STATISTICHE

Ore 20 circa, camerini del centro di produzione romano di Mediaset. Prima della puntata di Matrix rileggo le cifre dell’Osservatorio di Pavia sulla presenza femminile nei talk show televisivi. Una su quattro. Conto: con me ci sono Nanni Delbecchi, Gianluca Nicoletti e Fabrizio Rondolino.
I conti tornano.
Dice sempre l’Osservatorio che quasi nel settanta per cento dei casi gli ospiti di sesso maschile vengono chiamati per competenza, mentre le donne sono chiamate per fornire “una testimonianza”.
Mentre ci rifletto, la truccatrice, gentilissima, mi chiede di cosa si parlerà.
“Drive In”, rispondo. Da quanto ho capito, l’idea è quella di mostrare un’ora del programma e interrogarsi su quanto abbia influito sui modelli televisivi a venire. Per quanto riguarda il femminile, soprattutto.
“Ah”, esclama la truccatrice. “Allora lei era una delle ragazze Drive In!”.
Ps. La puntata on line.
Pps. New York Times.

383 pensieri su “STATISTICHE

  1. @ Wu Ming 1
    Beh, en passant, l’esercizio si può anche fare. Sostituire il genere con il colore della pelle, intendo (per aiutare qualcuno a vedersi da fuori):
    .
    Nero: – Nell’immaginario mediatico i messaggi prevalenti sui non bianchi sono latentemente razzisti.
    Bianco: – No, l’immaginario mediatico è più avanzato e articolato di quanto pensi. Sei tu che percepisci quei messaggi come razzisti, perché al fondo sei succube di una mentalità identitaria e retrò che rischia di minacciare la libertà di espressione di tutti, bianchi e non bianchi.
    Nero: – Sono d’accordo sulla libertà di espressione per tutti, ma questo non allevia di un’oncia il disagio e il senso di oppressione che percepisco a causa dell’immaginario dominante. Per questo voglio criticarlo…
    Bianco: – Sarebbe ideologico e moralista. Devi sbarazzarti del tuo retaggio veterocomunista. Lasciatelo dire da un vero democratico di sinistra…
    Nero: – …bianco.
    Bianco: – Lo vedi che sei comunista? Non c’è proprio niente da fare con te. Torno a leggere il Venerdì di Repubblica.

  2. Ho letto questo thread lunghissimo (quasi tutto) e interessantissimo. 73 occorrenze d “Ricci” e 82 di “Drive In”. Ma ero solo io giovinetto a non guardare Drive In, preferendo Lady Oscar al pomeriggio (ok censurabile dal punto di vista ideologico, ma lei spaccava) e più diretti stimoli sessuali per la mia torbida adolescenza alla notte (escluso il venerdì e il sabato dedicati a Enrico Ghezzi e a pastori transumanti legati a capre che si buttavano dentro fiumi in piena in capolavori georgiani muti e in bianco e nero)?
    25 anni dopo continuo a non capire i riferimenti… e a non guardare AR… vivendo sereno nella cultura di massa…

  3. @WUMing4 bravo! magari se glielo spieghi tu che sei uomo e gli fai fare esercizio di astrazione, forse ci arrivano…
    @jumpinshark anche io non ho mai visto DriveIn all’epoca. Ringrazio i miei genitori per avermi vietato la tv, tranne che per un’ora il pomeriggio. Così ho imparato a fare altro e a pensare diversamente

  4. @ Wu Ming 1: ti sei fatto attendere!
    Purtroppo, come è già capitato altrove con la tua analisi di B., quando ti avventuri in analisi che vorrebbero essere di ampio respiro inciampi in cascami concettuali d’altri tempi che rovinano spesso la bontà di alcune ottime intuizioni. Non è questione di attacchi ad personam: a ciascuno il suo stile e il controllo delle proprie passioni più o meno tristi. Se a te piace l’insulto rude, usalo: è una strategia comunicativa che rende il tutto più “autentico”… Come ben sai visto che ti ho difeso mentre ti tiravano bottiglie e provavano a menarti, tendo a non intimorirmi.
    Veniamo al punto. La vera questione è provare a non fare sempre e solo vecchia critica dell’ideologia che non sa leggere il testo: che usa il testo sempre e solo come mero sintomo di una ideologia che il critico di turno crede di aver stanato e denuncia come pericolo. Un po’ come i medici che si lamentano per il fatto che “Dr. House” è pericoloso perché ha costruito una immagine di medico falsa: non è una battuta, sono le parole serissime pronunciate dal Prof. Rugarli nel corso di un dibattito pubblico che abbiamo avuto a Bergamo. Perché non prendere per buona questa critica e altre simili? Non c’è gruppo, sottogruppo, minoranza, categoria che non lamenti il pericolo di questo o quell’oggetto estetico da cui si sente offeso perché restituisce un’immagine di sé che non trova adeguata. La questione infatti non è solo femminile.
    E’ una cosa che ti avevo già detto a proposito della tua analisi di 300: ogni tanto si può anche fare la critica dell’ideologia, ma se rimani fermo lì o pensi che sia l’unica arma per leggere in modo critico un testo finisci per non capire più nulla. Questa è la vera coazione a ripetere. Sul tema delle donne le femministe americane pro-sex lo hanno capito bene: e dopo l’infausta alleanza tra femministe anti-porno e repubblicani che ha prodotto la censura, si è passati a studiare il porno come testo aperto, e a farne usi che eccedevano i limiti dell’appropriazione maschile. Se lo si è fatto con il porno, credo che lo si possa fare anche con altri oggetti. Basta iniziare a studiare.
    Poi: se uno parte “alto”, del tipo “adesso vi faccio vedere io come ti smonto Drive In”, non può dopo due righe sparare cose del tipo “Drive in e tutte le successive trasmissioni di Ricci non sono mai state altro che lo specchio dei tempi” (sic!). Una cosa così non la si accetta nemmeno in una tesina del triennio. Ti è scappata, ok. Però se fai il Fonzie intellettuale (io amo molto questo tuo lato) attento a non scivolare per terra appena entrato in scena. L’aura va farsi benedire.
    Altra chicca: “Drive in non nasce nel vuoto. Ricci non fece che ricicciare e banalizzare innovazioni e intuizioni degli anni precedenti, innovazioni avvenute sulle reti RAI dopo la riforma televisiva del ‘77. Programmi come Stryx (1977), Non Stop (1978), A tutto gag (1980) avevano già introdotto tutti gli elementi che Ricci omogeneizzò in Drive in, mescolandoli con elementi di varietà più tradizionali”. Esistono forse opere che nascono nel vuoto? No. Siamo all’abc della storia o della semiotica della cultura. E naturalmente questo vale anche per “Drive In”. Basta prendere qualsiasi testo di storia della televisione o scorrere il volume “Drive In” edito da Bompiani nel 1987 per fare sia analisi delle fonti audio-visive e non di “Drive In”, sia un lavoro di critica comparativa o intertestuale.
    Il problema non è l’oggetto “Drive In”. Il problema qui sono le categorie dell’analisi, gli strumenti concettuali. Possiamo anche continuare a scagliare pietre contro la tv quando appare un certo programma per poi credere così di aver messo in atto una critica efficace. E’ solo un modo per chiudere meglio gli occhi.

