STORIA DI ROBERTA

Ben ritrovate e ritrovati. Continuo a pubblicare testimonianze su aborto e contraccezione d’emergenza. So che ci sono altri terreni di discussione (i dati sull’occupazione femminile, gli intenti – mi sembra ancora molto generici – della ministra Fornero sulle dimissioni in bianco), ma credo sia in questo momento prioritario continuare a  raccontare cosa sta avvenendo da anni negli ospedali e consultori italiani.  Approfitto per fare due cose: ringraziare tutti i siti di donne che hanno impiegato e impiegano il proprio tempo per raccogliere storie (per esempio, ogo). E, prima di lasciare la parola a Roberta, che cita nuovamente e giustamente l’Aied nella sua esperienza, ricordare a chi ci si può rivolgere per ottenere la pillola del giorno dopo. Ovvero, oltre all’AIED, l’associazione Luca Coscioni, LAIGA.  Se avete altri recapiti, postateli nei commenti. Grazie.
Leggendo gli articoli e gli editoriali su questo argomento è difficile fare quello che per mesi ho cercato di fare: dimenticare.
Dimenticare una terribile giornata di luglio passata macinando chilometri con le ore  contate per la somministrazione della pillola del giorno dopo nella regione più ricca d’Italia.
La prima tappa, lunedì 18  ore 10.30 (circa 10 ore dopo uno sfortunato rapporto): Consultorio familiare di Codogno, un po’ di attesa:  “La ginecologa il lunedì non riceve” e io, trattenendomi non so come,  penso che è davvero stupida questa cosa dal momento che da che mondo è mondo il fine settimana è fatto apposta per mettersi nei guai.
Nel frattempo, mentre la tipa telefona all’ospedale, a 25 km, tra un’attesa e l’altra mi chiede se l’idea di avere un figlio è così aliena dalla mia mente “in fondo è una cosa bellissima”.  Io dall’altra parte, sempre più fremente, le faccio notare con la poca cortesia che mi è rimasta che, di solito, chi usa un contraccettivo i figli non li desidera e così  capisco di essere finita in un consultorio di obiettori. Alla fine anche loro me lo rivelano con un filo di voce angelica e io, lo ammetto, sbotto “Con il rispetto dovuto, forse sarebbe il caso di scriverlo, di metterlo nell’insegna, di fare capire a chi si rivolge
a voi quel è il vostro orientamento, non so, chiamatevi  Consultorio Santa Maria, così una capisce e gira alla larga!”.
Lo so, sono stata dir poco ineducata, ma il tempo stringe e la tipa angelicata riesce a non rispondermi a tono (una santa, decisamente),anzi quasi quasi mi dice che non ho tutti i torti, mi dice di recarmi all’ospedale e mi dice di fare presto perchè alle 12 il medico va via. A dire il vero c’era anche un presidio locale, ma con gli obiettori non si sa mai, il posto sicuro è quello, ospedale di Lodi
Purtroppo quella mattina non avevo  l’auto perchè  la condivido con il mio compagno, così mi precipito alla stazione, trovo un treno, ma tra l’arrivo e la camminata fino all’ospedale, sono le 12.07. “Ci spiace, il dottore è appena uscito, ha finito il turno” -“Ma sapeva che io stavo arrivando, non  può rintracciarlo?” – faccio io –  loro  nemmeno mi rispondono e mi prospettano di recarmi da loro la mattina dopo, a più di 30 ore dal rapporto a rischio.
Le saluto, mi sembra di galleggiare nell’aria, esco, c’è un sole incredibile, la gente mangia il gelato, tutto è allegro in quella luce, o così mi sembra, incontro tantissime mamme con il passeggino (una coincidenza forse, ce n’erano davvero molte!) e mi sento una schifezza.
In quello stato mentale  non mi va nemmeno di rispondere alle chiamate di lui che vuol sapere, davvero  non ho voglia di dirgli che non so cosa fare,  non voglio che mi tocchi più nemmeno con un dito. Mentre trascino un passo dopo l’altro mi accorgo di non avere toccato cibo  e  con la testa che sembra tanto leggera da volare via dal collo, arriva la soluzione: l’Aied!. Ero stata una loro tesserata ai tempi dell’università e sono sempre stata soddisfatta: con loro si va sul sicuro. Rianimata, prendo il treno e torno a casa, mi collego in rete e trovo il numero di Milano e nonostante fossero le 13 passate, mi
rispondono “Può recarsi al Buzzi o alla Mangiagalli”. Mi dò una rinfrescata, prendo qualche soldo di riserva, l’indirizzo e riparto. Ti risparmio il resto e ti dico che tutto  è andato al meglio, il pronto soccorso ginecologico della Mangiagalli è davvero super organizzato.
Ciò che non va via, però, è la consapevolezza, amarissima, che se fossi stata straniera, un po’  più disinformata   o se avessi avuto bisogno di interrompere una gravidanza mi sarei trovata in grandissima difficoltà.Questo il servizio in Lombardia: mille consultori e punti di riferimento quando va tutto bene e il deserto quando sei in difficoltà, senza contare che la Mangiagalli potevano suggerirmela le tipe dell’ospedale di Lodi
Questa è stata la mia esperienza, per non essere davvero troppo lunga, ti ho risparmiato lo tsumani emotivo, il rincorrersi di sensazioni contrastanti: rabbia, solitudine, desolazione e non ultima la vergogna di trovarmi in un guaio “da ragazzina”.
Grazie della pazienza

