In rete si legge di una piccola insurrezione contro la tendenza anti-fantasy dei giudici di Masterpiece. Il che, in sè, non sarebbe una novità, visto che il fantastico non ha mai goduto di status alcuno presso gli ambienti letterari italiani. Motivi noti: la tendenza novecentesca al disprezzo del fantastico in ambito accademico, il moltiplicarsi senza tregua degli epigoni di Tolkien, il massacro editoriale (cannibalizzo dunque sono) degli ultimi anni, giusto per riassumere.
Incuriosita, sono andata a vedere l’ultima puntata del programma (la trovate qui e dal minuto 17.05 trovate la dichiarazione incriminata di Andrea De Carlo). In realtà, l’esaminato non aveva affatto scritto un fantasy, ma un saggio sull’alchimia. De Carlo, elencando la biografia dell’autore (classificatore di insetti e impagliatore di uccelli, fra l’altro), ha detto: “lei è un fantastico personaggio di un romanzo, secondo me… lei dovrebbe attingere… invece di andare a buttarsi nel fantasy andare…lei dovrebbe attingere a se stesso, ha una storia fantastica da raccontare”.
Ora, comunque la si pensi su Masterpiece (e non è necessario pensarne qualcosa per forza) e su De Carlo, trovo la frase abbastanza onesta: non avendo letto il saggio (non romanzo, insisto), immagino che consigliare a un autore di raccontare o trasfigurare una storia personale notevole sia un buon consiglio. A prescindere dal tono sprezzante di De Carlo.
Che c’era, è vero. Ma quel tono è poca cosa, a ben vedere: e io ho la sensazione che l’autodifesa di chi legge e scrive fantastico sia un modo come un altro per mantenere in vita l’antica dicotomia “noi buoni e incompresi voi là fuori pessimi e collusi” che certamente non aiuta il fantastico stesso a uscire dal ghetto. Così come non lo aiuta un malinteso concetto di “noi magia, voi realismo”. Detta così la cosa è anche vera, ma non è affatto vera la divisione granitica. Lascio dunque la parola a George R.R.Martin, autore delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, che qualcosina di fantastico sa. In un montaggio di risposte su Tolkien a cura dell’Associazione romana studi tolkieniani, Martin dice che:
“Da appassionato di Tolkien, ho preso molto spunto da lui. Ha avuto un’influenza enorme su di me e Il Signore degli Anelli è una montagna che si staglia su ogni altra opera di Fantasy scritta prima e dopo. Ha modellato tutta la Fantasy moderna. Ci sono alcune sue scelte che ormai fanno parte del canone Fantasy: tutto il concetto dell’Oscuro Signore, la battaglia tra Bene e Male, l’influenza penetrante di quest’ultimo a tutti i livelli. Sono tutti elementi che Tolkien ha gestito brillantemente, ma che nelle mani dei suoi innumerevoli imitatori hanno prodotto una sorta di cartone animato! Non c’è più bisogno di un Oscuro Signore, né di altri elementi così radicali. Ho veramente odiato alcune delle opere scritte dopo Tolkien. Mi sembra che alcuni imitatori abbiano copiato l’autore inglese senza capirlo, prendendo le cose peggiori di lui”.
