DI TELEFONI, DI FAX, DI RETE

Cell A proposito di mezzi, messaggi e quant’altro. Segnalazioni sparse.

Su Carmilla, Valerio Evangelisti scrive a Michael Crichton per spiegargli che il film Timeline, tratto dal suo romanzo, è, per parlar forbito, una vera schifezza. E, argomentando, scopre di possedere la macchina del tempo:
“Sì, perché la macchina del tempo esiste segretamente da un pezzo, ed è un fax, sebbene somigli a una serie di vetri disposti a circolo. Ce ne viene spiegato il funzionamento. Come un fax scompone un testo in elettroni che vengono spediti lontano, così la macchina del tempo scompone gli uomini e li manda nell’epoca voluta, nel giorno e nell’ora desiderati (non ci viene detto, ma l’unità einsteiniana tra spazio e tempo dev’essere una gran cazzata).
L’idea mi ha colpito, e ho guardato con sospetto il telefono / fax che ho in casa. Vuoi vedere che un giorno mi risucchia e mi spedisce nel medioevo, o magari nel Pleistocene? Però devo dire che a me non riesce di mandare un testo se chi deve riceverlo non ha un apparecchio simile al mio. Non mi ricordo di missive spedite da me che si siano materializzate sulla scrivania del destinatario. Ma questa è appunto la prerogativa della macchina del tempo. A differenza del fax, non richiede che chi riceve abbia un altro fax. Tutto lì.”

Sul quotidiano di oggi, Stephen King parla malissimo dei cellulari («Sono i collari degli schiavi del Ventunesimo Secolo») e li usa scopo marketing. Occasione, l’uscita di Cell.

Per quanto riguarda la rete.

Qui si parla benissimo di booktrailer.

Qui (e su molti altri blog) si parla della querela nei confronti di Anna Setari da parte di Gigi Moncalvo, per questo post.
Qui, infine, un articolo di Massimo Mantellini che non mi convince affatto: e non perché intenda difendere la categoria dei giornalisti (neanche un po’), ma perché la contrapposizione giornalisti versus blogger e viceversa puzza ormai di stantio, da qualsiasi parte venga (ovvero: sia dai primi che dai secondi). Secondo: perché Massimo cita al negativo un episodio che ha per protagonista Vittorio Zambardino, il quale è uno dei pochissimi esseri umani di mia conoscenza che ammetta pubblicamente (leggere qui per capire la vicenda) un errore  e ne ricostruisca anche la genesi. Cosa rara: fra i giornalisti, fra i blogger, fra i pescatori di merluzzi, eccetera eccetera eccetera eccetera.

30 pensieri su “DI TELEFONI, DI FAX, DI RETE

  1. Be’, mi pare che Evangelisti si sia proiettato nel tempo (nel Medioevo, per l’esattezza)senza bisogno di alcun fax.
    Non mi preoccuperei troppo per una querela (chiunque può querelare chiunque, ma l’onere della prova spetta al querelante).
    Per quanto mi riguarda, offro piuttosto la mia solidarietà a Pesche Geldof (vedi da me).

  2. Marina, guarda che per me la differenza non è fra una categoria e l’altra, ma fra comportamenti dei singoli appartenenti alle medesime. E mi sembra di scoprire l’acqua calda, peraltro.

  3. Sì, Loredana tu hai ragione. E’ anche vero però – e scusate se sono sempre un po’ troppo anni ’70 – che per i blogger non c’è di mezzo il denaro (il bisogno, l’avidità umana, il tengo famiglia!), e questo un poco (o tanto?) di differenza la fa. Sempre anni ’70, diciamo pure che nel caso dei blogger è il desiderio a tenere in vita l’attività, e nel caso dei giornalisti un po’ meno. Poi è chiaro, come in tutto, vale il caso per caso.

  4. Angela, d’accordo: ma la gratuità e l’impegno non necessariamente e non sempre assolvono. Non basta trincerarsi dietro un’affermazione (sono un blogger! sono un lettore! sono Grillo!) per veder sempre giustificati i propri comportamenti. Io sono convinta che in rete, più che in ogni altro luogo, l’autorevolezza e la credibilità si conquistino giorno per giorno e non siano conferite una volta per tutte, come altrove. Ma allo stesso modo, il fatto stesso di essere in rete non mette automaticamente dalla parte del Bene. Altrimenti si rischia semplicemente di riportare qui il vecchio “lei-non-sa-chi-sono-io”.