27 pensieri su “STORIA DI ROBERTA

  1. ..penso sia ora di mobilitarci..o si escludono gli obiettori dal servizio pubblico o si permette l’IVG anche in strutture private convenzionate…

  2. anch’io credo che la presenza degli obiettori si dimostri di fatto incompatibile col servizio pubblico: al di là di tutte le teorie e considerazioni, quello che avviene è che, vuoi per interesse vuoi per nobili intenti, si occupa una struttura pubblica e se ne paralizzano alcune funzioni. La caccia al tesoro che ne consegue può mettere in difficoltà tutte le donne, ma, come osserva Roberta, tanto più quelle emarginate e priva di risorse: sono proprio quelle che più avrebbero bisogno di una sanità pubblica inclusiva e che invece così le espelle, le rimbalza, lasciandole al loro destino.

  3. È l’ obiezione di coscienza in se l’ obbrobrio. Capisco per chi già esercitava all’epoca del referendum, ma nel frattempo, chi si è specializzato dopo, non poteva scegliersi, che so, neonatologia, geriatria, ortopedia? Almeno le sue obiezioni non rovinano la vita altrui e intralciano il buon funzionamento di un servizio pubblico.

  4. Ripetita iuvant (quamquam etiam stufant, mi rendo conto): l’obiezione di coscienza riguardante la pillola del giorno dopo E’ GIA’ FUORI LEGGE – al contrario di quella relativa all’aborto – anche se alcuni ginecologi continuano ILLEGALMENTE a negare la contraccezione di emergenza.
    Per la legge italiana, pillola del giorno dopo e aborto sono due cose molto diverse – l’obiezione e’ prevista per il secondo (e quindi si puo’ discutere della sua abolizione…) ma NON per la prima. Se non sbaglio, tempo fa, i radicali avevano organizzato l’iniziativa di “Soccorso civile” proprio per sensibilizzare sul tema. Gli obiettori della pillola del giorno dopo rischiano di beccarsi una bella multa (http://www.uaar.it/news/2008/10/23/pisa-negata-pillola-del-giorno-dopo-multato-medico/), quindi – PER FAVORE – se vi capita, denunciate il fatto.
    Visto che, appunto, l’obiezione di coscienza e’ GIA’ illegale in merito alla contraccezione di emergenza, un sistema per evitare che questi episodi avvengano a monte, sarebbe di abolire l’obbligo di ricetta… Organizziamo una petizione?

