Questo blog pluriventennale ha un vantaggio fra i molti: le recensioni sono rare o non ci sono affatto (lo scrivo per chi ancora pensa che sia il suo scopo: non lo è mai stato, è nato cresciuto e vive come diario di bordo letterario, culturale, politico). In compenso, in tutto questo tempo, ci sono stati molti interventi esterni importanti, di cui ringrazio gli autori e le autrici. Dunque, torna Otello Baseggio, che è stato un gran libraio Feltrinelli, con un ultimo intervento sulle librerie. Premetto che è tecnico, e premetto anche che ho dovuto togliere i grafici perché litigo con Adobe da molto tempo e non me li fa copiare (colpa mia, sono polla), ma credo che sia di grande interesse per chi opera nei libri, e anche per chi legge, per saperne di più.
“Ma da dove si comincia? Una libreria nuova, non di catena, potrebbe cominciare dall’analisi delle condizioni economiche, politiche, sociali e tecnologiche del territorio in cui vorrebbe insediarsi, a seguire l’analisi dei propri punti di forza, debolezza, opportunità e minacce per poi definire il proprio profilo di offerta e in conseguenza di tutto ciò selezionare titoli e quantità per un primo impianto della libreria cui aggiungere servizi coerenti con profilo e obiettivo di redditività.”
“Allestimento, ascolto, elaborazione delle esigenze espresse, ricerca, aggiornamento, comunicazione, operatività in e out door (servizi territoriali), integrazione territorio e on line, consegna in luogo convenzionato per assecondare le esigenze di vita del lettore”
Tag: Otello Baseggio
Oggi verranno dati i numeri del Salone del Libro, sia di presenze che di vendite, e credo che nei due casi saranno ottimi numeri. Bene, è il momento di guardare a cosa accade nel resto dell’anno, e ancora una volta Otello Baseggio, ex direttore librerie Feltrinelli e, per quanto mi riguarda, il Gandalf dei librai, viene in soccorso dei lettori e delle lettrici di questo blog. Di fatto, ci offre una serie di piccole lezioni utilissime e non reperibili altrove, e di questo lo ringrazio infinitamente.
Si parla di vendite, si parla ancora della tecnica dei sorrisi e di come i libri potrebbero vendersi, diciamo così, aiutandosi reciprocamente. Per comodità, aggiungo grassetto e titoletti, e vi lascio alla lettura.
La quale vi porterà nel passato, fra le biblioteche corsare, e nel futuro, con una serie di passi da fare per trovare i lettori.
Fermo restando che “in epoca di movimenti e partiti progressisti molto attivi, diciamo a cavallo tra ‘800 e ‘900 , epoca in cui gran parte della popolazione era analfabeta o semi analfabeta (bambine e donne in particolare purtroppo) c’era chi si dava da fare per istruire i tanti miserabili, ignoranti e negletti della società e di far arrivare loro qualche libro con i trasporti dell’epoca, quindi con carretti trainati da cavalli; si trattava sostanzialmente di biblioteche itineranti che attraversavano territori la cui popolazione era comunque desiderosa di affrancarsi dalla sua condizione materiale e culturale tramite la lettura, il teatro, il canto popolare e il canto lirico”
Ovviamente, il giorno dopo ci si strappa i capelli, dopo aver letto i dati AIE (peraltro noti a chi è del settore già da un po’, immagino) secondo i quali “Nei primi tre mesi dell’anno l’editoria italiana di varia adulti e ragazzi nei canali trade, ovvero romanzi e saggi venduti nelle librerie fisiche e online e nella grande distribuzione, flette rispetto ai primi tre mesi del 2024 del 3,4%, sia a copie che a valore, con una perdita di quasi un milione di copie acquistate (810mila) pari a una minor spesa dei consumatori di 11,9 milioni di euro”.
Se qualcuno è interessato, rimando all’articolo che ho scritto a febbraio per Lucy sulla cultura
Non è per ribadire “l’avevo detto”, è solo per sottolineare che l’abbiamo detto in tanti, in mesi e anni, e che, insomma, prima o poi bisogna fare i conti con un meccanismo che non può funzionare così, perché, come scriveva una brava editrice come Daniela Di Sora di Voland, con 90.000 novità l’anno “nessun mercato può reggere”.
