Dopo il 16 aprile tornerò a respirare e dunque anche a fare post più articolati. Peraltro, prometto di tornare sull’argomento che oggi, su Repubblica, solleva Antonio Gnoli intervistando Marco Tarchi. Argomento, i Campi Hobbit. Ma anche, come leggerete, la narrativa fantasy. Già che ci siamo: Buona Pasqua, commentarium!
Fu la destra fantasy, quella che con un balzo dell´immaginazione unì Tolkien e Evola, Il signore degli anelli e Rivolta contro il mondo moderno. Era il 1977. La sinistra ricaricava le batterie con un movimento di protesta che voleva in qualche modo ripetere le gesta del Sessantotto. La destra – quella creativa e radicale – cercava una via alternativa alle visioni nostalgiche dell´ambiente missino. Nacquero così i “Campi Hobbit”, un´esperienza durata dal 1977 al 1980, nella quale si mescolarono musica e politica, trasgressione e tradizione. Ora un libro appena edito dalla Vallecchi (La rivoluzione impossibile, pagg. 476, euro 18) ne ripercorre le fasi salienti. A curarlo è Marco Tarchi che ha raccolto gli interventi che la stampa, di ogni colore, scrisse su quel movimento e vi ha apposto un´introduzione bella e meticolosa su ciò che allora accadde e che cosa significò.
Tarchi è un apprezzato politologo che insegna all´Università di Firenze. In anni giovanili è stato il direttore de La voce della fogna, una rivistina underground della destra radicale che cominciò a uscire nel 1974. «Durò poco meno di un decennio, fino al 1983. Arrivò a vendere 4.500 copie sebbene circolasse solo in una diffusione militante. Morì perché il Msi minacciò provvedimenti di espulsione verso chi continuava a diffonderla», dice oggi Tarchi.
Quella sua rivistina, che tra l´altro ebbe anche gli elogi di Cacciari, preparò il terreno ai Campi Hobbit. Che cosa furono?
«Pensammo a una duplice sfida. All´interno dell´ambiente missino volevamo offrire a molti giovani militanti un´alternativa ai rituali e alla mentalità nostalgici e perbenisti che imperversavano nel partito. All´esterno, l´obiettivo era uscire dall´accerchiamento dell´ultrasinistra, di cui si subiva l´egemonia generazionale. Però, non volevamo solo avversarla ma anche attraversarla criticamente e farsene contaminare».
Perché proprio Tolkien divenne il vostro vessillo?
«Il suo mondo fantastico delineava un universo ideale che avversava gli aspetti materialisti e egoisti della società in cui eravamo costretti a vivere. Fu una scoperta genuina che conservò, malgrado i suoi limiti, una carica emotiva forte».
Fantasy e politica era un buon mix?
«Per chi stava rinchiuso in un ghetto, era un carburante psicologico che consentiva di sperare in un´evasione».
Lei che ruolo ebbe nella progettazione?
«Per quanto mi riguarda, solo nel terzo Campo assunsi un ruolo più diretto. Tenga conto che due settimane prima che si aprisse il primo Campo Hobbit io avevo ottenuto il maggior numero di voti nell´assemblea nazionale del Fronte della Gioventù, battendo nettamente Gianfranco Fini, che giunse quinto nelle preferenze dei delegati. Nonostante ciò, Almirante disse che Fini era il suo preferito e che lo avrebbe nominato segretario nazionale del Fronte».
Come reagì a quel punto?
«Mi feci forte del seguito che i miei amici e io avevamo dimostrato di avere per attirare e far partecipare al Campo molti militanti insoddisfatti della gestione».
In tutto furono organizzati tre Campi Hobbit. Ci fu un´evoluzione?
«La crescita fu forte ma non lineare. Il primo fu per molti l´occasione per scoprire che un altro neofascismo, ben diverso dalla versione nostalgica del Msi di Almirante e da quella nevrotica e violenta dell´ultradestra, era possibile. Il secondo fu un disastro: imbrigliato dal Fronte di Fini che ne temeva il potenziale eretico. Il terzo, organizzato autonomamente dagli ambienti rautiani più vicini alla Nuova Destra di Alain de Benoist, fu quello meglio riuscito: dinamico, irriverente, intenso».