  5. @ Daniela
    Io lo guardavo eccome Drive In, in piena pre-adolescenza. E al netto delle raffinatissime analisi semiotiche o massmediologiche che se ne possono trarre, non faccio finta che non abbia contribuito a formare il mio immaginario sessuale (insieme a molto altro, of course). Perché poi, sai, noi altri maschietti siamo bravissimi a spiegarvi cosa dovreste o non dovreste pensare, quali vostri pensieri siano potenzialmente pericolosi e quali no, etc., insomma a farci i cazzi vostri, ma dei nostri (quelli che ci stanno tra le gambe) parliamo moooooolto poco. Preferiamo filosofare noi. Una strategia che iniziammo a mettere in pratica nell’antica Grecia e da allora non abbiamo più smesso [N.B. Figurati che per Robert Graves questa era precisamente la ragione fondativa della filosofia occidentale].
    @ jumpinshark
    Lady Oscar anch’io, tutta la vita. Assai più conturbante e problematica della Cansino, tra l’altro, con la sua androginia.

  6. @alberto eh si Ricci si sporca tantissimo le mani, come uno chiuso in una camera sterile! e poi smettila di urlare per pretendere la libertà e i diritti che tu per primo non sai concedere agli altri!!!

  7. Intervengo solo per dire che di Belen ho letto alcune interviste oltre a vederla in TV e non la trovo nè zitta nè zoccola, e in TV non è affatto “sempre nuda” (ma una “sempre nuda” diviene zoccola per questo?) l’ho sentita cantare a Sanremo qualche anno fa e ha una bella voce, la trovo abbastanza intonata (ma la Carrà cantava meglio).E non sono d’accordo con Alberto quando fa l’equazione (sia pure in senso non offensivo) zoccola=sessualmente esuberante, non confondiamo: chi è sessualmente esuberante fa sesso con chi ha piacere di farlo, la prostituta va con un uomo di cui ha disgusto, ma la paga; l’esuberanza sessuale è gioiosa, la prostituzione è avvilente per chi si vende e per chi compra.
    Preciso che per quanto mi riguarda non ho mai preteso di spiegare alle donne per cosa devono stare a disagio e cosa no, se l’ho fatto mi scuso, sono qua solo per comunicare le mie opinioni e impressioni senza pretendere di tenere lezioni.

  8. @ Wu Ming 4:
    “dei nostri (quelli che ci stanno tra le gambe) parliamo moooooolto poco. Preferiamo filosofare noi. Una strategia che iniziammo a mettere in pratica nell’antica Grecia e da allora non abbiamo più smesso”. Quello che dici è *assolutamente vero*. Occorre tenerne conto. O almeno provarci. Ma questo ci impedisce di esigere analisi raffinate? O di segnalare i limiti e i rischi politici di una critica di genere?

  9. “Lady Oscar anch’io, tutta la vita. Assai più conturbante e problematica della Cansino, tra l’altro, con la sua androginia.”
    Lady Oscar era mitica, concordo anch’io.

  10. “l’esuberanza sessuale è gioiosa, la prostituzione è avvilente per chi si vende e per chi compra.”
    Bocca di rosa, per fare un esempio, che “lo faceva per passione” non era affatto una prostituta, a parer mio
    E ora mi taccio.

