#SAVE194

legge-1942Sembra, ogni volta, di dover ricominciare da capo. Facciamolo, allora, e partiamo da una domanda. Questa: “tutte le donne italiane possono liberamente decidere di diventare madri?”. La risposta è no.
Non possono farlo, non liberamente, e non nelle condizioni ottimali, le donne che ricorrono alla fecondazione artificiale, drammaticamente limitata dalla legge 40.
Non possono farlo le donne che scelgono, o si trovano costrette a scegliere, di non essere madri: nonostante questo diritto venga loro garantito da una legge dello Stato, la 194.
Quella legge è, con crescente protervia, posta sotto accusa dai movimenti pro life, che hanno più volte preannunciato (anche durante l’ultima marcia per la vita), di volerla sottoporre (di nuovo) a referendum.
L’articolo 4 di quella legge sarà all’esame della Corte Costituzionale – il prossimo 20 giugno – che dovrà esaminarne la legittimità, in quanto violerebbe ” gli articoli 2, (diritti inviolabili dell’uomo), 32 I Comma (tutela della salute) e rappresenta una possibile lesione del diritto alla vita dell’embrione, in quanto uomo in fieri”.
Inoltre,  quella legge è svuotata dal suo interno da anni. Secondo il Ministero della Salute sono obiettori sette medici su dieci (per inciso, i cattolici praticanti in Italia, secondo i dati Eurispes 2006, sono il 36,8%): in pratica, si è passati dal 58,7 per cento del 2005 al 70,7 per cento del 2009 per quanto riguarda i ginecologi, per gli anestesisti dal 45,7 per cento al 51,7 per cento e per il personale non medico dal 38,6 per cento al 44,4 per cento. Secondo la Laiga, l’associazione che riunisce i ginecologi a difesa della 194, i “no” dei medici arriverebbero quasi al 90% del totale, specie se ci si riferisce agli aborti dopo la dodicesima settimana. Nei sette ospedali romani che eseguono aborti terapeutici, i medici disponibili sono due; tre (su 60) al Secondo Policlinico di Napoli. Al Sud ci sono ospedali totalmente “obiettanti”. In altre zone la percentuale di chi rifiuta di interrompere la gravidanza sfiora l’80 per cento, come in Molise, Campania, Sicilia, Bolzano. Siamo sopra l’85% in Basilicata. Da un’inchiesta dell’Espresso di fine 2011, risulta che i 1.655, non obiettori hanno effettuato nel solo 2009, con le loro scarse forze, 118.579 interruzioni di gravidanza, con il risultato che più del 40% delle donne aspetta dalle due settimane a un mese per accedere all’intervento, e non è raro che si torni all’estero, alla clinica privata (o, per le immigrate soprattutto, alle mammane). Oppure, al mercato nero delle pillole abortive.
Dunque, è importante agire. Vediamo come.
Intanto, queste sono alcune delle iniziative che sono state prese:
1) Lo scorso 8 giugno, Aied e Associazione Luca Coscioni hanno inviato a tutti i Presidenti e assessori alla sanità delle Regioni un documento sulle soluzioni da adottare per garantire la piena efficienza del servizio pubblico di IVG come previsto dalla legge. “Siamo altresì pronti a monitorare con attenzione l’applicazione corretta della legge e, se necessario, a denunciare per interruzione di pubblico servizio chi non ottempera a quanto prevede la legge”, hanno detto.
Le proposte sono:
Creazione di un albo pubblico dei medici obiettori di coscienza;
Elaborazione di una legge quadro che definisca e regolamenti l’obiezione di coscienza;
Concorsi pubblici riservati a medici non obiettori per la gestione dei servizi di IVG;
Utilizzo dei medici “gettonati” per sopperire urgentemente alle carenze dei medici non obiettori;
Deroga al blocco dei turnover nelle Regioni dove i servizi di IVG sono scoperti.
2) La scorsa settimana ha preso il via la campagna contro l’obiezione della Consulta di Bioetica Onlus: qui trovate le informazioni e qui il video.