In cosa sbagliano gli imitatori di Tolkien, secondo Martin? Proprio nell’uso della magia, che è essenziale, dice ancora, ma va dosata: “è come il sale nella minestra: un pizzico le dà un buon sapore, ma troppo sale la rovina”. Non solo:
“Anche in Tolkien c’è pochissima magia, mentre nei suoi imitatori abbonda. Questa è veramente una grande differenza tra me e chi ha voluto prendere la “parte peggiore” dell’autore inglese. Per me è fondamentale il realismo. La mia è una Fantasy con un basso contenuto di magia. In questo senso, ho seguito le orme di Tolkien perché, se si legge bene Il Signore degli Anelli come feci io quando stavo scrivendo i miei libri, si vede benissimo che la Terra-di-mezzo è un mondo magico nel senso che è un mondo pieno di meraviglie, ma in realtà c’è pochissima magia. Non si vede mai Gandalf lanciare un incantesimo o sparare una palla di fuoco! Se c’è un combattimento, lo stregone tira fuori la spada… Certo, crea fuochi d’artificio e il suo bastone brilla nel buio. Ma si tratta di cose minime. Anche gli anelli magici, anche il potentissimo Unico Anello: tutto quel che vediamo è che rende le persone invisibili. Si suppone che l’Unico Anello abbia un grande potere di dominio, ma quando Frodo se lo infila non può dare ordini ai Nazgul che lo circondano. Non è così semplice. È un potere sconosciuto, un potere pericoloso. È questo tipo di magia che va descritta. Un errore grave che ho visto fare da un’enormità di imitatori di Tolkien è proprio l’abuso di magia, la creazione di mondi ad alto contenuto di magia. Ci sono mondi in cui maghi, streghe e stregoni possono distruggere interi eserciti, ma appunto in cui esistono ancora eserciti! È un controsenso: se qualcuno può dire “abracadabra” e distruggere un esercito di diecimila guerrieri, perché c’è bisogno ancora di radunare un esercito? Questi scrittori non si curano del realismo: se esistono dei maghi così potenti come possono esistere ancora re e signori? Perché non sono i maghi che dominano quel mondo?”.
Infine, sul partire da se stessi. Di Tolkien, Martin ricorda:
“Lui era un veterano della Somme, un soldato della Prima Guerra Mondiale e Il Signore degli Anelli è stato in parte scritto durante la Seconda Guerra Mondiale (e pubblicato nel 1954-55). Tolkien scrisse in un’epoca in cui veramente sembrava che la guerra fosse il destino della civiltà. Tutto questo si riflette sulla stessa Terra-di-mezzo. Guardiamo la mappa: il mondo è diviso in due parti in lotta. Hobbit, Nani, Elfi e Uomini si alleano per combattere l’Oscuro Signore Sauron. Il continente di Westeros è invece un’unica nazione che riunisce i Sette Regni: non due, ma sette. Westeros è nel caos, basta che una pedina cada per far saltare tutto il banco. “Molti uomini buoni sono stati pessimi re”, dice uno dei personaggi, “e alcuni uomini malvagi sono stati ottimi regnanti”. Neanche Dio decide cosa sia giusto o sbagliato. Ognuno ha il suo Dio: ce ne sono sette”.
Parla Martin, non De Carlo, ribadisco. Al netto del disprezzo generalizzato, che esiste, forse qualche riflessione interna al genere (riflessione, non rissa) non sarebbe superflua.
Bellissimo tema. Suggerisco in particolare per approfondimenti:
– “Il mattino dei maghi” (1960) – Un’introduzione sgangherata al “realismo fantastico” di Louis Pauwels e Jacques Bergier, dove i due autori francesci scrivono: “È per difetto di fantasia che letterati e artisti cercano il fantastico fuori della realtà, nelle nuvole. Non ne ricavano che un sottoprodotto. Il fantastico, come le altre materie preziose, deve essere estratto dalle viscere della terra, dal reale. E la fantasia autentica è ben altra cosa che una fuga verso l’irreale. […] Generalmente il fantastico viene definito come una violazione delle leggi naturali, come l’apparizione dell’impossibile. Per noi non è affatto questo. Il fantastico è come una manifestazione delle leggi naturali, un effetto del contatto con la realtà quando essa viene percepita direttamente e non filtrata attraverso il velo del sonno intellettuale, attraverso le abitudini, i pregiudizi, i conformismi.”
– Le riflessioni sull’incanto disincantato di Michael Saler – Meraviglioso il suo saggio “As If” (2011)
– Gli articoli di Joshua Landy a proposito dei “sistemi di credenze consapevoli della propria illusorietà” creati dalla letteratura fantastica – Illuminante l’antologia da lui curata “The Re-Enchantment of the World: Secular Magic in a Rational Age” (2009)
Ciao Mariano e benvenuto, e grazie per i suggerimenti. Il mattino dei maghi fu un libro strepitoso, spero si trovi ancora!
