Nel judo, sono diverse: abitualmente, designano il contrattacco successivo alla difesa. Una difesa mascherata da attacco, con il tentativo di gettare a terra e nell’angolo l’avversario, è quella di Antonio Ricci, visibile nella puntata di Matrix di ieri sera.
Da qualche tempo, come già detto in questo blog, Ricci tenta un’operazione insieme astuta e perversa, che è quella che caratterizza tutta la sua carriera: servire l’esistente fingendo di criticarlo. Essere, al tempo stesso, “dalla parte dei buoni” (parole sue, al telefono con la sottoscritta), vendicarsi del più piccolo torto subito restituendo, come si suol dire, brigante e mezzo al brigante singolo, e fare gli interessi del datore di lavoro. Un bel gioco di prestigio: di questo gli va dato atto.
Dunque, da diverse settimane, coloro che si sono occupati di questione femminile ricevono nella propria casella di posta le mail dell’ufficio stampa di Striscia la notizia con i video che documentano come i cattivi, coloro che non rispettano le donne, coloro che fanno uso del corpo femminile, siano sempre gli altri. Le Barbie, la moda, i fotografi, i pubblicitari, i quotidiani, Renzo Arbore, la Rai tutta. Il gruppo Espresso.
Difficilmente Mediaset. Mai Antonio Ricci, di cui gli esegeti tessono le lodi unitamente a quelle delle innocenti veline. “Innocenti” è l’aggettivo usato da Ricci al telefono e ribadito ossessivamente da Gianluca Nicoletti nella puntata di ieri.
A cui arrivo subito.
Prima, vorrei ricordarvi che da altri paesi partono esattamente dal punto che Ricci e compagni difendono: le Veline.
Qui, un frammento di Videocracy di Erik Gandini.
Se andate alla voce di Wikipedia che ho linkato, noterete che il metodo Ricci è stato già applicato proprio con questo film: cercare di evidenziare i punti che, a detta di Ricci, indeboliscono le accuse, cercando di ingigantirli per oscurare il resto. Gandini ha detto che Spogliamoci insieme costituisce la nascita delle televisioni berlusconiane? Con certosina pignoleria, i Ricci-boys compulsano archivi e confrontano date e smentiscono, ignorando il senso reale della frase di Gandini.
Veniamo alla puntata di ieri.
Che si è aperta con un video che tenta un doppio rovesciamento: nei confronti di Lorella Zanardo e del suo documentario, e nei confronti del quotidiano più ostile a quel Presidente del Consiglio da cui Ricci sostiene di essere indipendente.
Il video si chiama Il corpo delle donne 2: lo trovate qui. Come dice la scritta finale, il 98% delle citazioni è tratto dal documentario di Lorella Zanardo, il 100% da immagini del gruppo editoriale L’Espresso. In altre parole: il fuori campo di Lorella, e la sua stessa faccia, sono utilizzati (senza averla avvertita, senza averla invitata in studio, forti del fatto che un’eventuale azione legale si troverà di fronte la corazzata di Mediaset e che qualsiasi reazione verrà sputtanata a suon di cachinni da Ezio Greggio davanti a nove milioni di spettatori) a commento di altri corpi nudi ed esposti.
Quelli della pubblicità, della moda, degli articoli su Miss Italia, dei filmati postati on line. Qual è la mossa di Ricci? Semplicissima: così fan tutti. Se sul sito di Repubblica si trovano le immagini delle concorrenti di Miss Italia (MINORENNI! ribadiva la voce fuori campo: non quella di Lorella, ma un’altra lettrice che tentava di farle il verso, senza parere) significa che chiunque va assolto. Significa che le donne sbagliano bersaglio: non il velinismo, non gli autori che hanno creato le Veline, ma tutto il resto.
Ora. Che quel “tutto il resto” ci sia, in pubblicità e on line, su tutte le pubblicità, su tutti i quoitidiani di questo paese, non solo è vero, ma non è stato mai negato: anzi, quando si parla di immaginario che propone un unico modello femminile, si parla di un immaginario che comprende tutto, e da cui difficilmente ci si sottrae. Giornali, pubblicità, rete. Lo abbiamo sempre detto e ribadito.
