SCAFFALI

Passeggiata con la primogenita per il centro di Roma, mentre il secondogenito resta abbarbicato al computer (se passano Vittorino Andreoli, Anna Oliverio Ferraris e Gustavo Pietropolli Charmet da casa mia sono finita).
Grande libreria. Si entra e si curiosa. Passando da un settore all’altro, finiamo in quello denominato “Pedagogia”: sono preparata, perchè so che nel novantanove per cento dei casi “Ancora dalla parte delle bambine” finisce là. Regolarmente, e sapendo di fare la figura dell’autrice rompicoglioni, alzo il ditino e dico sorridendo al libraio o libraia di turno che il libro non ha nulla a che vedere con la pedagogia medesima, e tanto meno con la puericultura (dove pure mi è capitato di trovarlo). E che, se qualche genitore lo comprasse con questo intento, avrebbe tutto il diritto di tirarmelo dietro, possibilmente centrandomi.

Ero preparata, dunque. Non ero preparata invece a trovare nello stesso settore Domani niente scuola di Andrea Bajani. Un reportage, come mi sembra sia evidentissimo. Allora, alzo due dita e sorrido alla libraia, facendole presente che, insomma, quei due libri non sono saggi accademici nè manuali.
Lei, cortesissima, mi assicura che li sposterà immediatamente.
“Dove?” chiedo io.
“Ma in sociologia, naturalmente”.
Mi arrendo.

29 pensieri su “SCAFFALI

  1. Scusa l’off-topic Loredana, ma non resisto a complimentarmi:
    ieri mattina abbiamo guardato Il Gran Concerto. Bello!
    La mia settenne non ha staccato gli occhi dal video e ha commentato: “Finalmente un bel programma per bambini, altro che i balletti delle Winx!”
    ps la libreria dove ho acquistato il tuo libro lo aveva posizionato sullo scaffale dedicato a “Psicologia e auto-aiuto”.

  2. Sandra, mi rendi FELICE! Tra l’altro il programma ieri ha fatto quasi il 10%, che per quella fascia oraria è tantissimo! 🙂 GRAZIE!
    Psicologia e auto-aiuto? Inutile, l’ho detto: mi arrendo. 🙂

  3. Be’, il mio “Per sempre giovane” poteva andare nello scaffale dei femminili, dei viaggi, dei libri musicali, o letteratura per ragazzi (non oso dire nel più ovvio Letteratura Italiana). Andò inevitabilmente nei gialli. In quel libro non moriva nessuno, non c’era alcuna indagine e neppure lontanamente uno sbirro.
    Fossi stato un acquirente mi sarei sentito imbrogliato.
    Io, come autore, mi sono sentito imbrogliato. Dai librai.

  4. Ihihihi è vero:) anche io ho trovato il libro tuo in Pedagogia:)
    Però ho conosciuto delle neomamme che se lo sono comprate pescando nella pedagogia ed erano entusiaste. Sotto il profilo battaglia politica secondo me questo fraintendimento non è tanto male!

  5. Fantastiche queste storie, ci sarebbe da fare una ricerca sul modo in cui si organizza la conoscenza con gli scaffali! Comunque ADPDB l’ho trovato nello scaffale sociologico, anzi, a cavallo tra psicologia e sociologia. Poi ho avvistato “Metropoli per principianti” dalle parti di arte e architettura, insieme a Palladio… buona compagnia anche se un po’ d’antan, no?
    C.

  6. Segnalo:
    American Nightmare di Sbancor nella sezione fantasy perché “c’è la prefazione di Valerio Evangelisti”
    il mio Tre uomini paradossali alla Feltrinelli di Bologna alla sezione filosofia perché “qui a Bologna ti conoscono come autore di libri di filosofia”
    Gomorra. Viaggio nell’impero economico e nel sogno di dominio della camorra nei libri di turismo perché “c’è la parola viaggio

  7. Però a pensarci bene viene da dire anche “poveri commessi”, non deve essere facile gestire l’enorme quantità di libri che quotidianamente arriva in libreria.

  8. Anna Luisa, te lo dico da ex libraio: i libri sono tantissimi, è vero, e di molti non ne sai nulla, però basta perderci qualche minuto per capire che cosa c’è dentro. Qualche granchio si prende (e io ne ho presi tanti), ma è sufficiente non fermarsi al titolo

  9. Anna Luisa, grazie!!!
    Rispetto per i poveri commessi: ne ho visto uno sentirsi chiedere “quel libro famoso, quello con la copertina blu” e indovinare in tre mosse autore, titolo e copertina. Che era rosa.

  10. Curiosa ‘sta passione per gli scaffali, ultimamente il dibattito critico letterario sembra esaurirsi nel layout del magazzino testuale. Chissà che non salti fuori qualcuno a dirci che l’ultimo Bajani in realtà è un romanzo no fiction, per non parlare dell’afflato epico delle bigiate, che lo arruola di diritto nelle folte schiere del NIE…

  11. Beh, molti di quei critici (o di quelli a cui gli fa la voglia esserlo) che riescono a malparlare del NIE senza averlo letto potrebbero benissimo. Come diceva Aldo Fabrizi,Avanti c’è posto!

