ELFI, RAZZISMI E PREGIUDIZI

Osiamo.
Proviamo a tracciare un parallelo fra quello che sembra essere il sentire comune della politica e il fantastico in letteratura. In Italia, come si sa, il fantastico continua, nonostante tutto, a essere considerato robetta da adolescenti mal cresciuti, e piantala con quegli elfi, e smettila con i fantasmi che vanno bene solo per Henry James (proprio sforzandosi), e leggi le cose serie. Piaccia o meno, il sentire comune continua a essere questo, tanto che anche quando Jennifer Egan affronta, a modo suo, il gotico, si rassicura chi legge la recensione sul suo romanzo che Egan lo fa in modo realistico. Come se tutta la letteratura fantastica (horror, gotico, fantasy, fantascienza) non dovesse la sua forza all’essere realistica nel narrare il non reale.
C’è stato un momento, però, in cui quel sentire comune sembrava essersi affievolito e in cui molti scrittori avevano addirittura cambiato idea. Dopo il successo di Harry Potter prima e di Twilight poi, plotoni di giallisti/e e autori/trici di noir sono passati dall’indagine dell’investigatore sfigato alle oscure materie, dal serial killer alla casa stregata. Non solo: fior di scrittori mainstream hanno deciso che era il momento di abbassarsi fino alla serie B del genere per portarvi sapienza e bellezza. Vedi mai si bissasse il successo non di Twilight ma de La strada di McCarthy (anche qui, l’analisi degli equivoci sarebbe lunghissima, ma ve ne faccio grazia).
E’ finita, come ognun sa, che i giallisti e i mainstream sono tornati alle loro faccende, che gli editori hanno smesso di dare la caccia al fantastico e che il medesimo è tornato nella nicchia. Perché? Probabilmente perché nessuno di coloro che ha tentato il colpaccio amava davvero quel che stava scrivendo, e forse non lo leggeva neppure: era un’esperienza come un’altra, un “proviamo anche questa, c’è il rischio che vada bene”(e bene non va, quando non si scrive ciò che si ama davvero, si tratti di un mega-seller per ragazzine o di un Premio Pulitzer).
La vicenda del sentire comune e degli equivoci che ingenera mi è tornata in mente ieri pomeriggio, dopo le prevedibilissime reazioni indignate alla campagna di Cronache di ordinario razzismo, che invita a spedire mail al sindaco di Borgaro Torinese perché faccia un passo indietro sull’idea dei bus separati (per rom e per non rom). Basta con il buonismo e i piagnistei, si diceva e scriveva, gli zingari delinquono e voi li difendete. Sentire comune, certo: ma anche, attenzione, il risultato di anni di semplificazione di problemi complessi. La questione del buonismo ha un doppio taglio: utilissima a destre vecchie e nuove per bollare chi difende i diritti, ma in parte automatismo di chi quei diritti ha difeso e difende (e non è certo il caso di Cronache di ordinario razzismo, intendiamoci, ma di chi ha cavalcato una questione banalizzandola).
In altri termini, e parlando di femminismi, stavolta: sarebbe come credere che un governo che ha abolito il ministero delle pari opportunità, non finanzia i centri antiviolenza, non fornisce servizi alle madri e i padri, venisse considerato dalla parte delle donne solo perché ha molte ministre. E non vorremo mica pensare che sia così, vero?

2 pensieri su “ELFI, RAZZISMI E PREGIUDIZI

  1. …o che siccome ha un pugno di gay e di lesbiche nel PD e in qualche sottosegretariato, allora questo governo sarà per il pieno riconoscimento dei diritti di cittadinanza per tutt*, a prescindere dall’orientamento sessuale! Scalfarotto docet.

  2. Il parallelo è tra il sentire comune che si butta sul fantasy per tornare a considerarlo robetta quando non va e quello che rispolvera il “buonismo” di maniera (e di sinistra) contro il sindaco (di sinistra) che propone i bus separati? Il quale a sua volta ha sconfessato il buonismo di fronte alle proteste dei cittadini. I quali hanno semplificato, alla faccia dei diritti.
    Il problema, pure per le ministre, è appunto la semplificazione di problemi complessi.
    Si sa, pensare sul serio stanca. Quanto a scrittura, rom, femminismo.

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