QUANDO AVEVO LE STAMPELLE E INCONTRAI MOEBIUS

La vostra eccetera ha uno strano rapporto con i file archiviati: nel senso che li tratta spesso come ritagli di giornale o altro materiale cartaceo, e ogni tanto decide di metterli in ordine (per poi, magari, lasciar perdere: ordine e sottoscritta non vanno propriamente d’accordo).
Trafficando, insomma, ritrovo una vecchia intervista. 1993, addirittura. Lui, l’intervistato, è Jean Giraud, addirittura.
Ricordo anche la location dell’incontro, tragicomica: aeroporto di Fiumicino, lui stava ripartendo, io mi ero appena rotta il ginocchio (destro: qualcuno, un giorno, mi spiegherà perché rompo sempre il lato destro della mia persona) e giravo con gesso e stampelle. Giraud-Moebius era stato ospite a Perugia, per un convegno che oggi farebbe sorridere, forse (“La città del sogno – l’ idea di città del futuro nell’ immaginario collettivo”).
Ripesco quello che mi raccontò: “Da Hiroshima a Blade Runner, la città del futuro è stata concepita all’ insegna del pessimismo post-atomico e della violenza. Da qualche anno sto cercando di andare controcorrente, di tornare all’ utopia: rappresentando gente che vive in pace, in armonia, in bellezza; mostrando il piacere del futuro. Insistere sul pericolo può far sì che quel pericolo si avveri. Oltre ad essere, obiettivamente, più facile. Penso, per esempio, a quegli autori italiani e spagnoli che si sono consacrati a una visione orwelliana del domani. Mi sembra più coraggiosa l’ipotesi di un’umanità che può aver successo. E comunque è quello di cui abbiamo bisogno”.
E poi mi disse un’altra cosa. Per la cronaca, in quel tempo Moebius veniva accusato di aver abbandonato la sperimentazione degli anni in cui gettava nel cestino le tavole che cedevano ai tradizionali canoni narrativi. Lui rispose così: “Il gruppo degli Humanoides nacque in reazione al fumetto classico. Robbe-Grillet faceva la stessa cosa nei confronti del romanzo. Noi volevamo far saltare la struttura narrativa. Intorno a noi si voleva far saltare quella sociale. Adesso è venuto il momento di trovare un equilibrio, di considerare la narrazione come coscienza delle cose, e non come messaggio”.
D’accordo, torno a spolverare l’archivio.

12 pensieri su “QUANDO AVEVO LE STAMPELLE E INCONTRAI MOEBIUS

  1. Talento smisurato, consapevolezza intelligente, umanesimo, e varietà di temi dal “popolare” (il western) all’avanguardia. Se Giraud non si può dire genio, non lo si può dire di nessuno.

  2. Non ringrazierò mai abbastanza mio fratello maggiore, grande appassionato e collezionista di fumetti, che portò a casa un numero di ‘Métal Hurlant’ concedendomi di sfogliarlo, a me, appena adolescente: il disegno di Moebius fu una folgorazione, benché quelle storie mi fossero incomprensibili.
    Interessante il riferimento alle accuse di aver abbandonato la sperimentazione e i tentativi di destrutturazione dei processi narrativi in favore di moduli più tradizionali. La sua replica è nella sostanza molto simile alla risposta che, pochi anni prima, nelle “Postille a Il nome della rosa”, Umberto Eco aveva dato a chi gli rimproverava di aver tradito, con il suo romanzo, le aspettative create nei suoi lavori teorici precedenti, quando analizzava i romanzi di consumo ed era molto vigile nel denunziare la seduzione in qualche maniera corruttrice (reazionaria) intrinseca di quel genere di letteratura. Come Eco, Moebius – con le parole di cui sopra – annunciava la sua adesione al postmoderno. Che lo aveva portato a collaborare con Stan Lee per disegnare la sua grandiosa interpretazione di Silver Surfer. Roba di cui non avremmo mai goduto se se ne fosse rimasto a spremersi il cervello escogitando modi per far saltare strutture narrative. Meglio così.