Diffondere queste informazioni è un primo passo. Ce ne possono essere altri. Fra quelli a cui, discutendo insieme, abbiamo pensato, ci sono:
1) Raccogliere testimonianze. Regione per regione, città per città, ospedale per ospedale, segnalateci gli ostacoli nell’accesso all’IVG e alla contraccezione d’emergenza. Potete farlo anche in forma anonima, nei commenti al blog. Ma è importante: perché solo creando una mappa dello svuotamento della legge è possibile informare su quanto sta avvenendo ed eventualmente pensare ad azioni anche legali.
2) Tenere alta l’attenzione in prossimità del 20 giugno. Lanciate su Twitter l’hashtag #save194, fin da ora.
L’intenzione di questo post è quella di informare. Non è che il primo passo: perché la libertà di scelta continui a essere tale, per tutte le donne.
Postato in contemporanea da:
Marina Terragni
Giorgia Vezzoli
Giovanna Cosenza
Lola
Chiara Lalli
Lorella Zanardo
Dol’s.it
Si fa presto a dire mamma
Femminismo a Sud

93 pensieri su “#SAVE194

  1. I movimenti pro-life si fortificano anche grazie a un misoneismo galoppante che vede in tutto ciò che è medico e farmacologico (e quindi non “naturale”) un danno alal dignità del miracolo della nascita.
    Non ci sono solo i bacaipile pro-life, ma anche i “laici devoti”. quelli che hanno sostituito Dio, la Bibbia e i dogmi con una visione del mondo e della vita quanto più – per loro – aderente ai cicli di Madre Natura.

  2. Grazie Loredana, Marina e Giorgia. Diffondo. Con la precisazione che io ritengo di essere assolutamente (che noi qui siamo) pro-life, di difendere la vita, davvero, difendendo il diritto di decidere liberamente di diventare madri. Decidere liberamente.

  3. ah beh… non dirmelo a me 🙂
    Però a furia di ripetere il mantra “ritorno al naturale”, “naturale è meglio”…. ormai la gente ci crede.
    Una ginecologa di Trieste (molto attiva per i diritti delle donne) mi ha confessato che da lei arrivano orde di giovanissime che della pillola proprio non ne vogliono sapere. E’ chimica, fa male, c’ha gli ormoni ecc…
    E mi ha detto che proprio non si capacita, lei che ha fatto il 48 nel 68 per avere il diritto all’aborto (e non solo) ora si ritrova con delle nuove generazioni ottuse e incapaci di comprendere le più elementari regole del diritto…

  4. Bella e giusta la precisazione, Ilaria. E infatti è terribile che la definizione “pro life” sia predominio di chi vuole impedire la decisione altrui. Su questo, anche, dovremo lavorare.

  5. Quando si discuteva di articolo 13 (legge 40) “bambino” stava per “embrione”. Partendo da premesse simili, il risultato è immaginabile. In ogni modo vediamo, magari andrà meglio. Ti aggiorno a breve.

  6. Per quanto riguarda la contraccezione di emergenza devo dire che nel Consultorio di Milano in via Sant’Elembardo,non ho avuto problemi.
    Però ad una mia amica in ospedale, l’hanno fatta aspettare ore…questo significa che se superava le 48 ore, la pillola del giorno dopo non sarebbe stata più efficace.
    Per me tutto questo è assurdo. Vale più il diritto di un embrione che di una donna.

  7. dovebbero abolire l’obbiezione di coscienza e non assumere nel pubblico medici obbiettore.
    Non ha nessun senso nel 2012 obbiettare, non vuoi fare gli aborti?
    Benissimo fai l’oculista e non il ginecologo.
    Stessa cosa per il personale infermieristico, se non sei professionale con tutte le pazienti che interrompono la gravidanza vai a lavorare in casa di riposo e non rompere i coglioni!
    Per quanto riguarda i farmacisti che espongano sulla porta della farmacia che non vendono la pillola del giorno dopo così possiamo andare a prendere altrove anche l’aspirina!
    L’obbiezione non deve essere più un diritto, se uno non vuole fare gli aborti e tutelare i diritti delle pazienti deve pagare lui le conseguenze della sua scelta, cambiando lavoro o lavorando in un ospedale cattolico.