  5. (prego la padrona di casa di scusarmi per il commenti ripetuti, credo che la differenza fra contraccezione di emergenza e aborto in ambito legislativo sia ENORME e che, specie le ragazze giovani, vadano informate della cosa)

  6. Non esiste il diritto ad obiettare alla contraccezione d’emergenza. Anche se molti lo fanno. Si può negarla solo a fronte di comprovate e gravi indicazioni mediche – per esempio per persone affette da malattie circolatorie gravi ma vanno comprovate. E in genere chi sa di avere questo tipo di patologie si porta con sé la cartella clinica per bilanciare i rischi a fronte di un intervento molto più invasivo di un EVENTUALE aborto, qualora il rapporto a rischio dovesse avere come esito una gravidanza. Il che non è detto ma è appunto per evitarsi un aborto che ci si rivolge alla contraccezione d’emergenza.
    Non voglio profittare in alcun modo della testimonianza, tuttavia così come c’è stata un’ampia mobilitazione per l’uso del corpo delle donne in pubblicità e in Tv, sarebbe il caso di denunciare non solo il medico obiettore ma la struttura che lo consente. Varrebbe la pena di provarci – almeno.

  7. Bene mi sembra molto importante quanto sottolenato dalle barbare entrambe, e credo anche che vada sottolineato e pubblicizzato e spiegato come fare denuncia in caso si venga a sapere di questa cosa. Anche perchè io credo, che diversamente dall’aborto, e legittimamente secondo me per molti credenti la differenza è sostanziale.

  8. L’informazione dovrebbe essere capillare, fatta ai ragazzi e alle ragazze almeno dalle scuole medie, quella per la contraccezione. In generale un approccio sereno e sano alla sessualità dovrebbe essere nei programmi del ministero della salute e l’educazione sessuale insegnata, con modi e tempi adeguati, fin dall’infanzia.
    Guardavo proprio ora un video in cui un ragazzo diciottenne dice al padre che deve uscire, va di fretta per la sua “prima volta”, il padre, seppure sorpreso del fatto che il figlio non l’abbia ancora fatto, è tutto contento. Il ragazzo dice che prima dei diciotto anni è illegale. Cosa sta per fare il figlio? Giocare a non so che gioco o scommessa… secondo me è orribile.
    —–
    Questo è il modulo per denunciare il medico che obietta sulla contraccezione di emergenza: http://www.lucacoscioni.it/sites/default/files/hydra/Pillola%20giorno%20dopo%20-%20Fac%20simile%20denuncia%20medico.pdf
    Questo è per i farmacisti: http://www.lucacoscioni.it/sites/default/files/hydra/Pillola%20giorno%20dopo%20-%20Fac%20simile%20denuncia%20farmacista.pdf

  9. Questo e’ un link un po’ vecchiotto (2008…), postato dall’associazione Luca Coscioni per aiutare chi si e’ visto negare la contraccezione di emergenza a denunciare il fatto, sempre in seno all’iniziativa “Soccorso Civile”
    http://www.lucacoscioni.it/sos_pillola_del_giorno_dopo
    Ora, visto che sono passati 4 anni, non sono certa che tutti i numeri siano ancora attivi, ma credo che ci si possa tuttora rivolgere via email all’associazione per essere aiutati con la denuncia.
    Sul sito di radio radicale ho trovato anche un “template” per l’esposto stesso
    http://www.radioradicale.it/files/Esposto%20pillola%20del%20giorno%20dopo.pdf

  10. Detto questo, ringrazio moltissimo Roberta per aver condiviso con noi la sua esperienza (fortunatamente risoltasi in modo positivo, nonostante i mille ostacoli tipo la “Casa che rende folli” di Asterix). Spero davvero che l’iniziativa di Lipperini possa sensibilizzare e informare, facendo capire a tutt* che purtroppo episodi come questo avvengono ogni giorno e possono capitare a chiunque.

