TRE CITAZIONI SUL MALE

La domanda che mi viene rivolta più spesso a proposito de “La notte si avvicina” riguarda il male, che in effetti è per me il centro del romanzo, e contiene non di rado lo stupore perché nessuna delle protagoniste è definibile come totalmente buona o cattiva, se vogliamo usare termini indubbiamente semplificati. Mi manca poco per terminare la lettura de “La città dei vivi” di Nicola Lagioia, che è una straordinaria indagine sul male, letterariamente e direi eticamente altissima. Questa non è dunque una recensione, ma la prima di una serie di riflessioni.
Come ha scritto Walter Siti qui:
“L’identificazione coi malvagi è sempre stata una croce del romanzo, il motivo che l’ha fatto condannare per secoli; si sa che spesso nei romanzi i cattivi sono più interessanti dei buoni, ma il grave è che a un primo sdegnato “no, io non sono certo così” del lettore segue inevitabilmente una segreta ammissione “però forse sì, è proprio così che nel mio profondo potrei o vorrei essere”. Fin che ammiro Jago passi, ma che succede se divento Raskolnikov? Nel migliore dei casi questo ha un valore catartico, nel peggiore porta all’emulazione. Dipende dalla maturità del lettore, ma anche dalla sincerità dello scrittore nel mettere le carte in tavola; e comunque è un rischio che il romanzo non può fare a meno di correre”.
Nicola Lagioia, in questo intervento, risponde a Siti e  ripropone le antiche domande della letteratura. A cui oggi, però, è molto più difficile rispondere:
“Cosa sta diventando l’uomo? Su che si fonda il nostro libero arbitrio? Il male è un forma di possessione? È un pozzo nero in fondo a cui c’è una possibile salvezza? L’unica possibile? A che punto è il diritto rispetto alla giustizia, ma soprattutto la giustizia al cospetto del diritto? Per quali sentieri – o strade interrotte – passano colpa e pentimento? Quali i doveri del singolo di fronte alla comunità, della comunità di fronte al singolo? Nel Novecento domande come queste sono state portate a picchi di vertigine e paradossalità inimmaginabili persino rispetto a ciò che il pensiero moderno credeva di pensare di se stesso, ma che segretamente portava in grembo. Oggi, più che a singoli uomini, una versione semplificata di queste domande è affidata all’apparato perché ne faccia strame, a una macchina mondiale leggera, potente e priva di pietà.”
Ora, io trovo indispensabile che la letteratura indaghi su questo punto. Un po’ di tempo fa Edoardo Rialti ha intervistato Richard Morgan, l’autore di “Altered Carbon” da cui è stata tratta una serie  notevolissima. Hanno discusso di bene e di male. Morgan ha detto questo:
“Alla fine è sempre sorprendente accorgersi che poche persone a questo mondo sono davvero malvagie. Di solito, quando qualcosa di orrendo è stato commesso, ciò avviene in un contesto che ha progressivamente portato a tale situazione, ed è questo a spaventarci, l’idea che queste azioni orripilanti non siano commesse da mostri, ma da altri esseri umani, che è difficile risultino poi così diversi da noi. Proprio in questi giorni qualcuno su Twitter ha citato una sniper Russa della Seconda Guerra Mondiale, che aveva ucciso una cosa come 300 nazisti, e tutti alti ufficiali. In un tour negli USA le venne chiesto appunto quante persone aveva ucciso e la sua risposta fu: Nessuna persona, solo nazisti. E questo veniva appunto citato con approvazione. Capisco molto bene il sentimento (alla base anche del “punch the nazi”) eppure credo che così ci sfugga completamente il nocciolo della questione. Che ci piaccia o no, quella donna aveva effettivamente ucciso 300 persone. Potevano essere suoi nemici ed esponenti di una ideologia odiosa e disprezzabile e alcuni tra costoro potevano essere uomini assolutamente disgustosi, ma erano comunque tutti esseri umani, ed è a questo che cerchiamo sempre di non guardare in faccia, ed è per questo che creiamo “i cattivi”. ”
Ecco, in un momento in cui si cerca invece di aumentare il divario, e di sostenere che, in barba a tutto, il bene può essere solo da una parte e il male solo da un’altra,  diventa non importante, ma vitale, che la letteratura indaghi su questo punto. E non sono così frequenti i casi in cui lo fa, ed è per questo che occorre salutare con riconoscenza quelli in cui avviene.

Un pensiero su “TRE CITAZIONI SUL MALE

  1. …ma se avessimo finalmente il coraggio di ammettere che “siamo” sia Bene che Male e che al massimo possiamo decidere quale dei due far prevalere nelle varie vicende delle nostre vite?

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