RISCONTRI

Con un po’ di ritardo, leggo un intervento di Enrico Piscitelli su Alfabeta 2. Estratto:
“Nessuno dice la verità. O meglio: nessuno la scrive.
La verità è questa: la narrativa italiana ha un riscontro bassissimo. Al momento, il più basso degli ultimi anni. I librai prenotano pochissime copie dei libri di narrativa. Non si fidano. Sanno, o qualcuno ha detto loro, che venderanno solo un piccolissimo numero di romanzi italiani, e solo di alcuni autori. Qui stiamo parlando di numeri così bassi, che cinquecento copie vendute di un libro di una piccola casa editrice, sono un successo clamoroso, roba da brindare col prosecco (lo champagne costa troppo). Ci sono ottimi libri che vendono quaranta, cinquanta copie, e poi diventano remainders e poi, ancora, carta da macero.
Hai voglia a pubblicare libri di qualità. Hai voglia a lavorare per anni a un libro, perché sia quanto di meglio il pacchetto autore-editore possa sfornare. Tutto il lavoro che c’è dietro a un libro non è minimamente premiato. E questo da subito, dal momento delle prenotazioni in libreria.
I librai non si fidano, appunto. Prenotano solo una manciata di libri italiani, ovvero la narrativa proposta dalle major – soprattutto perché i grandi gruppi investono, per esempio pagando per gli spazi espositivi: quanti sanno che le vetrine delle librerie Feltrinelli sono a pagamento? – e qualche saggio semplificato o georiferito, cose tipo La storia dei laghi di Monticchio, ma solo nelle librerie della provincia di Potenza”.
(Nota della titolare: nell’ultimo romanzo di Houellebecq, “La carta e il territorio”, ci sono riflessioni molto, molto interessanti sul rapporto fra arte e artigianato, William Morris alla mano)

74 pensieri su “RISCONTRI

  1. neanche io credo che tutto ciò che si vende sia merda commerciale. non lo credo per nulla, anzi, per dirla con franchezza credo che il mercato sia assolutamente in grado di autoregolarsi e quindi, per quanto mi riguarda, la situazione va bene così. Sono tuttavia fermamente convinto che uno scrittore debba scrivere senza considerare niente altro che non sia una intima, sincera e onesta adesione al proprio spirito, o alla propria inclinazione, o alla propria ispirazione, alla propria visione del mondo, chiamala come vuoi. E aggiungo: se uno scrittore discutesse del proprio contratto, anzi: se un club di scrittori, un sindacato agisse per riformulare i termini del diritto d’autore o degli emolumenti (parlo per assurdo, è ovvio, perché sono in grado di capire che il peso nella contrattazione cambia a seconda delle tue vendite e, personalmente, non sono neppure convinto del diritto d’autore) quello sarebbe, per me, un dibattito interessante. ma quando uno scrittore parla delle strategie di mercato di un grande o piccolo o medio editore, lì secondo me si precipita in un terreno scivoloso che precipita a sua volta in un terreno minato, perché a mio avviso le contraddizioni sono inconciliabili.

  2. che poi, wu ming, quello che hai (avete) detto nel punto due è esattamente quello che penso io, e che, se ci rifletti, si pone abbastanza in contrasto con lo spirito che anima(va) questa discussione e alla fine, forse, permettere di giungere a una conclusione comune, ovvero che la situazione non è disastrosa.

  3. “permette” e non “permettere”. scrivo di getto, prendo fuoco, e a tal proposito ne approfitto per scusarmi ancora con la padrona di casa. (ora torno nel mio loculo)

  4. Non so se in % l’invenduto della narrativa italiana sia più preoccupante di altro invenduto. Cioè l’offerta è così ampia e il numero di lettori così basso che credo sia impossibile isolare una categoria senza notare una flessione. Ricordiamoci che, in Europa, siamo tra i primi a pubblicare molta letteratura (di ogni genere) in traduzione, cioè abbiamo un’alta competizione interna (mi si passi la parola). Per quanto possa valere la mia esperienza di lettore c.d. “forte” (compro circa un centinaio di volumi l’anno), devo dire che scorrendo il catalogo degli ultimi acquisti/letture, sugli ultimi 50 titoli ci sono solo tre libri di “narrativa italiana” (Del Giudice, Staccando ombra da terra; Busi, Vita standard; Landolfi, Mar delle blatte) e, come si vede, sono tutti non recentissimi. Vostro, BD.

