Che poi, non vogliono neanche essere definiti odiatori. Dicono di sé, anzi, che sono belle persone che dicono la verità in un mondo ipocrita. Dicono di sé che è loro diritto dire qualsiasi cosa passi per la testa. Succede da anni, succede di più.
Il problema è che si sta passando ai fatti. Dopo uno dei più spaventevoli episodi di cronaca di questi giorni, l’assassinio di uno scippatore da parte di Cinzia Dal Pino, imprenditrice viareggina, la rete inneggia a lei.
Ma questa, dirà qualcuno, è una circostanza eccezionale. No, non lo è, ed è esattamente legata all’onnipotenza di chi sui social difende il diritto a insultare e annichilire, anche da posizioni di autorevolezza (eccome). Dunque, dirà il solito, evocando censuratori di Stato, vuoi mettere il bavaglio agli altri? Ecco, quel che mi stupisce è che non bastano dieci lauree e decine di libri pubblicati per capire che è una questione di contagio, e che se si usa un linguaggio violento altri e altre si sentiranno autorizzati a farlo, e persino, in casi eccezionali, a passare alle vie di fatto. La peste è sempre pronta a moltiplicare i suoi topi, e lo ha già fatto. Ci vorrebbe qualche Rieux in più, magari (e c’è, per fortuna, anche se si nota meno).