Risulta esaurito all’editore. Chi desidera può trovarlo qui
http://ebookbrowsee.net/il-mattino-dei-maghi-pdf-d177262959
Grazie Loredana. Interessanti il tema, l’approfondimento e l’intervista.
Condivido volentieri.
Posso fare una proposta? [scusate l’offtopic] Si potrebbe costruire una bibliografia sia di critica (saggi, articoli, introduzioni, ma anche interviste) che di romanzi, racconti, ecc. che andrebbero letti per comprendere il fantastico? Magari anche dividendola per sottogeneri? Secondo me c’è davvero troppa, troppa confusione. Poi ovviamente sarà sempre incompleta e carente, ma almeno si parte da un qualcosa.
Concordo TANTISSIMO con Carlotta. Ma tantissimo assai
Accolta
cominciamo nei commenti.
Comincio io. Non divido per generi e sottogeneri, ma fornisco una mia personalissima scelta. Sono quelli che ritengo i fondamentali, ma di certo mi sfugge parecchio.
Racconti.
Shirley Jackson, La lotteria.
Daphne Du Maurier, Gli uccelli
Angela Carter, La camera di sangue
Joyce Carol Oates, Figli randagi
Eraldo Baldini, Gotico rurale
E ovviamente. Tutti i racconti di Edgar Allan Poe, di Lovecraft, di Bradbury, di Matheson, i Libri di sangue di Clive Barker.
Romanzi
Mary Shelley, Frankenstein
Henry James, Giro di vite
Shirley Jackson, Abbiamo sempre vissuto nel castello; L’incubo di Hill House
Daphne Du Maurier, Rebecca; Mia cugina Rachele
Frank Herbert, Dune
J.R.R. Tolkien, Il Signore degli anelli
G.R.R.Martin, le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco
C.S.Lewis, le Cronache di Narnia
J.K.Rowling, la saga di Harry Potter
Ursula Le Guin, La mano sinistra delle tenebre; La soglia; I reietti dell’altro pianeta; Il ciclo di Earthsea
Marion Zimmer Bradley, Ciclo di Avalon, Ciclo di Darkover
Joyce Carol Oates, Zombie
Doris Lessing, Memorie di una sopravvissuta
Ira Levin, Rosemary’s Baby
Anne Rice, Intervista col vampiro
John Lindqvist, Lasciami entrare
Joe Lansdale, La notte del Drive In
Valerio Evangelisti, Cherudek
Chiara Palazzolo, La trilogia di Mirta-Luna, Nel bosco di Aus
China Miéville, Perdido Street Station
GL D’Andrea, Wunderkind
Tullio Avoledo, L’elenco telefonico di Atlantide
Audrey Niffenegger, La moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo
Nel Gaiman, American Gods
Philip Pullman, la trilogia di Queste oscure materie
Cormac McCarthy, La strada
Murakami Haruki, 1Q84
E ovviamente, tutti i romanzi e le raccolte di racconti e la saga della Torre nera di Stephen King, i romanzi di Philip K.Dick
Saggi.
Stephen King, Danse Macabre
Come spesso è stato detto in queste pagine, è il fantastico in primis che deve riconoscersi come letteratura (e basta). La catalogazione “di genere” è uno strumento di mercato, non ha nulla a che vedere con la qualità della scrittura o la bellezza di una storia.
Chiaro, le etichette non servono solo al nemico. Fa comodo avere uno spazio riservato in libreria. Un target preciso. Delle regole editoriali specifiche.
Ma la differenza tra due capolavori come “Il Signore degli Anelli” e “La malora” non è l’appartenenza ad un genere piuttosto che ad un altro.
Frasi come “Io odio la fantascienza”, o “Io odio i gialli”, o “Io amo i romanzi storici” sono stupide perché presentano come oggetto un unicum, quando è impossibile comparare “Fiori per Algernon” con “Neuromancer” sul piano del genere, dei contenuti, dello stile, delle aspirazioni.