  8. @Chiara Lalli mi permetto di farle questa domanda perché vista le sua esperienza, credo abbia il polso della situazione, dovendo fare una previsione su un ipotetico referendum sulla 194 secondo lei gli italiani oggi come voterebbero?
    Sembrerà una stupidaggine eppure io qualche timore ce l’ho, spero di sbagliarmi.

  9. @Loredana forse la nostra è solo una percezione errata perché prendendo una posizione chiara ci scontriamo direttamente con chi invece ha l’opinione opposta.
    A spaventarmi è quella silenziosa massa di indifferenti, la stessa che non andò a votare al referendum sulla fecondazione assistita e poi si sorprende quando legge di coppie costrette ad andare all’estero per avere dei figli.
    Quando crescerà questo paese? Quando diventerà un paese civile e attivo? Chi sarà costretto a farne le spese nel frattempo? Sempre le donne?

  10. Forse per difendere la 194 bisognerebbe far evolvere il linguaggio.
    La non punibilità dell’aborto troverebbe molti più consensi che non la proclamazione di un diritto inalienabile su una vita che non è la propria (questo crea grosse resistenze e non solo fra i cattolici, Pasolini docet)
    Del pari, chiedere che la 194 sia eseguibile in ogni struttura pubblica è molto meglio che “proibire” l’obiezione di coscienza (che suona veramente autoritario). Se l’opinione pubblica italiana è più titubante di un tempo, forse bisognerebbe fare un esamino di coscienza anche alle proprie rigidità ideologiche.

  11. Come ho già scritto un paio di giorni fa, questa prossima data mi terrorizza. Non mi aspetto nulla di buono, purtroppo. E lì dovremo essere pronti/e a scattare, immediatamente e con efficacia.
    Trovo bellissima anch’io la distinzione fatta da Ilaria – da quando livellare le scelte sulla base di un dogma e decidere che che un corpo, per non dire una vita (altrui!), debba essere sempre e comunque pronto a modificarsi vuol dire appoggiare la vita? Mah.
    Ribloggo subito.

  12. Qui c’è l’esempio di un caso legale chiuso a febbraio Nel Regno Unito, in Scozia: http://www.bbc.co.uk/news/uk-scotland-glasgow-west-17203620
    Obiezione di coscienza vs diritti del paziente in un ospedale pubblico, in cui il giudice ha in pratica deciso la non ammissibilità del ricorso all’obiezione per i componenti dello staff medico (in questo caso due assistenti ostetriche) non coinvolti direttamente nell’effettuare l’intervento, in quanto è inammissibile rifiutarsi di prestare le cure dovute a donne ricoverate per un intervento tutelato da una legge dello stato. Non è un caso nuovo, ma lo cito per mostrare come si può vigilare (e risolvere) sui casi di obiezione di coscienza in un normale stato laico.

  13. Il diritto è alla consapevolezza che si può dire di no agli uomini che vogliono fare sesso e se sei capace di usare il tuo corpo in modo amorevole forse non hai bisogno di tante fregnacce.
    Siamo nel terzo millennio ed ancora la vita della donna è condizionata dal maschio. Io devo soffrire fisicamente e psicologicamente un aborto perchè forse ho detto di si quando era il caso di dire di no! Devo subire dosi enormi di ormoni perchè voglio un figlio quando ormai il mio corpo è troppo vecchio per la gravidanza. Questa voi la chiamate libertà io la chiamo AUTO SCHIAVITU’ ci rendiamo schiave di un sistema che con l’intento di renderci simile ai maschi ci rinchiude in una prigione.

  14. Angela, scusa un momento. Ti ascolti quando parli? (o meglio ti leggi quando scrivi?)
    “Io devo soffrire fisicamente e psicologicamente un aborto perchè forse ho detto di si quando era il caso di dire di no!”..? “si può dire di no agli uomini che vogliono fare sesso”?
    Scusami, ma tu non hai mai desiderato fare sesso? Da come la metti tu sembra che siano solo gli uomini a volerlo. Come puoi parlare in questo modo?

