SETTANTAQUATTRO

Prima dell’Italia ci sono (prevedibilmente) Islanda, Norvegia, Finlandia,  Svezia. Ma anche Nuova Zelanda, Filippine, Svizzera, Spagna, Sud Africa, Germania, Belgio, Mozambico, Argentina, Slovenia, Cile, Bulgaria, Cina. Dopo, Angola, Madagascar, Cambogia.
L’Italia scivola in basso, dal 72mo al 74 posto nel report del World Economic Forum.
La graduatoria  del Global Gender Gap Report, se ricordate, si basa sulla valutazione dei paesi secondo distribuzione di risorse e opportunità tra uomini e donne.
L’indice del Wef misura quattro elementi: partecipazione e opportunità economica delle donne – materia per la quale l’Italia occupa la 97esima posizione – l’accesso all’educazione (qui l’Italia ha una relativamente buona 49esima posizione), le differenze tra uomo e donna in termini di salute e di aspettative di vita (95esima) e l’accesso femminile al potere politico (54esima).  Ultimi in classifica sono Pakistan (132), Ciad (133) e Yemen (134). La Francia (pure in discesa di 28 posizioni) passa dal  18esimo al 46esimo posto. Altri paesi: Spagna (11), Germania (13) e Regno Unito (15).
Servono commenti?

26 pensieri su “SETTANTAQUATTRO

  1. ora rimane da capire se Berlusconismo (e sarcozysmo) siano le cause qi questo scivolamento in basso oppure solo epifenomeni di un decadimento civile al pari della maggiore discriminazione di genere…
    Un’altra cosa: mi ritornano in mente le parole di B. quando invitava gli investitori stranieri a venire in italia perché c’erano tantissime belle ragazze, quasi volesse fare dell’italia una sorta di immenso bordello a cielo aperto per ricchi (un po’ come appaiono alcuni paesi dell’est), tutto questo mi fa pensare che l’acuirsi delle crisi economiche tenda a far considerare le donne in attrattive commerciali e risorse da sfruttare e quasi siano dei pesi da scaricare in mare per primi per scongiurare il naufragio…

  2. No, non servono parole, ma fatti. Ho sentito alla radio di un bell’editoriale di Gustavo Zagrebelsky su La Stampa ‘Bobbio, la forza del mite’. Chi ha la possibilità di linkarlo? Io non ci riesco. Ero nel traffico mattutino, tra maleducati che ti sorpassano adestra, e cose di questo genere, ma iIn sintesi, mi pare d’aver capito che, in certi casi, la mitezza diventa una colpa e l’ira – io, essendo una mite arrabbiata, la traduco in ‘rabbia’ – è un pregio. Mi piacerebbe però leggerlo questo articolo. Grazie!

  3. Una precisazione: c’è chi dice ‘ora rimane da capire’. A forza di cercare di capire siamo ridotti a questo punto. La gente che cerca ancora di capire si svegli in fretta, perchè il tempo non c’è più. Chi ha creduto anche solo per un attimo al b., ha creduto che questo tipo che non si sa da dove viene e dove andrà, li avrebbe arricchiti. Io sono molto arrabbiata. ‘Rimane da capire? Cosa … Stare lì a braccia conserte a vedere lo sfacelo di una Italia di un popolo sempre più parolaio? Stare lì immobili ….. Uffa, mi fermo perchè altrimenti strabordo.

  4. Vi basti pensare che mia figlia è dovuta migrare nel Nord-Europa, per essere valorizzata nella propria particolare competenza (peraltro dopo 4 anni di dottorato in Inghilterra a carico dello stato italiano, che da un lato investe soldi nella tua formazione, dall’altro, quando sei pronto per il lavoro, ti abbandona. Più demenziale di così!). *-°

  5. siamo il paese in cui un direttore di giornale uomo, messo in difficoltà dialettica da un direttore di giornale donna, può dire tranquillamente, a freddo, senza la scusante/non scusante del fervore di un litigio: lei è un’oca, anzi lei è una gallina. E nulla accade. Questa persona andrebbe radiata dall’albo, cacciata dai programmi televisivi, obbligata a pubbliche scuse.
    Scusate il fervore, avrei tanta voglia di piazza, una bella piazza di donne indignate…