  11. Qualche contributo:
    INTERVISTA A BEATRIZ PRECIADO
    Quello che lei chiama “regime farmaco pornografico” è un nuovo fascismo basato sul sesso?
    No, il fascismo non è depressivo, bensì istrionico, mentre il momento farma pornografico è un momento di superassuefazione, superconsumo, distruzione. Come se avessimo creato collet tivamente le condizioni della nostra stessa distruzione e fossimo daccordo. Dico questo con la coscienza che posso sembrare un padre gesuita.
    Ma questa non è una cultura edonista?
    No. il fatto che quello che muove la cultura sia il piacere non significa che il fine sia edonista. L’obiettivo è la produzione, il consumo e, come ultimo termine, la distruzione. La sfida per quella che dovrebbe essere una sinistra del XXI secolo è prendere coscienza di questo stato di depressione collettiva, a differenza della destra, che vive nell’euforia del consumo, della produzione di diseguaglianze, della distruzione. La sinistra deve dire: merda, siamo fregati, e questo deve portare a un risveglio rivoluzionario. Credo che questo possa venire da quelli che abbiamo cacciato ai margini del politico: i gay, le lesbiche, i tossici, le puttane. Qui ci sono modi di produzione strategici per la cultura e l’economia, e qui si stanno producendo soluzioni.
    E come contribuiscono questi “detriti del sistema”, come lei li chiama?
    Inventano nuove forme di relazione personale e politica che escono dalle coordinate che si collegano alle politiche coloniali dal secolo XV e che hanno a che vedere con la famiglia, la nazione, la razza. Questa linea si è prosciugata, bisogna aprirsi al non familiare, non nazionale, non razziale, non di genere….
    http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2011/01/31/intervista-a-beatriz-preciado/
    INTERVISTA A PIA COVRE Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute –
    AMICHE di Sinistra non andate in piazza contro altre donne….
    http://www.zeroviolenzadonne.it/rassegna/pdfs/8234b5b9fa35d8fcd9df5535d810f0ef.pdf
    13 FEBBRAIO : DONNE=NAZIONE? ANCHE NO!
    Della manifestazione del 13 febbraio sapete tutto. Noi ci saremo. Con gli ombrelli rossi. Saremo una massa critica che racconta una differenza, anzi più d’una. Alcune le abbiamo ribadite in questi giorni. Altre saranno espresse nelle piazze, con striscioni, volantini e corpi che raccontano altri motivi e un modo differente di rivendicare diritti……
    http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2011/02/03/13-febbraio-donnenazione-anche-no/
    13 FEBBRAIO: SAREMO LA MASSA CRITICA DEGLI OMBRELLI ROSSI
    …Andremo in piazza con striscioni e volantini, ci metteremo a fine corteo e presenzieremo agli “eminenti” politici che sfileranno sul palco del popolo viola…..
    http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2011/02/02/13-febbraio-saremo-la-massa-critica-con-gli-ombrelli-rossi/
    PUTTANAMENTE_MANIFESTO PER UN GODIMENTO POLIMORFICO COSTITUENTE
    blog del collettivo femminista sommosse perugia.
    […] Lasciamo perdere la destra, i suoi rappresentanti, i suoi giornali, non è il caso, evidentemente, di prenderli in considerazione. Ma l’immaginario coloniale e sessista che evoca il bunga bunga riguarda una dimensione che attraversa la gran parte della società italiana maschile e femminile, nel suo insieme e che passa anche per una sinistra in parte bigotta (che sente l’offesa verso le donne, madri mogli perbene), in parte ammiccante e compiaciuta che si incontra in lungo e largo nel web…..
    http://liberetutte.noblogs.org/post/2011/02/02/puttanamente_manifesto-per-un-godimento-polimorfico-costituente/
    MI PIACEREBBE UNA PIAZZA DI DONNE “SCOSTUMATE” E DI DISERTORI
    Di ritorno da un raduno amicale femminista in lingua tedesca, la prima cosa che mi hanno chiesto: “ma perché in italia non fanno come in tunisia e in egitto?”. La seconda “ma perché in italia se la prendono con le prostitute invece di prendersela con quelli che usano le donne per rappresentare il proprio potere?”.
    Alla prima domanda ho risposto “perché in italia si illudono di fare parte dell’europa democratica e civilizzata”. Alla seconda “perché in italia anche le donne sembrano cresciute con l’invidia della tonaca”.
    Mi sono resa conto che per declinare il femminismo, per parlare di problemi di donne, femministe, lesbiche che stanno in tutto il mondo talvolta bisogna varcare la frontiera. Dove non c’è un signor Berlusconi che diventa alibi della incapacità di uomini e donne di vedere quanto poco fanno per difendere i propri diritti o rivendicarne altri.
    Dove non c’è necessità di operare una distinzione tra donne perbene e donne permale. Dove il concetto di “donne reali” è stato accolto con una risata e molte perplessità. Perché non capiscono quale donna possa essere considerata “irreale” dato che tutte le donne, a prescindere dal modo in cui hanno scelto di vivere, sono assolutamente reali. Purchè noi siamo in grado di accettarle e vederle senza giudicarle o negarne l’esistenza perché non somigliano ai modelli di cultura patriarcale che tante interpretano in modo più o meno complice….
    http://femminismo-a-sud.noblogs.org/post/2011/02/01/mi-piacerebbe-una-piazza-di-donne-scostumate-e-di-disertori/
    Rapporto Confidenziale – POWER TOOL
    Power Tool ovvero come ti cambio il metodo di fruizione di un documentario ed al contempo ti offro informazioni su di uno dei mondi più demonizzati del nostro contemporaneo: quello della prostituzione. Oggi c’è una voragine tra le Prostitute, la Prostituzione, il Lavoro Sessuale e la percezione che ne ha l’opinione pubblica. Il Power Tool serve a colmare questa voragine creata dai media filtrati, dando voce direttamente ai Colletivi di Prostitute e Sex Workers nel mondo…..
    http://www.rapportoconfidenziale.org/?p=8884

  12. @ Simone Regazzoni
    Tenere conto di “questo” dovrebbe impedirci di diventare ridicoli e saccenti, al punto da non accorgerci di che parte stiamo tenendo. Ma ripeto: vedersi da fuori è un esercizio difficilino (per tutti, sia chiaro) e per il quale a volte anni e anni di studio indefesso servono a poco. Fatto salvo, ovviamente, che ognuno della propria immagine e reputazione ha il diritto di fare ciò che vuole.

  13. un’altra osservazione su questo lunghissima conversazione. Le donne, i soldi… ma lo sapete che nel mio mondo “reale” di 35enni, nel 90% delle coppie di amici la donna guadagna di più del suo uomo? a volte molto di più? nei restanti casi guadagna uguale. Solo che nel nostro mondo reale non facciamo differenza tra uomo e donna, se non per le preferenze sessuali. Ci amiamo, ci rispettiamo, ci aiutiamo, alla faccia dei ruoli.

  14. Daniela, vivi in un’isola felice però 🙂 Secondo i dati Isfol di ottobre lo stipendio delle donne italiane è inferiore in media del 7% rispetto a quello dei colleghi uomini, ma lo svantaggio salariale puo’ arrivare, in determinate categorie, anche al 23%.
    E’ che a volte il mondo reale di un singolo non coincide con quello reale del paese.