  3. Ciao, piacere, sono Michele, ho 36 anni e sono della prov di Salerno., mi piacere leggere, fare e seguire lo sport andare a cinema a teatro, uscire con amici. Mi piace molto scherzare, sono molto ironico ed autoironico, credo sia fondamentale nella vita. Ti va di fare 4 chiacchiere ?
    io nel sito ci sono arrivato per caso. Stavo facendo una ricerca riguardo alle ingessature (è per via di un mio hobby molto particolare, faccio gessi artistici quindi capita anche di decorare gessi ortopedici – ho anche una galleria fotografica di gessi decorati e non, pensa che ho anche delle foto di donne famose con il gesso) e il motore di ricerca mi ci ha portato . Spero di leggerti ancora…a proposito…sei stata ingessata, vero ?
    La mia mail ed il mio contatto messenger è: michelepag@yahoo.it
    Spero di leggerti.
    Scusa ancora una volta per l’intrusione e spero di non averti offesa oppure di aver urtato la tua suscettibilità; in questo caso ti chiedo anticipatamente scusa e me ne starò zitto.
    Ciao Michele

  4. L’unico libro di Moebius che possiedo è realizzato insieme a Taniguchi, Icaro. Non so, credo che al suo lavoro mancasse qualcosa che oggi lo rende tutto sommato non così interessante. Questo non capita con Breccia, né con Taniguchi, né con tanti altri maestri compresi i pionieri.
    Del resto quel suo “far saltare le strutture narrative” è un’espressione così insignificante, tanto quanto la successiva della riscoperta della narrazione.

  5. Bella sorpresa leggere di mattina, prima che le molecole di caffeina abbiano attivato le poche sinapsi attive, il ricordo di quel convegno a Perugia con Moebius che contibuì ad organizzare e inserito nella prima edizione del 1993 di UmbriaFumetto che lo ospitava come ospite d’onore. Dopo ci sarebbero stati altri libri, altri autori, altre fiere, certo che ospitare quello che è probabilmente tra i più importanti disegnatori del mondo fu un’esperienza unica, specie quado era ancora viva la prima lettura, dieci anni prima, di un episodio de la saga de L’Incal Nero, “Panico nell’interno-esterno”, pubblicata su Metal Hurlant su testi di Alejandro Jodorowski. Anche io, come Gianni Biondillo, devo ringraziare mio fratello maggiore che portò in roulotte, eravamo in campeggio, quel numero di Metal. Insieme a Moebius c’erano anche Caza, Voss, Margerin, Renard&Schuiten. Aldilà delle svolte e delle ombre qualitative della sua successiva produzione, l’opera di Moebius ha cambiato letteralmente il modo di pensare, scrivere e disegnare e non solo a fumetti. Grazie ancora per il ripescaggio. A quando il prossimo?

  6. Ehm, Sergio, non era Gianni a dover ringraziare il fratello maggiore, bensì il sottoscritto; ma non fa niente… 🙂
    P.S.: a meno di non scoprire che anche Gianni… :-))

  7. Che tristezza.
    1977 Milano, al Macondo organizziamo la prima mostra di Moebius in Italia.
    Già durante la mostra si fregano tre o quattro tavole (stupende), tra una canna e l’altra non avevamo previsto nessun sistema di sorveglianza. Prima di finire in galera per i miei biglietti falsi del metrò avevamo il problema di restituire all’amico Moebius la mostra mutilata.
    Così tra una discussione e l’altra non si decise nulla… l’amico Moebius ci perdonò e ci regalò le tavole sopravvissute che prontamente ci spartimmo. A me toccò una bellissima china di un omino che correva, mi fu attribuita per l’assomiglianza con l’omino. Nel tempo acquistai altre due di queste tavole, un Tenente Blue Berry a colori, bello da morire, ed un’altra china della serie Garage Ermetique.
    Quest’anno le ho vendute… è stato doloroso, ma non le volevo più mi ricordavano cose ed amici (alcuni scomparsi) che non volevo più tra i miei fantasmi.
    Le ha comperate il figlio del regista del Sandokan televisivo, quello con Kabir Bedi per intenderci. E mi ha dato anche poco, ma che prezzo potevano avere dei fantasmi?, ora sono un’altra persona, poco o tanto che mi resta da vivere, voglio nei miei cassetti solo il presente. esattamente il “bello” del presente.
    Venti giorni sono tornato sulla spiaggia di Matala, degli hippy che trenta anni fa abitavano il cimitero romano del secondo secolo è rimasto solo una scritta sul molo:
    TODAY IS LIFE
    TOMOROW NEVER COMES
    buona giornata
    Rinaz
    Gaiole in Chianti. Siena

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