Al di là dei raduni sotto le tendopoli, dove discutevate di ambiente, leggevate e commentavate le imprese di Frodo, cantavate le canzoni di Battisti, che modello culturale intendevate creare?
«Se è per questo discutevamo anche del “pensiero negativo” di Cacciari. Ma la cosa rilevante era l´opposizione allo strapotere del modello consumista e all´americanizzazione della società italiana, eravamo per l´autodeterminazione dei popoli e puntavamo a influenzare dall´interno il Msi raccogliendone la parte migliore e, nel caso ciò fosse stato possibile, renderla autonoma».
Come vi collocavate rispetto alla sinistra: sia ufficiale che estrema?
«La sinistra ufficiale ci sembrava imbalsamata nei suoi riti e compromessa in un´ottica partitocratica. Nelle frange extraparlamentari, che pure ci avevano scatenato contro un abbondante decennio di “antifascismo militante”, leggevamo inquietudini e speranze che spesso ci facevano pensare di avere di fronte dei “fratelli nemici” con cui speravamo di trovare un terreno di confronto».
Vi sentivate fascisti, post-fascisti o che altro?
«Il problema allora non si poneva: credevamo di essere i pionieri di un fascismo puro, incontaminato, liberato dalle scorie della violenza, un bizzarro fascismo libertario».
C´era un po´ di confusione.
«Direi di no. Tanto è vero che di lì a poco avremmo capito che non aveva senso prendere a modello un´esperienza travolta non solo dalla sconfitta bellica ma anche dalle sue contraddizioni e insufficienze. Ricordo che parlai allora della necessità di uscire dal tunnel del fascismo e guardare al presente senza torcicolli di ogni genere».
La bomba alla stazione di Bologna mise fine alla vostra esperienza. In che modo reagiste a quell´evento tragico?
«Rafforzando la convinzione che si dovessero aumentare ancora le distanze rispetto a tutti gli ambienti dell´ultradestra propensi all´uso della violenza e che si dovessero spostare tutte le energie sul versante della cultura politica».
Che cosa è rimasto di quell´avventura?
«La sensazione che l´ambiente neofascista al quale ci rivolgevamo era, allora, immodificabile. Per questo ho scritto nel mio libro che la rivoluzione che sognavamo era impossibile. Ma molti di coloro che hanno partecipato ai Campi Hobbit hanno cocciutamente continuato sulla strada dell´evoluzione che lì era stata tracciata».
Dei nomi noti oggi al governo quanti parteciparono o appoggiarono quell´iniziativa?
«Fini e i suoi amici – Gasparri, La Russa ecc. – la videro sempre con diffidenza, soprattutto quando si resero conto di non poterla comunque volgere a proprio favore. Alemanno fu un giovane partecipante a qualcuno dei campi, ma allora non aveva alcuna responsabilità».
C´era la destra sognata e c´è la destra di oggi. È possibile un confronto?
«Una cosa si può dire: non c´è stata nessuna continuità fra l´esperienza dei Campi Hobbit e il progetto – sempre che se ne possa individuare uno coerente – della destra di governo attuale. Allora si sognava un´alternativa radicale al sistema entro il quale i postneofascisti si sono inseriti, accettandone la logica, gli interessi e le prospettive».