Dunque, il montaggio dei video, che va a spulciare pagina dopo pagina, inserzione dopo inserzione, vuole dimostrare, con la stessa tecnica dei quotidiani d’assalto come Libero e Il Giornale, che se il mondo va così, non è colpa di Antonio Ricci. E’ il mercato, bellezza, cosa volete da noi?
Su Facebook, Annamaria Testa ha commentato a caldo: “La tesi di fondo è che non la televisione, ma tutti i media, sfruttano il corpo delle donne. E’ una tecnica retorica consolidata: ribaltare sull’avversario, sfruttando le sue stesse accuse. Operazione abile, e da trattare con le pinze”. Verissimo.
Ma c’è un punto debole. Inconsapevolmente, è una pubblicitaria incazzata, che commenta, sempre su Facebook questo post, a evidenziarlo:
“Gridiamo al mondo che quello che noi facciamo è lo specchio della società in cui viviamo”
Questo è quello che racconta anche Ricci. Questa è la difesa dei pubblicitari. La stessa difesa venne utilizzata dalla direttrice di un magazine per adolescenti dove si spiegava alle medesime come si fa una fellatio (“lo fanno tutti”). Questa plumbea cornice ci ha inchiodato per anni all’impossibilità di ogni reazione. Ma c’è un fatto: se scende in campo la macchina del fango di Mediaset, in questi termini, significa che le cose stanno cambiando. Se Ricci sente il bisogno di usare lo slogan “Se non ora quando?” con mefistofelico disprezzo, a fianco di una pubblicità apparsa su Repubblica, significa che comincia a intuire che il quando è ora.
Non finisce qui. Naturalmente.
Domenico, grazie di cuore.
Ecco lo scambio di lettere:
http://www.nazioneindiana.com/2010/04/21/la-responsabilita-di-antonio-ricci-e-di-nicola-lagioia/
Allo stato attuale cambiare il sistema è arduo, perché non si tratta solo di meccanismi di media, ma di una mentalità che è stata coltivata per anni e che in tutti i modi si è voluto inculcare a quante più persone possibili. Fare scioperi non guardando per qualche giorno la televisione, non comprando certi prodotti non cambierà il sistema; certo, chi riuscirà a fare questo (perché non l’ha ancora fatto), otterrà un giovamento personale, un togliere la foschia dagli occhi e dalla mente, ma non si andrà oltre, perché saranno in pochi a farlo, i più resteranno nell’inerzia, al limitarsi alle parole.
Ci sarà un cambiamento quando si arriverà al punto di rottura e succederà quanto è accaduto nella rivoluzione francese. O sta accadendo adesso in certi paesi africani.
Su Nicola Lagioia ho letto le cose che riporto qui sotto. E’ un articolo apparso su “Il Riformista” di Ritanna Armeni. Se non è vero, nulla da dire, mi scuso per aver inserito un commento inutile. Se invece è vero, come pare, mi sembra che Nicola Lagioia non abbia le carte in regola per criticare Ricci.
“«Con lei c’è una sola cosa da fare. La prendi. La metti a novanta appoggiata sul tavolo. Poi prendi Lolita di Nabokov. Strappi le pagine. Gliela infili una per una nel culo. Dopo un po’ per osmosi, qualcosa assimila per forza». La “lei” a cui è indirizzato questo raffinato pensiero è Melissa P, giovane scrittrice di Tre edito da Einaudi e del best seller Cento colpi di spazzola che ha venduto ben tre milioni di copie ed è stato tradotto in 42 lingue. L’ha riportata Giorgio Cappozzo sul settimanale Gli Altri in un interessante articolo sulle critiche a Melissa P. Ed ora ecco la domanda: di chi sono queste parole?
