UNA REPLICA (CHE E’ UNA LEZIONE SULLE LIBRERIE FELTRINELLI) DI OTELLO BASEGGIO AD ANONIMA LIBRAIA

La settimana scorsa ho pubblicato su Lipperatura la lettera di Anonima Libraia che esprimeva diverse critiche al primo intervento di Otello Baseggio. Il quale mi ha riscritto, e devo dire che gli scritti di Baseggio, anche se giustamente molto tecnici, sono lezioni importanti per me e credo anche per voi che leggete. Pubblico dunque la sua replica e approfitto per ricordare che il blog non sarà aggiornato fino a lunedì, perché per l’intera settimana ho lezione a Torino.

 

Lettera all’Anonima libraia pro veritate

In genere non si replica a chi scrive in forma anonima, tuttavia Baseggio lo fa non tanto a sua difesa, almeno fino ad ora non ha niente da cui difendersi, quanto per l’incorreggibile propensione ad analizzare, capire, criticare, da krisis, valutazione-giudizio, argomenti e pensieri in qualche modo conosciuti; cercherà di essere sintetico il più possibile
Comincia dal moraleggiante fervorino finale:
– Baseggio non lava i panni in famiglia: non ha proprio panni da lavare, men che meno sporchi
-dalla “famiglia è uscito definitivamente una decina di anni fa, è un libero cittadino e in quanto fruitore delle librerie Feltrinelli ne discute in luogo pubblico e appropriato quale è il blog di L. Lipperini
-piaccia o no la fruizione delle librerie Feltrinelli è da tanti anni entrata nella vita civica del paese, perciò è bene pubblico, distinta dalla proprietà, che notoriamente è privata; la fruizione quindi si connette, dialoga, concorda, o non concorda con la gestione: il concetto di pubblico è molto più vicino a quello dell’ agorà che alla sommatoria di n clienti
-condivide perciò quanto scrive L. Lipperini sul pericolo che lavare i panni in famiglia porti a catastrofi, del resto, per fare un esempio incontestabile, Manzoni, per non lavare i panni nel Lambro e rischiare un romanzo in italo-lumbard li andò a lavare in Arno, con i risultati che ben conosciamo
-personalmente, in caso di bisogno, l’ex direttore laverà comunque nel torrente dei librai
– i citati fattori di competenza, sensibilità, abilità commerciale, fiducia nel pubblico sono valori inevitabilmente economici se assunti da impresa economica che ha come fine strategico la produzione di ricchezza e perciò di valore economico
-formazione dei librai: perché menzionarla prima di “qualunque analisi”? La formazione deve soddisfare dei bisogni evidenziati dalla strategia scelta sulle risorse umane; tale strategia viene decisa a seguito di analisi fatte prima e non dopo, altrimenti mancherebbe l’oggetto di formazione e francamente una formazione senza oggetto e obiettivi strategici non è semplicemente possibile; una sintesi del processo : definizione degli obiettivi strategici, analisi delle categorie delle risorse destinatarie, definizione dei bisogni, analisi e progettazione dei corsi, piani esecutivi, realizzazione; come può ben vedere l’anonima scrivente l’analisi ( tecnicamente PEST e SWOT ) viene appunto prima, non basta e non serve una dichiarazione di buona volontà
-traslazione in avanti dei costi: un buon ripasso di economia politica, economia aziendale e magari anche fiscale sarebbe utile; non c’è niente da fare, se non vuoi peggiorare il tuo risultato economico non ti resta che traslare in avanti almeno fino al punto massimo di sostenibilità (leggi anche vincolo di bilancio individuale e di ceto), esattamente come lo scontrino di chi acquista un libro e un segnalibro e con questi esaurisce la sua capacità di spesa; se invece l’editore retrocede l’aumento del costo come investimento in visibilità a sostegno del proprio marchio dovrà comunque imputare nel proprio conto economico un costo di accantonamento sul quale le leggi attuali non ti riconoscono recupero fiscale perché non sulla visibilità ma su altre voci che non sto qui a menzionare ti viene riconosciuta una detrazione fiscale a tabella pluriennale, in genere non inferiore ai cinque anni; certo un editore lo può fare, ma sul breve non ha convenienza, realizza e basta, sul medio è una scommessa data la velocità di produzione e di entrata e uscita dal luogo libreria, mentre sul lungo non lo prende neanche in considerazione: sul lungo, come diceva Keynes, saremo morti;
l’economia è certamente una scienza triste, ma per i troppo ottimisti e per chi si autoinganna (prudentes sicut serpentes, simplices sicut columbae scriveva S. Matteo) per chi sbaglia le analisi, sbaglia le misure, usa male la statistica, viene colpito da catastrofi naturali o, dio ne scampi, da gravi problemi di salute; nessuno di questi elementi, assieme alle variabili politiche, può essere incluso nei modelli matematici e economici e nemmeno nelle previsioni di bilancio; altrettanto potremmo dire della medicina, che pur basandosi sulle scienze naturali e matematiche, ha sempre la variabile soggettiva del paziente e al più riesce ad aumentarne la prospettiva di vita, alla peggio ad allungare il processo di morte; che facciamo, non andiamo più dal medico allora?
