“È la contrapposizione netta fra “una” razionalità e un “irrazionalismo” ad essere errata: ce lo ricordava, fra i tanti, Primo Levi ne I sommersi e i salvati, stigmatizzando la nostra propensione verso le narrazioni storiche manichee. Ma non esiste “una” razionalità: come ogni cosa (a partire dalla soggettività e dalla natura), anche la razionalità è un campo di battaglia fra diversi razionalismi, alcuni dei quali strutturano quel campo avverso che chiamiamo ragione capitalistica o imperialistica. Non comprendere questo significa ricadere in certe teorie del disincanto, riedizione annacquata di un concetto weberiano già di per sé discutibile, che facendo coincidere ogni razionalità con una sola razionalità, fanno collassare tout court la razionalità col potere (a sua volta inteso come un monolito): col risultato di sdoganare in chiave “antagonista” ogni e qualsivoglia “irrazionalismo”.
Leggere queste parole fa bene, soprattutto dopo la trentesima mail in cui si annunciano i romanzi dell’autunno con la dicitura “tratto da una storia vera”, come se questo sancisse la qualità del testo a prescindere. Il pensiero è di Girolamo De Michele, in un lungo articolo dal titolo “Il fantastico è un campo di battaglia”, che vi invito a leggere integralmente.