Ci sono periodi oscuri, o per meglio dire (e in questo caso la parola è doppiamente valida) di frattura, periodi che richiedono il silenzio. Questo, per me, è stato, e in parte è ancora, uno di quelli.
Prima mia madre, poi mio figlio, che è uscito solo ieri dall’ospedale. Ci sono periodi che ti portano a chiederti (e a risponderti subito, peraltro) quanto conti la parola pubblica, la tua, e la pubblica presenza, la tua, quando la presenza degli affetti è infinitamente più importante, e tu, sbagliando, finisci col darla per scontata, e così, ora lo sai ma dovevi saperlo già prima, non è. Comunque sia, commentarium, sono di nuovo qui, a ringraziarvi per l’affetto silente o palese, e a provare a tessere ancora qualche parola comune.
In breve (ma ci tornerò), solo una piccola, ininfluente e insignificante considerazione sulle parole pubbliche. Durante il mio silenzio, si sono scatenate un paio di polemiche sul web che si possono riassumere nell’interrogativo retorico: “dove sono le femministe?” (variante, quasi parodistica o volutamente parodistica: “dove sono Lipperini e Zanardo?”, come se Lorella e io fossimo le rappresentanti uniche di movimenti complessi e fra loro diversissimi, ma che ci si rifiuta di prendere in considerazione nella loro diversità e complessità, perché sono evidentemente assai scomode). Orbene, nelle polemiche in questione le femministe avrebbero dovuto in un caso partecipare loro malgrado a un’allegra campagna di marketing editoriale riassumibile in due frasi: “la formula D’Annunzio più Tarantino più Moccia ci porterà in classifica” e, a qualche mese di distanza, “visto che siamo trentamillesimi nella classifica di Amazon, urge baraonda su tema caldo. Qual è il tema caldo? Femminicidio, o per meglio dire violenza sulle donne più femministe moraliste. Vai!”.
La seconda riguarda invece le immagini sessiste in pubblicità (la cosa migliore che possiate leggere in proposito è di Annamaria Testa), divenute subito spunto, anche presso chi ha presieduto convegni contro le immagini sessiste medesime, per ripescare il vecchio frame: invece di pensare alla disoccupazione femminile e alle tante, e non risolte, disparità di genere, queste annoiate borghesucce col solito filo di perle (che noia, che barba, che noia) pensano a censurare le tette altrui e appunto, dove sono le femministe quando servono davvero. Attenzione: non parlo di chi, con molta serietà (e penso al gran lavoro di Eretika-Fika Sicula, più volte citata qui) smonta il manierismo femminista. Ma delle e degli epigoni, quelli che acchiappano solo lo slogan per tuffarsi nel filone vincente: che, al momento, care e cari, è esattamente quello de “le femministe ci stanno rovinando”.
Lieta di non aver partecipato alle discussioni, anche se avrei preferito farlo per scelta e comunque per altri motivi. Attenzione, però: questo non è più solo un backlash. E’ l’inizio di un cambio di paradigma. Che sarà, ed è già, pesante.
Ne riparleremo: per ora un grazie rinnovato, per l’affetto, per la presenza, per tutto.
Dàje Loredà 🙂
Prima di tutto dico che sono contento che le cose ti vadano un po’ meglio. Questo è stato un anno pesantissimo per te, e ora credo proprio che la fortuna debba avere un occhio di riguardo nei tuoi confronti, visto che sei parecchio in credito. 🙂
Riguardo alla lotta delle donne, per me questo è: una lotta, credo anch’ io che stiamo assistendo a una progressiva identificazione delle femministe, e di tutte le donne che lottano, con un nuovo stereotipo: donne fortunate piene di tempo libero e di grilli per la testa, donne che non conoscono la “vera realtà”, i veri problemi, e quindi sanno solo far danni.
Ma quale deve essere oggi il modo di lottare delle donne? Possono forse riformare, o meglio rifondare, un sindacato politicizzato e “fermo”? Ne hanno la capacità e l ‘organizzazione?
Possono intervenire nel governo del paese con un sufficiente rapporto di forza?
No.
Devono, e lo stanno in parte facendo, costruire una narrazione che porti all’ aggregazione su alcuni punti, operare in difesa della loro immagine e poi iniziare una lenta organizzazione e creazione di una “forza” politica.
Ma sembra proprio che il cosiddetto “sistema” stia già reagendo rabbiosamente ai primi tentativi. 🙁
Rinnovo qui l’abbraccio e mi trovo a pensare che alle volte le congiunzioni astrali uniscono. Anch’io penso sempre più spesso che sia più importante curare gli affetti che gli sproloqui dei provocatori di professione. Fermo restando l’impegno, inossidabile.
L’intervento di AMTesta (andate a vederlo) è perfetto.
grazie a te, sempre bello leggere le tue riflessioni e ascoltare i silenzi. sei un faro
Mi spiace per quello che leggo solo ora! Daje dico pure io
Ho seguito l’intervento di Anna Maria Testa in rete e l’ho anche inserito sulla mia fb, credo che sia significativo ed esauriente oltre ogni inutile quanto sterile polemica. Penso che sia importante lavorare sulla formazione, e questo già l’ho detto altre volte, e in questo mi impegnerò in prima persona e non mi interessano le solite condanne su chi si impegna in questo senso. Mi sono procurata molto materiale rivolgendomi alla rete delle donne antiviolenza di Perugia e mi aiuterò anche con buoni libri che sono usciti sull’argomento… e le critiche inutili vengono dopo il senso da dare al futuro dei nostri ragazzi oltre ogni violenza e ogni stereotipo.
La resilienza è delle donne… dagadòss, Loredana (questo è il daje dalle mie parti). E poi: un abbraccio. E poi: grazie.
Grazie per le tue parole, anche in un momento di silenzio.
forza! a te e i tuoi cari.
quanto al backlash e il cambio di paradigma, attendo di leggerti, ma anche io ho questa sensazione.
coraggio!
e.
Forse le parole di Sibilla Aleramo potranno esserti più di incoraggiamento delle mie; dopo un suo ben più tragico allontanamento dal figlio, ragiona: “A lui non potevo chieder perdono che mentalmente; non mi sentivo umiliata in quell’atto; forse era la coscienza di non avergli mai diminuito il mio amore, di averlo avuto sempre in cima ai miei pensieri, anche nelle ore di follia, che mi faceva sentir sempre degna della sua inconsapevole benedizione? Forse era soltanto la legge del sangue…” (Una donna)
Dallo stesso libro: “Femminismo! esclamava ella. “Organizzazione di operaie, legislazione del lavoro, emancipazione legale, divorzio, voto amministrativo e politico… Tutto questo, sì, è un compito immenso, eppure non è che la superficie: bisogna riformare la coscienza dell’uomo, creare quella della donna!” Ed è passato più di un secolo..
Bentornata!
ciao Loredana, ti seguo sempre anche su Rai3 e quindi volevo dirti in questo momento che ti sono vicina e spero di poterti incontrare presto quando ti sara’
piu’ facile, l’affetto non e’ mai abbastanza, ma purtroppo quando ci danno un ruolo non e’ facile ne’ comodo cambiarlo!
Un abbraccio e un incoraggiamento.
Forza e coraggio!
Le sono vicina.
Con affetto e stima, un’ascoltatrice di Fahrenheit