  5. Ma leggiamo sempre meno, con orrore gli occhi si posano sulla pagina (cartacea o digitale poco importa). Anna Maria Ortese, tanto tempo fa, mi disse al telefono che trovava immorale leggere narrativa dopo i trent’anni. Consigliava di rileggere i classici, lei era una patita di Sterne e dei russi, ma con poca convinzione. Con voce rauca di mille sigarette si faceva beffe della mia ignoranza che perdura e mi consigliava di curare gattini o qualsiasi animale, ma se proprio volevo fare questa azione che lei trovava inutile almeno centellinare la storia della letteratura italiana di Francesco De Sanctis. Era poverissima e malmostosa, viveva di niente e i pochi soldi con cui girava per Rapallo erano della sorella, impiegata alle poste. Più tardi arrivo l’attenzione di Citati e di Calasso e quindi divenne la colonna portante di Adelphi. Incominciò a guadagnare bene quando non ne le serviva più. La sentii poco prima che fosse ricoverata. Stava male. Mi disse snervata:”Hai salvato qualche animalino?”. Le chiesi se voleva le spedissimo dei libri. Non rispose e non la sentii più. Arrivò solo una cartolina.

  6. Mi scuso, forse OT, ma anche no. Sempre meglio di un paio di persone che mi hanno scritto mail per far finta di consolarmi delle schermaglie che accadono tra me e la titolare di questo blog (mah). “Figurati, è una esaltata e un’ignorante, ieri ha scritto uno status su facebook terribile, positivamente sopresa da Houellebecq, sopresa, capisci, non rilegge nemmeno quello che scrive”.
    Magari un refuso, una svista e perché se siete amici della Lipperini mi riferite queste scemenze con una scusa idiota? Io nel frattempo, se continuate, mi rivolgo alla polizia postale.

  7. WM1, WM2, io vorrei leggere solo e-book, possibilmente in formato epub. Gli schermi e-ink (soprattutto il nuovo pearl) sono favolosi, e presto arriverà e-carta a colori. La lettura è più riposante, posso ingrandire il testo, impaginarlo, ruotarlo in landscape. Se volessi leggere chessò un volume in inglese, basta toccare la parola con una pennina che usa la tecnologia wacom: si apre la traduzione. Posso prendere appunti con la stessa pennina, aprire note, evidenziare il testo, cercarlo automaticamente. Due giga di memoria, che sta diventando lo standard, contengono più di mille libri, ma posso espanderli a sedici o addirittura trentadue. Posso ascoltare musica mentre leggo, perché oggi gli e-reader sono lettori mp3 e acc. Gestisco il download con una connessione analogica – ebbene sì ho un modem da 56 k! – scarico un libro di mille pagine in pochi minuti, ma riesco a scaricare anche gli aggiornamenti e a fare da me per collocarli nella macchina, compro on line spendendo meno mentre ottengo un prodotto, il file, che mi permette più cose di un libro fisico. E leggo di più. Se gli editori caricassero interi cataloghi, anche i volumi esauriti da tempo, la coda diventerebbe lunghissima. E la pirateria, lo dimostrano anche i vostri libri scaricabili, e ancora di più Amazon, non incide sulle vendite, anzi a volte le fa aumentare.

  8. @ S. Mi dici “Non ha senso pubblicare sotto un tot numero di copie di tiratura?”.
    Confermo: no. Meglio aspettare un’opportunità migliore. Nel frattempo il mondo gira lo stesso. Chi ti propone una tiratura di 300 copie evidentemente non ha soldi da investire su di te per promozione e distribuzione e allora tanto vale stamparsi il libro in proprio (ma non con ilmiolibro.it, che si permette pure la CENSURA!) e regalare qualche copia ad amici e parenti stretti. Si spende meno che acquistando le famose cinquanta copie obbligatorie dell’esempio del mio amico.