  5. Angela, finora ho visto più porcate fatte a gratis che retribuite.
    Chi si mette online da indipendente ha le stesse responsabilità di chi pubblica per un giornale, quanto meno dal punto di vista morale. Oppure pensi che “necessità di correttezza” e “il numero di persone raggiunte dall’informazione” siano inversamente proporzianali?

  6. PropoziAnali, no Giorgio non ce la vedo questa inversione di proporzione. Sarà. Grillo non mi sembra un blogger, ma più un opinionista. Di questo passo Alberto “Ho visto più porcate…”, scusa, ma basta poco per dire, “Quelli che vanno ai cortei ci vanno perchè hanno tempo da perdere!”. Luogo comune per luogo comune. Forse abbiamo un’esperienza diversa dei blog, diciamo così.

  7. Angela, scusa: qua non si tratta di difendere né blog né giornali, né volontariato né retribuzione. O per lo meno non intendo farlo io, che mi trovo nel mezzo della via (vengo retribuita per quello che scrivo sul giornale, nessuno mi retribuisce per il blog). Si sta solo cercando di dire che un mezzo, qualunque esso sia, non trasforma automaticamente chi lo usa in un santo. Questo, fermo restando che rispetto ad altri mezzi fin qui apparsi sull’umana scena, i blog, e la rete, sono quelli che hanno le potenzialità migliori.

  8. Cara Loredana,
    quindici anni fa Macerata ufficio stampa. Una delle persone più in gamba che abbia conosciuto:-) Non pretendo che ti ricordi la Platania. Anch’io ho un blog che è molto poco blog. Il tuo è davvero intelligente. Bentrovata
    Maria Laura

  9. Scusami Angela, anche se ti ha già risposto Loredana, ti ripeto la domanda, perchè forse mi sono espresso male: secondo te chi fa blog volontariamente e senza retribuzione ha meno responsabilità rispetto a un professionista dell’informazione? Oppure, vista dall’altra parte, bisogna essere più “comprensivi” con chi scrive cazzate a gratis, così, solo per premiarlo della sua buona volontà?

  10. Non ho detto che il blogger ha meno responsabilità, Alberto. Ho detto che, di solito, il blogger ha meno garanzie. E di solito se sbaglia paga in prima persona. Cosa facilmente dimostrabile. E’ una cosa diversa. Non ho neanche detto che bisogna essere più comprensivi. Ho detto che non si può usare lo stesso metro di giudizio. Anche questa è una cosa diversa. Naturalmente sono disposta ad ammettere che siano in molti ad usare il blog sperando di diventare giornalisti. O scrittori. Mi pare un peccato veniale, sinceramente. Forse mettono in giro noia, ma non vedo quali possano essere i danni, comprese le grandi scorrettezze di cui ti parlavi. Detto ciò, può essere che io sbagli, eh?

  11. Beh, Angela: nessuno, o quanto meno non io, ha parlato di “danni”. Semmai, e lo ripeto a costo di diventare noiosissima, ho parlato di non confondere mezzo e contenuto. In parole povere: se , ora, comincio ad insultarti senza altro motivo che non sia il mio personale piacere, sono una fetente sia che usi il blog, sia che usi il quotidiano, sia che attacchi il mio messaggio alla zampa di un piccione viaggiatore.
    Maria Laura: e certo che mi ricordo! Ben ritrovata!