  15. @lalipperini
    @Wu Ming 4
    sì, avete ragione, non dicevo che il mondo è così… lo so che non è così (e ora mi accorgo che forse ho sbagliato e che sembrava generalizzassi). Era solo una costatazione sul MIO universo . Non riesco a tollerare che anche qui si discute dando per quasi per scontato che le donne vanno in cerca di soldi ed il mondo di “sesso e potere”. Era uno spaccato personale dove l’isola è felice, almeno per quanto riguarda il rapporto tra i sessi…

  16. @ Wu Ming 4:
    E’ singolare il fatto che si diventi saccenti non appena si richiede all’interlocutore di confrontarsi seriamente con questioni di metodo e di merito invece di sparare insulti e sentenze generalissime. Lo studio da solo non basta, è vero. Ma un po’ aiuta. Il dibattito intellettuale non dovrebbe ammettere troppi sconti. E nemmeno sentimenti reattivi. Provate a pensare per una volta, tu e Wu Ming 1, che quando qualcuno discute con voi senza essere in tutto e per tutto d’accordo con voi e senza essere compiacente, non vi sta attaccando, sta cercando di fare una discussione seria usando armi concettuali.

  17. @wuming1 “mi provoca autentico orrore lo spettacolo di maschi che fanno la lezioncina alle donne su quando dovrebbero o non dovrebbero provare disagio e a proposito di cosa. Come diceva il mio socio WM4, questi maschi evitano accuratamente di guardarsi da fuori”
    Vi dico che questa affermazione mi ha fatto stare molto male. Davvero.
    Noto con te che la presa di posizione di molti uomini più o meno giovani segue un pò la tendenza, non elaborando autonomamente dei pensieri propri in base al proprio vissuto, bensì riempendosi la bocca di slogan vari o parole altrui mai digerite – forse mai messe in bocca.
    Ma ti dico anche, però, che sono molti, moltissimi – me compreso – i maschi che partono dalla propria identità di tale per decostruirla, rivederne le dinamiche. Per arrivare ad assumere un certo sguardo sulla questione femminile – sapendo che un mare di altri elementi ancora mi sfuggono – ho dovuto prima di tutto capire che usiamo l’espressione “questione femminile” per convenzione: si tratta di questione dei sessi, dei generi tutti, di questione di rappresentazione sociale per intero. E per farlo non mi sono limitato a studiare fin nei dettagli i testi femministi o a scrivere su questo blog dalla comoda posizione di maschio privilegiato della mia camera, bensì partecipando anche a riunioni dell’associazione “Maschile Plurale”, tutto al maschile, per studiare dal di fuori – o dal di dentro – il maschile stesso e ripensarlo, riscriverlo, leggere i loro splendidi testi, dalla scomoda – almeno inizialmente – posizione di maschio omosessuale. Se non si coglie che ci riguarda tutti non si farà un bel niente.
    Ti ho riportato il mio esempio, ma so e credo che siamo in molti a parlare con cognizione di causa.
    Un consiglio, quindi: quando incontri dei maschi che non hanno ancora ragginto un livello critico accettabile, hai tutte le ragioni, anzi, faresti bene ad aiutarli, e non ricordando che sono inutili perchè sparano commenti.
    Lo trovo importante.

  18. “anche Paolo1986, che è la persona più attenta e aperta di tutto il commentario, a mio modestissimo parere” Fata
    ti ringrazio moltissimo, Fata, per queste parole di stima. Mi hanno fatto bene.

  19. @ Simone Regazzoni
    No, si diventa saccenti quando invece di articolare le proprie argomentazioni si ripetono ad nauseam le stesse cose (per quattro, cinque, sei volte, in quattro, cinque, sei thread…) per poi finire ogni volta a dare dei moralisti e degli ignoranti agli interlocutori e rimandarli a studiare. Si diventa invece ridicoli e odiosi allo stesso tempo quando si pretende di spiegare alle donne cosa dovrebbero pensare di un problema che esse vivono come tale sulla propria pelle. E’ lo spettacolo pietoso che dài su questo blog da un bel pezzo. Né io né il mio socio siamo i primi o gli unici a fartelo notare. Non so se non te ne accorgi o se ci sia invece del metodo in questa strategia suicida, ma in tutta sincerità non me ne frega niente.
    Detto questo, io non mi sento affatto attaccato. La mia visione del mondo è semplicemente molto distante dalla tua e la mia previsione è semplice: prima o poi (e direi prima che poi) ti ritroverai a destra. In un certo senso ci sei già, in compagnia di Sgarbi, Rondolino, Nicoletti, etc. E’ quello che hanno cercato di dirti con altre parole Girolamo (con il riferimento alla modernizzazione craxiana) e WM1 (con il suo indovinello su Adorno e Adornato). Adesso io te l’ho detto papale papale. Quindi, semplicemente, per quanto mi riguarda stiamo su due barricate diverse. Dalle quali si può anche continuare a discutere, sia chiaro, ma almeno non ripetendosi addosso sempre le stesse cose, bensì partendo dalla differenza di posizioni che è ormai chiara a chiunque.

  20. Cari Wu Ming condivido parte, non grandissima invero, delle vostre argomentazioni. Su altri aspetti mi sento più vicina alle posizioni di Regazzoni. Però – di pelle – per toni, per modalità di espressione, per ordini del discorso finisco per sentire più prescrittiva la vostra posizione della sua. Con lui non concordo su tutto ma non mi sento che mi sta dicendo come devo sentirmi “in quanto donna”. Da voi questo mi messaggio mi arriva e non mi sembrate affatto dialoganti.
    barbara

  21. @ Amedeo
    Guarda che qui ci abbiamo provato a più riprese a far notare la situazione grottesca in cui certi commentatori tendono a cacciarsi. Il richiamo a provare a “guardarsi da fuori” era proprio questo. Tra l’altro, ti dirò che io non mi sento affatto di aver raggiunto alcun “livello critico accettabile”, anche perché non so quale possa essere la soglia dell’accettabilità critica (sicuramente è relativa). Per questo preferisco ascoltare le donne che manifestano un disagio reale, invece di attaccarle e accusarle d’inadeguatezza metodologica o moralismo latente. Ma soprattutto credo che di lavoro su me stesso (su noi stessi) ce ne sia ancora moltissimo da fare e vorrei ripartire da lì, invece di nascondermi dietro il filosofeggiare sulla comunicazione di massa.