  6. Ma che piazza e piazza. Qui non servono più le piazzate. Qui serve serietà di un popolo che ha amato svisceratamente un buffone e lo ha votato per tutti questi anni senza un pensiero al mondo. Qui serve la riappropriazione di cervelli svaporati, qui serve che ognuno guardi senza occhiali rosa la realtà di un paese da vergogna. Le fiaccolate, le parole, le frasi ad effetto, gli accarezzamenti di bare, gli svisceramenti di fatti di cronaca dolorosissimi da parte dei vari vespa e c. servono solo ad addormentare questo popolo apatico, menefreghisa, senza spina dorsale. Bisogna essere arrabbiati. E quando si è arrabbiati le piazze sono troppo pericolose. E poi perchè mai solo le donne dovrebbero andare in piazza? Ritengo che queste ulteriori divisioni fra donne e uomini siano altrettanto pericolose. In questo momento dobbiamo riacquistare la dignità di popolo, gettando alle ortiche tutte le frange terroristiche che ci avvelenano (legaioli et similia) da qualsiasi parte provengano.

  7. Rosemarie hai ragione, ma, focalizzandoci anche sui dettagli, un bel sit-in di donne incavolate sotto la sede del Giornale per protestare contro l’abitudine di insultare una donna solo perché la sua intelligenza è spiazzante, secondo me sarebbe un bel modo di cominciare

  8. Scusami, ma sono troppo arrabbiata per andare a guardare i dettagli. A forza di dettagli abbiamo perso di vista il totale e tutto ci scappa di mano. Sono proprio preoccupata, e dico poco. Tutta questa violenza, questa si preparata da alcuni in ogni dettaglio, questa violenza che è anche dovuta alla violenza scritta dei giornali dei giornalisti. Credo che la signora De Gregorio, che io stimo per la sua intelligenza e pacatezza, si sappia difendere da sola. Ha la nostra solidarietà, ma personalmente io non andrei in piazza. Ripeto che è passato il periodo delle fiaccolate, delle piazze con bandiere: qui la situazione si è fatta insopportabile, qui siamo nel pieno della recessione, oltre che economica, civile. Sono profondamente indignata, sdegnata, arrabbiata, imbufalita. E vorrei poter leggere per intero l’articolo apparso oggi su La Stampa di Zagrebelsky sulla giusta indignazione. Vorrei che Santoro non dovesse ogni settimana avere i punti interrogativi sulla sua trasmissione; vorrei vorrei vorrei ….. vorrei che l’infermiera romena non fosse in fin di vita; vorrei che non ci fossero tanti difensori del giovane delinquente che l’ha conciata così …. vorrei vorrei che il mondo, e l’italia in particolare, avesse più coscienza di sè; vorrei che non ci si indignasse perchè i serbi insultano la bandiera e gli italiani, mentre non si ha neanche un sussulto quando caproni e imbecilli usano la bandiera italiana per pulirsi il deretano e trasformano – da ignoranti quali sono – una nobile sigla in un porcilaio; vorrei che mi spiegassero perchè siamo arrivati a questo punto. Ma credo sia molto difficile questa spiegazione. Ciao Ilse, scusa lo sfogo.

  9. Non mi è chiaro il punto relativo alle differenze tra uomo e donna in termini di salute e di aspettative di vita. Sapevo che in Italia le donne vivono più degli uomini e sono in genere più sane, se ciò è vero (ora mi viene il dubbio) non dovrebbe essere un dato in positivo?

  10. No, non servono i commenti e nemmeno capire quanto è pacata o intelligente la De Gregorio, sono troppo arrabbiato sui commenti di ieri che definiscono le donne casalinghe come mantenute. Finiti i commenti andiamo con gli sfoghi di pancia. Non va bene.

  11. @B.P.
    qui puoi trovare il grafico relativo ai dati italiani:
    .
    http://www.weforum.org/pdf/gendergap2010/Italy.pdf
    .
    in effetti, il dato (95ma) si riferisce al contesto mondiale. In Italia, secondo il grafico, le donne superano gli uomini di qualche punto per “aspettativa di vita in salute”, se ho capito bene. E’ interessante leggere i dati locali e il confronto con quelli generali. Le Filippine sembrano piazzarsi bene. Ma devo ancora aprire quella scheda. Un amico antropologo che ci vive metà dell’anno dice – non so quanto seriamente – che hanno realizzato il matriarcato.

  12. una cosa che mi ha incuriosito è che nella Top Ten List, all’ottavo posto, subito dopo i paesi scandinavi e prima delle Filippine, c’è il Lesotho, uno degli stati più sottosviluppati del mondo, con un tasso di mortalità infantile intorno all’80% e un’aspettativa di vita intorno ai 52 anni.