  15. Allora, appoggio la proposta ad eccezione della “limitazione” dell’obiezione.
    L’obiezione va cancellata secondo il mio parere di futura ginecologa.
    1)perchè aveva senso nel 1978 quando non si poteva obbligare chi era già ginecologo a fare qualcosa che non sapeva di dover fare quando aveva iniziato a lavorare. Oggi è irrazionale che io, che sono nata 10 dopo la promungazione della legge e mi laureo quasi 30 anni dopo in medicina e so PERFETTAMENTE che come ginecologa rientra fra i miei compiti l’IVG, possa decidere di obiettare. Stesso discorso per gli altri operatori sanitari.
    2)perchè un ginecologo obiettore viene spesso discriminato professionalmente [a parte gli insulti di “assassino” da parte dei prolife, è difficile che faccia carriera e questo lo sanno anche i muri], fa un lavoro sgradevole [non è divertente tirar fuori bambini dall’utero materno] e viene anche limitato nella crescita professionale [se c’è un solo medico non-obiettore e 7 pazienti in fila per l’IVG ovviamente lui vedrà solo loro mentre il collega obiettore vede casi diversi e che gli danno una esperienza più vasta], ovvio che se posso evitare tutto questo in maniera “pulita” devo avere una GROSSA vocazione alle spalle per resistere alla “tentazione”…
    3) perchè in uno stato civile nessuna donna che vuole interrompere una gravidanza dovrebbe presentarsi in un ospedale e sentirsi dire “io non ti curo”, primo perchè ritardare la procedura di IVG aumenta il rischio di complicanze e secondo perchè io al loro posto lo vivrei malissimo, come un giudizio morale molto severo.
    Mi rendo però conto che mediare è il miglior modo per ottenere qualcosa e spero che le vostre proposte per “sfavorire” gli obiettori ne riducano il numero.
    Volevo far presente una cosa sulla contraccezione di emergenza che io ho scoperto per conto mio e nessuno sa.
    Dato che la “pillola del giorno dopo” è considerata contraccezione e non aborto dall’OMS, il medico o il farmacista, seppure obiettori, che si rifiutano di prescriverla o venderla stanno compiendo un interruzione di pubblico servizio e quindi è consigliabile chiamare i carabinieri in tal caso.

  16. @Laura Atena e Loredana su referendum 194: io sono forse più pessimista di voi (vedi quello sulla legge 40).
    Per ora comunque la legge sulla IVG è ancora in piedi, e la strada migliore è tentare di far applicare l’articolo 9 della 194.

  17. Silvia, d’accordo con te. Non saprei sul mediare: magari sarebbe il caso di non bisbigliare più. Certo quando ti trovi a discutere con Volontè o Roccella o tanti altri paladini nochoice c’è davvero poco da discutere, perché non sono accettate le minime condizioni di ogni dibattito. Sembra di parlare con anguille ubriache.