Il fantastico, in letteratura come nelle altre arti, si sta dando la zappa sui piedi. Da una parte accettando praticamente a capo chino le regole di cui sopra, dall’altra continuando nello stupido giochino delle “somiglianze di famiglia”. Il risultato di questa politica è che la critica (italiana) continua a snobbare i romanzi fantastici, e al contempo si è prodotta una lista infinita di ciarpame. E non vedo vie d’uscita a breve. Anche se, va detto, ci sono ogni tanto delle “anomalie”.
Contribuisco con tre titoli sul versante non fiction.
Graham Harman “Weird Realism” è un’ampia analisi delle strategie testuali del “fantastico” di Lovecraft.
Eccone una buona recensione: http://www.academia.edu/3155826/_Against_Paraphrase_Weird_Realism_Lovecraft_and_Philosophy_by_Graham_Harman_Zero_Books_2012_
Michael Saler “As If” esplora le tecniche narrative di Tolkien, Conan Doyle e Lovecraft, collocandole sotto il cappello del “New Romance” – corrente nata in contrapposizione al disincantamento del mondo teorizzato da Max Weber. Concetto chiave: il fantastico contemporaneo tenta di “delight without deluding”, meravigliare senza ingannare. L’arma è l’ironia.
Renato Giovannoli “La scienza della fantascienza” è eruditissimo. Copio dalla cover: “Questo non è un libro che spieghi se e quando la scienza di cui si parla nella fantascienza sia “vera” (anche se da queste pagine emerge sovente la dimostrazione che gli autori di fantascienza hanno anticipato, o commentato e ampliato nozioni messe in circolazione della scienza). E non è nemmeno un libro sull’allegra inverosimiglianza della fantascienza. Androidi, iperspazio, astrogazione, cyborg, universi paralleli, alieni, macchine del tempo, scambio mentale, quarta dimensione… Una mappa coerente e “verosimile” (scientificamente verosimile) si disegna a poco a poco, ne nasce un’enciclopedia dell’immaginario che mostra punti di contatto sempre più inquietanti con l’enciclopedia detta del “reale”. Così che a un certo punto ci si chiede se la fantascienza altro non faccia che trarre inferenze ragionevoli dai principi della scienza ufficiale o se la scienza ufficiale non faccia che trarre inferenze non sempre ragionevoli dalle intuizioni della fantascienza.”
La casa del tempo sospeso, Mariam Petrosian.
Vorrei segnalare un solo libro ma che secondo me è di fondamentale importanza per capire il funzionamento profondo della letteratura fantastica, in quale humus attinge le proprie radici e perché affascina e turba così tanto:
Aldo Carotenuto, Il fascino discreto dell’orrore. Psicologia dell’arte e della letteratura fantastica, Bompiani.
Carotenuto è stato un grande professore di psicologia alla Sapienza, ma legge la letteratura e il cinema con l’occhio duplice del clinico e dell’ermeneuta. Una lettura di grande fascino per chi ama il fantastico.
Aggiungo proprio un titolo di Mariano Tomatis, “Te lo leggo nella mente”: perché dice molto più sul fantastico di quanto possiate immaginare.
Come non includere Tanith Lee, specie il ciclo Birthgrave, o Nessun dove di Gaiman e riconosciamo che anche il ciclo di Conan, di Howard, ha contribuito a forgiare il fantasy.
Aggiungo: “Io e l’altro, racconti fantastici sul doppio”. Una bellissima antologia Einaudi.
Poi nell’elenco maestri del fantastico: E. T. A. Hoffmann: Il vaso d’oro e altri racconti, l’Uomo della sabbia, Lo schiaccianoci, etc…
Non so se è azzardato, ma io ci metterei pure un “Orlando” di Virginia Woolf .
E per venire al recente anche la raccolta di racconti “Un vampiro tra i limoni” di Karen Russell.
Nell’antologia sul Doppio di Einaudi figura anche un racconto di Silvina Ocampo, che secondo me era molto brava in quel filo di rasoio che passa tra la realtà e il fantastico.
