Leggo un’intervista a Marco Minniti che torna a parlare di  sicurezza sociale, e dice: “sicurezza è la parola chiave per coloro che pensano sia aperta la sfida tra autocrazie e democrazie, perché nonostante qualcuno dica il contrario, la sicurezza è un tema fondativo della democrazia”. Leggo anche dalla newsletter del Corriere della Sera:
“Mattarella  ha già chiesto modifiche al decreto sicurezza che introduce nuovi reati come quello di rivolta e resistenza «passiva» nei centri migranti e nelle carceri; estende il Daspo urbano, che vieta l’accesso a determinati luoghi; dà al governo (e non al Parlamento) il potere di individuare una lista di opere strategiche contro cui diventa reato manifestare; elimina le attenuanti in caso di violenze contro la polizia. Inoltre prevede che gli agenti possano portare senza licenza alcuni tipi di armi quando non sono in servizio e garantisce loro un anticipo fino a 10 mila euro per le spese legali, in ogni fase di giudizio, per gli atti compiuti in servizio che diventano oggetto di indagine o processo penale”. 
La Lega si oppone.
Sentir parlare ancora di sicurezza in questi termini è scoraggiante.
Fossi in voi, leggerei Il più grande attacco alla libertà di protesta della storia repubblicana, curato da Antigone e pubblicato da Momo edizioni.