Quanto all’aspetto economico di Panoplìa la dottrina di David Ricardo sui rendimenti decrescenti potrebbe esserti utile
– l’anonima libraia ha notato direttori di passaggio in magazzino osservare che qualche editore entrava a sconto “bassissimo”; un tocco di attenta osservazione: tanti, ma davvero tanti librai universitari sono diventati ricchi con fornitori al 25% quand’anche al 20%, trasferendo pure uno sconto del 15% o del 10% ai loro clienti; come mai? Lo sconto residuale andava a colpire libri di alto prezzo, ad altissima rotazione (magazzino pressoché azzerato a fine campagna) e a domanda rigida, lo stesso avviene con gli acquisti internet: se non hai domanda rigida, ma hai un profilo qualitativo ben definito riesci a dare rigidità al tuo bacino di clienti e, con gli strumenti e l’attenzione imprenditorialmente dovuti (non è possibile dilungarsi ma molti Baseggio ne ha illustrati durante i lunghi anni della formazione d’aula), puoi creare valore e ricchezza da distribuire, per esempio ai dipendenti, diversamente non avrai quanto serve da mettere sul tavolo per una buona trattativa
– semplificazione con esposizione per sigle editoriali: vallo a dire a chi si occupa di saggistica o legge narrativa per generi o acquista libri per ragazzi ragionando per interessi ed età: Panoplìa non soddisfa nessuno di questi requisti; Feltrinelli ha fondato le proprie fortune sulle porte aperte ai libri di buona fattura culturale e di intrattenimento, questo era il discrimine, la gestione commerciale poggiava su questo discrimine per ottenere condizioni favorevoli, discriminare sulla sola base del costo di acquisizione alza invece un muro invalicabile per parte di autori e opere che soddisfano il criterio fondativo, di conseguenza alla fruizione del pubblico nella catena Feltrinelli si tolgono opere che tale criterio soddisfano
– attacco “odioso” a un ex collega: nessun attacco ad ex collega, nessuna persona citata, neanche sul piano funzionale, Baseggio ha osato esercitare la propria critica su un progetto-documento-soluzione tattica o strategica che sia: l’esercizio critico, diritto personale e collettivo, è il miglior contributo che si possa dare a un ex collega che su basi critiche potrà decidere se ha preso la decisione giusta o se c’è qualcosa da correggere, in entrambi i casi ci guadagna senza nulla spendere
– non va confusa la critica a un pensiero o a una soluzione con l’attacco “ad hominem”, il giudizio si dà su fatti e pensieri, non sulle persone, nessuno può giudicare nessuno, lecito invece l’uso del nous, cioè della mente, per valutare appunto un fatto o un pensiero indipendentemente da chi l’ha concepito, peraltro non si sa di chi si tratti né a Baseggio interessa saperlo: davanti a qualsiasi tribunale si viene giudicati per aver commesso o non commesso un fatto, non perché si è belli o brutti, simpatici o antipatici, religiosi o atei e cos’altro di soggettivo si voglia aggiungere: fuori luogo dunque quella figura retorica “ad hominem”, che per gli antichi significava infatti “contro una persona”: a Baseggio non interessa trovare dei colpevoli, gli interessa invece molto analizzare i fenomeni, tentare di spiegarne le cause, mentre la ricerca anticipata di colpevoli la facevano gli inquisitori, i quali, per mestiere, un colpevole da bruciare comunque lo trovavano, salvo pentirsene qualche secolo dopo
-interessante anche l’uso di due termini quali auctoritas e autorità: il primo attiene all’esercizio di potere in ragione del prestigio, il secondo all’uso del potere in ragione di una nomina o di una delega precisa, quale può essere quella di un amministratore delegato di una qualsiasi azienda; informo che dal 31 gennaio 2008 Baseggio non esercita più alcun potere, è fuori dall’organigramma da quasi vent’anni, quindi nessuna delle due accezioni può essergli attribuita, perciò “il principio di autorità” non cade per argomentazione della lettera anonima, semplicemente non si dà; non cade invece l’autorevolezza costruita sul campo, guadagnata infilandosi ogni mattina gli zoccoli in legno per non distruggersi i piedi a percorrere, sistemare, sperimentare, allestire, servire e insegnare per undici ore al giorno per