TIRATURE, UN ANNO DOPO

Tirature Cosa c’è in Tirature ’06? Molte cose che non c’erano in Tirature ’05. Dopo il silenzio sul “caso Moccia” dello scorso anno, l’apertura è tutta dedicata ai romanzi d’amore (i quali non finiscono mai, aggiungo: solo che ieri pomeriggio, a circa tre quarti del pluricelebrato Gridare amore dal centro del mondo, quattro milioni di copie vendute in Giappone e nulla di più di una nippo-Love Story un bel po’ di anni dopo, ho scartabellato per gli scaffali di casa cercando il più feroce dei libri posseduti per scrollarmi la melassa di dosso). Si parla, poi, di un bel po’ di cose: gli esordi, la promozione, la mediazione, la narrativa “arcicolta”, il caso Piperno (dove Vittorio Spinazzola, ahimé, non rinuncia ad un gratuito quanto del tutto inutile paragone fra “il vero scrittore” ed altri. Se vi va, leggete direttamente, qui).

Ah, si parla di blog. Lo fa Mauro Novelli nel saggio La critica al tempo dei blog. Ve ne copio (a mano, siate grati) un brano:

“Piaccia o meno, la figura del blogger stravolge il ruolo del lettore, che da terminale passivo si assume in potenza le responsabilità di editore e di critico. Tutto ciò espone a problemi che non è opportuno sottovalutare. Sarebbe troppo comodo sbrigarsela dando qualche saggio delle ingenuità, i luoghi comuni, gli svarioni che tempestano le pagine in rete. L’impressione è che siano ricomparse, sotto nuove spoglie, alcune utopie tipiche degli anni settanta, la creatività diffusa, il microfono a tutti, le assemblee fiume, senza contare il modello della controinformazione. Ma se l’impatto sociale è infinitamente più potente di quello che ebbero le fanzine, i ciclostile o i tazebao, resta l’opportunità offerta a nuove penne di crescere e mettersi alla prova in uno spazio di riflessione che non si saprebbe immaginare più stimolante.

(…)

A saltabeccare tra le discussioni (dei lit-blog, ndr), effettivamente, colpisce l’aggressività e la sicumera dei continui j’accuse in cui ci si imbatte. A volte vien fatto di pensare i blog come un’immensa gogna, dove anche la critica più ottusa e campata in aria-grazie alla solerzia dei motori di ricerca- permane e minaccia di demolire solide reputazioni. Eppure, anche questa vis forcaiola può avere dei risvolti benefici, nel momento in cui costringe la casta dei “detentori del gusto” a rimettere in gioco la propria funzione sociale. In quest’ottica, non è un caso che uno dei luoghi più sordi e impermeabili allo spirito dei blog sia l’accademia”.

8 pensieri su “TIRATURE, UN ANNO DOPO

  1. Come ho di nuovo scritto nel mio blog, la più importante storia d’amore attualmente in circolazione è quella raccontata in “I segreti di Brokeback Mountain”, vero “Cime tempestose” dei nostri tempi. Come ha scritto Pugliese, non è un film “di militanza gay”. Non riguarda l’incontro di
    due uomini, ma di due solitudini. Quanto ai blog, è bello che ci siano, anche se il loro numero tende a crescere in maniera preoccupantemente esponenziale. Districarsi fra centinaia di migliaia di lit-blog diventerà un’impresa sempre più ardua… e forse sempre più oziosa:-/

  2. forse dovrei diventare gay:
    storie d’amore come “Mentre l’Inghilterra dorme” di Leavitt e “Camere Separate” di Tondelli non ne ho più ritrovate.

  3. Confermo, a dispetto del raffreddore in drammatica crescita, e rilancio: il concerto di Mehta il giorno dopo, sempre a Firenze, è da non perdere (io non me lo perdo!).
    OT per OT e personalismi per personalismi: Alberto Giorgi ha intervistato la sottoscritta su chiaroscuro, seguire il link a destra nel colonnino.

  4. Trovo anch’io di cattivo gusto la frase di Spinazzola su Faletti, Avoledo, Biondillo contrapposti a Piperno: sono oltretutto scrittori diversissimi.

