In poche parole: basta con questi chiacchiericci da disperati su come si vestono le donne. Soprattutto se politiche. Il termine “da disperati” va inteso come si può immaginare: se non si ha altro da dire, se soprattutto non si è stati esattamente un modello di coerenza o di pensiero o di cultura o di politica, niente di meglio che passare il tempo non a sputare su Hegel (troppo difficile) ma a ghignare sugli abiti di Ilaria Salis e Carola Rackete.
Non mi ha stupito il berciare dei quotidiani di destra: figurarsi, non aspettavano altro, e infatti alla prima apparizione all’Europarlamento di Salis e Rackete si sono sfogati, come fanno ogni giorno (per non parlare di quel vecchio signore che straparla di cameriere). Ma è arrivato pure Marco Rizzo, coordinatore di Democrazia Sovrana e Popolare, a sua volta un tempo europarlamentare, che su X ha detto che nossignori, non si va in aula “vestiti da spiaggia” riferendosi alla canottiera rossa e allo zaino di Rackete.