Provo un mix di inquietudine, paura, ma anche fascino leggendo questa intervista. Non so, deve essere il fascino del male, il volto seduttivo del male. Per esempio il fascino che sprigionano i filmati della Riefenstahl, che gira nei campi della Hitlerjugend, modelli originari dei campi Hobbit. Chi ha pazienza, può vedere le immagini qui:
http://www.youtube.com/watch?v=ftdQHnOBoI8&feature=related
Ho letto altre volte questi racconti di neofascismo di tipo mistico, primitivo, idealista, antimoderno e anticapitalista, e non riesco a capire se i giovani che ne hanno fatto parte erano degli illusi, degli idealisti vittime della propaganda o dei violenti che giustificavano la loro violenza usando i miti, forme di neoprimitivismo, eroismo antico ecc. Perché la verità storica è che il fascismo e il nazismo furono finanziati, sostenuti e usati dal capitalismo, come sistema di predazione, di conquista di risorse mondiali e nazionali. E la loro nascita avvenne con l’utilizzo della propaganda di tipo anticapitalista. Per cui questi giovani che leggevano Pound, Nietsche, Céline, Evola, ecc. che volevano combattere i privilegi e la politica corrotta, erano il prodotto – laterale, apparentemente non omologato – proprio di quella politica di privilegio e di violenza. Qui Tarchi ammette la sconfitta, ma non viene mai spesa una parola sull’origine di tutti i fascismi, come strumenti estremi delle riconfigurazioni capitaliste.
Complimenti a Loredana per il titolo. Migliore di qualunque commento possibile.
Di grandissimo interesse.
Mauro, Tarchi non può affrontare la questione della funzionalità del fascismo al sistema capitalista perché farlo vorrebbe dire o negare alla radice la propria esperienza politica oppure operare un taglio netto nella tradizione di pensiero in cui si inseriva.
Pochi giorni fa (26 marzo) a Misano Adriatico, Quirino Principe ha presentato, in un incontro pubblico, il Signore degli Anelli, ora esce il libro di Tarchi e tutto questo a un mese e mezzo di distanza dal convegno di Modena: mumble, mumble… mi viene da chiedere se siano semplici coincidenze.
http://www.istitutotomistico.it/attivita/2009_convegno_tolkien_filosofia.html
in repica a Mauro Baldrati:
Davvero encomiabile il tentativo di far passare come dogma l’opinione che un data visione del mondo sia qualcosa di deprecabile, sulla base di assunti non dimostrati ( forse perchè indimostrabili) ed un linguaggio di tipo manicheo ed autoreferenziale (per la serie: tu sei il Male e devi essere purgato. chi lo dice? ma io che sono il Bene e quindi nel giusto, e sono nel giusto perchè sono il Bene). altrettanto notevole cercare di far passare il messaggio che chi frenquentava i campi Hobbit fosse fascista e chi è fascista è notorioamente violento; quindi i ragazzi dei campi Hobbit erano dei violenti fascisti ;perchè è questa è la formula che gli imbonitori alla Baldrati vogliono inculcare.
Ciò che unisce le realtà dei campi Hobbit e la Hitlerjugend ( il cui crimine, credo, sia il fatto che non fossero organizzati su valori che il Baldrati non approva) e semmai avere matrice comune: ovvero la Deutschebewegung della Germania piegata dalla Grande Guerra, ragazzi che non si sentivano vinti dalle sanzioni di Parigi e rifiutavano quella visione del mondo borghese e puritana che la storia voleva ricamargli addosso; ragazzi che cresciuti hanno saputo lottare fino alla morte per onorare certi valori e che, dove e quando hanno sbagliato, hanno pagato in prima persona per i loro errori, con stoico coraggio.
La Destra è un universo vario e frammentato irriducibile a Fascismo è Nazismo che sono solo stati espressione di un dato momento storico, hanno certo avuto un anima “conservatrice reazionaria” ma anche un anima capitalistico-borghese ed una socialista, più che espressione di un movimento di pensiero unitario sono stati un affresco dell’epoca in cui si sono sviluppati e le responsabilità ( ed i meriti) di certi esiti politici vanno divisi equamente nel paesi che li hanno sostenuti e fatti prosperare. l’Ur-Fascismo è un invenzione farsesca del pensiero debole che ama etichettare come “fascista” tutto ciò che non gli garba.
Alle asserzioni pseudostoriche sui “strumenti estremi di riconfigurazioni capitaliste” non rispondo, perchè non è certo questo il luogo e si cadrebbe nella trappola del Baldrati: voler ricondurre i campi Hobbit all’Ur-Fascismo di cui sopra e quindi alla damnatio memoriae.
