QUO VADIS?

Confesso di aver nutrito non poca diffidenza, in tempi recenti, nei confronti di Marcello Baraghini, editore di Stampa Alternativa: probabilmente sbaglio, ma la sensazione che mi suscitava anche nei tempi gloriosi  non era ed è così lontana da quella che provo quando qualcuno (critico, scrittore, altro) rilascia dichiarazioni in apparenza controcorrente per provocare lo scandaletto e dunque rosicchiare una briciola di notorietà in più.
Confermo il giudizio a proposito della vicenda “Baraghini-va-a-casa-Pound”, che mi è stata segnalata via mail da più persone e di cui potete trovare il riassunto qui, qui e qui. Ah, e qui la decisione finale (Baraghini-amareggiato-non-va-a-casa-Pound).
In tutta onestà, mi aspetto che la prossima tappa del personaggio sia l’Isola dei famosi. E non solo per questo episodio. Anche se gli scritti in rete sono faccenda volatile, è difficile dimenticare l’exploit del blog di Stampa Alternativa a proposito di Saviano, nel febbraio 2007: qui, per chi volesse rinfrescarsi la memoria.
Su Carmilla, infine, un intervento recente e pertinente, sempre a proposito di Gomorra. Buon lunedì.

13 pensieri su “QUO VADIS?

  1. Quando parli dei “tempi gloriosi” di Baraghini intendi anche gli anni ’70 e la condanna per “Contro la famiglia”? A quei tempi penso abbia pagato di persona le sue azioni e ha comunque fatto “controinformazione” anche se, ricorderai, questa era un gran calderone in cui ribolliva un po’ di tutto. Poi, dopo il ritorno alla… legalità, ha avuto delle idee senza dubbio originali, come i Millelire, altre meno e… sì, è vero quello che dici, si presta molto al sospetto che “Mi si nota di più se non vengo alla festa, oppure se vengo però sto per i fatti miei…?”. Tra parentesi, certe sue prese di posizione da scoop, certi suoi atteggiamenti sconcertanti, mi ricordano un po’ la parabola – secondo me discendente (e lo dico col còre in mano) – di Marco Pannella.

  2. Cari tutti e in particaolare a Loredana, giornalista e scrittrice seria, seppur felice anche lei di essere e apparire in questo mondo “culturale” tutto italiano. Perché esserci infatti alla Fiera del Libro di Torino, ai premi, sulle pagine de “La Repubblica”ecc ecc, se non reca alcuna felicità…?!
    Ma cerchiamo di essere precisi almeno in questo nostro comune gaudio: il link sul blog di Stampa Alternativa segnalato da Loredana contro Saviano e scritto da Marcello Baraghini, non è contro Saviano e non è scritto da Baraghini (si vada a leggere il link, per fortuna è riportato, ma si legge sempre meno soprattutto tra i giornalisti) ma da Mario La Ferla, inviato de “L’Espresso” per anni e che da merito a Saviano di essere uno dei pochi a fare inchieste, cosa che molti giornalisti, la maggioranza, non fanno più da tempo. Baraghini continua a pubblicare libri di denuncia da “Contro la famiglia”, si è passati a “Editori a perdere” a “Farmakiller”, la lista è lunghissima e tutta visionabile.

  3. Mi aspettavo un commento come quello di Maria Giovanna. Per fortuna è riportato il link, certo. Ricordavo perfettamente chi firmava l’articolo, avendo partecipato a quella discussione, ai tempi. Mi sembra, però, che quell’intervento fosse, appunto, sul blog di Stampa Alternativa, e dunque fosse approvato da Baraghini medesimo.
    Per quanto riguarda la mia persona: se dovessi un giorno uscirmene con prese di posizione estemporanee per il puro gusto dello scandalo (Lipperini va a Casa Pound), siete autorizzati a coprirmi di pernacchie. Grazie.

  4. Stampa Alternativa e per logica conseguenza il suo sito e blog sono luoghi e spazi di libertà, non sono un soviet con un capo induscusso che ordina e controlla tutto. Chi conosce e frequenta la casa editrice nei suoi 40 anni di storia sa che è realtà e non retorica la pratica libertaria di Baraghini.
    Ma i soviet esistono. E sono la maggioranza. Meglio essere convenzionali, plaudire al grande Gandhi unico al mondo capace di interloquire col nemico pacificamente, civilmente. Brindare all’elezione di Obama che è riuscito a diventare l’uomo più importante del mondo… chissà se ci sarebbe riuscito lo stesso se i suoi predecessori avessero rifiutato di entrare nelle case dei bianchi. Meglio essere convenzionali e leggere le “aperture al diverso” come semplici provocazioni e poi scherzarci su, tra risate e pernacchie.

  5. Scusa Maria Giovanna, ma fare il parallelo tra i fascisti e i “bianchi” mi pare abbastanza gratuito, per non dire sciocco. I predecessori di Obama non andavano certo a presentare i libri nelle sedi del ku klux klan. Sappiamo tutti che parecchi bianchi furono attivisti per i diritti civili e contro il razzismo. Mentre fascisti militanti che non siano fascisti militanti è impossibile trovarli. Soprattutto a Casa Pound.

