Fare ordine, o almeno provarci. Sono i primi giorni davvero caldi, i giorni in cui apri l’armadio e ti rendi conto che hai utilizzato un decimo del suo contenuto: perché a casa ti bastano jeans e maglione, jeans e maglietta, jeans e cardigan. Ci pensi su. Sono stati mesi difficilissimi, eppure in questi mesi qualcosa hai imparato. Qualcosa che vale evidentemente per te, e non per tutti, quindi piano con le polemiche, non sto scrivendo cosa dovreste fare voi, non sto imponendo un pensiero a nessuno, sia mai dovessi finire in qualche storia di Instagram come benaltrista o simili.
Elenco. Cose che mi mancano. Gli incontri. Maggio è sempre stato il mese del Salone del Libro. Mi mancano gli incontri programmati e quelli casuali. Mi mancano le maratone radiofoniche sotto il bocchettone dell’aria condizionata (che non mi manca affatto). Mi mancano le riunioni di redazione appollaiata nella hall dell’albergo (anche in questo caso, non mi manca l’aria condizionata della hall dell’albergo). Mi mancano le corse da un appuntamento del Salone all’altro. I bicchieri di vino a fine trasmissione. Il cielo sopra Torino, specie a tarda sera. Mi manca urtarsi nei corridoi del Lingotto e dire “ehi, ma come stai?” e abbracciarsi davanti a uno stand. Mi manca vedere le facce del pubblico. Mi manca una risata che scappa, o anche un litigio di lavoro che si ricompone.
Va bene, mi mancano un bel po’ di cose. Ma ci sono molte cose, forse altrettante, che non mi mancano, e che potendo non vorrei ritrovare.
Non mi manca la tendenza a inzeppare la mia vita di viaggi, appuntamenti, treni. Quel che ho imparato è che è possibile, e persino qualitativamente più interessante, fare alcune di queste cose on line: un ciclo di lezioni, per esempio. Molte presentazioni di libri, che mi permettono di arrivare subito in luoghi che richiederebbero ore di viaggio. Potendo, proverò a mantenere questa modalità. Non mi mancano le due ore di metropolitane e autobus per raggiungere la radio. Non mi manca la mia mezza stanza buia, fredda, scomoda e polverosa di via Asiago. Mi mancano le facce i sorrisi e le discussioni dal vivo. Ma non con lo stesso ritmo di prima. Ho imparato che la qualità del mio lavoro e del mio pensiero è migliorata se posso dedicarmi a quel che faccio in una stanza illuminata, sfruttando le prime ore del mattino che altrimenti passavo pigiata fra gli altri viaggiatori della metro. Non mi manca il consumo inutile del tempo.
Cose che comunque vada non mi mancheranno: le polemiche cicliche degli e delle influencer che fanno dell’attivismo digitale un business (sì, c’è un seguito ma ve e me lo risparmio). Perché è possibile che quando il tempo ricomincerà a correre per tutti ci sarà meno occasione di dar loro rilievo. In fondo, maggio mi rende ottimista.