Uno dei testi più diffusi riguardo alla lettura è di Daniel Pennac, e riguarda i (sacrosanti) dieci diritti imprescindibili dei lettori: non leggere, saltare le pagine, non finire un libro, rileggere, leggere qualsiasi cosa, bovarismo, leggere ovunque, spizzicare, leggere a voce alta, tacere.
Sacrosanti, appunto. Mi piacerebbe, però, che Pennac stilasse anche una lista dei doveri del lettore. Perché, in questi giorni di lai per la fine della centralità del libro e di preoccupazioni e passioni per la diffusione della lettura, magari si tralascia che anche i lettori dovrebbero contribuire a promuovere i libri che ritengono validi, anche e soprattutto quando sono poco visibili.
Invece, mi sembra che molti dei lettori medesimi trascorrano il proprio tempo a sacramentare contro le perfide major che a) non li pubblicano b) pubblicano schifezze c) invadono la comunicazione verbale (media) e fisica (le vetrine delle librerie) con le schifezze medesime.
C’è una parte di ragione nella protesta: ma una parte soltanto. Perché se la metà degli status e delle invettive on line destinate allo spregio dell’Autore Pubblicato da Grande Editore fosse dedicata alla promozione del piccolo libro di cui si è convintamente sostenitori, le cose migliorerebbero. Perché, cari lettori, è facilissimo fare a pezzi il libro di un Autore Pubblicato e persino Famoso, anche senza averlo letto. Molto meno facile votarsi a un gesto di generosità come condividere i motivi per cui un libro sconosciuto andrebbe letto. Specie se non è il proprio.
Da questo punto di vista, ci fosse una classifica, ritengo che mi classificherei di sicuro tra i primi dieci lettori “consiglianti e recensenti” di autori misconosciuti e case editrici piccole e piccolissime su FB.
Se lo facessimo tutti, le cose, forse, andrebbero diversamente. Grazie di questo post.
Laura
Però non direi che il caso dello scrittore che piange per la propria pubblicazione mancata rientri nella categoria dei lettori. Ha altri moventi altre domande altre questioni. Poi è vero che c’è molto questo costume di parlare anche un po’ senza tanto discernimento dei meccanismi editoriali, ma assume toni meno apocalittici e più sfumati.
(E’ la prima volta che commento qui come Costanza – ma sono la solita zauberei che ha cambiato pelle, o meglio – ha tolto lo pseudonimo. Mi emoziona un po’ 🙂 )
Credo che fra i diritti del lettore, oltre a quello di regalarlo, prestarlo, scambiarlo, ci sia anche quello di bruciarlo….Quando un giovane grillino distrusse il libro di Augias che pure aveva , regolarmente, comprato e pagato e pure letto con piacere, come dichiaro’, Augias si scandalizzo’ e si straccio’ le vesti, ma perche’? Il libro non apparteneva al lettore?
Costanza, il problema è che molti lettori che deprecano gli autori pubblicati sono a loro volta autori. Per questo dico che la questione è aggrovigliata 😀
Un piccolo esempio del problema.
Nel campo degli appassionati di fantascienza è costante la lamentela: in Italia non su pubblica più niente di quello che esce all’estero, i cattivi editori pubblicano solo robaccia e ci lasciano orfani dei grandi romanzi che si pubblicano altrove.
Qualche mese fa un nuovo, coraggioso editore di fantascienza, Zona 42, ha proposto una formula del tutto inedita in Italia: il crowdfunding per la traduzione. In pratica, chiedeva ai lettori di dare la propria disponibilità ad acquistare il libro in anticipo (pagandolo solo un mese e mezzo prima dell’uscita effettiva) per dare all’editore la sicurezza di rientrare con il cospicuo investimento per l’acquisto dei diritti.
Alla prova dei fatti solo 65 persone hanno accettato di farlo.
La casa editrice ha comunque deciso di procedere ugualmente con la traduzione, e il libro è uscito. C’è tuttavia da chiedersi dove fossero tutti coloro che si lamentavano delle mancate traduzioni…
A lamentarsi sono in tanti, a sostenere i libri buoni molti meno.
Qui la pagina del crowdfunding (ormai terminato):
http://crowdfunding.starteed.com/projects/2347/casa-editrice-indipendente
Del resto, fra gli anni Sessanta e Ottanta, la fantascienza in Italia tirava e si traduceva tutto, fra Urania, Galassia, Nord, Libra, Fanucci e altri. Poi? Colpa degli editori? O del pubblico? E del fatto che gli autori italiani semplicemente non ce la facessero cosa possiamo dire?
Il lamento è una delle più praticate forme di esternazione nazionale…
Le buone letture arrivano spesso col passaparola di amici lettori: tutta gente che per lo più legge legge legge e non scrive niente!
🙂
yeah, benvenuta nel regno della possibilità.
@ Vanamonde
ma la strada è quella, per i piccoli editori. fidelizzare i lettori. oltre al crowdfunding secondo me non sarebbe mare cominciare a fare abbonamenti annuali in cambio del catalogo ebook della casa editrice. recentemente c’è stato un caso segnalato da bibliocartina di una casa editrice (voland) che si è trovata in difficoltà perché avevano scommesso su un autore francese che avrebbe dovuto vendere molto e invece niente, o perché non raggiungono il punto di pareggio di 2000 copie per titolo, con conseguente ritardo o mancato pagamento di traduttori. Ora, leggendo il caso appare evidente che la titolare della casa editrice non programmasse le sue mosse, perché nel momento in cui ti si dimezzano gli utili non puoi continuare a pubblicare titoli acquistando i diritti di traduzione e sperare nel caso.
per la prima volta commento sul tuo blog, che però leggo spessissimo e mi piace un sacco. Concordo pienamente con ciò che dici e parlo- con un pò di presunzione- da” grande lettrice”, ho iniziato a 6 anni, ho avuto la fortuna ed il privilegio di essere figlia di due lettori e di avere, perciò, la casa piena di libri: non ho mai smesso! Leggendo tanto ho scoperto ” chicche meravigliose” e, nel mio piccolo, le ho pubblicizzate, consigliate e divulgate.
Aggiungo poi, anche se magari c’entra poco, che è sempre più difficile, almeno nella mia città, trovare librerie che siano tali e che non siano diventate ( specie quelle dai nomi grandi ed importanti) dei supermarket di tutto un pò, dove trovi agende, biglietti di auguri, matite, quaderni , pupazzetti di peluche ….e anche libri e questo ” anche” mi piace poco!.Emanuela
Fare a pezzi è molto più facile e comodo che costruire. Costruire è faticoso, bisogna chinarsi e mettere un mattone alla volta, per distruggere basta il piccone.
Eh.
@jackie brown: forse la titolare della Voland sperava semplicemente di “rientrare” facendo un colpaccio. Si chiama rischio d’impresa. Detto questo, le tue idee sono molto, molto interessanti e andrebbero testate sul campo.
Per il resto, sottoscrivo parola per parola il post di Loredana aggiungendo che nel mio piccolo ho sempre fatto una pubblicità sfegatata (tramite passaparola) per i libri che mi sono piaciuti, piccoli o grandi autori o editori che fossero.
io consiglio a tutti i libri che mi sono piaciuti, ma capita raramente. la maggior parte delle volte interrompo la lettura e mi lamento delle major che pubblicano schifezze… insomma credo, nel mio piccolo, di rispettare la statistica attuale (delle cose negative che superano le positive, e resta poco per cui entusiasmarsi e rendere partecipi gli altri)