sei giorni la settimana, totale sessantasei ore tante volte arrotondate a settanta; ma quell’autorevolezza non era semplicemente merito dell’inflessibile direttore, era merito di un “ agile e collaudato equipaggio” (cito da radio 3) di librai in cui deleghe ed empowerment venivano esercitate con sistematicità: una vice di secondo livello, poi diventati due, quattro capisettore di secondo livello, un magazziniere di terzo livello, un’amministrativa di terzo livello, una responsabile ragazzi di terzo livello, una specialista di scienze naturali di terzo livello un altro per i libri tecnici, turismo e tempo libero e altri ancora, i quarti erano una minoranza: eccola la piramide di Maslow, realizzata a livello organizzativo, di aspirazioni autorealizzative e di soddisfazione economica, proprio quella che la libraia ex Feltrinelli di Bari firmatasi, lei sì, Elena ha così ben descritto nella sua appassionata lettera a L. Lipperini e non erano quelli tempi di bengodi, bensì di fatiche sostenute con entusiasmo e soddisfazione; l’autorevolezza, anonima libraia, ha due componenti, una di costruzione in cui il soggetto si attiva e la costruisce, l’altra, passiva, in cui il soggetto viene da altrui considerato autorevole, perciò è patrimonio condiviso, non appartiene semplicemente alla persona autorevole quale s’adornasse il capo con corona d’alloro, appartiene a tutta quella comunità fatta di professionisti che hanno contribuito a formarla e al pubblico, per fortuna largo, che ha fruito dei una o più librerie Feltrinelli; certo si può tentare di smontarla mischiandola con l’”autorità e l’”auctoritas”, ma non basterà un gioco di parole criptico e allusivo a fronte di un pubblico attento e critico visto che compra e legge libri: sarà un lavorone quindi, se non altro perché i fatti sono davvero tanti e notevoli
– “ingiurioso” collegare (non associare) lo sciopero ad un malessere che trova radici profonde, certo originatosi ben prima dell’insediamento dell’attuale dirigenza; l’ingiuria è definita dai dizionari come “offesa al decoro e all’onore altrui”: mancano l’ingiuriato o gli ingiuriati, nessuno credo li insegua per commettere tale delitto (perseguibile anche a norma del c.p.) , certamente non Baseggio, che invece anche su questo punto esercita il proprio diritto di critica senza lavare panni sporchi in famiglia, non ne ha; stupisce in ogni caso che la libraia che parla di “ingiurioso” collegamento tra sciopero e malessere che viene da lontano, poche righe dopo (sei se non ho contato male) scriva “ concordo tuttavia che l’agitazione abbia radici lontane”, ma allora se concorda con quel collegamento si associa all’ingiuria o smentisce che il collegamento sia ingiurioso? Se la veda lei
-rotazione: preso atto che né i buyer ( quelli che comprano, scelgono o fanno entrambe le cose?) né i librai sono tuttologi, dobbiamo prendere atto che molti librai, di certo la maggioranza, sono settoristi e perciò specialisti di qualche gruppo di settori, non nelle librerie più piccole magari, nelle quali la dotazione titoli è appunto piccola e il libraio può ambire alla tuttologia; ciò detto l’anonima libraia sostiene che sia sotteso il concetto di alta rotazione: no, no, non è sotteso, è esplicito, l’indice di rotazione è sostanzialmente l’indice di soddisfazione dei clienti: se ci prendi sempre il valore del rapporto tra vendite e giacenza si impenna, tutta qua l’alta rotazione; questo indice ovviamente include anche quei titoli di cui vendi una o due copie l’anno, poi magari ci rinunci perché quei libri non hanno più clienti e non li riordini o perché li rendi, in entrami i casi puoi decidere di sostituirli o con novità o con altri titoli di catalogo, in questo caso fai dei trade off sul limite della curva della massima espansione dell’offerta, trade off del tutto convenienti perché aggiuntivi proprio sul margine di massima espansione sempre che l’integrale che la sottende soddisfi una condizione di venduto tale da ottenere una rotazione finale sostenibile e soddisfacente per i clienti e la libreria: se ruoto uno al margine di massima espansione e dieci al centro dell’integrale sotteso, riesco a fare ad esempio ( qui con molto