  11. Grazie, cara Loredana, di questo post di grande importanza, e grazie a Roberta per aver voluto condividere la propria esperienza. Nell’ormai lontano 2008 ho dedicato sul mio blog un post all’argomento che è tuttora molto visitato, con chiavi di ricerca tipo “come procurarsi la pillola del giorno dopo” (http://ritacharbonnier.blogspot.com/2008/10/la-pillola-del-giorno-dopo.html – anch’io giungo, e per esperienza personale, alla conclusione che quella di rivolgersi all’Aied è una buona soluzione).
    Ma c’è anche un’altra chiave di ricerca, a parer mio piuttosto rilevante: “pillola del giorno dopo effetti collaterali”. Non ce ne sono, salvo patologie comprovate. E’ importante, sul piano psicologico (persone più esperte di me potranno forse argomentare) confermare quanto afferma Barbara in proposito. Non sentiamoci in colpa. Facciamo quel che è meglio per noi, per il nostro corpo e per il futuro nostro e di altri. E naturalmente denunciamo quanti, indebitamente, si appellano all’obiezione di coscienza.
    Un abbraccio a tutte.
    Rita

  12. Grazie Barbara per l’informazione. Per quello che ne so l’obiezione o meno alla pillola del giorno dopo varia su base regionale, a seconda di come è stata considerata dalla regione.
    In proposito ho trovato un niente affatto rassicurante parere della commissione di bioetica in cui, mi sembra di capire, si estande l’obiezione di coscienza:
    http://www.governo.it/bioetica/testi/contraccezione_emergenza.pdf
    Spero solo di aver capito male.

  13. Ho letto questo post e i precedenti sulla pillola del giorno dopo e sono sbigottita. Davvero non credevo che dei medici e addirittura dei farmacisti si dichiarassero obiettori di coscienza per la contraccezione di emergenza. Vivo in Francia da qualche anno e qui la pillola del giorno dopo é libera da ricetta. Mi é successo solo una volta di averne bisogno in Italia, sono andata dalla dottoressa dei miei genitori che mi ha prescritto la pillola senza problemi e l’ho comprata, sempre senza problemi, nella farmacia del paese (in Lombardia). Già mi era sembrata una procedura un po’ lunga, perché magari i medici non sono sempre disponibili, o perché abitiamo lontano da un ospedale o siamo in vacanza o siamo straniere, pero’ davvero non credevo che ottenere la pillola potesse rivelarsi un percorso cosi’ duro.
    Grazie a Loredana e a coloro che hanno condiviso la propria esperienza e grazie a Barbara per le precisazioni sul diritto di obiezione di coscienza.
    Gaia

  14. Apprezzo moltissimo questa iniziativa di Loredana Lipperini che mette a disposizione il suo blog per testimoniare e trattare un tema tanto importante e scottante quanto evidentemente scomodo, poco piacevole e poco “figo”, cosa che mi sembra vero spirito di servizio. Ugualmente grazie a tutti coloro che commentano con onestà e disponibilità per arricchire la riflessione e rendere più efficace e consapevole l’azione. Io mi sento tra coloro che credono che il problema più urgente sia quello politico di un servizio pubblico vanificato da una normativa ruffiana e facile da strumentalizzare quando tratta l’obiezione di coscienza, e colpevolmente inattuata nel lato prevenzione (il pto 2 ha a che fare con il pto 1 ma non solo).
    Sulla base di questo e di alcuni altri casi esposti in precedenza però butto lì un altro tema di riflessione. Senza voler scavare indebitamente nella vita privata degli individui, mi viene di getto da chiedermi: come mai una persona che teme di stare iniziando una gravidanza non voluta – e non per un rapporto con un pincopallino sconosciuto rimorchiato e mai più visto, ma con un compagno fisso con cui si condivide probabilmente tutto, se perfino l’auto…-, come mai una donna in questa situazione si espone ad una procedura ansiogena di suo (se non altro perché hai le ore, non giorni, ore contate prima di ritrovarti forse incinta, e nolente), ma anche – purtroppo prevedibilmente, anche se non dovrebbe essere così – piena di ostacoli e difficoltà, da SOLA e senza nemmeno l’automobile? La domanda successiva che mi sorge – ma forse corro alle conclusioni – è: come pensiamo di ottenere cose che richiedono di far sentire con “peso” e collettivamente la nostra voce quando a volte pare che non riusciamo a farla sentire neanche nella coppia?