  6. Non sono d’accordo, Loredana. Conoscendo Marcello Baraghini, so che è una persona seria – nonostante mi sia capitato di dissentire da certe sue prese di posizione eccessive. Ma penso che più di certe sue estemporanee dichiarazioni, conti la pratica editoriale. Direi che quello è il suo corpo, non altro. Ed è un corpo pieno di sensi, pieno di cose importanti. Ed è poi vero che i suoi spazi funzionano così come ha detto Maria Giovanna. Ogni autore ha libero accesso al suo blog.
    Su Casa Pound, noi che abbiamo scritto per StampaAlternativa ci siamo sentiti, non eravamo d’accordo e ci saremmo adoperati per. Quel che conta, direi, è che Marcello ha capito che cosa bisognava fare.

  7. concordo con marco e maria giovanna – al pari altri blog collettivi, il blog di SA da’ spazio ai vari autori e/o collaboratori scioltamente aderenti alla casa editrice; affermare che quanto appare li’ “fosse approvato da Baraghini” significa non seguirlo affatto (lecito, per carita’, ma allora meglio evitare simili grossolanita’) oppure credere che lo strumento-blog sia e vada considerato una testata vecchio stampo (come sembrano ritenere tuttora parecchi circoli italici, e allora meglio stendere un pietoso velo)
    rispetto alla figura individuale, chi non ha mai suscitato diffidenza o espresso contraddizioni scagli la prima pietra…e soprattutto, quasi 40 anni di storia editoriale controcorrente, la marea di bella gente coinvolta variamente, il movimento cultural-libertario creato nei primi 70, le molteplici battaglie (pagate anche personalmente dal diretur), le publbicazioni decisamente scomode e provocanti che continuano a uscire da SA – tutto cio’ sta li’ a dimostrare da che parte stava e sta marcello e il giro di SA
    e sull’episodio in se’, abbiamo tutti operato al meglio, dentro e fuori SA, in piena luce del sole, per chiarire le cose e ottenere la dovuta cancellazione – abbiamo vinto tutti, now let’s move on please…

  8. Sì vabbe’ bravi tutti, un idillio, meglio di così non poteva andare. Siamo al revisionismo storico istantaneo. A leggere le discussioni sul blog di Ettore Bianciardi non sembra sia andato tutto così liscio come viene descritto qui: Baraghini ha rinunciato al suo colpo de teatro perché, con tutto il casino, rischiava culo e casa editrice. Altrimenti c’andava senza remore. E anche prima di lasciar perdere per cause di forza maggiore, non ha rinunciato a insultare (“bigotti”, “inquisitori”) chi non concordava con la sua brillante strategia per promuovere Bianciardi (vergognoso… Ma se possono sentì certe cose??) Rimane che si è dato un segnale inquietante, di rincoglionimento e confusione morale, e che ci hanno fatto bella figura i fascisti.

  9. Ultimamente tendo a fare a meno dei giri di parole: non sempre è un male. Dico subito a Marco e Bernardo, dunque, che quel movimento cultural-libertario degli anni Settanta e quelle battaglie e quelle provocazioni, guarda caso, le ho vissute anche io. E, guarda di nuovo il caso, su queste stesse pagine le ho rilanciate e condivise (sulle droghe, per esempio). Forse proprio per questo ho la presunzione di saper distinguere tra provocazione politica e provocazione pubblicitaria. Forse proprio per questo la prassi perseguita spesso e volentieri da Baraghini mi trova molto, ma molto sulle mie.
    Quanto alle lezioncine sullo strumento-blog, grazie, molto gentile, accolta. Faccio solo notare che quando su Fronte della Comunicazione appaiono, come apparvero allora, frasi tipo: “…la splendida performance dello stesso Saviano nel costruirsi un immagine da capopopolo…”, alla sottoscritta monta la nausea.
    Per il resto, complimenti per la vittoria.

  10. Loredana, a me non pare di averti fatto alcune lezioncina sullo strumento-blog.
    Dopodiché, se pensassi che quelle cose su Roberto sono la linea editoriale di SA, allora me ne sarei allontanato da un pezzo. Non lo penso. Su quel blog ognuno scrive quel che vuole, questo lo so per certo. Dunque non si può attribuire la responsabilità a Baraghini.
    E poi – io credo che il mio antifascismo – per chi mi conosce, per chi legge quello che scrivo – sia fuori discussione. (E vorrei anche vedere che qualcuno ci provasse). Ma con una persona in buona fede mi confronto a prescindere. E’ una delle cose, forse la principale, che ho imparato nel fare il professore di liceo. Ecco, io credo che Baraghini sia in buona fede – la sua idea era per me una grandissima e gravissima cazzata – ma, per come lo conosco, non fatta come provocazione pubblicitaria.

  11. Mi trovo completamente d’accordo con Marco Rovelli e Bernardo Parrella, al 100%. Ora capisco che verso la casa editrice ci possano essere dei dissapori, malumori, ecc. ma ho letto qua e là in rete attacchi ad personam contro Baraghini (gli danno di vecchio rincoglionito, per intendersi) che nulla hanno a che fare con il dibattito nello specifico su questo problema. “Su Casa Pound, noi che abbiamo scritto per StampaAlternativa ci siamo sentiti, non eravamo d’accordo e ci saremmo adoperati per.” e ancora scrive Rovelli “Ecco, io credo che Baraghini sia in buona fede – la sua idea era per me una grandissima e gravissima cazzata – ma, per come lo conosco, non fatta come provocazione pubblicitaria.” Giusto. “Quel che conta, direi, è che Marcello ha capito che cosa bisognava fare.” Ci metto nome e cognome anch’io, così come da anarchica, antifascista, ho firmato la lettera aperta per Marcello. Nessuna minaccia di boicottaggio, da parte mia, ma solo la dolcezza della ragione.

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