  9. Vincent, mi sembra sinceramente un un escamotage di bassa lega quello che hai adottato; se non siamp d’accordo su qualcosa non gli diamo visibilità…

  10. Per capire l’arretratezza del mercato italiano, pensate un lettore che predilige l’e-reader, quindi cerca sui cataloghi e-book per esempio volumi di Pier Paolo Pasolini: zero.
    Poi va su Amazon, e trova duecentoundici e-book di Pasolini tradotto in inglese.
    Dico, vi sembra possibile?

  11. @laurapacelli: è un escamotage che ha avuto i suoi frutti in passato con un un’altra persona. Se alzi il tam tam ci si impaurisce e tutto rientra.

  12. @claudia b.: idem, li si schiva se si riesce. Bloccare in tempo derive esibizionistiche di persone che vivono nell’idea “io so che tu sai che io so”. Insomma questo palleggio e cazzeggio tra blog e social network. Insopportabile.

  13. Wu Ming 4 ha scritto: “da certe logiche e pratiche (e modi di fare) la piccola media editoria non è affatto immune.”
    finalmente qualcuno che dice le cose come stanno.

  14. Beh io non sono un bunga-bunga. In Fabio, che è il mio lettore e porta il nome del ragno di Voltolini, ci sono dodici vocabolari che trovano la parola semplicemente toccandola. Vuol dire che inizierò a guardare oltre l’italiano, cambiare lingua fa anche bene al cervello.
    *
    Peccato Lucio, potevi rimettere in circolazione le tue storie e le tue traduzioni, il mercato degli e-book per ragazzi è ancora minuscolo e gli e-lettori sono affamati…

  15. Per dire, Mozzi, nonostante ‘Il culto dei morti nell’Italia contemporanea’ sia stato pubblicato da Einaudi, lo ha ripubblicato in file pdf su Vibrisse (mi pare lo stesso avesse fatto tempo fa con ‘La felicità terrena’).
    Non so com’è la questione diritti, ma evidentemente la cosa è possibile benché i libri continuino a risultare nel catalogo Einaudi.
    Comunque dai, fai come se non ti avessi detto niente, arriveranno altri e faranno più rapidamente e meglio (coi loro libri).

  16. @barbieri. dipende dal contratto relativo a ciascun libro (per quanti anni cedi i diritti e per che tipo di utlizzo). cmq al momento sto aspettando che appaia all’orizzonte l’editore cartaceo della mia vita, mantello azzurro e cavallo editoriale rigorosamente bianco. il classico sogno della sartina di voghera, insomma. *-°

  17. Lucio facciamo così. Quando hai un pomeriggio libero introduci le tue membra dentro quel non-luogo di mass market elettronico che è il mediaworld. Raggiungi il reparto pc. Cerchi l’angolo degli e-reader. Muovendo l’iterruttore alloggiato sullo spigolo in alto a sinistra ravvivi il Sony PRS-650 (allo stato dell’arte ha il miglior schermo in circolazione, dunque occorre proprio quello). Constati che l’e-paper ora focalizzato dai tuoi occhi non ha nulla da invidiare alla carta in fibre cellulosiche. Godi nel vedere, voltando pagina, il movimento plasmatico dell’inchiostro che si coagula in parole. Infine passi allo stato mentale in cui ‘tiratura’ ti fa venire in mente soltanto i festini del presidente.

  18. @barbieri. il fatto gli è che tra blog, facebook, giornali on line & C passo già un esagerato numero di ore sul pc. se ci aggiungo pure la lettura di libri, finisco per fare tutt’uno con la sedia.

  19. P.S. Leggo che Patti Smith ha appena ricevuto il National Book Award per il suo magnifico “Just Kids” (in italiano per Feltrinelli con lo stesso titolo).Durante la premiazione ha invitato il pubblico a non abbandonare i libri tradizionali per gli e-book 🙂

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Torna in alto