    Quanto a un tredicenne che recensisce: a quell’età la maggior parte non ha idea di cosa sia una recensione, se va bene faranno un riassunto. Questo almeno è quel che successe in classe mia quando la prof. ci provò.
    Ma, riassunto o no, son comunque d’accordo col tentativo, se non altro i ragazzi faranno esercizio di scrittura, l’essenziale a quell’età è che lo facciano in buon italiano, quel che dicono conta molto meno.
    A meno che i ragazzi di oggi non siano molto più bravi di noi del sessanta, cosa su cui ho qualche dubbio.
    Infine, sarebbe già tantissimo se la scuola italiana creasse dei lettori piuttosto che scrittori, mi pare ci sia carenza di quelli più che di questi.

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