RITORNANDO DA ANKARA

La Conferenza sulla parità di genere in Italia e in Turchia, dunque. Ho preso pagine di appunti, ma alla fine provo a fornire una sintesi di quanto ascoltato ad Ankara. I temi erano quattro: violenza contro le donne, lavoro, politica, immaginario. In tutti i casi, i dati sono noti quanto sconfortanti. In Italia – come ha ricordato Barbara Spinelli – tutti i crimini diminuiscono, tranne gli omicidi delle donne. Sullo stalking ha fatto il punto Siusi Casaccia.  Sul lavoro, i numeri forniti da Alessandra Casarico sono spietati: l’Italia è ultima nell’Europa a 15 per occupazione femminile. Grafici alla mano, nel Sud del nostro paese, dove la disoccupazione femminile è più alta, è più bassa la fertilità: tanto per dimostrare, se ce ne fosse bisogno, che più le donne lavorano, più nascono figli. Un dato sugli asili nido: vi accede nel nostro paese il 9% dei bambini, contro il 33% indicato dall’Unione Europea. Francesca Zajczyk ha affrontato la questione della rappresentanza politica, Maurizio Quilici quella dei nuovi padri.
La Turchia non sta meglio, vero. Il diritto allo studio delle ragazze è ancora una conquista, il matrimonio il sogno quasi esclusivo, l’immaginario utilizza parametri abbastanza simili ai nostri (giustamente una sociologa si è soffermata sull’analisi dei magazine femminili turchi che stanno per iniziare la campagna primaverile anticellulite, con impietose immagini di cosce e sederi devastati dalla medesima, e l’imperativo categorico di impegnarsi a fondo per contrastare la sciagura).
A freddo, continuo a pensare cose qui già note. Se le leggi ci sono – o cominciano ad esserci – e le cose non cambiano, è dalla cultura (in senso ampio) che bisogna partire. Cambiare il pensiero, cambiare le storie, osservare i dettagli. Anche a costo di sentirsi dire che si esagera ad occuparsi delle piccolezze.
Ps. Va detto che il discorso di Mara Carfagna non era affatto male: il problema è che, per quanto riguarda la violenza contro le donne, continua a fare riferimento all’ignoranza e alla rozzezza dei violenti. I dati, sempre loro, ci ricordano che la violenza avviene in famiglia nella stragrande maggioranza dei casi: e che l’ignoranza, ahimè, ha poco a che vedere con tutto questo.
Pps. Visti in aeroporto quotidiani turchi che mettevano l’accento sul passato da soubrette della ministra. Discorso già fatto, se ricordate.

11 pensieri su “RITORNANDO DA ANKARA

  1. Beh anche cambiare le occasioni – tramite altri provvedimenti.
    Se le donne non portano i figli al nido – per dire, non è per un motivo culturale, è perchè i nidi un’ ci sono. Anche molte cose culturali non cambiano perchè la cultura non si fa cosa, specie al sud.
    Sulla famosa violenza intrafamiliare – fintanto che non si comincia a fare un discorso preventivo psicologico e sociologico serio, che coinvolga le istituzioni insomma stiamo alla solita fuffa. I dati oramai li sappiamo.

  2. Sarà anche ‘non affatto male’ il discorso della minestra, ma rimangono parole sterili che, scusatemi, provenendo da quel pupito, mi lasciano indifferente con un pizzico di fastidio.
    Questo articolo della Rodotà mi sembra che dovrebbe farci riflettere; qualche spunto per una discussione più ampia potrebbe esserci.

  3. Temo che abbiano perfettamente ragione i settimanali russi a ricordarlo. Tra l’altro non mi sembra che lei abbia mai fatto un discorso della serie “che ci volete fare, dovevo pur lavorare” o un qualsivoglia tentativo di giustificarsi e allo stesso tempo stigmatizzare questa piccola anomalia dal gusto predico-bene-ma-razzolavo-malissimo.
    E per quanto sia d’accordo con Zauberei – quella dei nidi è emblematica, cavolo – temo di concordare molto di più con Loredana quando dice che è un problema di mentalità. Della donna, più che dell’uomo. La stessa donna che accetta di passare per il soubrettaggio (o peggio) per arrivare in politica, e che trova tanto simpatico essere oggettizzata da chi comanda.
    Non sono tutte, ma sono tante… e di questi tempi molto più allo scoperto di prima, perché si sentono forti e tutelate.

  4. “Grafici alla mano, nel Sud del nostro paese, dove la disoccupazione femminile è più alta, è più bassa la fertilità: tanto per dimostrare, se ce ne fosse bisogno, che più le donne lavorano, più nascono figli. ”
    Confesso che questo dato un po’ mi ha spiazzato: ero convinta del contrario, davvero.

  5. @Rosemarie e Ema. Non sono d’accordo. Se si sostiene – e su questo siamo tutti d’accordo, credo – che vanno giudicate le persone dalle loro azioni attuali, il giudizio su Carfagna va dato sulle sue azioni in quanto ministro. Le quali, al momento, sono sicuramente confutabili ma non del tutto criticabili. Il fastidio, semmai, andrebbe riferito al fatto che difficilmente si legge, a proposito di ministri maschi, ex colluso o ex picchiatore, sui giornali stranieri.
    Ema: turchi, non russi. E l’argomentazione che usi è un classico: è sempre e comunque colpa delle donne.
    @Anna Luisa: ha stupito anche me, ma va a confermare quanto sostengono tutti gli esperti, in effetti.