  15. @ Daniela
    Purtroppo hai capito benissimo. Fortunatamente, però, la posizione del Comitato nazionale per la bioetica NON ha valore legalmente vincolante ed è stata spesso contestata (vedi anche il caso del medico multato per aver negato la contraccezione di emergenza che avevo citato).
    Il problema e’ che, attualmente, forze diverse premono per ottenere una legislazione esplicita in materia: da un lato da parte degli ambienti cattolici rivendicano il diritto all’obiezione di coscienza cercando di assimilare l’assunziona della pillola del giorno dopo a un aborto (e, ribadisco, che la pgd sia un abortivo e’ semplicemente falso, visto che se l’annidamento dell’ovulo e’ gia’ avvenuto questo farmaco non ha effetto alcuno); dall’altro c’è chi ritiene, che la struttura o il medico che neghi il diritto all’accesso a questo farmaco, specialmente se non c’è la possibilità per la paziente di rivolgersi altrove, commetta reato di omissione di soccorso e abuso d’ufficio.
    Il problema e’ che, come altri argomenti, anche questo e’ soggetto a “mode” – nel 2008, per esempio, ci fu un famoso servizio delle Iene che parlava della cosa e si scateno’ un vero e proprio caso mediatico, in cui intervennero anche Livia Turco (che era il ministro della Salute) e Barbara Pollastrini che credo fosse alle Pari Opportunita’. Si parlo addirittura di abolire l’obbligo di ricetta per il farmaco. Fu il momento di “Soccorso Civile” e di varie denunce a medici e strutture che praticavano l’obiezione (all’epoca io vivevo in un altro paese molto cattolico in cui pero’ il diritto alla contraccezione di emergenza era dato per scontato e leggevo i giornali italiani stranita…).
    Ora, dopo meno di quattro anni, continuiamo ad non avere una specifica legislazione sulla contraccezione di emergenza (che pure viene assimilata alla contraccezione e quindi, almeno in teoria, non garantisce diritto all’obiezione) mi ritrovo a leggere le considerazioni del Comitato Nazionale di Bioetica che non solo danno per SCONTATA l’obiezione di coscienza di alcuni medici ma addirittura si pongono il problema dell’obiezione dei farmacisti. Direi che e’ ora che il diritto alla contraccezione di emergenza torni di moda…

  16. @Barbara
    e io che speravo di non aver capito!! 🙂 invece ho trovato la stessa pusillanime pronuncia pure circa l’obiezione dei farmacisti, risale a quest’estate http://t.co/bCh5coH1. Mala tempora…
    Il problema con le questioni bioetiche/mediche non è tanto semplice. Per lavoro ho visto un po’ da vicino la questione del fine vita.
    Funziona così: il legislatore, ma anche il giudice nelle controversie giudiziarie (in caso di carenza legislativa) si rifà a una roba che si chiama “Linee guida” che vengono scritte dalla società scientifiche e che (teoricamente) dovrebbero contenere la summa delle conoscenze su un dato argomento.
    Poichè le società scientifiche sono fatte da gruppi di interesse (soprattutto economico) spesso e volentieri le LG sono frutto di mediazioni politiche tra le parti. Di conseguenza le raccomandazioni (così si chiamano) sono fumose e ambigue, questo vale nell’affermare o meno se una medicina va data o meno ai bambini con gastroenterite, figuriamoci con questioni “etiche”. In questo caso basta che si dica che “si crede che” … invece di affermare, ad esempio che la gravidanza inizia in non nell’istante della fecondazione ma quando l’embione si impianta nell’utero. E via libera all’obiezione. Ti dicono: non ci sono basi scientifiche.
    E’ veramente una questione di etica, questo tipo di obiezione è ideologica e assurda e le donne dovrebbero rappresentare un gruppo di pressione ben più forte e coesa per far sì che siano modificate le raccomandazioni scientifiche in senso chiaro, in modo che non ci siano spazi di interpretazione.
    Purtroppo vediamo oggi che noi donne abbiamo ancora molto lavoro da fare per volerci bene e per rispettarci in quanto esseri umani e basta.