Saggi
Il fantastico di Remo Ceserani
La letteratura fantastica di Todorov
Danse macabre, S. King
Romanzi
Il talismano di King e Straub
Le infernali macchine del desiderio del dottor Hoffman di Angela Carter
La Passione della Nuova Eva di Angela Carter
I simulacri di Dick
Il ciclo di Abarat di Clive Barker
I miti di Cthulhu di Lovecraft
Racconti del grottesco e dell’arabesco di Poe
Il maestro e Margherita di Bulgakov
Il Golem di Meyrink
Eva Futura di Villiers de l’Isle Adam
Racconti
i racconti di Hawthorne
Incubi e deliri di S. King
i racconti di Bulgakov
Scusate, ovviamente i Racconti del grottesco e dell’arabesco vanno sotto la sezione racconti
Wow!
Aggiungo, fra i saggi, due titoli di Carlo Ginzburg, I benandanti e Storia notturna.
Mi viene in mente, così di primo acchito,
la trilogia Orchi di Stan Nicholls.
E il fantastico mondo di Walter Moers (Le 13 vite e mezzo del Capitano Orso Blu, Rumo,
La città dei libri sognanti).
E di Neil Gaiman Coraline.
Trilogia di Bartimeus, Jonathan Stroud.
Steve Walker, “The Power of Tolkien’s Prose” (2009).
Brian Rosebury, “Tolkien, un fenomeno culturale” (2009).
J.R.R.Tolkien, “Il Fabbro di Wootton Major”, un racconto perfetto, l’ultimo suo, sul tema del nostro rapporto con il fantastico.
E poi l’ultimo di Gaiman: “L’oceano in fondo al sentiero” (2013), un gioiellino di racconto sull’archetipo mitico del rapporto tra eroe maschile e Triplice Dea.
Quando andavo all’università (tanti, tantissimi anni fa) i libri di Marion Zimmer Bradley mi hanno tenuto una grande compagnia. Straconsiglio i libri del ciclo di Avalon e del ciclo di Darkover.
Ciao Igiaba!
Ricambio i consigli di Wu Ming 4 (devo leggere l’ultimo Gaiman, assolutamente) e ricordo i suoi
L’eroe imperfetto e Difendere la terra di mezzo, in uscita per Odoya (il primo è Bompiani)
Con gentilissimo permesso di Loredana per pubblicare link:
Su Pierino Porcospino di H.Hoffmann, un album per ragazzi che secondo me rientra nella categoria del fantastico, qui avevo fatto una lunghissima analisi della genesi e del senso di quel libro singolare:
la genesi: http://www.lefiguredeilibri.com/…/su-pierino…/
L’analisi del libro, parte 1: http://www.lefiguredeilibri.com/…/pierino-porcospino…/
parte 2: http://www.lefiguredeilibri.com/2011/11/02/pierino-porcospino-di-h-hoffmann-un’opera-comica-parte-2/
Qui invece trovate una mia dilettantesca analisi di Schiaccinoci Re dei Topi di E.T.A Hoffmann versus quello di Alexandre Dumas:
http://www.lefiguredeilibri.com/…/schiaccianoci-e-il…/
Carlo Formenti Nell’anno della signora
Samuel Delaney La città morta, Le torri di Toron, La ciità dei Mille soli
David Brin, Il Ciclo delle Cinque Galassie
Per i saggi aggiungerei quelli di Romolo Runcini e tra i romanzi Gli elisir del diavolo di Hoffmann
Predator Cities, Philip Reeve.
E ovviamente anche I miti di Cthulhu vanno tra i racconti (che disastro di lista!)
Sai Loredana a volte per alcuni autori è difficile farsi pubblicare le loro opere fantasy. Soprattutto se sei nero è un casino! C’è una linea di colore anche lì.