  12. Scusa Loredana, ma non mi pare che l’articolo di Mantellini citi al negativo il caso di Vittorio Zambardino. Direi semmai che mantiene un tono neutro: ha fatto un errore piuttosto grossolano, ma poi ha avuto la capacità di correggerlo e ammettere l’errore.
    Quello che fa brutta figura nell’articolo è invece Paolo Garimberti, che ha preso spunto dalla questione per non capire nulla e parlare di tutt’altro.
    Purtroppo Garimberti mi pare il classico caso di vecchio giornalista che parla di tutto senza vedere neppure quello che ha sotto il naso. Ricordo un caso, alcuni anni fa, in cui “Musica” di Repubblica dedicava un articolo a “I Simpson” e su come fosse un programma geniale trasmesso a un orario erroneo; ovviamente il giorno dopo Garimberti tuonava dalle colonne del “Venerdì” contro i cartoni animati come “I Simpson” che corrompono i nostri bambini.
    Questo caso è anche peggiore: Garimberti parla a sproposito di blogger pur avendo un blogger che è anche un columnist della sua testata nonché il protagonista dell’episodio in questione, e al quale forse avrebbe potuto chiedere un parere prima di dire stupidaggini.
    Ma a questo punto vorrei chiedere, a te che, se non erro, a Repubblica ci lavori, ha senso che un quotidiano sia diventato un arcipelago di testate diverse che si ignorano tra loro, hanno linee differenti, pubblici differenti e si contraddicono tra loro? Ha senso che allo stesso numero del quotidiano in cui Miriam Mafai tuona contro i seguaci della cura Di Bella perché antiscientifici, sia allegato il supplemento “Salute” di Guglielmo Pepe che magnifica i fiori di Bach e guru che sostengono di non aver bisogno di mangiare perché si nutrono di energia pura? Non è grave che persino i giornali si siano divisi in compartimenti stagni in cui le opinioni si sovrappongono senza confrontarsi mai?

  13. a proposito di giornalsiti ed errori: ma sbaglio o giorgio montefoschi su donna del corriere è riuscito a scrivere che “l’opera struggente di un formidabile genio” di Eggers non è stato ancora tradotto in italiano?

  14. Vanamonde: infatti, nel post, ho precisato che questa polemica non mi piace da qualsiasi parte venga. Ergo, non concordo affatto con Garimberti: nè sui blog, nè, tanto meno, sui Simpson.Quanto alla divisione in arcipelaghi, non sono la più titolata per rispondere, temo. Quel che posso dirti è che, personalmente, auspico (non solo nei giornali) il confronto delle opinioni e non la loro sovrapposizione.
    Dado: questa mi era sfuggita 🙂

  15. c’è una differenza di fondo tra giornalisti e blogger.
    che l’autorevolezza, i primi, ce l’anno come incorporata dalla propria testata. per la gente, chi scrive su repubblica o sul corriere è, giocoforza, autorevole.
    nel blog è diverso. l’autorevolezza si suda, giorno per giorno.
    (e io questo non dovrei dirlo, perché non sono un blogger…).
    che moncalvo abbia querelato anna setari è folle: proprio chi dovrebbe difendere la libertà di critica la libertà di critica cerca di calpestarla.
    è il momento, questo, delle querele facili.

  16. sui blo: ho letto che luttazzi ha chiuso il suo.
    con un testamento su repubblica (che in parte mi sento di condividere):
    La forma blog tende a creare un fenomeno massa più leader […] Se la tv è un narcotico, il blog può essere un ipnotico potentissimo, siamo rinchiusi nelle nostre casette e non facciamo nulla. Conviene spegnere e uscire e incidere nel reale. E’ molto meglio

  17. Scusa eh, sambigliong, Luttazzi se ne stava rinchiuso, e allora ha fatto bene. io mi cucco, oltre a balbettare sul blog, e fare lì, ormai tutto ‘a puntate’ un paio di riunioncine non pagate alla settimana sulla 194, un paio di incontri con gli anziani della zona se non ci mettono la luce, e ach…ieri era martedì? mi sono dimenticata: dovevo andare al centro sociale. c’era l’avvocato per la casa.
    adesso perdona la sceneggiatura di una parte della mia vita (e anche vero che parlando di blog, se uno non è luttazi deve anche un po’ dirlo, che uso ne fa, se no gli altri che ne sanno? ben venga la non-riservatezza, in questo caso!): ma luttazzi anche lui, non mi pare un tipico blogger. io definirei il blogger ‘tipico’ quello che usa la casella come risorsa (della serie, evito leccate di culo, code con personaggini, anche faccio fronte a mie incapacità di accesso, certo) non come ‘ciliegina sulla torta’ a un lavoro che già c’è. in questo secondo caso, va da sè, può essere fatto anche bene. ma è inevitabile che chi lo usa come in questo secondo caso ne faccia un uso diverso (non sto dicendo un uso ‘malvagio’, sto dicendo un uso ‘diverso’)