Però ho ricevuto una nuova mail da Otello Baseggio, ex mitologico direttore di libreria Feltrinelli, che ha letto la lettera di Quin sui fumetti che ho ospitato qui qualche tempo fa e ha parecchio da dire in proposito. E’ lungo ma merita. Perchè chiarisce parecchie cose.
“Per le novità è diverso, non hanno storia, possono quindi avere un algoritmo che, per il riordino, si basa una valutazione probabilistica in ragione della velocità di vendita nei casi di novità grandi e medie, scenario opposto per le piccole, le quali si trovano sistematicamente sul limite della curva di massima espansione, parte di loro acquisiscono il diritto di riordino perché hanno qualche cliente in più rispetto a quelle che vendono una sola copia, puntualmente sostituite da consimili; ma come si fa a decidere?
Ci sono tre possibilità: la palla di Mago Merlino, un algoritmo probabilistico che, in base alla teoria dei grandi numeri, consideri che al limite della curva gli errori dell’algoritmo e gli errori dei librai si equivalgano, o la valutazione analitica del venduto da parte dei librai specialisti se, fatto qualche test, si verifica una diminuzione di errori rispetto al caso precedente: G.B. Pergolesi, nel suo magnifico Stabat Mater, al nono track (un duetto tra soprano e contralto) indica: “al tempo giusto” e con ciò si affida alla competenza del Maestro di musica e canto: fai tu, mi fido, hai competenza e capacità; un’assunzione di rischio quindi nei confronti degli operatori di piattaforma (non tuttologi e nemmeno infallibili), assimilabile al rischio degli errori della teoria dei grandi numeri in caso di algoritmo probabilistico, non alla palla di Mago Merlino, che ancora risulta irreperibile”
La settimana scorsa ho pubblicato su Lipperatura la lettera di Anonima Libraia che esprimeva diverse critiche al primo intervento di Otello Baseggio. Il quale mi ha riscritto, e devo dire che gli scritti di Baseggio, anche se giustamente molto tecnici, sono lezioni importanti per me e credo anche per voi che leggete. Pubblico dunque la sua replica e approfitto per ricordare che il blog non sarà aggiornato fino a lunedì, perché per l’intera settimana ho lezione a Torino.
“Quanto all’aspetto economico di Panoplìa la dottrina di David Ricardo sui rendimenti decrescenti potrebbe esserti utile
– l’anonima libraia ha notato direttori di passaggio in magazzino osservare che qualche editore entrava a sconto “bassissimo”; un tocco di attenta osservazione: tanti, ma davvero tanti librai universitari sono diventati ricchi con fornitori al 25% quand’anche al 20%, trasferendo pure uno sconto del 15% o del 10% ai loro clienti; come mai? Lo sconto residuale andava a colpire libri di alto prezzo, ad altissima rotazione (magazzino pressoché azzerato a fine campagna) e a domanda rigida, lo stesso avviene con gli acquisti internet: se non hai domanda rigida, ma hai un profilo qualitativo ben definito riesci a dare rigidità al tuo bacino di clienti e, con gli strumenti e l’attenzione imprenditorialmente dovuti (non è possibile dilungarsi ma molti Baseggio ne ha illustrati durante i lunghi anni della formazione d’aula), puoi creare valore e ricchezza da distribuire, per esempio ai dipendenti, diversamente non avrai quanto serve da mettere sul tavolo per una buona trattativa
– semplificazione con esposizione per sigle editoriali: vallo a dire a chi si occupa di saggistica o legge narrativa per generi o acquista libri per ragazzi ragionando per interessi ed età: Panoplìa non soddisfa nessuno di questi requisti; Feltrinelli ha fondato le proprie fortune sulle porte aperte ai libri di buona fattura culturale e di intrattenimento, questo era il discrimine, la gestione commerciale poggiava su questo discrimine per ottenere condizioni favorevoli, discriminare sulla sola base del costo di acquisizione alza invece un muro invalicabile per parte di autori e opere che soddisfano il criterio fondativo, di conseguenza alla fruizione del pubblico nella catena Feltrinelli si tolgono opere che tale criterio soddisfano”