  6. Il dato che si fanno più figli dove c’è maggiore occupazione lo girerò agli amici non italiani che mi portano gli articoli dei loro giornali (sulla condizione femminile, su Berlusconi, ecc) e chiedono come mai qui la natalità è così in picchiata (è un paese cattolico, no?:-)
    E invece mi sa che un lavoro, la possibilità di far fronte alle carenze dei servizi grazie a un reddito, un po’ di serenità, dimostrano come molte donne italiane siano libere di fare questa scelta se messe nelle condizioni ‘normali’ in cui vivono le loro coetanee altrove. Bisognerebbe chiedersi perchè questa è una spiegazione così meno ‘evidente’ di altre motivazioni spesso fornite, tipo l’egoismo e la carriera…

  7. Turchi, mi scuso per il refuso.
    E l’argomentazione sarà pure un classico ma è sempre più dura da confutare. Ed è quello che mi stupisce e indigna di più – nel senso che non me lo aspetto, o non me lo aspetterei. Mi aspetterei le donne unite in blocco in un coro di “ma per chi ci avete preso” – il che non va a giustificare tutto il resto, sia chiaro, né localizza e unicizza la “colpa”, se di colpa si tratta. Dire “ecco, come al solito da quello che dici è tutta colpa delle donne” mi sembra il modo migliore per negare questa parte del problema. Sempre che sia un problema, ma mi sembra che la percezione in tal senso sia condivisa.
    Carfagna da giudicare solo come ministra? e insomma.
    Perché se, putacaso, sapessi che il giudice che deve giudicarmi è stato un famoso ladro, qualche problemino di legittimazione me lo farei. Per quanto questo giudice possa continuare a dirmi “Rubare è brutto, è sbagliato!”.
    E mi farei un problema ancora più grosso se pensassi, per assurdo, che questo ladro è diventato giudice grazie ai soldi che ha rubato. Ossia grazie all’attività che va ora deprecando.
    Mi scuso per le ovvietà.

  8. Paola, è così. E, come detto, è un collegamento che tutti gli esperti europei ribadiscono da anni.
    Ema, per me è molto facilmente confutabile. Non sto difendendo Mara Carfagna. Sto dicendo che dal momento in cui è divenuta ministra intendo giudicare i suoi atti e non il suo passato. Poi, mi viene anche da dire che è molto più facile condannare una soubrette che un ladro, o un colluso. E anche questo significherà qualcosa, credo.

  9. un saluto a tutti.
    Solo una piccola considerazione riguardo ai nidi: mia moglie è responsabile dell’area socio-assistenziale di un comune a nord di Milano. L’area comprende anche un nido e per il primo anno da quando lavora (circa 20 anni) non ha liste d’attesa per l’iscrizione al settembre prossimo. Stessa solfa per il nido privato nel medesimo comune. Che è questo caso anomalo? la cutura o la mancanza di lavoro, cassa integrazione etc.?
    p.s.: stendiamo un velo pietoso nel rapporto rette (che comunque non son basse) e costi vivi. Non vado oltre OT

  10. beh, no, non è più facile (condannare un ladro etc piuttosto che una soubrette). Non dimentichiamoci che ladri e collusi in Parlamento vengono messi all’indice tutti i giorni… se solo si dà ascolto all’informazione concreta. E condivisa.
    Qui il problema non è la Carfagna, che in fin dei conti porta sul groppone “colpe” (virgolette!) molto banali se rapportate a quelle delle decine di parlamentari con sentenze di colpevolezza passate in giudicato. E’ un problema più generico di legittimazione, di pulpiti che non reggono. Non me la sento di dire “ormai sta lì, vediamo che fa”… limite mio, indubbiamente (non sono ironico). Mi rendo conto sia una posizione poco costruttiva.
    Loredana (scusa se ti do del tu per semplicità) mi dici in che modo è “molto facilmente confutabile”? Per carità, ognuno vive la sua realtà, ma nell’ultimo periodo mi sembra di assistere ad un increscioso aumento di “faccio la valletta per andare in politica, embe’?”. Che poi sia una situazione inevitabilmente sollecitata dalla “domanda” maschile non ci piove. Però l’Offerta risponde, come in ogni mercato – e non dovrebbe essere un mercato. E le due parti si alimentano a vicenda 🙁

  11. Oggi il blog di Loredana è lento e difficile da raggiungere. Stamattina, a ridosso del secondo post di Ema, avevo scritto qualcosa, ma non è stato possibile ‘inviare il commento’. Adesso ha detto Ema tutto quello che avrei voluto dire io e sono con Ema perfettamente d’accordo. Non possono essere solo alcune relazioni o alcuni provvedimenti a far dire ‘va tutto bene madama la marchesa’ e a fare di una velina una ministra. Non si vive di solo presente, conterà anche il passato. A parte i collusi parlamentari, dei quali non è vero che non se ne parla e non li si stigmatizza, ma avere un parlamento raccogliticcio che, tra una valetta, una velina, un mafioso, un avvocaticchio azzeccagarbugli e così via cantando, ci propina leggi ad personam mentre il paese va a quel …. paese, beh, scusatemi, ma non mi posso accontentare che una carfagna qualsiasi vada a relazionare in Turchia, magari pretendendo di insegnare come si fa ad arrivare duri e puri al ministero delle pari opportunità. E che ridere queste pari opportunità. Mi fanno proprio ridere. Scusatemi, anch’io ho i miei limiti.

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