QUARANTADUE

Quarantadue, giusto. Che non è solo la risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l’universo e tutto quanto ma è la cifra che festeggio oggi. Quarantadue come gli anni trascorsi a RadioRai, giusto ora. Ricordo bene:  il 15 gennaio 1979, tornavo a casa tremante ed euforica dopo la mia prima trasmissione “alla radio pubblica”. Il programma si chiamava Qui Radio2: era una trasmissione molto parlata, dove si leggevano anche le lettere degli ascoltatori e si discuteva su temi di attualità. L’idea era di mettere due adulti, Giovanni Gigliozzi e Maria Luisa Algini a confronto con due giovani, Francesco Chiappetta e la sottoscritta. Andò così: lavoravo da tre anni a Radio Radicale, la molto cara, la sempre amata, ed ebbi la ventura di rispondere al telefono. Era una funzionaria Rai, Patrizia Uva, che conosceva la radio e invitava chi di noi lo desiderava a fare un provino. Feci il provino. A tenerlo era la responsabile del programma, e non solo, Nanà Melis. Mi mise in mano un fascio di lettere e mi chiese di improvvisare una risposta. Lo feci. Mi presero. Non dormii per un paio di notti, prima della diretta. E’ vero, avevo alle spalle dirette lunghe e anche sghembe, gestite con una mano sul mixer e una sul giradischi, tutte da sola. Ma questa era, pensavo,una cosa difficile, una prova del fuoco, un chissàcomeesemelacavo. Ricordo  come ero vestita: un completo casacca-pantaloni color vinaccia  che mi faceva somigliare a un fungo velenoso, ma che mi sembrava adatto all’occasione. Ricordo il tecnico che mi rassicurò, che era Luigi Mattei, e che avrei avuto più volte come compagno di dirette. Poi non ricordo molto altro, se non che fu  la prima avventura di molte.
Quarantadue, e fa impressione (quarantacinque se sommiamo anche gli anni di Radio radicale). Redazioni piccole e grandi, programmi di musica leggera, di musica classica, di attualità, alzatacce alle quattro di mattina e notti lunghe, anche col pancione e la macchina che si spegneva al momento di tornare a casa. Quarantadue anni divisi quasi a metà, per lungo tempo a Radio2 e dal 1993 a Radio3, la molto cara, la casa. Quando, alle due e mezza di pomeriggio, accendo il Codec da casa mia e chiamo la sala controllo per collegarmi, penso come siano volati in fretta, e a quanto mi hanno dato, e a quanto continua a essere bellissima la radio: quella della me ragazza che passava le notti in uno sgabuzzino invaso dal fumo di sigaretta, mangiando panini e montando il lungo servizio su Giorgiana Masi a Radio Radicale, quello della ragazza (più giovane di quanto siano i miei figli oggi) che per la prima volta varca il portone di via Asiago, quello della donna che conduce fino a sette mesi di gravidanza, quella della donna che sono oggi, e che ogni volta pensa a chi non vede, ma c’è.
Quarantadue milioni di volte grazie, o voi che ascoltate.

3 pensieri su “QUARANTADUE

  1. Cara Loredana, è bellissimo leggere quanta passione arda in te nei confronti del tuo lavoro, dopo 45 anni di attività ininterrotta: è la bellezza di chi è riuscito e ha potuto tramutare in professione la sua passione. Nel tuo caso, credo con risultati difficilmente discutibili.
    Mi verrebbe da farti una domanda, anzi due: “Ti sei mai chiesta da dove nasce, dove ha origine quella ‘passionaccia’? Se sì, sei riuscita a darti una risposta che ti soddisfa?”. Te lo chiedo come balbettante-al-microfono. 😉

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