  13. Non mi sono ancora ripresa dalla lettura di questa classifica e oggi sul Resto del Carlino, quotidiano terrificante ma molto diffuso, la rubrica del direttore, in evidenza sulla pagina online del giornale, presenta questo titolo:
    Parere unanime: le donne italiane sono moglie e madri a cinque stelle.

  14. Entrare negli aspetti metodologici del Rapporto è un’impresa.
    Ho provato a farlo in questo articolo, che vi pregherei di leggere, sul sito http://www.ingenere.it
    http://www.ingenere.it/articoli/global-gender-gap-maneggiare-con-cura
    Da questa revisione critica, alcuni dei 14 subindicatori, utilizzati per la classifica finale, ne escono molto malconci, soprattutto il rapporto fra i sessi alla nascita, e in generale il rank sanitario, che per l’Italia sarebbe al livello 95 su 134 paesi: noto che secondo l’OMS noi saremmo invece al 6° posto nel mondo per la speranza di vita, nonostante la malasanità.
    Quello che realmente spiega il 74° posto è la posizione delle donne italiane nell’economia e nella politica.

  15. Grazie mille, Mara, per il tuo articolo. Stavo inserendo io il link al sito InGenere per rispondere a chi aveva giustamente sollevato obiezioni sull’indicatore “salute e sopravvivenza”. Ovviamente non contesto il risultato nel merito (il 74esimo posto per l’Italia ci sta), ma francamente una classifica così costruita è molto discutibile. La malasanità non toglie che il nostro servizio sanitario pubblico e universale sia tra i migliori al mondo, e produca risultati di salute eccellente sia per le donne sia per gli uomini.

  16. più che discutibile la classifica, è discutibile lo “strillo” dei giornali che semplificano senza che il giornalista che scrive, probabilmente, l’abbia letta. Altrimenti si sarebbe accorto che il Lesotho sta sopra la Svizzera e gli Stati Uniti, per esempio, e mi chiedo se questo significhi veramente che è un paese dove le donne vivono meglio, o ‘più civile’. Cioè se la sua posizione in classifica attesti un ‘grado di civiltà’. Leggere le statistiche non è una cosa facile. Questa in particolare, in cui il ranking corrisponde a una media fra indicatori e subindicatori diversi, come diversi sono i paesi sotto tutti i punti di vista, e difficili i confronti.

  17. anche se le conclusioni sembrano affini a quelle del link postato da Mara, e le perplessità sembrano riguardare proprio l’opportunità di inserire tra i parametri il rapporto fra i sessi alla nascita.

  18. ho letto gli articoli su Ingenere e Noidonne, prendo atto che i dati sono più complessi di come appaiono ma mi pare comunque che non venga stravolto il senso di base – una disparità tra generi in alcuni campi molto più accentuata che in altri paesi.
    Il Libano è una trentina di posti più giù dell’Italia, e leggendo l’editoriale di Joumana Haddad sulla sua coraggiosa rivista Jasad si trovano considerazioni che potrebbero far pensare anche noi.
    Se qualcuno ha voglia (tra l’altro il sito della rivista è molto bello):
    http://www.jasadmag.com/en/editorialp3.asp

  19. @laura a. Certo, hai ragione. Non è la discriminazione che si discute, ma l’interpretazione dei dati che nei lanci dei quotidiani mi era sembrata poco accurata, o per lo meno frettolosa. Bastava leggere le prima 10 posizioni per restare perplessi…
    .
    Ho letto l’articolo che hai linkato, molto interessante. Anche se non ho capito come l’autrice dell’articolo spieghi il fatto che il Libano, dove oggettivamente le donne sono più libere che in Kuwait o negli Emirati arabi, risulti invece molto più in basso di quei paesi, nella graduatoria relativa alla fascia medio-orientale.

  20. sì, l’impostazione degli articoli è stata fuorviante.
    Non ne so abbastanza per rispondere alla tua domanda, ma posso dire che in un’intervista la stessa Haddad parlava della libertà della donna libanese come illusoria e molto parziale, che spesso non contempla l’indipendenza economica da padri e mariti. Mi fermo qui per non entrare in una discussione su realtà che non conosco.

  21. ah, sì, infatti questo è anche il senso di quello che scrive in questo articolo, solo che non spiega perché gli Emirati arabi, per esempio – dove non c’è neanche la libertà illusoria – vengano prima del Libano nel report. Non conoscevo Haddad. Da approfondire.

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