Lanciatevi pure in ipotesi fantasiose, non lo indovinerete mai. Un arrabbiato e lurido vecchiaccio scandalizzato dalla giovane scrittrice che fa sesso e lo racconta? Un fascista vecchio stampo, di quelli che le donne le vuole solo orizzontali e prone ai suoi desideri e non sopporta la giovane strega Melissa che, invece, propone i suoi di desideri? Lo so, penserete che comunque si tratta di un uomo di destra, retrivo, reazionario e sporcaccione. Di quelli che, per fortuna, non ce ne sono tanti in giro. Ma adesso devo darvi una delusione e rivelarvi che l’autore di questa infelice frase è Nicola Lagioia anche lui scrittore, anche lui editore Einaudi. Lagioia è giovane, è di sinistra, fa parte di quel gruppo under 40 che le case editrici coccolano e valorizzano. È ritenuto inoltre un esponente del “caso Puglia”, cioè di quel gruppo di intellettuali che sono cresciuti nella regione “avanguardia” di un diverso mezzogiorno.
Non ci credete? Neanch’io posso crederci. E spero, spero davvero, che Nicola Lagioia mi dica che non è vero niente, che quella frase non è sua. Che è tutto un equivoco. Ma se non fosse così, se è davvero stata detta o scritta allora non ci si meravigli più di tanto del nostro premier e del suo rapporto con le donne. Non si lancino campagne moralizzatrici. Questa è la cultura del paese. A destra e a sinistra”.
Regazzoni, questo è esattamente lo stesso metodo di Antonio Ricci. Andare a spulciare negli archivi per vedere come si possa annichilire una persona. Non ho idea se Lagioia abbia pronunciato quelle parole. In questo contesto, però, non si giudica il pregresso ma si riflette su una specifica querelle. In questo modo, stai dicendo anche tu, esattamente come Ricci, che “tutti sono uguali a tutti”. Trovo, perdonami, disgustosa la procedura, e ti invito a rifletterci. Non si fa giornalismo con il gossip (mi riferisco a Ritanna Armeni). Non intendo fare blogging con il gossip. Ogni altra deviazione su questo punto verrà messa in moderazione.
Io ho citato un articolo di giornale. Se Lagioia non ha detto quelle parole quereli il giornale e la giornalista. Se le ha dette non ha titolo per criticare Ricci. E non deve essere difeso. Perché fortunatamente altri certe cose non si sognano nemmeno di dirle e hanno le carte in regola per criticare.
che tristezza Regazzoni, appellarsi ancora una volta al “così fan tutti”, che dice possiamo sperare in un’assoluzione universale e fare tutti quel che ci pare, le ricordo che sebbene la campagna contro la discriminazione della donna sia assolutamente una questione politica, ciò non significa che sia di destra o di sinistra, le consiglio la lettura dell’ultimo libro di una sua collega Roberta De Monticelli, parla di etica e di morale…
Regazzoni, non si tratta di difendere Lagioia, che può farlo da solo. Si tratta di ragionare sui contenuti e di rifiutare una metodologia che non posso non definire squadrista. Identica a quella di Libero, Il Giornale e Ricci. Lei può applicarla dove crede. Ma non qui.
Ho già letto il libro della De Monticelli, grazie. Se vuoi ti dico anche cosa ne penso, testo alla mano.
La questione è precisamente etica: proprio perché così non fanno tutti, proprio perché altre e altri non fanno così, non dicono e non pensano cose così, se qualcuno di sinistra, scrittore e intellettuale, dice una cosa così su una donna scrittrice, io mi incazzo.
Lipperini, ragioni sui contenuti, dica che Lagioa ha detto una roba fascista (se è vera) e chiudiamola lì.
Come già detto: nè io nè lei siamo certi di quanto affermato da Lagioia, nè abbiamo notizia di sue eventuali smentite o querele. Ergo, ribadisco: non tollero ulteriori interventi basati sul se, sul ma e su hanno detto che. Regazzoni, abbia la gentilezza di smetterla.
visto che vengo chiamato in causa, cerco di dire la mia.