Sono stata tempo fa in un convegno a Stoccolma aperta solo agli scrittori/poeti. Eravamo allo stesso tempo pubblico e relatori. Bello! Uno scrittore del Mali ad un certo punto si alza e dice: “Io sono uno scrittore africano, sono del Mali. Le case editrici vogliono da me determinate storie. Guerre, colonialismo, schiavitù, razzismo. è giusto…tanti amici scrivono queste cose e fanno bene. Chinua Achebe, Ken Saro-Wiwa e anche tanti moderni sono stati e sono importanti. Ma io non voglio scrivere queste cose. Io voglio scrivere il fantasy…le cronache di Narnia, Tolkien, questa roba qua. Ma se vado con i miei testi non li pubblicano. Mi dicono che si ho scritto roba buona, ma…ma ecco dicono che sono africano…e che sta roba è territorio dei bianchi, noi non ci possiamo entrare”.
Ci guardava e ci chiedeva AIUTO. Io sai ci ho riflettuto per anni a queste parole. In un certo senso sono nei confini del classico scrittore afrodiscendente. Scrivo di temi anticolonialisti. Ma non lo faccio per mercato, ma perchè mi interessa davvero. Ma se domani volessi totalmente rivoluzionarmi e scrivere fantasy troverei interlocutori? Mi chiedo da quel pomeriggio a Stoccolma se nei generi ci sia una COLOR LINE letteraria. è una domanda che mi faccio spesso. E mi mette in crisi. Tanto! Io non vorrei essere la scrittrice “scontata”, dentro una gabbia prestabilita. Per me l’anticolonialismo è una vera urgenza, soprattutto in questa Italia disastrata. Ma anche il mondo del fantasy lo è. Soprattutto nell’ultimo romanzo (inedito, ma uscirà, ci vuole ancora un po’) mischio un fantasy diciamo africano, con i fatti reali dei personaggi. io ho cercato con la mia scrittura di occupare un territorio di mezzo. Ma ecco…e chi vuole fare solo i generi? Troverebbe un editore? un africano/afrodiscendente che vuole scrivere di vampiri troverebbe interlocutori? Ed ecco che la color line teorizzata da DuBois ritorna a farmi impazzire!
Tra i saggi, oltre al sempre citato Todorov, metterei “La via per la Terra di Mezzo”, di Tom Shippey che è qualcosa di meraviglioso e ci mostra molti dei livelli – tutt’altro che fantastici – delle opere di Tolkien.
Quanto all’arte (ciò che ho letto e raccomando).
POESIA
“Odissea” di Omero & Co.
“Eneide” di Publio Virgilio Marone
“Metamormosi” di Ovidio
“Inferno” di Dante Alighieri
“Sir Gawain e il cavaliere verde” di Anonimo
“Orlando Furioso” di Ludovico Ariosto
“La ballata del Vecchio Marinaio” di S. T. Coleridge
“Il re degli Elfi” di Goethe/Schubert
PROSA (ancora non citata)
“L’asino d’oro” di Lucio Apuleio
“Le mille e una notte” di AAVV
“La città e le stelle” di Arthur C. Clarke
“Ciclo di Shànnara” e “Ciclo degli eredi di Shànnara” di Terry Brooks
“La storia infinita” di Michael Ende (MUST, secondo me)
“Kafka sulla spiaggia” di Murakami Haruki
“60 racconti” di Dino Buzzati
“Il Silmarillion” e “Lo hobbit” di J.R.R. Tolkien
Accabadora, Michela Murgia.
Un altro racconto-capolavoro-assoluto fantastico è: “Il paese dei ciechi” di Wells. Adelphi l’ha di recente ripubblicato con una tarduzione a mio modesto parere inferiore a quella di Renato Prinzhofer (che trovate nella raccolta: Tutti i racconti e i romanzi brevi di H.G. Wells, Mursia).
Buongiorno Loredana,
aggiungerei al realismo, di cui parla Martin, la credibilità, che è argomento valido per qualsiasi genere letterario. Certamente il fantasy da a qualche sprovveduto l’idea che scrivere di “cose al di là del reale” significhi far succedere quello che si vuole come si vuole, ma il lettore non è un cretino, e tanto meno storia e personaggi sono credibili, tanto più il lettore s’incazza.
Vale anche per altri generi, come la fantascienza. Mi spiego meglio: se i personaggi si muovono in un mondo in cui la gravità è esattamente la metà di quella terrestre, l’atmosfera è satura di zolfo, e le farfalle sono solo blu, dovrò spiegarne le cause e se mi invento leggi della fisica che non esistono, ma lì sono valide, dovrà esserci un motivo!