  18. Pingback: donnemigranti
  19. Provengo dalla provincia di roma e 4 anni fa ho avuto bisogno di ricorrere alla pillola del giorno dopo. Come ben sapete l’efficacia di questa pillola diminuisce se si aspettano troppe ore prima di prenderla.
    Primo tentativo: Ospedale di Colleferro. MI spiace, tutti i medici di turno sono obiettori, prova a quello di palestrina.
    Secondo tentativo: Ospedale di Palestrina. C’è solo un medico non obiettore in servizio, ma in questo momento sta operando perciò devi aspettare. Dopo due ore di attesa chiedo notizie, ma non si sa niente. Un’infermiera ad un certo punto mi consiglia di recarmi al consultorio che però, essendo domenica, è chiuso. Mi dice che ho 72 ore di tempo per prenderla, perciò mi consiglia di aspettare il giorno dopo e andare al consultorio.
    terzo tentativo: consultorio di Colleferro. L’addetta mi accoglie gentilmente, ma cambia repentinamente espressione quando le spiego di cosa ho bisogno. Inizia a trattarmi con freddezza e maleducazione e mi spedisce ad un altro consultorio perchè in quel momento lì non c’è nessuna ginecologa presente.
    Quarto tentativo: Consultorio di Segni. Finalmente riesco a vedere una ginecologa. Il sollievo dura poco perchè appena mi siedo inizia una ramanzina sull’importanza dell’uso del preservativo. Probabilmente mi giudica più giovane di quello che sono, quando le dico che ho 27 anni e che lavoro mi fa osservare che potrei anche prendermi la responsabilità di una maternità. A quel punto la metto alle strette. Le faccio notare che non sono affari suoi e che visto che a quanto pare lei non è un obiettrice questa cavolo di pillola me la deve segnare. Questa pretesa mi costa caro: mi dice che può segnarmela solo dopo visita ginecologica (??????) piuttosto che farmi visitare da quella strega mi butterei da un ponte, ma non ho scelta. Il tempo corre, sono già passate tante ore e sembra proprio che sia risoluta a non segnarmi la pillola senza visita. Mi sottopongo alla più umiliante delle esperienze: una visita ginecologica senza un minimo di delicatezza, trattata come una prostituta. Esco dall’ambulatorio con la prescrizione in mano e le lacrime agli occhi. Un’esperienza che mi ha traumatizzato, per mesi non sono riuscita neanche a parlarne.

  20. Gli attacchi alla 194 e alla RU 486, si stanno intensificando in quasi tutte le Regioni italiane. Ha iniziato la Lombardia di Formigoni, con linee guida contro l’aborto terapeutico che per fortuna sono state arginate da una sentenza del Tar Lombardia confermata dal Consiglio di Stato. Poi è stata la volta del Lazio con la proposta di legge Tarzia, vero attacco all 194 e ai consultori. In Piemonte infine, Cota dopo due giorni dal suo insediamento, ha detto che la RU486 avrebbe potuto marcire nei magazzini degli ospedali. Subito dopo ha pagato il suo assegno ai movimenti pro-vita, che lo avevano appoggiato in campagna elettorale, con una delibera che prevede il loro inserimento nei consultori. Ora è stata depositata una proposta di legge da parte del PDL, fotocopia della Tarzia. Concordo con Loredana: cerchiamo di denunciare situazioni, raccogliere testimonianze e fare poi una grossa iniziativa in cui ogni regione faccia una fotografia, sia dal punto di vista legislativo che di buone o cattive pratiche. Il 6 giugno credo che la giornata organizzata su tutto il territorio nazionale, dalla Consulta di Bioetica Onlus “Il buon medico non obietta” sia stata un’esperienza che va assolutamente ripresa.

  21. Senza entrare nei dettagli dell’Ordinanza del Tribunale di Spoleto, è tuttavia chiaro che si tratta di una iniziativa di un giudice “militante”, emulo di Carlo Casini, il magistrato – ora Presidente del Movimento per la Vita – che nel 1975 fece arrestare il dott. Giorgio Conciani, Adele Faccio e Gianfranco Spadaccia (allora segretario del Partito Radicale) per la loro lotta per la legalizzazione dell’aborto in Italia.
    Il Giudice Tutelare di Spoleto, anziché attenersi al suo ruolo e valutare l’istanza nell’ambito della legge, ha utilizzato la richiesta di autorizzazione all’interruzione volontaria della gravidanza di una ragazza minorenne per tentare di far fuori la legge 194, sostenendo che l’embrione è un individuo che gode degli stessi diritti della donna.
    Vi sono ruoli e cariche incompatibili con la militanza politica e di parte. Il Giudice Tutelare in particolare dovrebbe salvaguardare i diritti delle cittadine minorenni e “sentita la donna e tenuto conto della sua volontà, delle ragioni che adduce e della relazione trasmessagli, può autorizzare la donna, con atto non soggetto a reclamo, a decidere l’interruzione di gravidanza.
    Se un giudice non è in grado di svolgere il proprio ruolo in modo imparziale, può eventualmente cambiare mestiere.
    Mario Puiatti, Presidente nazionale dell’AIED – Associazione Italiana per l’Educazione Demografica