  5. E’ un piacere trovare on line un suo blog. Durante gli studi di Composizione in conservatorio, per l’esame di Letteratura poetica e drammatica preparai una tesina sul Don Giovanni assumendo come testo base il suo bel libro uscito in quegli anni. Ora mi sono fatto un piccolo mio blolg per festeggiare l’imminente uscita di un mio romanzo che sarà distribuito da Rizzoli. Sarebbe un onore ricevere una sua visita virtuale. Nel lavoro c’è molta musica, come oggetto, soggetto e come modalità di trattamento del “testo”. La mia pagina bianca da romanziere è stata comunque filigranata dal pentagramma. Gli esiti toccherà a qualche sparuto lettore di giudicarli, eventualmente.
    Rispetto allo strumento del blog, vorrei esprimere qualche riflessione: trovo possa diventare un potente luogo di riconoscimento e incontro tra sensibilità. Da aspirante scrittore mi continua però a dare un senso di parziale evanescenza per le variabili complesse che implica, nelle modalità di dialogo possibili. Ho il timore che siano parole scritte un po’ sull’acqua, molto importanti in una chiave autoreferenziale nel macrocosmo di élite, accademie dei Bardi, confraternite, cenacoli, gruppuscoli, clubs, che possono assumerlo come mezzo di interlocuzione, ma segnato da una capacità di incidenza sul reale molto relativa, dal punto di vista delle effettive implicazioni sulla comunità più ampia cui uno scrittore più o meno implicitamente mira a rivolgersi.
    Per paradosso, vedo poi il pericolo di un ispessimento progressivo di quei tipi di “bloggheraggi” meno pregnanti, animati da temi come l’ultima hit per il telefonino o la consistenza delle labbra siliconate dell’ultima partecipante all’ennesima edizione del grande fratello (la minuscola è voluta). Una società dei becchi a papera che si spalma dal di dentro una buona dose di superficialità e che oggi ha potentissimi strumenti per farlo in modo ancor più sistematico, sottraendosi a se stessa, per come ottunde vaste aree delle individualità che la dovrebbero comporre. Mi pare che il blog generi una comunicazione molto più settaria di altri media, quasi corporativistica, tra ambienti che si riuniscono e se le cantano e se le suonano da soli intorno alle tematiche più varie. Così che potrebbero nel tempo rafforzarsi posizioni ideologiche, modaiole, culturali, artistiche, mistiche, agroalimentari, ecc. molto autarchiche e poco funzionali a una tenuta della dimensione condivisa e dialettica dei temi fondanti della società e della vita.
    Ho anche visto in chat, forum e blog alcune persone dare il peggio di sé, data una certa soglia inferiore dei freni inibitori permessa dall’anonimato sostanziale di chi scrive. Impennate di tribalismo, antropologie e intruppamenti da manuale di psicanalisi e via dicendo (mi spiace ma non scriverò un “quant’altro” finché campo). Non vorrei dare l’idea del conservatore tout court. Non lo sono. Anzi penso che internet abbia permesso per taluni versi di recuperare una dimensione “epistolare” dei rapporti interpersonali che era andata perduta nel novecento del telefono e della televisione. Mi pare però che possa portare con sé alcuni altri aspetti di deresponsabilizzazione e straniamaneto sociale negli interventi che veicola altrettanto nefasti di ciò che vediamo per esempio far capolino nella spazzatura mediatica dell’oggi che tracima da tv e giornali a più non posso. Parlo anche da giornalista. Credo che la partita sulla virtuosità potenziale di queste nuove tecnologie si giocherà nella capacità di relazione che sapranno stabilire con la realtà in senso ampio intesa. Internet e i blog (e i blogger) dovranno riuscire a rimanere “all’interno” della società reale, e non diventare un mondo parallelo nel quale implodere più o meno tutti, cedendo altre ore alla dimesione onirica cui già madre natura ci fa dedicare quanto basta quando dormiamo e sogniamo. Quando Mozart scriveva il Don Giovanni era sveglissimo, la sua arte era un gesto di volontà consapevole e il pennino sulla carta diventava l’elemento (da) ponte… tra l’immaginifico illuminato della sua natura drammaturgica e la realtà cui intendeva offrire strumenti ulteriori di autoconsapevolezza.
    Dalla Camerata dei Bardi si arrivò un tempo ai teatri pubblici. Dal blog sulla rete si arriverà un giorno al dibattito per le vie?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Torna in alto