SUZIE M.

Non so se avete presente chi è Suzy Menkes. Forse il nome della firma mondiale del settore dovrebbe essere noto anche a chi non si interessa di moda, dal momento che è stato oggetto di una vera e propria lapidazione mediatica. Suzy Menkes, secondo la collega del Corriere della Sera, è rea di aver insultato la moda italiana. “Da come si veste, di moda dovrebbe capirne un tubo”, incalzano le anime belle de Il Giornale. “Attacco strumentale”, ribadiscono a La Stampa.
L’articolo di Suzy Menkes è qui.
Meno male che c’è Natalia Aspesi.  Riporto il suo articolo uscito oggi su Repubblica. Stupita e anche abbastanza inquietata.
“Donatella Versace? La sua una sfilata vincente, degna del grande Gianni, con abiti sexy eppure di ispirazione femminista. Giorgio Armani? Una collezione audace e limpida. Missoni? Abiti giovani e pieni di energia. Prada? Vuole catturare un fuggevole attimo di giovinezza. Fendi? Abiti leggeri e trasparenti come una nuvola in un giorno di sole. Tutto firmato Susy Menkes, la giornalista inglese eletta dalla stampa del premier “regina degli insulti” (per di più “attempata, col doppio mento e un ciuffo di capelli a banana”), e addirittura “piede di porco della sinistra´, e solo una mente al momento assopita poteva collegare l´incolpevole ed evanescente opposizione a una signora straniera e quindi lontanissima dalle nostre miserabili ossessioni.
Bastava che i fratelli giornalisti prima di perdere la testa e insultare, loro, una seria professionista temuta ma soprattutto venerata dalla moda italiana da lei lanciata anni fa negli Stati Uniti, avessero letto non si dice i suoi articoli dei giorni scorsi, ma fossero arrivati sino in fondo a quello che ha mandato in tilt il loro fegato già tanto provato; e in questo caso, avrebbero potuto evitare scempiaggini, scontrandosi con questa frase che non pare essere né antimoda italiana né soprattutto antipremier che è il loro eroe: «Nel fine settimana si sono viste sfilate di begli abiti in tessuti creativi e di squisita fattura». Esaltando poi Dolce & Gabbana, che la sinistra la odiano essendo notoriamente in adorazione plateale del presidente del consiglio.
Poi: i nostri fratelli giornalisti bisognosi di tranquillanti, le hanno viste le sfilate di moda italiana per la prossima estate? E se sì, quanti burqa, o gonne alle caviglie, o pesanti tessuti impenetrabili, o braccia coperte sino al pollice, o forme femminili paludate e occultate, o stili vedova o penitente, o prefica, o anche solo trentenne, hanno allietato la loro proba vista? Lo stilista più innocente è stato Antonio Marras, che per i suoi veli infantili color pastello su mutandoni e reggipettoni di spesso cotone ha detto di essersi ispirato direttamente ai casini anni 20. E per gli altri marchi, non solo trasparenze, non solo mutandine scosciate e non aderenti, talvolta col cavallo stropicciato a cinque centimetri dal corpo, in modo da mostrare ai più curiosi quella cosa che di solito viene tenuta per ultimo (o penultimo?) nei cosiddetti giochi erotici, ma un inno quasi assoluto alle minorenni in carriera, alle adolescenti ambiziose, alle piccine in attesa di essere disponibili.
La povera signora Menkes, che leggendo giornali inglesi, americani, francesi, sa del nostro primo ministro molto più di quello che sa la maggior parte degli italiani (e bisognava sentire e vedere le giornaliste tivù, come erano furibonde per l´affronto, inesistente, alla moda italiana! E al loro beniamino!), ha tentato una modesta briosa ironia: tutti quei vestiti sexy, piccanti, audaci starebbero bene nei “famigerati” festini del presidente… Le era sfuggito che in quelle occasioni, il premier voleva (vuole?) le ragazze sì molto giovani, ma sobriamente vestite di nero!”

11 pensieri su “SUZIE M.

  1. Ciao Loredana, volevo sottoporre all’attenzione tua e dei tuoi lettori questo delirio di Mughini. Io non capisco, davvero, come si possano scrivere simili follie, o forse sono io che sono fuori dal mondo? Lo stupro (di una minorenne) come atto terapeutico? Perché Polansky aveva i suoi motivi, perché aveva sofferto d’ingiustizie e violenze? Pazzesco!
    Ti chiedo scusa se non è pertinente al post odierno.
    Ciao.
    http://notizie.tiscali.it/articoli/giampieromughini/09/09/Roman_Polanski_colpa_123.html