  12. se tu sapessi cara lo in che reparti assudi hanno messo i miei libri in questi anni… (e sono soprattutto le feltrinelli le più coglione)

  13. @”o di quelli a cui gli fa la voglia esserlo”
    specifico, perché forse non s’è capito, che l’eventuale arruolamento di Bajani nel NIE lo attribuivo agli stessi autori del NIE (se non erro l’espressione “romanzo no fiction” fu usata da WM1 per “Gomorra”), e presumo che almeno loro abbiano letto il famoso manifesto. en passant, noto che dall’accusa di “rosicare”, che un tempo veniva rivolta a chi sollevava la minima obiezione, si è ora passati all’accusa di non aver letto (lo fa anche WM1), evidentemente dando per scontato che chi legge non può non essere d’accordo. ora, avendolo letto e perfino sottolineato in alcuni passaggi, quindi sapendo che si tratta di un testo di sole 19 pagg. (non “Infinite jest”), io vi consiglierei di tornare all’accusa di rosicare, che è meno improbabile e riscuote sempre un certo successo. in fondo si può sempre dire che chi vi critica è invidioso perché non è uno scrittore famoso come voi, ma è “di quelli a cui gli fa la voglia esserlo”.
    p.s. le librerie dove vado io dispongono i libri in ordine alfabetico secondo il nome dell’autore: il metodo più veloce, neutro e indolore.

  14. ALT.
    Vedo anche a Sergio fa effetto l’infame campagna contro “la brutta megera” che sarei io, nella quale si sostiene che io censuro tutti gli interventi anti-Nie. Approfitto per dire, se ce ne fosse bisogno, che si tratta di balle. Io censuro chi spamma, semmai (si parla di scuola? Esce fuori la battuta idiota sul Nie, su Genna, su Wu Ming. Che in quel contesto non ha senso alcuno).
    Anche qui l’intervento è fuor di luogo, Sergio. Il libro di Andrea è effettivamente un UNO, come molti testi che stanno uscendo. Punto. Che cazzo c’entra la polemica sul Nie? Semmai, il discorso interessante sarebbe : dove vanno collocati gli UNO (o ibridi, se preferisci)?
    Il mio invito è quello di rimanere, cortesemente, sull’argomento. Se si vuole discutere di Nie basta fare una ricerca e si troveranno i post dove commentare. Invito valido per tutti tranne per quelli che non intendono discutere, ma solo ed esclusivamente insultare nel peggior modo possibile. Grazie, non torno più sul punto.

  15. no lori, non scrivevo sotto l’effetto di niente e non ho insultato nessuno. la mia battuta non era fuori luogo perché la questione degli “scaffali” è uno dei pilastri dell’impianto strutturale del Nie. anzi, si potrebbe arrivare a dire che per molti aspetti quello del Nie è un manifesto neo-strutturalista, ma mentre la struttura degli strutturalisti era innanzitutto una regola astratta, la struttura del Nie si riduce a una disposizione nello spazio, a una nuova tassonomia letteraria.

  16. Sergio, lo so che tu non hai insultato nessuno, non era a te che mi riferivo, infatti…:)
    Il discorso sul Nie riguarda “anche” gli scaffali, ma non solo: questo post, invece, si interroga non solo sugli oggetti narrativi non classificabili, ma su quelli che classificabili sarebbero facilmente…ma finiscono regolarmente altrove…

  17. Sergio, su questo blog (e su altri che raccolgono spazzatura indifferenziata) si sono visti esempi eloquenti di critici a prescindere, il riferimento era evidente, mi pare. Ma non è che l’afflato epico delle bigiate sia un grande esempio di critica, se proprio te lo devo dire: e non mi pare che includere Bajani tra gli autori del NIE fosse una banale questione di spazio, strutture o layout.

  18. questione di punti di vista, girolamo. “l’afflato epico delle bigiate” voleva essere una semplice battuta, non un grande esempio di critica; così come la definizione di “UNO” vorrebbe essere un grande esempio di critica mentre invece è solo una battuta, un classico esempio di comicità involontaria.

  19. A dir la verità parlando di UNO io credo che WM1 stesse facendo proprio una battuta e per nulla involontaria. Fra le cose che ho apprezzato di quel testo c’è stata quella di usare una modalità comunicativa, come dire, “pop”, lontana dagli scranni accademici.

  20. tutto ciò presenta anche dei vantaggi.
    molti anni fa un mio amico scrisse un libro di poesie intitolato “terminal” e se lo ritrovò negli scaffali di informatica. non ha mai venduto così tanto.

  21. Tempo fa curiosando in una grande libreria di Milano ho trovato Flush, vita di un cane, opera di Virginia Woolf nel reparto animali.

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