  22. dall’ordinanza leggo
    Dispone la sospensione del procedimento in corso e l’immediata
    trasmissione di tutti gli atti alla Corte costituzionale.
    deduco che la giovane N.F. non abbia potuto abortire?
    cosa devo dedurre????
    Inoltre
    Dispone inoltre che la presente ordinanza sia notificata al
    Presidente del Consiglio dei ministri e comunicata al Presidente del
    Senato ed al Presidente della Camera dei deputati.
    Quindi il 3 gennaio 2012 Monti, Schifani, Fini erano al corrente.
    Questa ordinanza
    http://www.cortecostituzionale.it/schedaOrdinanze.do?anno=2012&numero=60&numero_parte=1
    è un CHIARO SEGNALE DI ATTACCO AL DIRITTO DI ABORTIRE..altro che diritto della minore ad abortire, qui si mette in discussione il DIRITTO DI NOI DONNE TUTTE!

  23. Anzitutto, grazie. Grazie a tutte e tutti per aver condiviso e aver fatto sì che #Save194 sia stato al primo posto dei TT. Proviamo a continuare fino al 20. Considerando che la questione della Corte della Costituzionale non è l’unica questione. Anzi.

  24. Carlo Flamigni in questa intervista di Augias dal min.13 in avanti dà una definizione di gravidanza in relazione alla pillola del giorno dopo/Ru, direi definitiva
    http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-3b004bc8-4ad6-43a4-bf40-e6a680474e0f.html
    Vale la pena di ascoltarla tutta, è un balsamo per le nostre incazzature, un’iniezione di buon senso e soprattutto, chiarezza.
    Ci sono anche tante altre cose giuste da sapere anche in relazione all’obiezione di coscienza da parte di farmacisti che (è successo) che hanno negato la vendita di una confezione di profilattici in Calabria.
    @simona La mia esperienza, “visita” a parte, è stata molto simile alla tua e ti sono vicina.

  25. So twittando da oggi con hashtag save194, tantiissimi mi hanno ritwittato o messo come preferito ma la cosa che mi ha colpito di più è il linguaggio usato da quelle due o tre esaltate che sarebbero pro-vita. Intanto usano solo termini cha hanno a che fare con la morte: eliminare, uccidere, ammazzare, ecc, ecc,,in aggiunta ai quali usano un’aggressività verbale ed una povertà di argomentazioni imbarazzanti. In realtà non discutono neanche, impongono o vorrebbero farlo, il loro punto di vista punto e basta. Mi fanno paura e penso davvero che non possiamo permettere a gente di questa fatta di prevalere, d’imporre il loro modo talebano di vedere le cose. Io non lo permetterò, per me soprattutto per mia figlia.

  26. riguardo le proposte elencate, volevo chiedere quale potrebbe essere, secondo voi, il senso della “creazione di un albo pubblico dei medici obiettori di coscienza” .
    “creazione di un albo pubblico dei medici obiettori di coscienza”
    a cosa potrebbe servire secondo voi?
    grazie per la risposta
    ciao,k.

  27. @ k – per esempio per evitare quelli che, legittimamente, esercitano anche nel loro studio privato. Tu obietti e io cambio ginecologo/a qualunque sia il motivo per cui mi rivolgo a te.

  28. Ogni volta che c’è un pretesto, parte una nuova campagna contro la 194. Mi preoccupa tantissimo questa situazione perché vedo il rischio molto tangibile di un ritorno al medioevo. Speriamo bene. Intanto twitto, posto e riposto la notizia.
    @Simona: purtroppo, troppe di noi, me compresa, sanno cosa vuol dire trovarsi tra i talebani e dover prendere la pillola del giorno dopo, guardano l’orologio di continuo e correndo da una parte all’altra. Hai tutta la mia comprensione e solidarietà. Un abbraccio.

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