QUEL CHE C'ERA FRA UN ANNO E L'ALTRO

C’erano, in queste prime ore del 2013, anche servizi televisivi su quelle donne che ce l’hanno fatta nel proprio lavoro e che pure non hanno mai risentito di alcuna disparità di genere, che ce l’hanno fatta perché sono brave e lo meritavano,  e dunque, ragazze, non siate lamentose e rimboccatevi le maniche.
E’ vero ed è giusto, per i singoli casi. Ma non è vero per tutte. Dipende da dove si nasce, da come si cresce, da chi si incontra, dal caso e dal censo oltre che dal merito. Così come è altrettanto vero, pur se ingiusto, che anche se ci fossero condizioni di partenza che garantiscono a tutte di poter scegliere la propria strada e percorrerla liberamente, senza condizionamenti culturali e senza ostacoli economici e sociali, non tutte potrebbero arrivare in fondo.
C’erano, in questi giorni, articoli sulla perdita del senso di comunità e di cittadinanza. E’ vero ed è molto ingiusto. Ma questo dipende anche da quanto siamo cambiati noi, e non solo dallo stato delle cose in Italia e in Europa.  Due sere fa, osservavo il gruppo di persone con cui sedevo a bere e, supponevo, a conversare: i loro volti erano chini sui rispettivi smartphone. E non per pochi minuti, ma per l’intera serata. Dettagli, certo. Così come è certo che è ormai molto difficile parlare di feticismo tecnologico senza essere accusati di resa al versante apocalittico dei due poli. Quello che questi anni dovrebbero averci insegnato è che i poli non sono solo due.
Ci sono, in questi primi giorni del 2013, le avvisaglie di quella che sarà una semplificazione crescente da qui alla fine della campagna elettorale, e che riguarda molti aspetti di questo paese, non ultimo il versante culturale. Se c’è un impegno da prendere, è quello di cercare di guardare oltre il velo della semplificazione stessa, e di raccontare quanto si riesce a scorgere.
Buon anno, caro commentarium. Sono ancora nel confortevole limbo del paesello, e non prometto continuità di presenza fino a lunedì. Ma vi penso molto, e vi faccio i miei più cari auguri. Come mi ha scritto un caro amico nella notte di Capodanno, restiamo uniti.

7 pensieri su “QUEL CHE C'ERA FRA UN ANNO E L'ALTRO

  1. Sì, questa difficoltà, a volte incapacità, di distoglierci dalla comunicazione globale rappresentata dagli smartphone, la noto io, anche sulla mia pelle. Il richiamo della massa, e l’individuo riesce a concorrere sempre meno. Perché dovrei dedicare tutta la mia attenzione a te, quando in teoria allo stesso tempo potrei parlare con centinaia, se non migliaia, di altre persone? Si salva ormai, forse, solo l’amore. Spero che i momenti di intimità non vengano ancora disturbati dalla voglia degli altri.
    La semplificazione è da combattere giorno dopo giorno, è un comodo rifugio, risparmio delle energie. Ma fa prendere strade sbagliate.
    Grazie per i tuoi post sempre stimolanti e buon 2013!

  2. l’importante è che gli esponenti del maggior partito di opposizione ai poteri forti(almeno teoricamente)non facciano come l’altra volta,quando il candidato era W.,e , ahimè,spalleggiati dal proprio quotidiano di riferimento si misero a inseguire l’avversario,sulla scorta di sondaggi fuorvianti,ciarlando a sproposito di sicurezza o nel caso del lavoro con parole che suonavano false come una moneta da 3 euro,preconizzando le stronzate che continuano a farsi largo che parlano,senza azzardare nemmeno un briciolo di analisi,del fatto che i concetti di destra e sinistra siano indiscutibilmente superati e,come probabilmente potrebbe sottoscrivere quel famoso sottosegretario della fornero campione del mondo,roba da sfigati
    http://www.youtube.com/watch?v=4mhqOBhkIhc

  3. Tanti auguri anche a te Loredana e salutami il paesello da cui si torna sempre carichi di bei pensieri e di belle sensazioni e pure di qualche kilo in più per via dei vincisgrassi e del ciambellò 😉

  4. Il capo chino sullo smartphone è la triste icona del nuovo che avanza. Ormai hanno tutti abbassato la testa e sono discesi in Twitter per salire più rapidamente in politica. Prevedo anche io grosse semplificazioni da qui a due mesi, temo che la parola “cultura” non sarà nella top 10 di quelle che saranno usate nei talkshow. “Retwittare a sua insaputa” sarà nella top 3.
    Buon anno a tutti.

  5. ciao loredana, nel farti gli auguri di buon anno ti segnalo la sentenza del giudice sul caso parolisi, in cui si dice, pur condannandolo, che uccidendola “il marito reagì all’ennesima umiliazione”.

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