  22. Barbara, così però si riporta tutto a una sfida Wu Ming – Ragazzoni e non mi pare proprio questo l’argomento, scusa. Ma dove mai è prescrittiva la posizione dei WM? Semmai stanno dicendo che Ragazzoni si arroga il diritto forte delle sue letture di parlare a nome delle donne e di dire, lui, come dovremmo reagire.

  23. @ barbara
    E’ che, come dicevo sopra, dopo la quarta o quinta volta che vengono ripetute le stesse cose il dialogo diventa noioso e sterile, diventa un ribadire la stessa posizione senza andare né avanti né indietro. Si fa presto poi a fare le vittime e a dire che noi non vogliamo dialogare… Suggerivo infatti – e non mi sembra una posizione non dialogante – di partire da una presa d’atto, cioè dall’evidente differenza di vedute, e, casomai, andare oltre. Sempre che ci sia un “oltre” dove andare, la qual cosa nessuno può dare per scontata.

  24. Be’ alla fine quest’attacco di Wu Ming a Regazzoni, che io non mi spiego e trovo davvero virulento, vira di per sé alla sfida Wu Ming – Regazzoni. Io sono in disaccordo con entrambi, e non capisco perché la sfida si svolga qui, sotto i nostri occhi. A me non sembrava per niente che Regazzoni stesse parlando a nome delle donne, tanto che non avevo nemmeno capito che questa specifica accusa fosse rivolta a lui.
    Se poi pensano che sia di destra, potevano anche scrivergli una mail, o telefonargli à la Ricci.

  25. @ Wu Ming 4
    grazie del chiarimento in merito alla mia nuova collocazione politica. Almeno spiega un certo astio presente nei vostri interventi. Diciamo che la mia posizione a sinistra non coincide con la vostra, e che la vostra, che critico ma rispetto, non rappresenta (credo e spero) l’essere di sinistra in toto.
    Quello che scrivo e dico è lì per essere giudicato: per questo uso sempre nome e cognome; ma sono disposto a scommettere che non tutte/i siano disposti a concludere che le mie argomentazioni siano di destra. Sul ripetermi: mi dispiace, ma ho appena iniziato. Sono convinto che sia tempo di smuovere un po’ le acque concettuali a sinistra. Anche a costo di discutere a lungo e di infinite ripetizioni.

  26. @ Simone Regazzoni
    Domanda nient’affatto retorica: Credi che ripetendo all’infinito la stessa solfa agli stessi interlocutori si possano “smuovere le acque concettuali a sinistra”? O non si corre piuttosto il rischio di diventare noiosi, ossessivi e, alla lunga, anche di impazzire?

  27. Dal mio punto di vista – parziale per carità – anche tu e Wming 1 state ripetendo lo stesso concetto. Non ti percepisco dialogante ma terribilmente prescrittivo – sarà un problema mio. Comunque visto che questa non è casa mia, mi limiterò a leggere. Saluti a tutti.

  28. @Amedeo: perfettamente d’accordo con te, è una questione che riguarda i generi e non solo il femminile. Anzi, definendola “femminile” si corre il rischio di circoscrivere e rovesciare addosso alle donne una problematica che invece è universale e che riguarda il nucleo aggrovigliato di tutti noi, sia come individui che come parte di una comunità: l’identità. Fa niente, è una convenzione e ci si può passare sopra.
    Però…se una persona ha gli strumenti per capirmi, parla la mia stessa lingua, ha letto i miei stessi libri (anzi, se prendiamo come parametro i frequentatori di questo blog, molti molti di più), e quando in più io gli metto a disposizione ciò che provo, il mio dolore, le mie spaccature e questa non capisce, che devo pensare? Mica facile parlare di cose del genere, in un paese in cui se un uomo di rompe le palle per strada e tu reagisci (per esempio) ti becchi degli insulti, perchè sei isterica, stronza e te la tiri. Se uno comunque non capisce, io penso che lo stronzo sia lui, e anche un vigliacco e un patetico coglione perchè ha così tanta paura di mettere in discussione se stesso. Come giustamente hanno detto i Wu Ming, il fatto che questa levata di scudi non ci sia quando si parla, ad esempio, di questioni razziali evidenzia la centralità del problema dei generi, ma non assolve chi non capisce.
    .
    Comunque Phoenix dei Cavalieri dello Zodiaco è stato il mio primo amore. Troppo figo il tizio che risorge dalle ceneri.

  29. Allora, credo che sia il momento di dire un paio di cose. Simone Regazzoni interviene qui sperando di suscitare le reazioni di Wu Ming. Li considera interlocutori unici, tanto è vero che delle decine di reazioni (femminili, guarda caso) precedenti ha citato solo quelle a cui poteva appigliarsi per sostenere le proprie tesi. Ha ignorato le altre. Si propone qui, a me sembra, per rivendicare una posizione di maschio alpha nei confronti, soprattutto, dei Wu Ming. Insiste nel parlare di “sinistra” genericamente, quando qui si discute non di schieramenti ma di idee: e lo fa perchè sta cercando per sè un ruolo, esattamente come Alberto. La presunta cattiva coscienza della sinistra.
    Sono schemi politico televisivi che non mi interessano.
    Per il resto, Regazzoni ripete il solito frame liberista ampiamente discusso nè incrinabile in alcun modo, nonostante, ripeto, ci siano stati commenti che rivendicavano altre posizioni.
    Barbara dice che la posizione dei WM appare prescrittiva. A me non sembra affatto. Sicuramente, la posizione di Regazzoni appare, non da ora, strumentale.

  30. Loredana ho scritto che pare prescrittiva a me. Non mi permetto di parlare a nome dell’universo mondo femminile. Avrai i tuoi buoni motivi per pensare che Regazzoni usi il blog in modo strumentale. Non lo conosco, ignoro i pregressi quindi non posso giudicare.