Interessante l’intervento del CV. Dopo la giaculatoria di rito sui dogmatici di sinistra che vogliono ‘purgare’ (termine mal scelto, direi…) la Destra ci viene detto prima che non c’è nessun rapporto fra campi Hobbit e nazismo, poi che hanno una radice comune. Radice abbastanza vaga, dato che dubito che i frequentatori dei Campi Hobbit si sentissero vinti dalle sanzioni di Parigi a meno di non far parte di quella destra radicale da cui venne fuori anche il nazismo.
Nell’ultima frase poi CV semplicemente rifiuta di considerare quel che ci possa essere di vivo o morto in quelle esperienze oggi.
Per le mie frequentazioni della destra radicale direi che si tratta di una confusione mentale abbastanza comune. Da un lato si sa benissimo che non si può assimilare una Tradizione, qualsiasi con il berlusconismo; dall’altro si sa benissimo che non ci sono spazi di manovra a destra a meno di non mettersi su una strada difficile e pericolosa (antisemitismo? Non ci pensate nemmeno: anche Alemanno si fa le sue brave genuflessioni. Immigrazione? Ah, si può dire quel che si vuole ma tanto gli extra ci servono quindi…). Del resto a che pro? Se si sta buoni e tranquilli si finisce come niente assessori alla cultura di qualche comune e si possono organizzare convegni su Codreanu o Brassilach o sulle radici profonde. Alla fine ci si adatta come in passato si adattarono tanti estremisti di sinistra che volevano spaccare il mondo.
righe 10-11 del precedente post:
“il cui crimine, credo, sia il fatto che fossero organizzati sulla base di valori che il Baldrati non approva”
chiedo scusa per l’errore.
Cavaliere, se leggi bene il mio commento forse scoprirai che ho messo tre opzioni per cercare di capire le motivazioni dei giovani che hanno seguito una certa ideologia. Probabilmente tra i partecipanti erano presenti giovani di ogni tipo. Quello che mi preme sottolineare è la contraddizione che spingeva giovani per così dire idealisti, che credevano in una forma di neofascismo (questo lo dice Tarchi: “credevamo di essere i pionieri di un fascismo puro, incontaminato, liberato dalle scorie della violenza, un bizzarro fascismo libertario”) mentre erano al traino di un movimento politico reazionario, violento, servo del potere economico, ammantato di ideologia fasulla e costruita a tavolino. Non poteva esistere un fascismo “puro, incontaminato” ecc. E’ accaduto in Germania e in Italia, dove i fascismi hanno avuto un seguito popolare, di giovani che si consideravano rivoluzionari, che si esaltavano per la cosiddetta “Weltanschauung nazionalsocialista”, inventata di sana pianta da Hitler, Chamberlain e in seguito Goebbles. Tutta gente che aveva in sommo disprezzo il popolo, mentre producevano una massiccia demagogia popolare. E razzista, creando negli ebrei il mostro da dare in pasto al popolo tedesco, frustrato dopo due guerre disastrose. Hitler così rispondeva a Rauschning, che gli chiedeva se il suo disegno fosse l’estinzione degli ebrei: “No. Altrimenti li dovremmo di nuovo inventare. L’essenziale è avere sempre un avversario visibile e non semplicemente astratto”.
Così in Italia, forse hai letto delle proteste di molti giovani rivoluzionari che avevano partecipato alla marcia su Roma, delusi per quella che loro vedevano come una deriva borghese del fascismo iniziale, puro e rivoluzionario. Ma non c’era nessuna deriva. In Germania il nazismo è stato finanziato, sostenuto dai padroni imperialisti tedeschi, che volevano riposizionare il dominio tedesco nel mondo. Ed è stato diffuso attraverso una demagogia populista, anticapitalista, fasulla, attentamente pianificata. In Italia è stato uno strumento della borghesia, che doveva uscire dall’arretratezza di un sistema ancora arcaico, post-feudale, e dunque non consumistico. Quello che io mi chiedo è come mai oggi nessuno si interroghi davvero sulla contraddizione che stava dietro agli ideali dei giovani di cui stiamo parlando, e il sistema violento e corrotto che, volenti o nolenti, li trainava nella sua scia nera.