Mi sembra di capire da alcuni forum che frequento che il fantasy sia molto amato dai giovani, che si lanciano poi nella scrittura senza maneggiarne ancora gli strumenti come si deve. Però, devo dire, non ho idea del fatto ci siano o meno in circolazione molte pubblicazioni fantasy di bassa qualità, ma per gli altri generi non succede la stessa cosa?
Personalmente leggo di tutto, ma, rimanendo al fantasy, sono tra i tanti adolescenti che hanno amato Tolkien, Terry Brooks, ma poco altro. Ora, a 40 anni, grazie a mia moglie ho scoperto Martin, e ne ho sviluppato una dipendenza tale che mi ha portato a leggere i primi 10 romanzi dell’edizione italiana in meno di un anno. Ora sto cercando di centellinare gli ultimi 2 per non morire d’astinenza.
Al di là della costruzione monumentale della trama e di tutto quello di buono che si può dire, la credibilità dei personaggi, nella loro invece incredibile varietà, ritengo sia qualcosa di eccezionale e quasi inarrivabile.
Ci sono momenti/situazioni incredibilmente fantasy, come SPOILER il piccolo Bran che sta diventando un albero, un tutt’uno con la natura, ma c’è sempre un legame fortissimo e imprescindibile con la storia millenaria alle spalle, di quella terra, di quella famiglia, di quel tipo di persona “particolare”. Martin tratteggia meravigliosamente un passato che risale a periodi molto precedenti al suo presente. Martin centellina la magia in un modo che a volte ti fa quasi arrabbiare, ma è stupendo cogliere un leggero episodio di “metaformismo” di un personaggio che ancora non sa di essere un metamorfo, e non gli succederà + per i successivi 2 romanzi!
Per finire, i suoi male e bene sono colorati di una marea di tonalità di grigio, ed è un’altra delle cose che fanno della sua saga un capolavoro.
La fedele sacerdotessa del Dio del sole combatte contro i non morti oltre alla Barriera, essere oscuri e terribili che fanno a pezzi gli uomini. Ma per fare questo compie sacrifici umani e genera ombre…dove sta davvero il bene?
Chiudo dicendo che certamente di Tolkien o Martin ne nasce uno ogni cinquant’anni, ma che il fantasy è né più né meno che come gli altri generi, nel senso che tutto sta in come è scritto un libro…poi però ci sono molti meno scrittori di fantasy che non di narrativa o giallo o che so io, o sbaglio? perciò, caro R.R., muoviti con il prossimo!!!!
saluti e scusate la prolissità
Tomas
“Storia di Re Artù e dei suoi cavalieri” di Thomas Malory
“Watchmen” di Alan Moore (un altro MUST)
Tutto il ciclo dei Nostri antenati di Italo Calvino
Il libro di sabbia di Borges
Smoke and Mirrors: Short Fictions and Illusions di Gaiman (non credo sia uscito in italiano)
Red as blood: Tales from the sisters Grimmer di Tanith Lee
Bring Me the Head of Prince Charming di Sheckley e Zelazny
La svastica su sole di Dick
Ubik di Dick
Il ciclo della Torre Nera di King
Anno Dracula di Kim Newman
Io sono leggenda di Matheson
Il popolo dell’autunno di Bradbury
E’ una (altra!) bellissima iniziativa, grazie Loredana! Non sono un’esperta di letteratura fantastica, per cui andrò un po’ alla rinfusa. Mi piace ricordare che compagno e maestro di tante di queste letture è stato un caro amico scomparso quasi un anno fa, lo scrittore Paolo Zanotti (e i suoi due romanzi pubblicati, per esempio, sono due esempi straordinari di letteratura fantastica). soprattutto i classici: La Divina Commedia, i poemi cavallereschi, L’Orlando Furioso, Don Chisciotte, alcune cose shakespeariane (come La Tempesta), Alice nel Paese delle Meraviglie, Pinocchio, e poi moltissimo Calvino (la trilogia degli antenati, Ti con zero, ecc) e, ovviamente, tutto il mondo delle favole (dalle Mille e Una Notte a Perrault, fratelli Grimm, ecc.)
ah, dimenticavo. I due romanzi di Paolo sono “Bambini Bonsai” e “Testamento Disney” (che oggi sarà anche libro del giorno a Fahrenheit!)