  31. I pregressi? Ogni volta che in un post si discute di immagine femminile, spunta Regazzoni e aspetta che uno dei Wu Ming commenti per iniziare la sua sfida all’Ok Corral. Dove ripete lo stesso, identico concetto: chi non è d’accordo con lui è un puritano. Punto. Sinceramente, io rinuncio a interloquire con lui. Personalmente.

  32. Ho fatto qualche ricerca in rete e un un blog ho trovato un post molto bello. Eccolo. L’indirizzo è questo: http://teleipnosi.blogosfere.it/2009/06/caro-antonio-ricci-il-problema-non-sono-le-tette-ma-il-contesto-in-cui-le-fai-apparire.html
    Un amico mi ha fatto notare una lettera di Antonio Ricci al quotidiano La Repubblica, in cui l’ideatore di Striscia la notizia si difende dall’accusa di essere stato – prima con l’invenzione delle ragazze fast food del Drive in e poi con le veline – l’apripista di quella tendenza alla mercificazione del corpo femminile che ormai, nella tv italiana, è diventata routine indiscussa e immodificabile.
    L’argomentazione di Ricci però appare a dir poco puerile perché si riduce al gioco dello scaricabarile, limitandosi a puntualizzare che ben prima del Drive in, persino nella tv di stato, ci si poteva imbattere in qualche tetta scoperta di Rosa Fumetto o Ilona Staller. Pensa te che scandalo!
    Ora, a parte che il discorso su chi ha iniziato prima mi pare di scarso interesse, il problema evidentemente non è l’esibizione del corpo femminile, quanto il suo sfruttamento e la sua mercificazione.
    È un discorso molto semplice e Ricci, che è una persona intelligente, non può certo far finta di non capire: un nudo di donna acquista significati diversi a seconda del contesto in cui appare, della cornice interpretativa che dà senso all’immagine. Se riprendo una ragazza in bikini, rinchiusa dentro una gabbia di vetro, che viene presa in giro da un presentatore maschio vestito in giacca e cravatta (ricordate la trasmissione Libero di Teo Mammucari?) il messaggio che trasmetto è diverso rispetto a quello che posso veicolare se mando in onda delle immagini di un gruppo di belle ragazze in due pezzi che giocano in spiaggia a pallavolo.
    Repetita iuvant: il problema non è l’esposizione del corpo della donna, che può essere sinonimo di bellezza, libertà, gioia e sana provocazione, ma la sua riduzione a oggetto, a merce, a ornamento senz’anima, come succede normalmente in tanti contenitori televisivi dove delle ragazzine in mutande e reggiseno fungono da semplice abbellimento scenografico, sculettando senza proferire parola a fianco del conduttore o della conduttrice del programma.
    Per chiarire, perché già immagino qualche maestrino che si metterà a darmi del bacchettone, a me piace la studentessa che mette la minigonna per sfidare il professore bigotto o sedurre il compagno di corso, la presentatrice affermata che si diverte a esibire il proprio corpo, l’attrice famosa che si mette in gioco in ruoli scomodi e provocatori; mi fanno infinita tristezza invece le ragazzine che partecipano ai party dei miliardari settantenni nella speranza di ottenere una spintarella per la propria carriera e quelle giovani donne che, pur di diventare “famose”, si adattano a interpretare il ruolo della bambola gonfiabile mettendo in mostra tette, culi e vagine a comando, per compiacere produttori e pubblico guardone.
    P.S. A chi non l’avesse ancora fatto consiglio di visitare il sito il corpo delle donne per vedere il bel documentario di Lorella Zanardo.

  33. Annamaria ti invito a riguardare la puntata di matrix. detto questo Ricci non appare affato puerile anche da come argomenta le sue ragioni mi pare un uomo dotato di intelligenza. sono uno che segue striscia e ne vado fiero, mi diverte. è una trasmissione che piglia in giro tutto e tutti anche gli ipocriti che fanno la morale sull’uso del corpo delle donne. capisco che non tutti capiscono o condividano. ci sta. Mi sembra che Ricci con alcuni servizi voglia solo dire ma voi vi nascondete dietro un dito, criticate le veline perché striscia è seguito e famoso ma guardate che la storia, la televisione, la cultura italiana la conosco bene e vi mostro i suoi mostri. guardate come era il varietà del passato, guardate come sono le altre trasmissioni e non solo in italia anche all’estero ci sono trasmissioni dove le donne appaiono svestite e stupide. E poi il documentario della zanardo sarebbe bello? ma per piacere! è un conetrato di banalità mia figlia di 10 anni lo farebbe meglio un documentario sulla televisione e sull’uso del corpo femminile anche nella pubblicità e nella moda dove è anche peggio.

  34. Perchè i difensori di Ricci rispondono sempre di guardare le altre trasmissioni? Per dire che “tanto va così ovunque?”. Mi dispiace ma io mi riservo il diritto di desiderare un mondo diverso, dove le donne sono trattate come esseri umani e non come pezzi di carne.
    Rimando l’ipocrisia al mittente e spero di incontrare le donne e gli uomini che sognano un’Italia diversa il 13 febbraio.

  35. @Loredana Lipperini
    Per quel che conta, io non penso tu sia una puritana né una moralista o un altro di quegli orribili epiteti con cui spesso ti hanno indicata. Non penso neanche che i Wu Ming lo siano. Possiamo avere opinioni divergenti ma restano opinioni, non implicano un giudizio sulla persona -)))

  36. Certo che questa difesa ad oltranza della tv-spazzatura, a prescindere che sia fatta a suon di “name dropping” rigonfio di spocchia accademica o con grottesce rivendicazioni di orgoglio da teledipendenza, è davvero triste… chi spreca tempo ed energie mentali in queste operazioni, secondo me, pratica una forma di violenza nei confronti di se stesso e della propria intelligenza; in una parola, si autoumilia.
    .
    Davvero fatico a capire come si possa avere così poco rispetto nei confronti di se stessi… la sottocultura televisiva non merita davvero nulla, se non una critica spietata e senza sconti; assimilarla ad altri fenomeni “pop” che sperimentano linguaggi complessi e si prestano a diversi livelli di lettura, corrisponde, secondo me, o ad un’operazione consapevole fatta in palese cattiva fede, o ad un qualche bisogno masochistico di autoumiliazione.

