RAGIONANDO SUI CONFINI

Essendo originaria di un luogo di confine (il paesello più volte celebrato), il tema scelto da Ad Alta Voce, che si conclude domani a Trieste, mi è particolarmente caro. Ed è bella l’idea: scegliere un testo e leggerlo, appunto, ad alta voce: avverrà domani alle 18 al Teatro La Contrada, in compagnia ottima (Mauro Covacich, Guido Catalano, Vito Mancuso, Medici Senza Frontiere, Ariella Reggio).
Meditando sul testo in questione, mi sto orientando però non su un confine geografico (anche se l’instabilità dei luoghi di confine, che sono tappe sul cammino o terreni di scontro, è stata mirabilmente raccontata da molti), bensì su un confine letterario, o che riguarda la letteratura e la scrittura in assoluto.
Qual è il confine che le parole letterarie e poetiche possono superare? La poesia non serve a nulla, ma scrivi? Migliorano davvero la vita propria e degli altri? Fanno crescere in sapienza e bellezza i lettori oppure li emozionano e basta, e in quel “basta”, però, c’è un universo?
Gli indizi per scoprire la scelta ci sono tutti: per chi è nei paraggi, ci vediamo domani pomeriggio a Trieste. Buon week end, commentarium.

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