Oppure la scia nera era insita nella natura stessa di quegli ideali, ma questa è altra materia di analisi.
Ma lei l’ ha letta bene l’intervista di cui sopra? Tarchi stigmatizza lo iato tra la generazione dei campi Hobbit rispetto a chi aveva vissuto il ventennio e sopratutto la guerra e l’ esperienza della Repubblica Sociale, rimarca il tentativo di smarcarsi dalla polarizzazione destra/sinistra.
Non c’è nessuna contraddizione si puo benissimo essere conservatori e/o anti-borghesi e anti-materialisti senza essere fascisti.
Lei parla di Weltanchnschauung inventata quasi che Hitler ed i suoi epigoni fossero sorti dal nulla ed avessero conquistato un consenso dirompente grazie all’ appoggio di qualche ricco industriale tedesco, dimentico che per quasi 20 anni la Germania fu attraversata da fermenti culturali che spinsero in quella direzione: Moeller van den Bruck,Jünger, Salomon lo stesso Carl Schmitt e tanti altri ancora, tutti protagonisti di un vastissimo movimento che la storia politica ricorda come Konservative Revolution e che affonda le proprie radici in un passato lontano , nel rigetto dei valori della Rivoluzione Francese ed il mondo che la borghesia capitalistico-mondialista stava costruendo.
Che in Italia non ci siano state premesse di questo tipo è forse giusto, come è anche vero che nel nostro paese la borghesia e la grande industria abbiano stretto un patto di ferro con le istituzioni fasciste.
Ma ciò non toglie che Fascismo e Nazismo fecero parte di un più vasto movimento che ha attraversato l’ Europa intera e bisogna dirlo, la realtà italiana fu per certi versi singolare in questo panorama, frutto di certi particolarismi (la presenza del Vaticano, una monarchia alogena e non ancora completamente digerita etc).
Ma ciò che valse per l’Italia non fu vero in Germania, non fu vero in Romania etc.
Ancora devo capire però quali colpe ragazzi nati a cavallo tra gli anni ’50 e ’60 abbiano da farsi perdonare rispetto ad eventi storici che si sono consumati prima che venissero al mondo.
@ Cavaliere Verde
Tu scrivi: «Ancora devo capire però quali colpe ragazzi nati a cavallo tra gli anni ‘50 e ‘60 abbiano da farsi perdonare rispetto ad eventi storici che si sono consumati prima che venissero al mondo»
Aver rivendicato l’eredità di quegli eventi comporta delle responsabilità, se non si ciacola di politica solo per arieggiare l’epiglottide. Altrettante responsabilità comporta l’aver messo in atto pratiche eversive che avevano come scopo (o come illusione: ma si risponde, quantomeno a se stessi, anche delle strumentalizzazioni nelle quali, per ingenuità o cecità, si cade) riportare il corso della storia a quegli eventi storici.
@ tutti
Ok, i Campi Hobbit “doc” sono durati solo tre anni.
Ne prendo atto.
Come presi atto, a suo tempo (1997), del fatto che un mio studente, area destra radicale, rivendicò la sua partecipazione ai campi Hobbit (dei quali avevo parlato al passato), sottolineando con soddisfazione che (in quel tempo, almeno) esistevano ancora.
Intanto grandissimi complimenti a Loredana. Non è mai troppo tardi (come si intitolava una didattica trasmissione televisiva) per analizzare certi fenomeni. Per chi a quei fenomeni partecipò, le parole di Tarchi suonano familiari, assodate ma, non per questo prive di interesse.
Se il programma politico dell’ultradestra si può definire tutto sommato fallito, è proprio per le diverse e antitetiche anime che componevano l’ultradestra. C’erano tanti, per fare un esempio, che ritenevano un abominio tanto le leggi razziali quanto l’antisemitismo. C’era già, in fondo, quel germe della cosiddetta Destra Sociale.
“credevamo di essere i pionieri di un fascismo puro, incontaminato, liberato dalle scorie della violenza, un bizzarro fascismo libertario… di no. Tanto è vero che di lì a poco avremmo capito che non aveva senso prendere a modello un´esperienza travolta non solo dalla sconfitta bellica ma anche dalle sue contraddizioni e insufficienze”.