  37. “Secondo i dati Isfol di ottobre lo stipendio delle donne italiane è inferiore in media del 7% rispetto a quello dei colleghi uomini,”
    Questi dati non hanno senso se non spiegati. Il 7% è molto o è poco? A quali “stipendi” si fa rifermento? Privati o pubblici? A quali categorie? A parità di mansioni e di anzianità?
    Nel privato lo stipendio te lo devi anche saper negoziare. Ho letto che mediamente le donne – a parità di CV e di “competenze”- guadagnano meno anche perchè hanno meno autostima e meno capacità di “vendere” le proprie qualità rispetto agli uomini.
    Secondo: le donne guadagnano meno degli uomini perchè spesso scelgono studi poco “attraenti” per le aziende, tipo lettere, scienze politiche, giurisprudenza condannandosi così alla sottooccupazione ed alla precarietà.
    Prediligono spesso altresì lavori con carriere “predefinite” e dove ci sia poca mobilità (es. nel pubblico, non amano cambiare azienda molto spesso, inoltre sono meno inclini a spostarsi).
    In tutte le aziende dove sono stato, i più alti dirigenti erano ingegneri. Peccato che le facoltà scientifiche siano a totale appannaggio degli uomini…..
    Credo che per le donne sarebbe necessario un’esame di coscienza. Ognuna dovrebbe porsi la seguente domanda: quale è la mia priorità?
    Ed agire di conseguenza

  38. Ho un ottima opinione di Ricci ma non lo difendo per chissà quale ragione semplicemente prendo un punto di osservazione, quello a me più congeniale, come ciascuno di voi ha il suo, e valuto. chi come me ritiene che la televisione non sia un demonio ne una cattiva maestra ma che i demoni e i cattivi maestri sono altrove nella società, vede la tv come un medium e quindi valuta il messaggio che è la molteplicita di trasmissioni non una sola. Ho rispetto di me stesso e di chi fa la televisione, come di chi fa i libri (sono anche un lettore e già!), come di chi fa auto, come di qualsiasi altro strumento che entra a far parte della mia sfera. Non mi vergogno di essere pop, biasimo chi si mette sul piedistallo con la puzza sotto al naso. E non mi riferisco alla Lipperini che reputo molto brava.

  39. Fata volevo solo citare Elisabetta Canalis che arriva a Sanremo,piuttosto non mi è sembrato di leggere nell’harem di silvio o negli altri scandali affini il nome di una sola velina del programma.

  40. Lipperini io vengo qui a discutere. Dopo poco arriva la banda dei Wu Ming tipo soccorso rosso (e succede quasi solo con me). Quando è il caso viene anche De Michele. Non guardano alla discussione: puntano diritto su di me. Dopo un po’ alzano la voce (l’ultima volta il buon Wu Ming 1 intervenne solo per dire che eravamo in stato di emergenza e di certe cose non si doveva parlare: modello buttafuori). Io li lascio fare e continuo a rispondere senza mai usare insulti, mentre gli insulti mi arrivano. Passa ancora un po’ di tempo, vedono che con me non attacca e spariscono. Non sono io che vado a cercare loro: non a caso sul loro blog non intervengo più. Nei pochi casi in cui i Wu Ming non arrivano di solito discuto con chi è qui a confrontarsi, come lei bene sa. Può non condividere né le mie tesi né le mie argomentazioni o il mio “frame”, come le piace dire. Provi però a essere un solo un poco più obiettiva quando interviene in difesa degli amici.

  41. Ma non si sta un po’ trascendendo? Don Cave, sei sicuro che si tratti di mancanza di rispetto per se stessi o autoumiliazione, apprezzare Ricci? Cioè, io lo aborro, ma questi toni mi fanno trasecolare. Mi sfuggirà qualcosa. Sarò liberale pur io.

  42. Una domanda per Crowdsurfer: intendi dire che le donne guadagnano meno degli uomini perchè è colpa loro?
    Una risposta per giovanni: io non penso che la televisione sia un demonio. Penso però che abbia responsabilità pesanti insieme ad altro, perchè il mezzo è innocente,ma chi ci mette le cose dentro un po’ meno. Un nome su tutti, Minzolini.

  43. @giovanni:
    .
    Ma quale piedistallo… non facciamo le anime belle, su. Come cavolo si fa a dire che le veline rappresentano il “candore adolescenziale”!? Come cavolo si fa a difendere quel genere di televisione chiamandola addirittura “gramsciana”!?
    .
    Ma dico, ma siamo fuori!? Dove cavolo starebbe il “candore” in culi, sculettamenti, tette, mossette ammiccanti, balletti fintolesbici ecc.?
    Tutta questa porcheria è fatta per solleticare pruriti esclusivamente maschili… in un assecondamento acritico delle peggiori pulsioni di dominio sul corpo femminile.
    .
    Piedistallo un paio di palle!!! Diderot diceva: “bisogna essere di mente aperta, ma non tanto da far cadere il cervello”. Qui mi pare che, dopo averlo fatto cadere, molti abbiano pure tirato lo sciacquone.
    .
    Altro che cultura pop, altro che televisione nazionalpopolare… facciamola finita con questa ipocrisia. Ammettere che la sottocultura televisiva è, per la maggior parte, lordume reazionario a scopo di lucro, non è avere la puzza sotto il naso; è soltanto applicare un po’ di sano BUON SENSO, cavolo.
    .
    La puzza sotto il naso semmai ce l’ha chi, facendosi scudo di discutibilissime applicazioni del ragionamento filosofico, rovescia la realtà cercando di far passare la merda per nutella.