1) La famosa frase incriminata fu pubblicata – se non sbaglio – quasi 10 anni fa su un blog, dopo che (con l’autore del blog, che non ricordo manco come si chiamava) ci eravamo fatti una chiacchiera sullo scibile umano. Ritenevo “10 colpi di spazzola…” una schifezza e dissi che la protagonista (dunque non Melissa Panarello, ma l’alter ego letterario) se anziché introiettare cazzi avesse introiettato letteratura – magari “Lolita”, se voleva essere all’altezza di una eroina di un romanzo in cui l’eros aveva la sua parte – sarebbe stata la protagonista di un romanzo più bello. Poi sul blog la protagonista divenne l’autrice.
2) Melissa P – che all’epoca evidentemente non faceva che digitare il suo nome e cognome su google in continuazione, altrimenti mai si sarebbe accorta della cosa – lesse e si arrabbiò. Si incazzò con me a una cena a casa di Fazi, io cercai di spiegarle la faccenda, le dissi che se si era offesa mi dispiaceva. Lei sembrò tranquillizzarsi, tanto che…
3) Poi con Melissa ci siamo ritrovati a cena e lei era tanto carina e simpatica e quasi amabile. Ma…
4) Poi, con l’uscita di questo libro, che forse è andato al di sotto delle sue attese e forse aveva bisogno di essere un po’ movimentato, ha cominciato a rilasciare interviste su interviste dicendo e ripetendo sempre questa cosa qui delle mie dichiarazioni. Ma il bello è che la fonte non esiste. E il bello è, che la mia chiacchiera di 10 anni prima con l’autore del blog era stata pubblicata su un blog che non credo fosse visitato da più di 20 persone. Insomma: a mia firma, non ho mai scritto una recensione su di lei etc. etc. Ho solo chiacchierato 10 anni fa con uno che teneva un blog e che poi ha riportato a modo suo l’oggetto della chiacchierata sotto forma d’intervista. Il bello è che il blog in questione mi sa che non esiste più da anni.
5) Ritanna Armeni (tra gli altri) ha scritto il pezzo sul Riformista. E che, io non ho scritto alla Armeni per spiegarle tutta ‘sta faccenda? Le ho scritto, le ho scritto… Le ho anche chiesto come si permetteva una giornalista di citare qualcosa di cui non esiste la fonte. Mi ha risposto? Non mi ha risposto.
6) Cari amanti delle querele che secondo voi dovrei fare. Non so voi, ma io ho una vita piuttosto incasinata. A volte mi pare persino una vita interessante. Non ho il tempo di andarmene a fare un po’ di giorni in bicicletta in Messico, come tanto avrei voluto fare in questi mesi. Secondo voi ho il tempo e i soldi da sprecare appresso a un avvocato per queste puttanate qui? Non ce l’ho. Ho da fare. Un caro saluto a tutti…
Ringrazio Nicola per l’intervento. E mi scuso con il commentarium tutto per il quasi-Ot.
“…il suo programma degli anni Ottanta non fu il tradimento della sua vita precedente, semmai al contrario a sua realizzazione più profonda – così come ci si era avvolti nel vento caldo della contestazione, adesso si tendevano le vele per sfruttare il vento gelido, che di quel vento caldo era stato il mandante, il vero soffio d’alimento.”
Grazie a Nicola Lagioia per il chiarimento. Direi che Melissa, Ritanna Armeni e altri che hanno riportato quelle parole infelici non si sono inventati nulla.
Allora. Adesso sto veramente perdendo la pazienza. Qui si sta cercando di effettuare un ulteriore rovesciamento e di insistere nel mortale, e obliquo “così fan tutti”. Nicola Lagioia è stato chiamato in causa, ha risposto. E punto. Regazzoni, non tollero l’indifferenza al continuo richiamo al topic che lei dimostra. La sua è arroganza pura, oltre che squisita maleducazione. Basta così.