  18. Angela, non concordo: la divisione in blogger “puri” e “impuri” è fittizia. E non solo perchè è sinceramente risibile l’accusa che viene fatta ai secondi (non da te) di voler “occupare” la rete non si sa in base a quale sinistro disegno di normalizzazione. Io non ho nessun titolo (nè lo voglio) per dire se esiste la via maestra all’uso della blogosfera: quindi mi limito a dirti cosa fa la differenza per me. Ed è la coscienza di stare usando un mezzo diverso dagli altri, e di dover giocare secondo le regole non scritte di questa partita. Se poi, oltre ad essere blogger, si è attori, giornalisti, scrittori e presidenti di società calcistiche poco importa: importa che, una volta che si è qui, ci si stia fino in fondo.

  19. Lippa, se rispondo è perchè l’argomento mi pare degno di nota, non per polemica. Io nel blog (detto come in un fumetto!) vedo un potenziale eversivo. Finalmente. Vedo una possibilità di creare nessi & connessioni, che prima non c’era. Il blog non è come la ‘lettera al direttore’, (la possibilità cioè, del ‘comune’ (lettore, studente, precario) di accedere alla ‘cultura, all’informazione, al giornalismo’. il blog è la possibilità di dare spazio a una cultura alternativa, di costruirla. come tale il blog (come mezzo) va difeso. va protetto come spazio di libertà. che un presidente di società calcistiche possa usare questo mezzo, a me non importa. non lo leggo. che la signora che disegna scarpe possa usarlo per pubblicizzare la sua roba pure non mi importa. è come dire che durante le assemblee c’era (e c’è, vivaddio! le manifestazioni ci sono ancora, e qualche giorno fa ne abbiamo avuto una prova!) chi vendeva collanine. non condanno, ma non me ne frega niente.

  20. Rispondo anch’io perchè l’argomento è non solo degno di nota ma centrale. Certo che i blog sono eversivi, o possono esserlo: io ci credo e non mi pare di averlo mai negato. Il punto è che io, però, non mi sento di negare al presidente della società di calcio di essere, anch’egli, un eversivo. Questo, nel momento in cui ovviamente si comporta come tale. Così come il “comune” non è “in sè” eversivo: dipende da come agisce. Ci sono “comuni” ben più reazionari dei “titolati”, Angela: questo, proprio per la salvaguardia del potenziale blog, non può essere negato.
    Tutto qui (non è così poco, a ben vedere).

  21. Diciamo (ma tutto questo non c’entra coi blog, sono divertimenti adesso! è un tanto per parlare) che il presidente di società calcistiche a meno che non prenda un colpo di sole ha poco interesse all’eversione. anzi, ha interesse a proteggersi da essa. ‘l’uomo comune’, la ‘donna comune’, (per la casa, per il lavoro, per la mamma che aspetta in corsia, non perchè sia virtuoso, o virtuosa, per carità!) ha qualche desiderio, qualche interesse, qualche incazzatura, qualche disperazione, (e qualche soddisfazione da una possibile eversione) in più. tutti elementi che potrebbero dargli /le un potenziale eversivo. che di per sè, non è una virtù. è un dato di fatto.
    esempio: al comune di roma, sono i senza casa, quelli che occupano gli edifici dismessi, con azioni concrete e considerate fastidiose, quelli che inducono i politici a muoversi. i proprietari di immobili non hanno interesse a far muovere i politici. anzi, hanno interesse a che i politici siano fermi. ma questo non è tipico della modernità.

  22. Oh, sarò esplicità: il sottotesto di quello che dico io è, “A me questa società, organizzata così non va bene. E ogni sviluppo tecnologico (blog, internet), aggregazione spontanea, legame sociale è visto come potenzialità di cambiamento. Ma naturalmente uno, una è libero o, libera di dire, “Mi pare che vada abbastanza bene così. Il blog è in più a una situazione di per sè già equilibrata, normale …(o non so cosa)” .