Mi pare che il succo sia tutto qui.
Mi era sfuggito il post di Sacha ecco la replica:
Sacha chiaramente appartiene a quegli zeloti dell’ antifascismo che ho descritto sopra: gente che farebbe abbattere il pioppo davanti casa se venisse a sapere che è stato piantato durante il ventennio, in quanto pioppo fascista!
Tanta è la confusione nel mio pensiero che non ricordo di aver scritto da nessuna parte qualcosa che assomigli a “ci viene detto prima che non c’è nessun rapporto fra campi Hobbit e nazismo ma “invece cè!” :la Hitlerjugend che era, per chi non lo sapesse ,un organizzazione giovanile inquadrata militarmente come lo furono I Balilla e che non mi sembra si sia macchiata di nessun crimine ne alcun crimine gli venga rivendicato, ha avuto tra i propri membri ragazzi di ogni estrazione e futura cultura politica, alcuni finirono ancora imberbi a combattere per il proprio paese negli ultimi giorni di guerra che credo sia un fatto nobile e dovuto, altri no, del resto tutta una generazione nel nostro paese ha avuto un esperienza Balilla anche gente che non si sognerebbe di votare a destra di Bersani e che vive oggi una tranquilla vita borghese al riparo dagli urli della politica.
Nazismo e Fascismo,che a Sacha piaccia o meno, hanno governato i rispettivi paesi ben oltre un decennio, con una larghissima maggioranza, si sono fatti promotori di iniziative di ogni genere, alcune valide altre no ed è semplicemente cretino censurarle in quanto “fasciste” come fu cretino bandire Tolkien dai circuiti letterari perchè piaceva a Destra.
Aggiungo che La Conservative Revolution ha prodotto certo il Nazismo ma anche orientamenti e correnti che dal Nazismo stesso furono ostracizzate e perseguitate, nonchè un movimento ecologista a cui certo è difficile attribuire gli eccessi di un regime che venne poi.
Vedo che malgrado siano passati 30 anni certi vizi sono veramente duri a morire.
Signor CV, Ernest Junger, a un certo punto, ammise che qualcosa era andato storto con la Deutschebewegung e si fece un esamino di coscienza: lo imiti.
Ed è semplice insensato dire che Campi Hobbit (negli anni Settanta) e Hitlerjugend avessero come radice comune l’umiliazione della Germania dopo il 1918. Come dire che il Komsomol e i centri sociali hanno come radice comune il caos in Russia nel 1917. Sono cose che si possono dire solo stendendo la vernice ideologica con un pennello grande, nemmeno con un grande pennello.
Del resto mi rendo conto che, per chi oggi si muove nell’ambito della destra radicale e si trova con la bocca piena e la coscienza inquieta, il ricordo dei giovani imberbi che combatterono per il proprio paese deve provocare copiose lacrime di coccodrillo (‘Ah, se fossi stato lì anch’io, che eroe sarei stato…’)
Gli esami di coscienza se li faccia lei e la finisca di fare acrobazie retoriche:
“Ciò che unisce le realtà dei campi Hobbit e la Hitlerjugend e semmai avere matrice comune: ovvero la Deutschebewegung della Germania piegata dalla Grande Guerra, ragazzi che non si sentivano vinti dalle sanzioni di Parigi”
Non credo serva una chiosa per comprendere ciò che ho scritto ovvero che la Deutschebewegung sia nata dalle ceneri della prima guerra mondiale e non certo i campi Hobbit.
Capisco bene che secondo lei dovrei pentirmi anchio per i crimini del Nazismo e noi tutti per le generazioni avvenire dovremmo cospargerci il capo di sale ma cerchi di capire che la seconda guerra mondiale è finita da un pezzo e forse è venuto il momento di crescere, anche per lei.
p.s. non faccio parte della destra radicale, lasci perdere con queste provocazioni o rischia di finire nel cesto dei cretini di cui sopra, quelli che volevano Tolkien sulla lista dei libri proibiti.