TRECENTO ALBERI DI VISCIOLE: UNA STORIA, UN APPELLO

Non bruciano solo le librerie, nel nostro strano paese. Nelle Marche che una settimana fa hanno visto riunirsi centinaia di persone per riflettere sui famosi noccioleti (a breve dovrebbero essere pubblicati tutti gli interventi, anche in video), vengono decapitati i viscioleti. Ora, mi rendo conto che siete tutti impegnatissimi a discutere di San Valentino o della tenuta del governo, ma vorrei raccontarvi una storia.
Ho incrociato Luca, Giselle e Cristian Cardinale durante le edizioni del Montelago Celtic Festival. O meglio, ho incrociato i prodotti delle Cantine del Cardinale: vino di visciole, grappa, miele, biscotti, marmellata. Sono fra i tanti piccoli imprenditori di cui non si parla, perché certo fanno notizia le Marche a pedali di Nibali e il tamburo che batte sul turismo mordi-fuggi-mangia (risorgi? Mah) degli ultimi anni. Dunque, questi piccoli imprenditori mandano avanti il sogno dei genitori:
“E’ il sogno che ci è stato tramandato da papà e da mammà, che con tanti sacrifici abbiamo deciso di mandare avanti e di trasformarlo nel nostro lavoro! E con questo piccolo sogno, 4 persone riescono a mandare avanti una piccola cantina come la nostra, che però ci da tanta, tanta soddisfazione.
Facciamo il vino di visciola, la grappa, la barricata, i biscotti, il miele, le colombe pasquali… avoglia quante ne facciamo! O meglio, per ora, ne facevamo…
Perché le visciole, le producevamo noi. Nel terreno dal quale la nostra famiglia iniziò, da amanti di questo magnifico frutto”
Producevano, già. Perché a fine gennaio, una decina di giorni fa, qualcuno ha decapitato, armato di motosega, trecento piante di visciola. Trecento. Come scrive Il Resto del Carlino:
“Un lavoro certosino che ha richiesto ore e che sembra non aver insospettito nessuno nonostante il viscioleto si trovi accanto alla provinciale 44 che unisce Montecarotto a Serra de’ Conti appena fuori il centro abitato del primo Comune. Una ragazza che abita nella zona ha riferito di aver sentito delle motoseghe lunedì attorno alle 17, non dando però peso alla cosa. L’imbrunire e il terreno scosceso hanno fatto il resto. Sono le piante del “Cardinale” quelle che Luca e sua sorella Giselle Cardinali avevano piantato circa undici anni fa con il babbo Giovanni detto Giannì e la loro mamma Amalia i genitori custodi dell’antica ricetta del vino di visciola. Genitori che ora non ci sono più”.
Il danno è di 150.000 euro. Un’enormità, per una piccola azienda che certo non ha i riflettori puntati addosso. Così, punto la mia lampadina: qui c’è la pagina per il crowdfunding. Che vi piaccia o meno il vino di visciole (è buonissimo, peraltro): perché le intimidazioni, di certo, non vi piacciono. Grazie.

Un pensiero su “TRECENTO ALBERI DI VISCIOLE: UNA STORIA, UN APPELLO

  1. La vicenda nella sua ottusa violenza mi evoca una delle scene più poetiche del film 1917.
    I due protagonisti inglesi, in mezzo alla devastazione della prima guerra mondiale, attraversano per una missione suicida, un campo di ciliegi barbaramente decapitati dai tedeschi.
    L’orrore della natura violentata nella sua bellezza e produttività lascia spazio nel film ad un continuo prevalere sulla pochezza umana di riproduttività generosamente incontenibile.
    Lo stesso auguro all’azienda dei Cardinale. Viva il vino di visciole!

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