  23. Angela, non ci capiamo 🙂
    Sembra che io stia difendo l’armonia e lo stato delle cose: neanche per sogno. Sto solo testardamente cercando di invitarti a non alzare barriere (e a guardare al di là delle medesime). Sventurato il popolo che ha bisogno di: eroi, guru, certezze, buoni e cattivi, caste e anti-relativisti…

  24. Stavo per lasciare un mio piccolo contributo.
    Ma visto che ci si trova in mezzo a suocerI gelosI e volgari preferisco tornare più tardi o per lo meno fare un commento al commento.
    A me le barriere non piacciono ma, devo ammettere che, spesso servono e proteggono.
    Per carità non si tratta qui di estraniarsi dal mondo (alienarsi) ma semplicemente di tutelare come in questo caso (a causa di alcuni commenti di questo blog)i propri buoni propositi!
    Nessuno chiede niente a nessuno.
    Se ti piace la minestra ok altrimenti cercati qualcos’altro da mangiare.
    Allora, avete ragione, non si tratta più di barriere ma semplicemente di opportuna distanza.

  25. Fondamentale è stata la spinta mediatica del noto portale d’informazione
    Grazie a Italymedia.it aboliti i costi di ricarica
    L’iniziativa era partita dall’impegno di un intraprendente studente che ha indetto una petizione che ha raggiunto quota 800.000 firme
    Quando da qualche mese a questa parte gli utenti delle varie compagnie di telefonia mobile si accingono a caricare la carta prepagata corrispondente al proprio numero telefonico vengono subissati da raggianti ed entusiaste vocine automatiche o da uno sventolìo di pubblicità adescanti e convincenti, che ricordano come tutto il costo di una ricarica corrisponda a reale traffico telefonico, lasciando trapelare manifestamente che quella grave ingiustizia perpetrata per anni a danno dei consumatori che era rappresentata dai costi fissi di ricarica è finalmente stata abolita. La voce con magistrale enfasi oratoria o le sfavillanti e calamitanti pubblicità si sforzano di ostentare meriti inesistenti appalesandosi artefici di un epocale cambio di rotta verso gli interessi dei fruitori del servizio che comportano inevitabilmente un sacrificio deliberato e doloroso da parte dei “poveri” gestori, spingendo e imprigionando nelle paludi dell’inganno i meno avveduti tra gli utenti. Ma, anche se la maggior parte di chi è costretto ad avvicinarsi al servizio di ricarica per poter utilizzare il telefono cellulare conosce perfettamente la genesi dello storico provvedimento che ha condotto all’abolizione del disdicevole dazio, ci sembra opportuno rammentarla ai più labili di memoria. Ed è bene chiarire che, pur se il tutto si è raggiunto con una delibera governativa, se non ci fosse stata una vigorosa spinta popolare, probabilmente il costo fisso in questione scivolerebbe ancora bellamente nelle casse voraci dei gestori, in netta controtendenza con la linea tracciata e seguita nel resto d’Europa.
    Il tutto è partito dalla lodevole iniziativa di uno studente, Andrea D’Ambra, che ha profuso energie incommensurabili impegnandosi nell’avviamento e nella gestione di una mastodontica macchina organizzativa finalizzata ad una petizione che ha raggiunto l’incredibile traguardo di circa 800.000 firme. Sarebbe stato in verità impossibile il conseguimento di un obiettivo tanto clamoroso, senza l’apporto fondamentale di alcuni strumenti mediatici di cui il promotore si è avvalso lungo l’arduo e tortuoso tragitto. A partire dalla spinta informativa del comico Beppe Grillo e del suo gettonatissimo blog che ha dedicato ampi spazi all’iniziativa. Ma decisivo è stato l’apporto propulsivo del Portale dell’Informazione Nazionale Italymedia.it e del suo direttore Antonello De Pierro che ha sostenuto e nutrito la divulgazione del progetto avvalendosi anche delle frequenze della nota emittente radiofonica Radio Roma di cui è uno storico conduttore. Il giornalista, che è anche presidente del giovane movimento “L’Italia dei Diritti” così si è espresso sull’argomento: “I consumatori italiani dovranno per sempre essere grati a questo eroico e fenomenale studente, ed è davvero biasimevole il fatto che un simile risultato non abbia tratto linfa vitale da un impegno forte degli organi rappresentativi, istituzionalmente deputati alla presentazione e alla promulgazione di leggi, che nel frangente si sono dimostrati clamorosamente miopi e distratti”.

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