QUESTO TRENINO A MOLLA CHE SI CHIAMA IL CUORE

E’ la cosa più strana, più personale e meno inquadrabile che ho scritto. Il libro, “la cosa”, esce il 6 novembre, nella collana Contromano di Laterza.
Dunque, è narrativa. Dunque, racconta un luogo. Dunque, è autofiction.
In effetti è tutto questo insieme, e altro ancora.
I luoghi, per cominciare, sono quelli della Val di Chienti, in particolare Serravalle, dove mio padre è nato, dove ho passato infanzia e adolescenza, dove sono tornata adulta e dove i miei figli hanno passato infanzia e adolescenza a loro volta.
E fin qui, sarebbe l’omaggio al natio borgo. Ed è anche questo, ma non è solo questo.
Perché dentro ci sono anche storie di superstrade e di inganni, e di magie, e di Sibille. C’è la storia di un’amicizia (quella con Chiara Palazzolo) e la storia di un doppio, di cui spesso mi si è chiesto conto, e che è arrivato il momento di raccontare.
Ma non solo, ancora una volta.
E’ un libro (romanzo? incursione?) sul mutamento, sul passato, sull’attraversamento dei mondi, sulla memoria, sulla mezza età.
Sulla politica del fare e asfaltare, anche.
Sull’immaginario fantastico sibillino, anche, e sulla sua cancellazione da parte della Chiesa, come Joyce Lussu ben sapeva.
E’ un libro sulla libertà, anche.
Ed è anche un esperimento linguistico, che per la prima volta ho tentato, e chissà come andrà.
Insomma, è “Questo trenino a molla che si chiama il cuore”, e la scheda, quella seria, vi spiega qualcosa in più.
Scriverlo mi è costato molto e mi ha resa felice, anche. Che la sua sia una strada amorevole.
“Il trenino a molla è l’immagine conclusiva di una delle poesie più celebri di Ferdinando Pessoa, Autopsicografia, che inizia con la frase “il poeta è un fingitore”. Fingitori sono i luoghi attraversati dalla Val di Chienti, e da quella Statale 77 che fu, nei secoli, Romea o Lauretana a seconda della meta dei viaggiatori, e su cui passarono eserciti, papi, sovrani, avventurieri. A Serravalle di Chienti, in bilico fra Marche e Umbria, si scontrarono romani e cartaginesi e si fermò Casanova, insidiato, per sua onta, da uno sbirro ubriaco. Ma subito ripartì, perché il destino dei luoghi di confine è quello di essere una tappa sul cammino o terreno di scontro: non di avere vita propria.
Il confine, ora, è fra vita e morte: sui luoghi rinati dopo il terremoto del 1997 incombe infatti una delle maxiopere più discusse del nostro paese, la superstrada del Quadrilatero che, ancora in costruzione dopo anni di lavori e di polemiche, li costringerà a cambiare o sparire.
Ma il confine attraversa anche altri mondi: perché la Val di Chienti è terra di fede e di paganesimo, e sulla stessa via che viene cancellata dai piloni della superstrada passarono apostoli e negromanti, e se i primi dispensavano miracoli, concedendo ai figli maschi di un villaggio di guarire la sciatica (come ancora oggi avviene), i secondi inseguivano i segreti della signora dei Monti Sibillini, che a sua volta era Grande Madre e Strega, e in alcuni casi si spinse a prendere la Vergine Maria sotto la propria protezione, e in altri si trasformò da Sibilla in Santa volante.
Anche la scrittura è fatta di confini, e la vita stessa di chi narra, e che in quei luoghi ha trascorso l’infanzia, l’adolescenza e infine è tornata negli anni della maturità, per ragionare su cosa significhi essere due in una, e su cosa intendeva Pessoa quando sosteneva che non c’è nulla di più reale di un personaggio di finzione. E su cosa, infine, significhi ritrovare un’identità nei luoghi che appartengono al passato, proprio nel momento in cui quegli stessi luoghi la stanno perdendo per sempre”.
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10 pensieri su “QUESTO TRENINO A MOLLA CHE SI CHIAMA IL CUORE

  1. Che non sia un canto del cigno per quei luoghi. Questo è il mio augurio. E ovviamente sarò tra i primi ad accaparrarmelo, quando uscirà!

  2. Attendo con ansia di leggerlo..Oltretutto,una storia che parla di confini-di diversi generi di confine- e di mondi che si intersecano..in sostanza ragiona della stessa materia di cui e’ fatta la nostra esistenza ..o forse erano i nostri sogni..

  3. Cara Loredana, tu sai quanto io sia affezionato ai “miei” Sibillini coi loro paesaggi blu e con le loro leggende… inutile annunciarti che sarò tra i tuoi primissimi, avidi lettori!!

  4. Evviva! Contenta per la data e le anticipazioni! Ebbene sì, quella è una terra particolare. Come tutte le terre di confine, è vero. Che poi era un confine importante, che portava anche al mare da terre molto oscure, che si spalancano tutt’ora sul piano e salgono sui Sibillini e poi scendono a scapicollo nelle Marche. Insomma, era una zona importante per il passaggio, e la gente che la abita è tutt’ora gente in gamba e simpatica e aperta. Tutto questo non c’entra neinte con la strada nuova che attraverserà tutta la zona. E’ un’opera che più avulsa dal territorio non potevano farla. E a far parlare la valle saranno dei libri, non certo la Quadrilatero.

  5. Cara Rita, mi sembra sempre più evidente che sia tempo di fondare un club dei lettori marchigiani di Loredana (come chiamarlo? Lipperatura di confine? Lipperatori della Marca?): anche la famiglia di mio padre è di Camerino!!

  6. Non posso non leggerlo Loredana. Primo perché amo pessoa, secondo perché il prossimo viaggio voglio farlo nelle Marche, terzo perché ti aspettiamo da Modusvivendi

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