Il grande dio Pan di Machen
L’isola del dottor Moreau di Wells
Il mago di Somerset Maugham
Cecità di Saramago
Il sesso delle ciliegie della Winterson
Ah le ballate, le ballate tedesche! Ce le siamo dimenticate.
Der Erlkönig (ma forse è già stato citato come Re degli Elfi) di Goethe.
“La ballata La figlia del re degli elfi” tradotta da Carducci (ma il testo originale non ricordo di chi fosse, forse di Holderlin). Iniziava così:
Cavalca sir Oluf la notte lontano
Per fare gli inviti, ch’è sposo diman.
Or danzano gli elfi su ‘l bel verde piano:
La donna degli elfi gli stende la man.
-Ben venga sir Oluf! Perchè vuoi scappare?
Vien dentro nel cerchio: vien balla con me.
-Ballare non devo, non posso ballare:
E’ giorno di nozze dimani per me.
etc…
Ursula Le Guin, Il linguaggio della notte: quando ero al liceo era edito da Editori Riuniti in Italia, come raccolta dei suoi migliori saggi fino agli anni ‘80.
Premesso che citare l’Odissea o le Metamorfosi o l’Inferno di Dante come ‘narrativa fantastica’ è disonestà intellettuale (oltre a far pensare che Purgatorio e Paradiso non esistano o siano ‘realistici’) vorrei citare alcune gemme poco note della fantascienza ‘non di genere’, nell’ordine in cui mi vengono in mente:
‘Lo smeraldo’ di Mario Soldati;
‘Pianeta Irritabile’ di Paolo Volponi;
‘Roma senza papa’, ‘Contro-passato prossimo’ e ‘Dissipatio H.G.’ di Guido Morselli;
‘Il tallone di ferro’, ‘L’anno della peste’ e ‘Star rover’ di Jack London;
‘Sulla pietra bianca’ e ‘L’isola dei pinguini’ di Anatole France;
‘La stella dei nascituri’ di Franz Werfel;
‘Public Faces’ di Harold Nicholson;
‘Grand Canyon’ di Vita Sackville West;
‘Sette giorni fra mille anni’ di Robert Graves;
‘Kalki’ e ‘Messia’ di Gore Vidal;
‘Last and first men’ e ‘Star maker’ di Olaf Stapledon;
‘A cool million’ di Nathanael West;
‘Ritorno a Matusalemme’ di George Bernard Shaw;
praticamente tutti i romanzi di Houellebecq.
E meno male che non ci hanno messo la Bibbia…
James Ballard The Drowned World ovvero il Mondo sommerso, tutti i suoi racconti, Condominium e tanti altri titoli di uno dei più grandi autori del genere, forse e ingiustamente poco conosciuto.
Stefano Trucco-Sascha, ma devi sempre additare le scelte degli altri? E caspita. Visto che ritieni di essere il meglio lettore e scrittore di fantastico, dimostracelo. Poi critica. Scusa, ma quando ci vuole ci vuole
Visto che nessuno mi pare l’abbia ancora citata: Karen Blixen (Sette storie gotiche in particolare).
E sempre per rimanere nell’ambito del racconto gotico, quelli splendidi di Vernon Lee.
Ovviamente Le Horla di Maupassant.
Altrettanto ovviamente Borges, e Cortazar.
Marge Piercy, Cybergolem
PS: scusate il post precedente, ho dimenticato di firmare…
Ma Gabriel Garcia Marquez vale?
Tutto quello che ha scritto Judy Budnitz
E pure ciò che ha scritto Aimée Bender
e le Middle Stories di Sheila Heti
L’età dei miracoli di Kaewn Thompson Walker
Mattatoio n.5 di Vonnegut