  2. Siamo all’isteria collettiva, nel nostro paese. Si parte a straparlare senza minimamente collegarsi ai fatti. Gli strilli di certi difensori non richiesti indicano proprio una discreta sensibilita’ da coda di paglia.
    Mi hai letto nel pensiero, perche’ stavo proprio pensando a questo discorso sulla moda, prima di aprire il blog. In relazione a quando si andava dicendo sul ruolo della donna nei giorni scorsi.
    La moda e’ altamente significativa, interpreta gli umori, quando non tende ad anticiparli e a dettare le tendenze, non solo estetiche, ma sociali.
    Ho visto alcuni dei modellini alle sfilate, della serie, nulla va lasciato all’immaginazione. Una cosa sembra sempre piu’ evidente, nelle tendenze degli stilisti: tutto, comprese le modelle anoressiche, va nel senso di una negazione, una deprivazione della femminilita’ solare e tranquilla, quotidiana, normale, pacifica. Una donna dovrebbe, per essere veramente alla moda, cancellare, mortificare, opprimere tutto quanto di libero, sano, vitale esiste nel suo essere.
    Della donna si ha paura, o si e’ gelosi di lei, alla donna non si perdona il suo “potere” in quanto tale, dalla femminilita’ propriamente intesa al dare la vita. La moda esprime prima di tutto odio e sofferenza. Sembrano sfilate di vittime dell’inquisizione. La donna puo’ farsi accettare e tollerare solo se chiede perdono di se’, se non ricerca affermazione nella sua vita e nel suo agire, ma in un improbabile, punitivo, astratto e imposto ideale estetico, se si umilia nella funanbolica ricerca di una “normalita’” in cio’ che e’ assolutamente abnorme, artificiale, insostenibile.
    Ecco, si’, quello che mi salta agli occhi, prima ancora e piu’ ancora del discorso abiti troppo sexi o troppo giovanili, e’ la totale, assoluta, trionfante scomodita’ dell’insieme.
    A proposito di funambolico. In particolare mi ha colpito una galleria di scarpe, di sandali, osservata per curiosita’ dopo aver visto l’immancabile foto della povera modella crollata sulla passerella, dopo essere inciampata su qualcosa di indegno di qualsiasi piu’ “fortunato” mortale.
    Tacchi sottilissimi e altissimi, zeppe, piedi imprigionati in lacci di cuoio e fibbie, dita incurvate, strizzate, oppresse, anche se rigorosamente laccate. Invivibilita’ e sofferenza.
    “Stivaletto malese”, era la prima definizione che mi veniva in mente, e subito dopo pensavo ai piedini fasciati delle bimbe cinesi di un tempo.
    Non facciamo mai molta strada. Giorni fa le polemiche perche’ in certi uffici, mi pare inglesi, non volevano i tacchi alti.
    E le donne disperate: come, prima ci volete cosi’, ci imponete questi canoni per essere accettate, avere un ruolo e una possibilita’ sociale, e ora ce lo impedite? Disperate e in crisi di astinenza.
    Su La Stampa web stamani c’era un articolo che diceva: oggi i tacchi alti, domani i problemi ai piedi…

  3. Aggiornamento su quel filmato di sandali: alcune mie amiche di facebook, giovani, tutt’altro che frivole e disimpegnate, anzi, discutono sempre di argomenti politici e d’attualita’…
    Alcune ragazze di Facebook, dicevo, oggi hanno messo il link a questo filmato e lo commentavano con entusiasmo.
    Devo essere io quella strana 🙁

  4. A proposito di Polanski, l’articolo di Mughini è estremo, paradossale non gradevole. C’è da dire che altri personaggi propio del mondo cinematografico, quali Monicelli, Placido, Sorrentino, Bellocchio, Costa Gravas hanno sottoscritto un documento di solidarietà che, con meno creatività ed effervescenza di Mughini, giustificano Polanski. Forse questi registi sono meno cazzoni di Mughini?
    Aspesi fa salti mortali per giustificare una spiona, una tizia (esperta scusate) che nelle sfilate di moda riconosce le mutandine penetranti viste a Palazzo Grazioli e lo comunica al mondo. Ormai la berluscoschifia è divenuta una vera e propria pandemia.

  5. Non dovrebbe stupirmi più ormai, ma penso che la cosa sconcertante sia come certi giornalisti riescano a ribaltare i fatti isolando una semplice battuta…l’attacco alla moda italiana da parte dei giornalisti stranieri invidiosi del nostro stile poi, è proprio una bufala! Chi ha visto la puntata di Report sull’alta moda italiana o ha letto Gomorra, sa che la moda italiana riesce a rovinarsi benissimo con le proprie mani!
    Vivere in Italia è spesso come vivere in una specie di universo paralello….

  6. Che c’è nel mio intervento di spregevole? Perchè signora Lipperini non si apre ad un confronto, invece di volere a tutti i costi fare un blog autoreferenziale. La rete mi permette di entrare nei blog, lei vorrebbe impedirlo a tutti quelli che la pensano come me. Altro che libertà di opinione! A proposito, sono sicuro che lei sarà in prima fila nella manifestazione di sabato. Ho paura delle persone che hanno il terrore di confrontarsi.

  7. Vecchia storia: se uno critica quello che fai o sostieni non dire che ha detto qualcosa di sbagliato, questo ti costringerebbe ad argomentare. Dì che chi ha parlato è un idiota, andando sul personale e squalificando qualunque cosa abbia proferito. Metodo Boffo, insomma.

  8. 1. per me delirano tutti è semplice la questione. Da Mughini a Monicelli so tutti ugualmente cazzoni. E questo è triste.
    2. Per me l’attacco alla moda italiana c’è ma la sinistra non ci entra. Mo’ ce fo un bello postarello

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