Ciclicamente, scoppia una polemica sulle lettrici e i social. L’ultimissima riguarda le booktoker, e mi perdonerete se non entro nel dettaglio (un poco di sconcerto me lo tengo: perché chiedere a Natalia Aspesi – da qui è partita la polemica – di parlare di booktoker significa andare a cercare proprio la polemica, perché è evidente che alla grande Natalia alcuni territori non interessano, ma pazienza).
Ancora una volta, però, approfitto per parlare dell’icona stessa della lettrice,  quanto mai gradita agli scrittori di ogni tempo, che si compiacciono della fedeltà e della passione femminile nei confronti dei libri. Perché queste benedette lettrici saranno anche strapazzate a più riprese, e da non pochi scrittori: ma senza di loro quegli stessi scrittori, come sappiamo, non venderebbero. Quindi, anche se parecchi sguardi critici si rabbuiano pensando a queste ragazzacce che secondo loro leggerebbero solo Erin Doom e se alcuni scrittori sfacciati dicono quello che molti pensano in silenzio, deprecando “le professoresse che affollano i festival”, le lettrici servono.
Esiste, insomma, una mistica della lettura femminile che viene esibita orgogliosamente per avvalorare una certa, dolciastra superiorità morale e intellettuale delle donne sugli uomini.  Che brave, le donne, che brave: leggono. Magari leggeranno me, è il pensiero sottinteso di chi inghiotte il disprezzo (non tutti, per carità, non sempre: non pochi, però).