  17. Grazie Daniela, per l’interessante approfondimento. Tendo un po’ a tagliare le questioni legislative con l’accetta perche’ non sono del ramo ma fa sempre piacere sentire un parere informato in merito.
    Speriamo davvero di riuscire a diventare un gruppo di pressione molto piu’ compatto di ora.

  18. Grazie a Daniela per l’approfondimento: neanche io sono un legale. Tuttavia i pareri del comitato di bioetica non sono legge. Al momento la legge non consente di obiettare. Forse sarebbe il caso di pensare a una qualche forma di mobilitazione, di pressione – in fondo sulla contraccezione di emergenza siamo tutti e tutte d’accordo credo? Siamo tutti persuasi sia meglio una pillola in caso di incidente contraccettivo che un’interruzione di gravidanza se eventualmente il rapporto a rischio dovesse avere come esito, appunto, una maternità/paternità non desiderata? Loredana a te viene in mente qualcosa?
    Per quanto riguarda la “solitudine” della donna la mia posizione è quella di Zauberei – a costo di portarceli con il guinzaglio, i partner (di una parte della vita o per sempre) dovrebbero essere presenti. Ma forse – se uno ha animo leggero, non pensa di star andando incontro a un’odissea ma a una semplice prescrizione medica e, insomma, non è che ci si fa accompagnare dal fidanzato ogni volta che si va dal ginecologo. Anche perché, appunto, la contraccezione d’emergenza NON E’ UN ABORTO: Detto questo – senza ironia e con il massimo rispetto – non so come abbia potuto attendere una notte intera: io sono un’ansiosa e piuttosto che affrontare l’eventualità di una gravidanza non voluta e quindi trovarmi di fronte al dilemma – aborto o maternità – mi sarei fatta la notte al pronto soccorso. Ma sono sensibilità personali -)

  19. il problema, per quello che ho capito, è che non c’è una legge che dice chiaro e tondo che si tratta di contraccezione per cui l’obiezione NON può applicarsi.
    Cionondimeno, è un motivo in più perchè si faccia pressione per fare chiarezza una volta per tutte su quest’ipocrisia.
    Anche io sono andata con animo leggero (2 volte) a chiedere la “pillola del giorno dopo” che a quei tempi non esisteva e ti davano delle medicine da prendere a dosi massicce (non gli estrogeni). Uno volta c’è venuto il mio partner, un’altra volta sono andata da sola. Entrambe le volte (grazie all’aied e ad un medico intelligente in ospedale) sono entrata, ho spiegato e sono uscita con una ricetta.

  20. la conclusione però è che io sono stata fortunata perchè nella mia vita avevo avuto accesso a tutte le informazioni necessarie.

  21. @Daniela, dopo averci riflettuto, temo che tu abbia ragione.
    Secondo me anche il fatto che sia definita, appunto, “contraccezione” di emergenza non rende la pgd logicamente assimilabile ad un aborto, dal punto di vista legislativo. Il punto e’ che, al momento, non esiste un trattamento legale “specifico” per la pillola del giorno dopo e per gli altri anticoncezionali non esiste obiezione (e perfortuna).
    Anche la spirale, pero’, non ha un trattamento legislativo speciale e anch’essa puo’ anch’essa funzionare da contraccettivo post-coitale: esiste una obiezione di coscienza sulla spirale, pero’? (Lo chiedo sinceramente, perche’ a questo punto non mi stupirei piu’ di nulla).
    A me verrebbe da pensare che l’analogia con la spirale, il buon senso e le sentenze giudiziarie che multano l’obiezione alla pillola del giorno dopo dovrebbero essere sufficienti a classificarla come contraccettivo.
    Ma evidentemente la pratica si allontana talmente dal mio concetto di “buon senso”, che ci vuole davvero una legislazione separata per i contraccettivi di emergenza – e lo dico sconsolata.
    Nel frattempo, pero’, servirebbe davvero la pratica di corroborare la denuncia di una pratica di obiezione di fatto non sancita legalmente (almeno secondo me). Se davvero si tratta di un problema di “etica”, allora mobilitare il sentire comune e’ ancora piu’ importante.