  44. @tutti in particolare per Simone Regazzoni.
    Premetto che a Drive in non ci ho fatto mai molto caso, ci rifletto oggi perché se ne parla, e dunque vado a braccio, prendendo a spunto anche quello che ho letto qui.
    .
    Vorrei capire: è stato un programma trasgressivo, reazionario, progressista, un precursore, un giro di boa?
    Forse anche ogni televisione, come ogni scrittore, crea i suoi precursori, così, guardando all’oggi, diciamo: ah, ecco, da dove nasce tutta questa porcheria, da Ricci!
    A me, però, interessa capire di più quali legami ha Ricci con i ‘suoi’ precursori: la rivista, l’avanspettacolo, i filone dei film con Alvaro Vitali & co.
    Che differenza c’è tra drive in e questi?
    Stessa messa in mostra di tettecosceculi e svampitezza femminea pitum pitum, però – mi pare di aver capito, ma potrei sbagliare – in drive in c’è un livello ‘meta’ che nei suoi precursori manca, ovvero: drive in è postmoderno, Alvaro vitali no: ammiccano entrambi, ma a parti diversi degli spettatori (ma a proposito: qual è il target di riferimento?).
    .
    Sempre da quello che ho capito, per decodificare drive in ci vogliono degli strumenti esegetici molto raffinati, per cui – mi viene da pensare – che i livelli di fruizione saranno per forza diversi: il filosofo che lo guarda dirà (ma ci credo poco): ‘anvedi che uso sofisticato del culo!’ mentre lo spettatore medio dirà: “anvedi che culo!” esattamente come davanti ai film di Alvaro Vitali.
    Capisco che la differenza da parte di un filosofo sia sostanziale, ma da quella di un comune mortale no.
    Sinceramente io non vedo né innovazione, né rischio, né trasgressione, se non nel fatto di aver introdotto lo ‘scollacciamento erotico’, già ampiamente presente sul mercato cinematografico, nella intimità domestica degli italiani.
    .
    A questo punto va ricordato però che, almeno da vulgata mai smentita, uno degli obiettivi delle televisioni di Berlusconi era proprio quello di incidere sull’immaginario degli italiani. E dunque, anche da questo punto di vista, farsi portatore e realizzatore di un mandato del suo committente/imprenditore che trasgressione è?
    Se Ricci ha messo in atto questo mandato consapevolmente è stato molto organico al progetto berlusconiano, se lo ha fatto inconsapevolmente è stato, per essere generosa, molto ingenuo.
    .
    Ma qui rispunta fuori l’ardua questione: può un oggetto estetico (magari potrebbe essere opportuna una definizione di o.e.) essere ‘prescrittivo’? No, dice Regazzoni (ciao, Simone), può al massimo essere persuasivo.
    E vada anche per il persuasivo, ma non mi pare poco. Gli studi di Albert Bandura, per esempio, ci diconoche questa persuasione può essere molto incisiva, tanto che in alcuni Stati si affidano a soap opera programmi educativi ‘dissimulati’ per cambiare i comportamenti della popolazione.
    Oltre la psicologia comportamentista ci sono anche le neuroscienze, da cui sembra che ormai gli studi sulla comunicazione non possano più prescindere (anche Lakoff e Castells nei loro ultimi libri).
    E dunque, caro Simone, la questione semmai è aperta, ma non decisa nel senso che indichi tu.
    .
    Un’ultima cosa, Simone, che si riallaccia alla risposta sulla indignazione, di cui ti ringrazio ora, visto che eravamo finiti O.T. e che mi pare il cardine del ragionamento su cui si fonda la tua accusa di moralismo. Qui la formuli in quattro punti (ieri, 3.56):
    A. Il testo “Drive In” comunica un solo messaggio.
    B. Il messaggio è una certa immagine della donna.
    C. Questa immagine non concorda con quella che io donna (legittimamente) ho di donna
    D. Quindi degrada LA donna tout court.
    .
    Io in questo tipo di procedimento non mi ci riconosco, perché la critica che io faccio ad un prodotto ‘X’, semmai è di questo tipo, non proprio sillogistico:
    A. Secondo me ‘X’ veicola un certo tipo di immagine della donna
    B. Questa immagine è quella dominante nei mass media
    C. Trovo il predominio di questa immagine fortemente aggressivo e riduttivo della pluralità delle immagini femminili che ci sono al mondo e considero ‘X’ un prodotto potenzialmente omologante
    D. In un una cornice liberale considero un mio diritto quello di esprimere la mia opinione sul prodotto ‘X’ e di segnalare i rischi di omologazione come lesivi della libertà di espressione di tutte e tutti.

  45. @unpodigente
    1 )La disomogenità tra categorie della critica e categorie dell’oggetto di studio è spesso indispensabile (Eco, “se no uno studio di patologia legale dovrebbe procedere a coltellate”)
    2) A priori non si può definire “sproporzionato” un armamentario critico (filosofico scientifico ecc) raffinatissimo per oggetti anche rozzissimi (di nuovo l’abbiamo imparato più di 50 anni fa da Eco e Barthes; anzi, rimanendo nell’estetica filosofica, quasi due millenni e mezzo fa dalla Poetica di Aristotele, o almeno da due secoli, con l’Estetica di Hegel).
    3) A posteriori, vi sono chiari casi in cui la “sproporzione” è in atto, casi dichiarati o “chiaramenti ambigui” o “chiaramente paradossali” (ancora una volta Eco con le sue parodie; ma è una cosa che oggi facciamo tutti noi mezzicolti, sul mio blog a proposito del “movimento antagonista” delle Olgettine, ultimo e supremo frutto dei *modi di produzione* di Drive In e di Non è la Rai, ho scritto un pezzo “paradossale”, in perverso omaggio a Balestrini, utilizzando le categorie del materialismo storico e dell’operaismo; sarà sicuramente pessimo ma è un esercizio appunto intenzionalmente “sproporzionato”), e casi non dichiarati in cui l’autore fa lo splendido di fronte al pubblico che talvolta si stupisce della bardatura e venera, talvolta, come qui sta accadendo, “sgama” e s’inc..za.
    Ricordando che lo stesso Derrida al suo maggior interprete italiano, M. Ferraris, consigliava di non ipervitaminizzare semanticamente alcuni testi saluto tutti caramente.

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