pressapochismo) quattro e qualcosa di rotazione finale, conseguo un fatturato aggiuntivo, aumento ricavi e margine operativo; naturalmente per prenderci sempre o perlomeno spesso devi aver scelto bene titoli-quantità-prezzo-momento giusto, quindi aver presentato un profilo d’offerta adeguato al gradimento dei clienti, profilo che sarà dinamico se entrano in gioco tempo, novità, vetustà; l’algoritmo evocato nella tua non c’entra un bel niente, è solo lo strumento che, debitamente costruito, serve a mantenere la selezione (qualità) che si è scelta; altro esempio: Baseggio viene da una famiglia plurisecolare di falegnami, adora il legno e si diletta a lavorarlo, sceglie una tavola di ciliegio americano per fare un cofanetto (scelta strategica sulla qualità del legno) poi per realizzarlo sceglie una pialla che abbia una certa lama, con una certa inclinazione, una certa regolazione di ampiezza sulla suola e un certo peso in ragione dell’obiettivo, sgrossare o rifinire, per un legno semiduro: bene, la scelta ragionata della pialla è l’algoritmo tramite il quale realizza il processo della costruzione, mica trasforma il ciliegio in pioppo!
-algoritmo quindi: lo possiamo definire come una ricetta con determinati ingredienti scelti da chi ha competenze librarie, e chi più di direttori e librai specialisti?, si confeziona la ricetta, che, per semplificare, l’informatico tradurrà in maintenance e con questo riproporre in modo dinamico, aggiornato e tempestivo la propria offerta, fa parte quindi del processo operativo degli ordini, i quali si riferiscono a qualcosa che si è scelto e costituito prima, l’assortimento appunto; quanto all’intelligenza artificiale si sa che va educata, ben venga se ci si prepara per bene e istruisce per bene, ma viene pur sempre dopo le scelte strategiche; ma diciamolo una buona volta: come si costituisce l’assortimento? In breve, anzi brevissimo: analisi PEST, definizione strategica del profilo di offerta, analisi SWOT della propria dotazione, reperimento delle risorse necessarie ( librai, finanza, macchine in senso lato, sistema gestionale, organizzazione-organigramma), contratti, acquisizione titoli e quantità in consulenza e/o in know how interno se lo si ha, ingresso merce al grezzo, processi trasformativi del grezzo in lay out del sistema di offerta definito in fase strategica; come si mantiene e si rigenera? Con category, buyer ( che possono essere librai o risorse che li ascoltano in processi di supporto), algoritmi vincolati a sostenibilità finanziaria e fabbisogno economico definibile con adeguato strumento di Open to buy; difficile? Sì, far circolare i libri implica far circolare idee, pensiero, divago, tutti elementi che riguardano cultura, politica,religione, società, le teste di individui e gruppi, quindi bisogna attrezzarsi bene con il nous di Euripide, in centro e in periferia, al vertice e sulla piattaforma
– Citazione: “immagino sia costato molto ad una persona che ha dedicato così tanto della sua vita ad un’azienda e a un prodotto così speciale scrivere cose così dure”: nient’affatto, Baseggio ha esercitato la sua critica con serenità, non ha scritto con durezza ma con franchezza, per lealtà, che significa franchezza e onestà, non per fedeltà perché non intende procedere per assunti, non scrive né mai ha scritto per piaggeria o per regalare un piacere temporaneo e ingannevole a qualcuno
-Conclusioni: la lettera dell’anonima libraia si manifesta scritta con linguaggio contorto, un po’ fumoso, certamente allusivo, non si trova una riga che si riferisca all’esperienza concreta fatta in una qualsiasi libreria in un qualsiasi periodo del trentennio di lavoro, risulta del tutto evidente che si tratta di un sorvolo guidato da conoscenze generali e di sede centrale, ci sono solo quelle; l’anonima libraia potrebbe quindi essere una pura etichetta di nascondimento, l’anonimato, e di infingimento, la probabile mutazione di genere, per un’epistola che ambisce demolire quella che nelle prime battute definisce una “leggenda” e all’uopo ricorre ad una scrittura duale e fors’anche plurale
Saluti cordiali
Padova 6 aprile 2025

Otello Baseggio

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