  22. Notarella a parte: mi ha colpito molto la frase di Roberta “Lo so, sono stata dir poco ineducata”. A me sembra ammirevole che in una circostanza così stressante, e davanti all’assai indesiderato sciorinamento delle bellezze della maternità, Roberta abbia saputo rispondere in modo valido e giusto, e anzi quasi troppo educato. Credo anzi che sarebbe opportuno che questi angelici obbiettori si sentissero rispondere spesso come conviene. Perché dovremmo piangere o vergognarci o sentirci umiliate quando ci vene rifiutato un diritto che la legge ci accorda? Siamo cittadine, paghiamo le tasse (si suppone), se non ci viene accordato un servizio che ci spetta di diritto è giusto trovarci da ridire.
    Capisco il punto di vista di chi piange, ma mi solleva un po’ il cuore pensare che c’è stato anche chi è riuscito a reagire.

  23. Leggere l’ennesimo racconto sulle difficoltà di farsi prescrivere la pillola del giorno dopo e sui giudizi che per questo si devono affrontare è desolante.
    Sono tante le storie come questa, sono tante le donne che vanno in cerca di un consultorio per ore percorrendo chilometri al fine di ottenere la prescrizione, vedendosi puntare il dito contro da chi neanche le conosce.
    È però di fondamentale importanza parlarne e per questo ringraziamo Loredana Lipperini, che sul suo blog sta dando spazio a storie troppo spesso taciute nel nostro Paese. Proprio per questo le abbiamo condivise sulla nostra pagina Facebook e diffuse attraverso Twitter.
    È importante per noi constatare attraverso questi racconti di essere stati più volte d’aiuto a chi si è trovato in difficoltà.

  24. @Isabella
    Ciao sono la Roberta che ha deciso di raccontare la sua storia. Ho letto il tuo commento, ne comprendo il senso, ma posso garantire 1) che la solitudine che ho provato non è da attribuire al mio compagno (nn convivente!), che, anzi, ha cercato il più possibile di starmi accanto, anche se non materialmente visto che è pendolare e quando nn lavoro gli risparmio il treno rovente di luglio.Io stessa, da ingenua quale sono, nn mi aspettavo certo la via crucis di quel giorno e tranquilla l’ho lasciato andare con un bacio davanti al consultorio dove mi aveva accompagnato in auto tenendomi la mano tutto il tempo.
    Fin qui la MIA vita privata, compresa la mia “scelta” – appunto – della maternità.
    2) La solitudine più nera, credimi, l’ho provata alle prese con le istituzioni per le quali pago le tasse da dipendente pubblico quale sono, anche se precaria come una canna al vento, con donne mie coetanee, con pari livello di istruzione ma fredde come una lastra d’acciaio davanti alla mia preoccupazione, ultra contenuta perchè nn mi prendessero x isterica e mi mollassero al mio destino in modo ancora + diretto di quanto nn abbiano fatto.
    Approfitto xò, e qui colgo il tuo stimolo, per dire che in effetti l’altra metà del cielo è spesso ignorante in materia. Nel mio caso l’obiezione di coscienza in materia di aborto, contraccezione, etc non era minimamente percepita o conosciuta come problema. A tale proposito ho rimediato personalmente con mille discorsi e libri che potessero inquadrare il problema ad uno che ha sempre rispettato le mie convinzioni ma non aveva mai sperimentato quanto in questo paese ci sia ancora bisogno di “femminismo” .Magari, questa volta, gli uomini cerchiamo di coinvolgerli, senza aspettare che siano i casi della vita a informarli di come vanno le cose.
    Uno in più al nostro fianco c’è già.

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