THE WASTE PAPER: AVANGUARDIE, RETROGUARDIE, SOCIAL

Nel 1923 H.P. Lovecraft su The Conservative stronca The Waste Land di T.S.Eliot, definendolo un’accozzaglia “praticamente priva di significato” di frasi, citazioni e frammenti, offerta al pubblico giustificando quel disordine poetico con la presa d’atto della “caotica banalità” della mente moderna, e non capacitandosi, infine, che venisse considerata come “una poesia di profondo significato”. Fece, in verità, di più. La mise in parodia in alcuni versi dal titolo The Waste Paper (carta straccia) :
Cicli infiniti di lotte progressiste
E strane mutazioni di luce immortale
E libri noiosi, più banali dello stesso inferno
Passo avanti. Michel Mourre era un giovanissimo intellettuale lettrista, che nel 1950 interruppe la messa di Pasqua nella cattedrale di Notre Dame per annunciare che il Paradiso “è vuoto”.
Passo avanti. Anni Settanta. Mentre la principessa Margaret presenzia al concerto dei Rolling Stones, dissolvendo con la sua coronata approvazione gli ultimi afrori del rock maledetto, nei garage londinesi si formano band fracassone che hanno nomi di battaglia come Sex Pistols, Damned, Stranglers. Caratteristiche: distruzione delle convenzioni “pop”, sostituzione del “riconoscibile” con l’ “inaudito” e lo sgradevole, testi dove si sbriciolavano i tabù del sesso, della monarchia e del “vogliamoci bene”.
Passo avanti. Nel 1989  il punk viene assunto nei cieli delle avanguardie ad opera, anche, dell’ americano Greil Marcus, che in “Tracce di rossetto” mette insieme un fitto reticolo di collegamenti che unisce il punk direttamente all’Internazionale Situazionista di Guy Debord, agli stessi Lettristi ( che negli anni Cinquanta volevano superare l’ arte “liberando la lettera dalla parola”), al Dada, via risalendo fino ai movimenti eretici medievali.
Passo avanti. In verità, i passi da fare sarebbero molti, bisognerebbe attraversare la mail art e il neoismo e il Luther Blissett Project e tutte le avanguardie intellettuali e culturali di fine Novecento. Per poi catapultarci nell’oggi e chiederci: come si fa sperimentazione ai tempi dei social? Che funzione hanno le avanguardie, letterarie e no? Come ci si muove in un mondo che sembra masticare e risputare tutto?
Per muoversi, ci si muove eccome, volendo cercare. Qualche tempo fa ho segnalato, per fare un solo caso, un lavoro di Roberto Boccaccino, Truth or Consequences, che sperimenta attraverso, anche, Google Maps. Ma l’elenco fatto sopra serve semplicemente a metterci in guardia: quando Lovecraft si incaponisce contro Eliot aveva già scritto decine di racconti straordinari, delineando un mondo di cui il nostro immaginario, un centinaio d’anni dopo, è ancora intriso. Le  avanguardie di metà Novecento, in modi diversissimi, continuano a parlarci: se mi dessero cinque centesimi per ogni citazione di Guy Debord fatta ai giorni nostri sarei ricca (e lo cito ovviamente anche io, come non farlo?). Se immaginiamo però di poter derivare da quelle avanguardie solo il gesto clamoroso non avremmo alcun effetto: di gesti clamorosi la rete è piena, ogni giorno, anzi, ogni ora, e Michel Mourre, oggi, si troverebbe di fronte a una platea che farebbe spallucce, dicendo “già visto, già sentito”.
Dunque? Dunque è insensato sia rimpiangere i tempi in cui i social non c’erano, perché ci sono ed è centrale farci i conti, capirli, agirli, sia occuparli con atteggiamenti novecenteschi (lo scazzo, la lite, la provocazione profumata di pseudo-surrealismo). Bisogna inventarne di nuovi. Questa è la cosa seria, quanto difficile, quanto importante. E su questo, non su altro, occorre ragionare, direi.

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