“I tuoi contorcimenti pseudo-intellettuali per giustificare la tua appartenenza editoriale ti rappresentano più come una rampante ballerina del ventre che come un giovin scrittore coraggioso e impegnato come vuoi martellantemente far credere. ”
Sono solo io a vedere un certo sessismo nell’immagine della “rampante ballerina del ventre” contrapposta al “giovin scrittore”? Perché a me pare che qui sì si riveli come funziona la mente di chi poi ci propina Stricia, e hai voglia a dire che decostruisci un certo immaginario.
Non ci vedo nessuna distanza rispetto alla misoginia di certi interventi sul giornale del suo datore di lavoro, che verrebbe secondo Ricci così democraticamente criticato in casa propria da tanti anni per il suo linguaggio mediatico. Intendo questi interventi (mi dispiace, ma quando ho tempo vado a vedere cosa si scrive in certi luoghi, così come controllo cosa passa in tv, anche se non è piacevole – serve): http://www.ilgiornale.it/interni/veline_politici_e_sesso_stessa_storia_20_anni/25-02-2011/articolo-id=508144-page=0-comments=1
Cara Loredana
L: “ammetterai che piombare qui fresco fresco solo per dissentire, ignorando totalmente quanto è stato detto e fatto in questi mesi potrebbe suscitare qualche irritazione. ”
D: Lo ammetto.
L: “Ma quando mai si è parlato di un capro espiatorio unico? Dove, quando, da chi? Nomi, per favore.”
D: Non ho detto questo. Precisamente ho detto: “Il rischio in questo momento è trovare finalmente il demiurgo che ha infettato l’immaginario in senso maschilista. Cioè che tutto questo fervore si risolva con la scoperta del nemico.” Che siano più di due, questi nemici, o anche venti, Ricci Berlusconi e la sua banda di malvagi, con qualche buono per giunta (tipo Freccero) fa lo stesso. Se la mettiamo sul piano delle responsabilità, i “nemici” sono tutte le persone che in questi anni non si sono mosse, sono state passive. E che ora si svegliano come galli a mezzogiorno. Sono milioni.
L: Da quando in qua le manifestazioni del 13 sono state fatte “contro Antonio Ricci”? Troppa grazia.
D: Non l’ho mai pensato, e non l’ho scritto.
L: Quanto al “rinnovato interesse ecc.”. Da parte dei media, forse. Da parte delle donne, no. C’era anche prima. E l’ironia sulle borsette e le scarpette, caro signore che tutto sa senza aver letto una mazza del pregresso, risparmiatela.
E cavolo.
D: Quella frase non voleva essere offensiva. Se è stata punteggiata così, mi
scuso.
Ciao.
Segnalo il contributo di Annamaria Testa sulla vicenda:
http://www.nuovoeutile.it/ita_donne_e_media_trasformare_il_caos_in_progetto_creativo.html
La “chiacchierata” con Loredana Lipperini mi ha suggerito la scrittura di una opinione più articolata del commento del 26 febbraio, ore 11:14 pm.
Non è sintonia con la linea editoriale di questo blog. Non riguarda il lavoro intellettuale fatto in questo blog, che seguo solo dall’altro giorno. Se per uno di questi motivi il redattore ritenesse opportuno di censurare questo commento, non obietterei.
http://www.danielemuriano.com/blog/?p=1287
Ho visionato tutto sull’argomento, anche tramite vecchi video e ho capito che Loredana ha perfettamente ragione. Se andate a vedere sul sito di Striscia La Notizia nella sezione “stacchetti” noterete che Ricci ha ripulito tutto e le veline sono vestite di più! Forse ha fatto la stessa cosa Repubblica online. Difficilmente riusciremo a trovare una trasmissione o una testata giornalistica coerente.
Qualcuno ha visto la premiazione tv di stasera su Rai1? Ricci ha annunciato la “provocazione” dell’anno prossimo: non ci saranno piu’ veline a Striscia !!! Apparentemente piombavano in redazione troupes straniere che chiedevano di vederle e intervistarle 😀
Vai Loredana! Vai Lorella :))))))))))) VIVA IL 13 FEBBRAIO !!!!!!!!!!!!!!!!!